"È più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli" (Matteo 19:24). Così parlava Gesù riferendosi ad una porta che si apriva in antichità nelle mura di Gerusalemme e si chiamava proprio "la cruna dell'ago".
A me risulta che Gesu' si riferisse a una grossa gomena (greco kamilos) appunto impossibilitata a passare dalla cruna di un ago, quindi il cammello-animale non c'entra. Un po' come la storia del 'piantare in asso' che in realta' e' "piantare in Nasso", derivante dall'abbandono di Arianna da parte di quel cuore di pietra di Teseo sull'isola di Nasso.Non che queste cose facciano crescere il PIL...
Nel tuo bell'articolo riponi speranze in chi non ti puo' accontentare: la scuola riformata. La scuola marxianamente parlando puo' solo attingere dalla societa'. Una societa' in fermento e democratica fa bene alla scuola. Una societa' stagnante e pseudo dittatoriale non puo' che fare della scuola lo strumento di sudditanza per riproporsi uguale a se stessa. La scuola del ventennio ha formato la gioventu' fascista. La controriforma del post 68 ha contribuito a ricreare quei valori che sembravano spariti. Per capire meglio la portata di quanto e' accaduto non e' con l'ironia di Dario Fo' che ci si riesce, ma e' proprio cogliendo nel significato piu' profondo la frase di Tremonti : 'con la cultura non si mangia' che si capisce chi sta sopra e chi sta sotto tra economia e scuola. Solo da modelli economici diversi si puo' sperare in scuole diverse. Anche se il credere ai politici e' sempre un'impresa rischiosa, i due che oggi propongono modelli diversi sono Renzi e Grillo. Io non mi
appassiono ne' all'uno ne' all'altro, ma questo e' quanto passa il convento in tema di cambiamento. Chi ha coraggio e speranza giovane e a tempo per ricredersi li puo' votare.
è come respirare aria pura...le parole chiare ,smascherano la malafede, del confuso (ad arte)cicaleccio politico- ( già! leretico è una gran persona! qualcosa mi dice che non è un caso..ma il frutto di una buona pianta...ma và?)
Apprezzo e condivido le riflessioni non aggiungendo altro. Potremmo comunque aprire un dibattito sul cammello che io credo fosse una gomena ... :-)
aveva un impatto maggiore,sull'immaginario?...in fabula...
io preferisco discussioni sul messaggio..hihih (non mi piacciono questi segni "criptici"di simpatia-antipatia ..e se poi mi "sbalio" e capiscono fischi per fiaschi??
L'etica è una delle forme estreme della violenza, perché è l'amministrazione del divenire, in vista della realizzazione degli scopi che sono ritenuti adatti alla piena realizzazione dell'uomo.
Due errori in due parole la frase e' : chi ha coraggio e speranza ed e' giovane, ha tempo per ricredersi , e li puo' votare.
e allora chi stabilisce che la mia violenza vale la pena di fermarla e la tua no? chi tira una bomba ,uccide. chi ferma quello che vuole tirare la bomba gli "usa "violenza.che 'famo? se non posso quantificare o fare differenze fra una sofferenza?(chi muore dilaniato chi vive dilaniato nell'anima)bè! quello che lancia la bomba può curarsi e non soffrire più. per l'altro:non c'è più niente da fare o violenza da rimediare..se questa è etica violenta",nel dubbio,preferisco questa violenza.se ho detto corbellerie "dicetemelo" prego.
perchè l'etica è violenta e vuole "amministrare" il divenire con lo stesso sistema sbagliato della violenza ,uguale a quella violenta volontà di potenza della politica?
parla di :politica "eticamente" responsabile..che i politici ci pensino bene ! ecco! dovrebbero essere più responsabili !hanno in mano il presente e il futuro di una nazione ,invece ,quando si dimettono ,lasciano le macerie e se ne vanno con gli elicotteri..
Tutto ciò che si vuole ottenere, secondo ciò che significa ottenere all'interno del significato di volontà di potenza, é violenza, sia che si voglia ottenere il bene, e tutte le attività benefiche e salvifiche, sia che si voglia ottenere il male. Lascio a voi poi il definire bene e male, quale esso sia e soprattutto vi invito a definire etica.
chi ha coraggio e speranza ed e' giovane............. se ne vada dall'Italia!!!! Avrà tempo per ricredersi ed eventualmente pensare di tornare. E intanto da là li puo' votare.
