05 Febbraio 2013, 09.00
Politica

Rivoluzione incivile

di Leretico

La parola rivoluzione uno di quei termini consumati dalla storia. L'hanno usato praticamente tutti i leader e i dittatori che volevano infiorare la propria conquista del potere

 
Sempre con un ammiccamento al popolo che puntualmente applaudiva con sommo gaudio al nuovo potente, spesso incentivato da qualche mitra puntato.
Dal secondo dopoguerra del secolo scorso si usa questo termine per riferirsi alla rivoluzione americana, alla rivoluzione francese e forse ancor di più alla rivoluzione russa.
Mettere insieme Pelizza da Volpedo e il suo famoso dipinto intitolato "Quarto stato" con il termine rivoluzione ha però un significato che immediatamente fa escludere sia la rivoluzione francese che quella americana.
E capisco che chi ha pensato il simbolo del movimento di Ingroia, "Rivoluzione civile", volesse, con il suo accordo, sgombrare il campo da ogni dubbio riguardo all'evento storico a cui riferirsi: la rivoluzione comunista russa del 1917.
 
Fino a qui tutto previsto.
Non ci si poteva che aspettare un'impostazione come questa da un magistrato che, ancora in carica e impegnato in varie indagini coinvolgenti uomini politici, fece un discorso nel novembre 2011 al congresso dei Comunisti Italiani per la sinistra (eredi di Rifondazione Comunista) che con un eufemismo definirei vagamente politico.
In Italia l'unico baluardo rimasto contro la dittatura è, secondo alcune correnti della magistratura, la moralità dei giudici.
Di questa cosa è così convinto il magistrato Ingroia che non c'è l'ha fatta a resistere nell'esilio dorato dell'ONU in Guatemala lasciando l'Italia in balia di pirati, delinquenti e mafiosi, ha dovuto tornare in Italia e candidarsi.
A suo tempo si definì "partigiano" della Costituzione e tutti capirono che avesse intenzionalmente usato quel termine per sottolineare una piena adesione ad un credo di lunga storia e tradizione. Forse si è perso qualche passaggio storico, come quello della caduta del muro di Berlino nel 1989, ma questo è, per il nostro magistrato palermitano, solo un dettaglio secondario.
Più volte Ingroia ha alluso al primato morale del suo impegno a sinistra citando il famoso articolo di Berlinguer sulla questione morale.
Anche qui tutto molto scontato, tranne che per la sua credibilità, la quale scricchiola rumorosamente se si confronta la moralità di cui parla con quella di chi vorrebbe la giustizia impegnata a combattere la criminalità piuttosto che sugli spalti dei comizi e in televisione.
La cosa più eclatante però è l'accostamento della parola rivoluzione con la parola "civile".
Se pensassimo per un momento che si pretende, definendo civile una rivoluzione, che le persone possano comprendere davvero perché un magistrato impegnato nella lotta contro la mafia, dopo aver perseguito il potere politico per il presunto accordo stato-mafia, sfacciatamente si impegni per sostituirsi a quel potere.
 
Se ci fermassimo per un attimo a pensare a questa cosa non avremmo nessun dubbio nel definire la rivoluzione di Ingroia come incivile.
Ancor più si pretende che sia civile e morale candidarsi proprio in Sicilia dove Ingroia ha svolto fino a pochi giorni fa la sua attività di indagine. Si dovrebbe insomma far finta di non vedere il pragmatico opportunismo di sfruttare una popolarità guadagnata in nome della lotta alla mafia e accostare tale opportunismo alla parola "civile" inserita nel simbolo.
Sinceramente l'unico accostamento che viene in mente è quello al famoso articolo di Leonardo Sciascia sul Corriere della Sera del 10 gennaio 1987 intitolato "I professionisti dell'Antimafia".
Sono passati più di 25 anni ma nessun dubbio morale ha sfiorato Ingroia quando ha deciso di mettersi in lista in Sicilia.
Ha precisato che nessuna legge gli vieta di candidarsi ma non sa che i cittadini pretendono dalla magistratura non solo l'applicazione e il rispetto dello "ius positum" ma anche attenzione al conflitto di interessi che potrebbe esserci tra un'attività delicata come quella di giudice che decide della libertà personale degli individui, costituzionalmente tutelata, e la successiva attività politica, che potrebbe essere indirizzata o influenzata negativamente proprio dalle informazioni di cui si è venuti a conoscenza come magistrati.
 
