Bufera sulla Valferro

I carabinieri del Ros stanno eseguendo a Prevalle, un provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Brescia che ha disposto il sequestro preventivo dell’impianto produttivo della società “Valferro srl”, la nomina di un amministratore giudiziario e il divieto temporaneo di esercitare gli uffici di persone giuridiche e imprese nei confronti del proprietario dell'azienda e del figlio, indagati insieme ad altre 15 persone, per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi.

L’intervento, richiesto dalla Procura distrettuale antimafia di Brescia, scaturisce da un’attività investigativa condotta dal Ros, che avrebbe documentato il meccanismo attraverso il quale la “Valferro srl”, attiva nel settore della raccolta di materiali ferrosi, smaltiva ingenti quantitativi di scorie contenenti pcb (policlorobifenili), occultandoli tra i carichi destinati al conferimento presso le acciaierie, con il conseguente abbattimento dei costi di smaltimento previsti per i rifiuti.

I particolari dell’operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà oggi a mezzogiorno presso la Procura della Repubblica di Brescia.

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Aggiornamento ore 8:00

Poche le novità ieri in merito a questa brutta vicenda.
Gli inquirenti hanno aggiunto a ciò che abbiamo già riportato, alcuni particolari sulle modalità utilizzate per smaltire illegalmente sostanze altamente inquinanti, quando finiscono nei forni delle fonderie: materiale plastico e metalli inquinati dalla presenza di oli, fonti certe di pcb e diossine.

Modalità documentate con riprese video ed intercettazioni audio e telefoniche, che inguaiano ancor di più e diettamente padre e figlio titolari della Valferro e altre quindici persone.
Fra queste ultime anche alcuni "certificatori" che nelle fonderie avrebbero dovuto accorgersi della porcheria in ingresso e invece facevano finta di niente.

Ed ecco come era confezionato il "sandwich", secondo gli inquirenti.
I camion che arrivavano in Valferro per caricare il rottame da destinare agli altoforni venivano riempiti con un primo strato di materiale "pulito", poi venivano fatti andare sul retro in una zona più appartata dove veniva sversato il materiale contaminato. Il carico veniva poi completato con altro materiale regolare.

Doppio il guadagno: da una parte si risparmiava sullo smaltimento assai più costoso dei metalli contaminati, che a quanto pare arrivavano anche da lontano; dall'altra si conferiva del rottame che mai avrebbe potuto essere smaltito a quel modo e che veniva regolarmente pagato dalle fonderie.
Fra i clienti sembra ci fossero anche grandi complessi industriali che, al pari delle fonderie, in questa vicenda risulterebbero parte lesa.

I proprietari di Valferro, con il provvedimento notificato ieri, sono stati interdetti dalla loro attività per un anno.

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