Tu Sonia sei giovane, ma noi che la nostra generazione ha fallito siamo stati capaci di farcelo cantare e suonare da uno di noi, che per la pace in famiglia ha dovuto abiurare, ma che e' sempre rimasto nei nostri cuori. Noi sappiamo fino dagli anni '80 che quel movimento rivoluzionario che e' stato il '68 aveva perso per opera di chi, come direbbe Renzi, ha la puzza sotto il naso e che Pasolini aveva gia' battezzato con: i figli del popolo stanno da un'altra parte. Queste cose ce le possiamo raccontare noi che c'eravamo e che ci abbiamo provato. Il farcele rinfacciare da bamboccioni o nuovi figli della lupa, che dalle sottane non si sono ancora emancipati, e che pretenderebbero di scalzare i vecchi a piagnistei, piu' che ridicolo e' stucchevole. Le condizioni di crisi sono peggiori di quelle che abbiamo trovato noi a 20 anni, la ribellione all'autorita' ha riguardato tutta la societa' dai giovani ai vecchi dai padri ai figli alle donne alla scuola. Tutto dopo il '68 non e' piu' stato
come prima. Alle rivoluzioni seguono sempre le restaurazioni che riportano il pendolo dall'altra parte, a volte piu' indietro. La restaurazione non e' ancora finita. Cambiare e progredire non e' facile come twittare.
...il pendolo dall'altra parte.a volte più indietro..io non ce li ho gli attributi! quindi signori uomini..toccatevi!..baci al signor Vaglia..
Quiz: cos'hanno in comune la scuola e la politica?
contribuiscono a formare la società? (azzz iosperiamochemelacavo...)
Non dovrebbero essere in relazione. Purtroppo non è stato così, e gli studenti di una volta sono diventati i professori di oggi. E la società è diventata quello che è oggi. E l'italia decadente ne è l'aspetto più evidente.
si!dovrebbe essere cosi!in uno stato veramente laico. un professore che non influisca con il suo pensiero-orientamento politico è possibile? come si può pensare di non influire anche in minima a parte sugli altri? anche tu influisci! anche tu,indichi con i tuoi argomenti ,con il tuo modo di esporre i tuoi pensieri,il tuo "orientamento"..sbaglio?
Il paradosso che i nipotini di Marx non sappiano dare risposte a semplici quesiti di 'vero e falso' e' trattato nel film di Hofer e Ragazzi sulle primarie tra Renzi e Bersani. In 'What is Left' la conduttrice, in tenuta da armata rossa, interroga i due concorrenti con domande secche, che riguardano la societa', senza mai ottenere una risposta. Il paradosso l'aveva gia' spiegato Sciascia: i cretini di sinistra sono quelli che vogliono problematizzare tutto. Eppure la risposta, che non verra' mai data da questa sinistra, su politica e scuola, e' marxianamente semplice: sono entrambe sovrastrutture dell'economia e pertanto una e' complementare all'altra.
Sembra che veramente scuola e poltica costituiscano un circuito in cui una influenza l'altra e viceversa. Sta di fatto però che l'evoluzione di questo circuito dinamico ha prodotto risultati negativi. Credo che la tendenza possa essere cambiata, ossia che il circuito possa ritornare a produrre risultati positivi. Bisogna intervenire però su alcuni punti di leva: uno di questi è l'uso delle risorse, il secondo è la valutazione della qualità e della produttività degli insegnanti. Finché l'impostazione sarà quella attuale, ossia che vale il pezzo di carta per definire il ruolo, non si andrà da nessuna parte. Finché si insisterà ad adottare criteri ideologici per rispondere a problemi concreti, non potremo che constatare la decadenza che avanza. Finchè il tutore della scuola, lo stato, sarà gestito dagli stessi che tutelano i professori, i sindacati, gli studenti non potranno che rimetterci.
Condivido quasi totalmente quello che spiega Leretico a cui manca pero' l'ultimo tassello. Vogliamo una scuola del popolo, che elevi il popolo, una scuola dell'uguaglianza che metta tutti sullo stesso piano di partenza e giudichi secondo i meriti che si acqusiscono e non sui privilegi di classe? (se non piace la parola classe si usi: corporazione, casta, reddito...) O una scuola di serie A per chi dovra' comandare e una di serie B per chi dovra' lavorare e che non crei ascensori sociali che disturbino lo 'Status Quo'? Questa e' la risposta che solo il modello economico puo' dare. Sono le strutture che contano, abbellire gli edifici e' esteticamente importante, ma lascia invariato il problema di fondo.