Anche Di Pietro non sentì a suo tempo il richiamo morale di questa posizione ed è oggi tanto in linea con "Rivoluzione civile" che, dopo aver demolito l'IDV con il suo comportamento decisamente "pro domo sua", ha ben pensato di prestare i suoi servigi ad un ex collega come Ingroia, il quale, come tutti, ha difficoltà ad intendere il dipietrese ma quando si tratta di voti da prendere per vincere sembra invece capire benissimo.
Così in Italia dobbiamo ancora una volta verificare con mano quale sia il modo di fare carriera in politica.
 
Si parte come magistrati, si cerca visibilità magari sgomitando per farsi assegnare alle procure e alle indagini più in vista in senso mediatico come quelle di mafia o presunta tale.
Alla fine, dopo aver seguito indagini rigorosamente altisonanti per alcuni anni, condite da puntuali e anonime informazioni passate alla stampa in maniera molto disinteressata, si fa il grande salto in politica con la doverosa premessa di scendere (o salire) in campo per salvare l'Italia.
 
Povera Italia, quanti salvatori incontra per strada, peccato che dopo l'ennesimo salvatore ci siamo ritrovati più poveri e più malati di prima.
Così non vorremmo diventare vittima di un altro salvatore tanto pieno di civile inciviltà da risultare, nostro malgrado, un rimedio peggiore del male.

Leretico
 


Commenti:
ID27869 - 05/02/2013 10:29:07 - (Aldo Vaglia) -

Prima o poi ci cascano, il richiamo del potere e' troppo forte per non allettare: professori, magistrati, tycoon televisivi, comici, che sfruttando la popolarita' acquisita, a volte per caso, si mettono a fare l'unico mestiere che tutti credono di saper fare. Societa' civile, dilettanti allo sbaraglio, professionisti della politica autodidatti ed eterni, tutti moralisti "un tanto al chilo" nei riguardi degli altri e per loro tutto ammesso se non proibito per legge o, seppure illecito, non scoperto, o definitivamente passato in giudicato. La decadenza del berlusconismo e' solo l'immagine piu' plateale che le riforme non si fanno con il lifting. La sinistra, sempre simile a se stessa, non si rende conto che la difesa dei parassitismi, delle lobby, delle caste alla nutella vuole la contropartita al proprio voto. La destra incompetente e fascistoide, che sfrutta la politica per soddisfare appetiti personali non puo' certo interessarsi del bene comune. Un centro opportunista pronto ad

ID27870 - 05/02/2013 10:38:30 - (Aldo Vaglia) -

accogliere tutti i difetti per poter saltare sul carro dei vincitori. I moralisti alla Ingroia, i populisti alla Grillo in linea di principio hanno le loro ragioni per protestare, come noi, che non siamo nessuno, ma la rivoluzione non si fa il pomeriggio e a pancia piena. Il loro e' solo un modo intelligente per inserirsi e sostituirasi senza alcuna garanzia per il futuro, nemmeno il sogno.

ID27871 - 05/02/2013 10:59:14 - (Dru) - Perché Ingroia fa politica

Ingroia non è in malafede e nemmeno cerca una posizione di comodo, Ingroia semplicemente ha in testa un suo mondo che, perdendo relazioni e vincoli di una struttura di necessità vede nella politica tradizionale figlia della filosofia e del tempo dell'episteme, delle strutture immutabili e incontrovertibili alla guida del divenire , un'ostacolo e cerca di emergere con tutta la potenza che le parole possono nutrire e far apparire, Ingroia è semplicemente il nuovo, sembrerà paradossale, poiché già di stantio sente, ma è il nuovo mondo frantumato, il mondo senza vincolo alcuno appunto, il mondo dell'assoluto nel senso di absolutum e cioè sciolto da qualsiasi vincolo. Le Tue parole Aldo dicono questo dietro il loro significare e infatti dici "... e per loro tutto ammesso se non proibito per legge o, seppure illecito, non scoperto, o definitivamente passato in giudicato.", e io ti chiedo, in un mondo come quello da me descritto e

