Insieme contro la mafia

Una nuova legge di contrasto e educazione alla legalità, frutto di un lavoro bipartisan, nato dalla commissione speciale antimafia - presieduta dal "nostro" Gianantonio Girelli - insieme alla commissione affari istituzionali, che raccoglie in 37 articoli la volontà del consiglio regionale di farsi promotore della legalità.

Un’azione messa in campo per assicurare protezione alla parte sana della società, delle imprese e delle istituzioni.
Perché la mafia è prima di tutto un atteggiamento mentale, basato sul sopruso e sulla corruzione, un metodo di gestione del potere attraverso intimidazione e violenze.

Ma non solo, potremmo definire “mafiose” quelle scorciatoie che si ottengono senza che dietro ci sia il merito. Quei ponti che crollano (fortunatamente non in Lombardia) per l’utilizzo di materiali scadenti frutto di gare d’appalto truccate vinte dalla mafia imprenditrice, non sono forse segnali di un sistema che avvantaggia gli interessi economici, le cricche e la malavita a scapito d’imprese “oneste” e della concorrenza?

Molti si sono arresi a pensare che questa condizione d’illegalità sia endemica e invincibile, un albero dai frutti marci le cui radici sono ben sedimentate all’interno della società e protette dalla politica.
Tuttavia la lotta alla corruzione dovrebbe partire proprio dai cittadini offesi, dalle aziende prevaricate, dalla politica che non si fa comprare e non è disposta a scendere a compromessi.

Azioni di coraggio che spesso risultano difficili, soprattutto in determinati contesti (bisogna essere realisti) in cui è quasi impossibile non rivolgersi al mondo dell’illegalità, difendersi dai suoi soprusi, vivere senza accettarne in silenzio le logiche di potere.
Sono proprio queste situazioni che rafforzano le mafie. Si pensa che un atteggiamento connivente faciliti la vita, e invece la mafia è una “palla al piede” anche se offre un lavoro, elargisce protezione, garantisce ricompense.

Bisogna togliere, specialmente in alcuni giovani (a tal proposito è ottimo il progetto di sensibilizzazione e conoscenza nelle scuole), la fama della mafia mitizzata da film come Il Padrino, serie tv gangster o videogiochi. Necessario è far passare il messaggio che in loro non c’è niente di edificante, di coraggioso o eroico.

E’ lontano il 1992, oggi la mafia non è più quella che attua stragi come quella di Capaci, s’infiltra nelle aziende, negli appalti, compra politici, finanziandone campagne elettorale e procurando voti.

Perciò era necessario un segnale anche in Lombardia, ma è solo l’inizio di un percorso.
Perché quando si parla di mafia non bisogna mai abbassare la guardia.