Se nella scuola il fine é l'istruzione, allora lo stipendio ai professori é il mezzo che consente la realizzazione di una scuola dell'istruzione. Se nella scuola il fine é lo stipendio ai professori, allora l'istruzione é il mezzo che consente la realizzazione di una scuola degli stipendi. Ai più l'azione scuola e il suo significato, il suo essere , nell'ambiguità del rapporto tra mezzo e fine, potrà sembrare il medesimo, ma ciò che definisce un'azione é lo scopo prefisso e se lo scopo non é l'istruzione ma é lo stipendio, allora la scuola non é dell'istruzione, ma dello stipendio. Come intelligentemente Aldo faceva notare sui rifiuti che, cambiato nome, cambiano d'aspetto, con la scuola dell'istruzione veniamo ingannati. Se dovessimo chiamarla, definirla per quello che é effettivamente, se la chiamassimo "scuola dello stipendio", faremmo verità, che è il bene sommo.
... è quello di stipendiare il laureati in francese allora la lingua ritenuta ormai inutile rimane nel programma scolastico; se il fine è quello di rendere le nuove generazioni competitive per ciò che concerne lo strumento più potente e vicino alla verità,e cioè la lingua, allora, la lingua ormai inutile come il francese viene soppressa dal programma. Certe evidenze ci sfuggono, rimanendo nell'ambiguità, terreno fertile per ogni credo, perché non siamo allenati a vederne i fondamenti.
La semantica, come ci indicava Leretico in un suo commento, non e' un palloncino da gonfiare di belle parole. 'Le parole sono pietre' di Carlo Levi o 'le parole sono importanti' di Nanni Moretti a cui abbiamo fatto riferimento in un articolo sul giornale, ci spingono alla ricerca del loro significato. Ed e' cosi' soprattutto per la scuola. Insegnare, educare, istruire, formare, pur non essendo terminologie contrapposte, sottendono ideologie diverse. A seconda di come si calchi la mano su uno o sull'altro dei termini, si hanno modalit diverse anche nell'apprendimento.
Negli anni settanta del secolo scorso vigeva questo pensiero lineare: la formazione scolastica dà accesso al lavoro, l'istruito fa certi lavori con alte retribuzioni, il non istruito l'operaio o il contadino. La mobilità sociale, ossia il passaggio da una classe reddituale e sociale all'altra derivava dall'accesso all'istruzione. Da questo concetto ne è derivata una strategia precisa da parte della sinistra di quegli anni e da lì in poi. Oggi l'equazione studi elevati stipendi elevati non funziona più. Quindi tutto il concetto di mobilità sociale attraverso lo studio non è più valido. Una certa politica che aveva intravisto nel dare a tutti la possibilità di accedere agli studi indipendentemente dal censo il mezzo di trasformazione positiva della società, si è trasformata in seguito in mezzo per dominare la società attraverso l'indottrinamento. Oggi si insegna con gli stessi modelli ormai superati, ma
con uno svantaggio in più, la scuola, come dice Dru, è diventata un luogo dove dare uno stipendio socialmente utile, ossia dove abbassare la tensione sociale che la disoccupazione potrebbe creare. Il reddito di cittadinanza si sta già pagando attraverso la scuola. Invece si dovrebbe tornare al concetto di formazione non per uno scopo politico, industriale, tecnico definito, ma per dare una forma, appunto, alle menti aperte dei giovani, coltivare il loro senso critico così come fa la filosofia per chi cerca la verità. Facciamo un esempio: la storia. Fino a qualche tempo fa i libri di storia venivano riscritti in relazione al potere dominante. Fatti storici incontestabili non trovavano menzione mentre altri inventati ne prendevano il posto. Questo metodo è contro la scuola, il senso critico, la ricerca della verità. È contro lo sviluppo della società. Stesso valga per la letteratura. Alcuni autori emarginati nonostante il
loro valore. E non parliamo della scienza, sempre bistrattata e vituperata, tanto che in italia oggi qualsiasi progresso tecnico, attuato in opere di impatto pubblico, viene puntualmente osteggiato dagli anti-qualcosa di turno. Insomma auspico un ritorno alla formazione indipendente, soprattutto dalla politica.