ID27872 - 05/02/2013 11:05:20 - (Dru) -

perché non dovrebbero comportarsi così ? Cioè, in questo mondo chi non lo fa è un perdente poiché sono caduti i criteri che vincolavano a certi valori. Ma il fatto Aldo che questi vincoli siano caduti è un fatto di circolazione sanguigna, è un fatto del reale, di come siamo disposti a vedere le cose e di come la parte è sempre più vista nella luce dell'astratto, del sciolto dal vincolo di necessità per apparire libera. Al dunque non è lamentandosi contro il prepotente di turno o i prepotenti simpliciter che risolveremo i problemi dei tanti che vengono da questi vilipesi, anzi, ma guardando con occhio più fine alla natura delle cose.

ID27873 - 05/02/2013 12:29:43 - (ric) - giudici poloticizzati.......politici giudicati......

Vien da vomitare ascoltare giudici e magistrati in tv che si danno alla politica che non sannp neanche parlare l'italiano........chissa' dove han preso la laurea.......Monti invece parla bene........peccato che ieri ha detto una cosa..oggi dice il contrario. Domani la rettifica......risultato...paga somaro del Nord....

ID27876 - 05/02/2013 13:33:27 - (genpep) -

inguaribile ric! ricordati sempre: divide et impera! tu ci sei cascato in pieno. e il dramma è che come te c'è ne sono troppi che non se ne rendono conto: risultato chi impera lo fa con tutto il suo comodo...

ID27878 - 05/02/2013 14:24:38 - (Dolcestilnovo) -

Per Leretico: guardi, anche a me non piace tanto la idea che un magistrato si butti in politica dall'oggi al domani, pero' Ingroia era andato pericolosamente troppo vicino alla verita' e lo hanno mandato in Guatemala. In ogni caso chiunque e' meglio del nanetto di hardcore che, come sua ultima buffonata, promette di rimborsare gli italiani con i loro soldi.Per ric: non dubiti, diremo ai giudici di andare a lezione all'accademia della crusca di via Bellerio, dove si parla italiano aulico.

ID27879 - 05/02/2013 14:30:24 - (sonia.c) - probabilmente è tornato dal guatemala..

perchè la minaccia-consiglio-cattivo augurio del nanetto,che di queste cose se ne intende.era molto reale! ( attento ai killer prezzolati!)per salvarsi la pellaccia ha dovuto farsi politico di professione..elementare watson...

ID27883 - 05/02/2013 14:53:40 - (Leretico) - Il Guatemala salvifico

Non credo nel Guatemala salvifico né in quello punitivo. Penso che ci siano delle regole non scritte legate ad una professione ed ad un impegno come quello in magistratura che non si possono eliminare con un colpo di penna quando non fa comodo rispettarle. Quando in Italia furono emanate le leggi razziali nel 1938, la denuncia di famiglie ebree ai nazisti non divenne magicamente un atto morale perché esisteva una legge che lo prevedeva. Così non è morale candidarsi in Sicilia per un magistrato antimafia anche se non c'è una legge che lo vieta. Capisco che per questioni di potere si passi sopra a ben altro, ma io sono un nostalgico della correttezza e soprattutto della buona fede. Penso che queste cose manchino nel fondamento di Rivoluzione Civile.

ID27888 - 05/02/2013 15:21:09 - (sonia.c) - sono molto ignorante in materia..

e molto ingenua.. che potere vorrebbe ingroia? di mettere dentro i veri mafiosi ?8 che magari sono adesso colleghi?)..capisco il "garantismo" ma non in favore della mafia. la mafia non deve esistere e non deve essere agevolata !se ne è anche troppo approfittata delle leggi ( fatta la legge trovato l'inganno..) il famoso boss americano ,tanti anni fà, è stato "incastrato" con un accusa risibile..evasione fiscale! al giorno d'oggi non basta certo...intanto che facciamo i garantisti,si è mangiata tutta l'italia!cornuti e mazziati...

