La Trattoria di Ines Paderno

Ines Paderno ci fa accomodare ad uno dei tavoli foderati a scacchi blu, apparecchiati semplicemente ma con cura, e ci racconta la storia della sua trattoria, che aprì in via San Zenone nel 1927. “I fondatori dell’attività furono i miei nonni…a quell’epoca si lavorava senza sosta tutto il giorno, non c’era tempo da perdere. Successivamente la trattoria passò a mio papà, a cui si aggiunse mia mamma non appena divenne sua moglie. Paderno era il cognome di entrambi: erano cugini di terzo grado. Io li aiutavo spesso, e quando sono venuti a mancare ho preso in mano l’attività. Ora ho ceduto la trattoria a mia figlia, che la gestisce con l’aiuto di suo marito, e sono andata in pensione”.

“E ne è contenta?”, chiediamo noi, scorgendo una nota di rassegnazione nella sua voce. “Non ce la facevo proprio più a lavorare così tante ore alla mia età” risponde Ines. “Gestire una trattoria è un lavoro pesante: si lavora dalle 7 di mattina all’una di notte, si sta sempre in piedi, non esistono fine settimana né giorni di festa”.

Via San Zenone è costellata di negozi storici, attività che in alcuni casi raggiungono i cent’anni di storia; la trattoria di Ines è conosciuta da tutti e vanta una solida clientela storica, consolidata negli anni prima dai suoi nonni e poi dai genitori. “Ma la situazione resta molto critica qui intorno”, osserva. “Nel giro di 50 metri su questa via di recente hanno chiuso i battenti ben 2 negozi. Le spese e le tasse sono troppo elevate e il passaggio dalla lira all’euro ha fatto sì che molte attività fallissero; per di più bisogna sempre stare attenti a non alzare i prezzi, altrimenti i clienti non sono invogliati ad entrare e di conseguenza anche il guadagno diminuisce. Noi siamo fortunati: la trattoria è di nostra proprietà, quindi non abbiamo un affitto da pagare, altrimenti probabilmente anche noi ci troveremmo in difficoltà”.

Non è questa la sede per un’analisi approfondita dei motivi per cui le piccole attività e i negozi storici di paese facciano così tanta fatica a ‘restare a galla’: troppi fattori devono essere considerati e messi a confronto, in primis questa crisi economica che ha flagellato un po’ tutti, l’avvento (e poi la crescita) della grande distribuzione e lo stile di vita moderno che ci ha resi frettolosi e impazienti. E tutto ciò avviene nonostante l’indubbia qualità dei prodotti tipici delle attività locali e la cortesia dei negozianti di una volta, quelli cresciuti dietro al bancone guardando mamma e papà servire i clienti e imparando a poco a poco l’arte della gestione di un’attività. Perché di arte si tratta: questo, dopo tante interviste ai negozianti storici del territorio, non potrebbe essere più chiaro.