28 Agosto 2016, 14.07
Glocal

Terremoto ed eccessi della comunicazione

di Valerio Corradi

Dalla vicenda del terremoto nel centro Italia degli ultimi giorni, sta emergendo in tutta la sua evidenza il peso (positivo o negativo) della comunicazione mediatica quando si verifica un’emergenza, un evento critico inatteso o una calamità.


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Le drammatiche immagini relative al terremoto che ha colpito il centro Italia che in questi giorni continuano a scorrere in TV e sui principali web magazine danno il senso di un accadimento sconvolgente che ha spezzato la vita di famiglie e di intere comunità. I mass media, dalle Tv ai siti web, si rincorrono, nel tentativo di rispondere ad alcune domande che di volta in volta vengono riproposte allo spettatore in maniera quasi ossessiva.

Cosa è successo? Quando è successo? Dove è successo? Chi è coinvolto? Quali sono stati i danni? Quali sono le conseguenze per la popolazione? Quali sono le misure di sicurezza da adottare adesso? E’ mai successo prima qualcosa di simile? Che cosa si può dire alle vittime? C’è ancora pericolo? Quali sono i problemi per la popolazione? Quanti sono i soccorritori? Quando possiamo avere un aggiornamento? Di chi è la colpa? Di chi sono le responsabilità?

Accanto a questi legittimi quesiti, da più parti, ci si interroga sulla convenienza e sull’opportunità di trasmettere immagini di distruzione e sofferenza magari accompagnate dalla minuziosa descrizione di aspetti a volte macabri relativi, ad esempio, alla scomparsa degli abitanti di intere frazioni e allo schiacciamento, alla menomazione o alla decomposizione dei corpi finiti sotto le macerie. Alcuni contributi filmati indugiano su particolari della vita personale di vittime e sopravvissuti, gettandoli nell’arena pubblica con l’inevitabile effetto di accentuare il senso di smarrimento delle persone coinvolte e di generare emozioni forti nello spettatore.

Dalla vicenda del terremoto nel centro Italia degli ultimi giorni, sta emergendo in tutta la sua evidenza il peso (positivo o negativo) della comunicazione mediatica quando si verifica un’emergenza, un evento critico inatteso o una calamità.

Sia per coloro non sono direttamente coinvolti dall’evento calamitoso sia per coloro che ne sono immersi si verifica un aumento smisurato del bisogno informativo tanto che televisione, radio, internet sono presi d’assalto nel tentativo di colmare questo bisogno di sapere. I media fungono da filtro interpretativo dell’evento proponendo una lettura di quanto accaduto e stabilendo, a loro modo, una gerarchia delle priorità e dei problemi da affrontare.

Va da sé che il rischio è che l’informazione diventi sinonimo di esibizione e di spettacolarizzazione e che si perdano di vista le coordinate di una buona comunicazione in caso di eventi catastrofici che comportano morti o situazioni di estrema sofferenza per molte persone.

Proprio perché in situazioni di emergenza il potere dei mass media cresce a dismisura questi dovrebbero essere chiamati ad esercitare con attenzione la loro funzione cercando di essere corretti e sobri in quanto viene detto; ad attenersi ai reali bisogni del pubblico; a fornire informazioni solo per quanto necessarie; a riconoscere e rispettare i sentimenti e lo “stato” delle persone coinvolte.




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