ID27889 - 05/02/2013 16:00:32 - (Dolcestilnovo) - Leretico solleva un vaso di Pandora

Una legge e da rispettare in quanto legge o solo se conforme alla morale? Per morale vale la mia morale o quella prevalente nella comunita di cui si parla? Morale laica o morale religiosa? Morale di oggi o morale di ieri? Disobbedisco a una legge che considero immorale o no? Quesiti socratici.Io credo che una delle magagne italiane sia la omerta figlia del chi fa la spia non e figlio eccetera. In nome di questa morale omertosa figlia di una cultura religiosa plurimillenaria, se io vedo esempio banale che un commerciante non rilascia gli scontrini, mi guardo bene sia dal chiedergli lo scontrino stesso sia dal denunciarlo alla GdF senza pensare che cosi facendo danneggia anche me che dovro pagare pi tasse. Ma la morale e salva e di conseguenza lo e anche la mia coscienza.Ingroia fa il politico perche la legge glielo consente: che io o Leretico lo troviamo sconveniente poco importa. Cosi come poco importava se qualcuno denunciava gli Ebrei a termini di legge:

ID27890 - 05/02/2013 16:01:24 - (Dolcestilnovo) - Leretico solleva, parte 2

allora era legale e morale, oggi a distanza di 80 anni riprovevole.Anche Burlesconi fa il politico grazie alla legge che in modo assurdo secondo la mia morale - consente di farlo anche a chi puo orientare facilmente lopinione pubblica con sterminati mezzi di informazione. Manca solo che lo vediamo al posto di Pamela Anderson in Baywatch e poi lo abbiamo visto dappertutto.

ID27913 - 06/02/2013 22:17:30 - (Leretico) - Ancora su legge e morale

Bisogna definire il termine morale per intendere e per intenderci. Secondo me è morale un comportamento che si rifà ai valori e alle norme di un gruppo sociale in un determinato momento storico. Non esiste quindi solo una morale religiosa ma anche una laica che si fonda sul tentativo razionale di dare un senso al vivere umano. Questo significa che se una legge, che pure dovrebbe essere riferita alla ragione di questo fondamento "etico", si allontana da esso e anzi ne è la negazione, è giusto rifiutare di adeguarvisi. Altrettanto, e a maggior ragione, potrei concludere che non serve che esista una legge che ci costringa ad un comportamento morale prima e etico dopo. Argomentare invocando la non presenza di una legge per giustificare la moralità del proprio agire significa ingannare e ingannarsi. La storia ha dimostrato più volte che il potere non ha seguito né le leggi né i dettami etici. Rivoluzione Civile vuole indicarci una

ID27914 - 06/02/2013 22:36:46 - (Leretico) - continua

via morale o una via immorale del potere? Io provo un certo fastidio quando si cerca di porsi sul piedistallo della posizione eticamente superiore perché si crede che l'appartenenza alla magistratura o il richiamo alla presunta moralità del comunismo, donino purezza e illibatezza a priori al proprio comportamento poltico. Forse bisognerebbe partire dall'umiltà, l'unica posizione intellettuale che permette il dubbio e il miglioramento nei pensieri, negli atteggiamenti e nei comportamenti. Non ne vedo in Ingroia e compagni.

ID27917 - 07/02/2013 07:33:18 - (Dru) - Berlusconi è il più morale di tutti

...si, i tutti che non sono Berlusconi ci provano a comportarsi moralmente come lui, ma non ne sono capaci , vedi Monti che dal sobrio volteggiare sulle ali della esperienza tecnica è dovuto piombare subito nelle contraddizioni dell'agone politico, impacciato e immorale in questo. Kant, Fichte e Cartesio il loro demiurgo, fondatori della soggettività etica per un'emancipazione universale intesa come quel genere umano unito come un unico io per reagire contro l'anomia prodotta dall'autonomizzazione della produzione capitalistica, cercano di reagire, come è nel vostro inconscio e in quello di chi non è conscio come Berlusconi, al movimento che porta l'economico all'illimitata autoriproduzione e questa è coscienza infelice, amorale appunto.