Tutto giusto Leretico, ma non si parli di "produttivita'" dei professori per cortesia. Mi sembra un concetto lontano da quello che i professori devono fare.
Eppure ogni nostro "fare", "dire", "consumare" ne deriva a tal punto che Marx deve trovarne un posto d'onore nell'olimpo delle categorie interne al fluire storico degli enti, la parte che necessariamente è unita al tutto sincronico, un suo elemento dirimente. Per quale motivo gli insegnanti non dovrebbero mostrarsi produttivi ? Poiesis i greci definivano la produttività, solo la mollezza creata (produzione appunto) dal tempo ha trasformato la potente Poiesis nella sdolcinata poesia.
Tutti esperti di pubblica istruzione qui ...
ah, si, lei vuol dire pubblica distruzione.
ID37911 - 15/11/2013 14:22:33 (Dru) ll realismo pone come inessenziale all'esistenza (=produzione) del mondo il pensiero che é parte del mondo ma è parte inessenziale di esso. il Razionalismo mostra che nell'esistenza del pensiero vi é essenza e come tale il pensiero da passivo diventa attivo nella produzione oggettiva del mondo.L'idealismo sostiene, come dici tu, che il mondo è pensato (= prodotto).Quello che critica Severino, e che io accetto come critica, é il senso proprio della produzione all'interno di queste correnti di pensiero metafisiche. La Tecnica é strumento per l'uomo all'interno del senso che la metafisica pone del prodotto come voluto, cioé come il divenire altro delle cose che dalla vita divengono morte, cioé del mortale e il suo di senso, il senso nichilista appunto. (da Tolleranza zero di Aldo Vaglia)
...deve scavarne il fondamento e, solamente dopo vedere che, se ogni oggetto é il prodotto di qualche altro oggetto ( divenire altro o semplicemente il divenire), cercare di escluderne l'oggetto " insegnante" è un atto metafisico degli immutabili dell'episteme alla stregua del super ente Dio. Sarebbe, l'insegnante, quel super ente che, isolato, è l'eterno, è il non coinvolto dalle faccende terrene, quelle faccende che sono il divenire di ogni sua cosa (poiché eterno significa non diveniente dal nulla e non andante nel nulla come d'altra parte vorrebbe il significato di produzione ne contesto metafisico appunto).Quando lei supplica Leretico a che non coinvolga anche la categoria degli insegnanti nella parola "produzione", vuole qualche cosa che nella volontà di potenza originaria, la volontà che vuole che l'ente oscilli tra l'essere e il niente, gli si oppone, la nega, il suo è un richiamo ai valori di un tempo.
l'errore va visto per quello che è e non per quello che si vorrebbe che fosse.Ogni volere, dato che violenza è volontà che vuole l'impossibile e ogni volontà che vuole l'impossibile è ogni volontà che vuole le cose altro da sé, l'impossibile appunto, è volontà di violenza. Ogni atto (anche quello caritatevole)che vuole l'impossibile è violenza, anche il suo, che cercava, all'interno della coerenza nichilista, di fermare e affermare il significato insegnate come eterno perché non produce e quindi fuori dal contesto storico in cui si trova, è violenza.
ogni insegnante è chiamato, all'interno della logica moderna, a produrre. Gli insegnanti non produttivi sono insegnanti privi di significato, cioè privi di quell'essere che appunto è originato dal nulla e diviene nulla, la produzione di enti appunto. Questo argomentare intorno al termine produzione è qui suscitato da Dolcestinovo e non da Bernardofreddi.
Non so che lavoro tu faccia, credo pero' che nel tuo campo ti puoi considerare un esperto. Ho insegnato 36 anni, forse qualche competenza l'ho acquisita anch'io.
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ID38502 - 02/12/2013 09:25:21 - (Giacomino) - Ho letto e riletto
l'analisi di Leretico che mi ha fatto amaramente riflettere e convincere (se ce ne fosse ancora stato bisogno) la situazione di crisi nel nostro paese é soppratutto di tipo morale. Servirà a farci riflettere? Gli insegnamenti di Gesù sono soppratutto utili all'uomo alla sua vita sociale e coincidono con la prospettiva di salvezza eterna. Comunque bravo Leretico non ti conosco di persona ma sento che saresti un buon insegnante di filosofia e di etica.