ID27919 - 07/02/2013 08:40:47 - (Dru) - in questo anche tu Leretico dimostri di essere amorale

... e di essere una coscienza infelice, infatti non sei tu che dici "Secondo me è morale un comportamento che si rifà ai valori e alle norme di un gruppo sociale in un determinato momento storico". Appunto.

ID27920 - 07/02/2013 08:42:56 - (Dru) - errata corrige manca il punto di domanda

... e di essere una coscienza infelice, infatti non sei tu che dici "Secondo me è morale un comportamento che si rifà ai valori e alle norme di un gruppo sociale in un determinato momento storico"? Appunto.

ID27921 - 07/02/2013 08:44:32 - (Dru) - Ingroia invece si sta comportando moralmente

secondo quella che è la morale del nostro tempo se non vuole essere infelice come te.

ID27922 - 07/02/2013 08:54:53 - (Dolcestilnovo) - vado fuori tema...

...ma qualcuno (Ubaldo?) mi sa dire come si fa a scrivere e' (voce del verbo essere), piu' eccetera con l'accento, gli apostrofi e altri segni di interpunzione che vengono mangiati dal sistema?

ID27927 - 07/02/2013 10:41:54 - (Leretico) - Una morale che credevo esistesse

Se il momento storico che viviamo propone una morale distorta, seguita pragmaticamente dai politici per ottenere la vittoria, la discussione si deve fare su ciò che ancora si considera morale. L'etica è collegata alla morale attraverso il suo razionale fondamento. Ossia si può fondare un etica dando "Valore" razionale (filosofico) al comportamento morale (comportamento soggettivo). 2500 anni di storia filosofica dovrebbero aver dato i fondamenti ad un agire morale e quindi etico, sia laicamente parlando, sia religiosamente. E' su questa base che pongo il mio ragionamento ed è su questo assunto che mi permetto di definire immorale il comportamento di cui all'articolo. Se invece vogliamo affermare che i politici pragmatici sono morali perché si adattano al pensiero imperante della difesa dell'interesse economico a tutti i costi, avrei qualche dubbio sulla possibilità di cambiare veramente questo paese. Infatti sento troppo spesso affermare di

ID27928 - 07/02/2013 10:48:28 - (Leretico) - continua

non sprecare il proprio voto per partitini che non permetteranno di ottenere una vittoria certa ad un grande partito che possa governare. Questo ragionamento va nella logica del potere non in quello di fondare moralmente un intervento pubblico nella società. Quali basi può avere un movimento politico se non fonda su questi concetti il proprio "muoversi"? Non sono per la vittoria a tutti i costi, sono per rifondare prima di tutto il rapporto etico tra cittadino e stato, rifondando moralmente il rapporto tra cittadino e partito politico.

ID27930 - 07/02/2013 10:56:57 - (Dru) - vedi caro Leretico

che ti contraddici ? è positivista la morale o legge naturale, cioè è mutevole secondo la storia e i tempi o è per la legge di natura quella che segue i dettami di una episteme o serie di principi immutabili che dettano il comportamento e tracciano i limiti entro cui stare e di cui non si "deve" superare il "limes" poiché al dunque non lo si "può" superare ? la Repubblica di Platone è al tramonto , perché lo stesso Platone l'ha spinta al tramonto ponendo qui veli al senso incontrovertibile dell'essere, rendendolo controvertibile, quando ha gettato le basi del divenire nichilistico. artefice di un sogno demiurgo di una fine di quel sogno.

ID27932 - 07/02/2013 11:01:29 - (Dru) - Interrogati sulla morale se riporti quello che vorresti tu

ancora sei un nichilista e vuoi il controvertibile incontrovertibile e in questo sei certo e infelice ma non sei nel vero:la morale del nostro tempo è la morale che ti ho testè descritto , fondata sulla piattaforma del capitalismo e immorale è l'infelice che vorrebbe quello che dici, contro quella piattaforma appunto.

ID27933 - 07/02/2013 11:04:11 - (Dru) - Non sto qui dicendo

che il capitalismo è legge di natura, anche quello tramonterà proprio perché gli immutabili sono tramontati, proprio perchè ogni cosa tramonterà nel divenire come essenza dell'occidente.ma ora , nel nostro tempo chi lo combatte come fai tu è un infelice e quindi amorale, poiché lo scopo della morale è la felicità.

ID27935 - 07/02/2013 11:37:41 - (Aldo Vaglia) -

La morale sia laica che religiosa fa riferimento a regole sedimentate nel tempo, che tutti noi siamo in grado di giudicare tenendo conto dell'evoluzione della civilta' e del pensiero. Diventa percio' artificioso discutere sul significato del termine. Rubare e uccidere era immorale nel passato lo e' ancora oggi. Il magistrato che conosce dei segreti per la sua attivita' e li utilizza per accrescere il suo potere personale compie un'azione immorale. Il magistrato come il prete e' tenuto al rispetto delle regole che si e' dato e che ha volontariamente accettato. Il venir meno al proprio dovere non puo' che essere giudicato come un comportamento immorale.

ID27936 - 07/02/2013 11:47:32 - (Leretico) - Non combatto il capitalismo

Non combatto il capitalismo, anzi. Sono convinto che sia emendabile però. Non credo che il capitalismo sia solo espressione della volontà di potenza della tecnica. Credo che l'uomo possa intervenire in questo meccanismo micidiale che vede la sostituzione dei mezzi con i fini. Il capitalismo tramonterà come concetto incontrovertibile, ma in questo processo di trasformazione vorrei che intervenisse l'uomo, con la sua etica. L'abbiamo già fatta la discussione sulla tecnica e sul nichilismo in essa insito. Qui vorrei aggiungere che l'uomo ha il modo per intervenire in questo processo. Questo modo passa per il fondamento morale e etico di cui sopra, ne sono certo. Il problema che tu poni è lecito ed io non lo sottovaluto. Mi rimane però un elemento importante in mano per discutere ancora della questione. Sono convinto che l'uomo abbia i mezzi per intervenire su ciò che ha creato. Che egli possa deviare il corso delle cose, se ne

ID27937 - 07/02/2013 11:47:54 - (Leretico) - continua

ha coscienza. Illusione? No, accettazione della complessità.

ID27938 - 07/02/2013 11:52:24 - (Dru) - tu Aldo dici che uccidere e rubare è immorale

eppure con i raid aerei lo facciamo e per difendere la libertà consideriamo questo uccidere altamente morale ( scopo per la nostra felicità), poi per il rubare sei sicuro che sia immorale? Allora Wikipedia è giusto che venga condannato come è giusto che ogni dittatura e regime, anche quello democratico, celi i propri misfatti dietro il segreto di stato e dobbiamo condannare assolutamente come immorale tutto ciò che è rubato al fine di sovvertire questo nascondimento legale. Vedi alcuni esempi che denotano quanto la morale che è il comportamento di una comunità atta alla sua felicità o sedimenta e allora è un codice ferreo incontrovertibile o è in divenire e la comunità se ne adatta per la propria felicità.

ID27939 - 07/02/2013 11:54:11 - (Dru) - il fondamento morale e etico

Quale vi chiedo ancora ?

ID27942 - 07/02/2013 11:57:58 - (Dru) - a proposito...

la morale che voi cercate con il sedimento o con la visone nostalgica della tradizione è appunto destinata a rendere le vostre coscienze infelici.

ID27943 - 07/02/2013 12:00:13 - (Dru) - Per Leretico

non combatti esplicitamente il capitalismo , ma implicitamente lo fai eccome, rileggi il mio ID27917 attentamente ... e capirai.

ID27952 - 07/02/2013 13:33:15 - (Leretico) - Ho capito cosa intendi

Leggo nuovamente secondo la tua indicazione e rispondo che sono vicino al soggettivismo kantiano nel senso del suo principio enucleato dall'imperativo categorico. Non credo però che questo significhi attaccare il capitalismo in senso generale, ma nella parte che produce disumanità sì. Credo che la tecnica di cui il capitalismo è espressione diretta, possa essere utilizzata per ridurre anche l'impatto immorale e disumanizzante che essa crea. In pratica tecnica (e scienza) per umanizzare sé stessa. Così alla opposizione o contrapposizione immanente che tu proponi per interpretare la realtà politica e non solo, voglio contrapporre un logos che ha la forza di agire su sé stesso per migliorarsi e per considerare l'uomo, soprattutto, come fine e non come mezzo.

ID27955 - 07/02/2013 13:52:44 - (Aldo Vaglia) -

Non capisco di quale felicita' si stia parlando. Forse di quella di Bertrand Russell nella " conquista della felicita'" o di Marx che definisce " l'infelicita' della societa' lo scopo dell'economia politica" . Oppure di Latouche che la trova nella " decrescita felice". Non credo sia nemmeno quella di Dostoevskij, Cioran, Renan che dichiaravano: " la rovina della Francia dipende dalla felicita' volgare delle masse eccitate contro il potere. C'e' anche la lettera di Epicuro sulla felicita', ma va piu' di moda il "Felicismo" con un punteggio da uno a tre "non troppo felice" "piuttosto felice" "molto felice" e il modo per salire in classifica. Se trovate la ricetta, che dovrebbe essere semplice, e me la passate, saro' felioce di condividere con voi questa felicita'.

ID27956 - 07/02/2013 14:06:42 - (Dru) - ti capisco, credimi ed è un po' che te lo dico

ma sento che in questo non ci incontriamo. Chi di noi studenti dell'aulico periodo greco, amico della misura e nemico della dismisura, tale che ogni forma d'arte ne è conseguenza (di questo principio o struttura) non ti appoggerebbe in questo momento. Il problema sta però nell'osservare se si vuole essere felici o rimanere infelici, se il superamento inevitabile e inevitato che ha condotto la nostra società e il capitalismo a trionfare sui valori legati alla misura (tradizione) sono infine la verità, verità che è come stanno le cose. Caro Leretico, un esempio banale. Casa tua in una stanza, bisogna vedere se vuoi essere felice in quella stanza e i mobili che ci sono dentro è come stanno le cose e come stanno le cose te l'ho appena detto, o invece sforzarti con volontà di spostare continuamente quei mobili sempre che prima hai riconosciuto quei mobili (capitalismo, morale e la società in cui sta il capitalismo e la

ID27957 - 07/02/2013 14:08:07 - (Dru) -

morale) e dove stanno.Ma in entrambi i casi tu sei coscienza infelice, sia che li hai riconosciuti ma li rifiuti, poiché devi continuamente spostarli per accomodarti, sia che addirittura non li riconosci, perché continui a sbatterci contro.

ID27958 - 07/02/2013 14:11:01 - (Dru) - la felicità

è soprattutto per l'uomo nichilista, l'occidente, il riparo, la sicurezza dal nulla.

ID27959 - 07/02/2013 14:20:29 - (Dru) - per l'esempio della casa la felicità

è l'accomodarsi in poltrona a leggere un bel libro perché le cose come stanno le si è riconosciute e non le si vuole per volontà di potenza mutarle. So che per un Marxista questa definizione razionalista hegeliana del tutto ciò che è razionale è reale è come un pugno nello stomaco perché tanto vale sederci tutti e contemplare il potere che ci soverchia che questo è il modo più comodo per giustificarlo ma infatti il marxismo nella sua componente contraddittoria è miseramente fallito.

ID27962 - 07/02/2013 16:15:42 - (Aldo Vaglia) -

Non c'e' un'unica felicita' come tu credi e la storia non la fanno solo i generali , diceva Tolstoj, perche' sono tra i piu' prolifici scrittori di storia. Cosi' non c'e' solo la felicita' dei filosofi, anche se ogni filosofo da Socrate in poi pensa che la felicita' sia strettamente legata alla virtu' ed al pensiero.Il letterato d'Annunzio nel Piacere non cercava la felicita' nella virtu' e nel pensiero. "El botep l'e' a troaghel" diciamo noi in dialetto, e in questo c'e' racchiuso cio' che ognuno di noi intende per felicita'.

ID27963 - 07/02/2013 16:47:58 - (Dru) - infatti se mi rileggi ...

la mia premessa è che per l'occidentale la felicità è ... non ho detto cosa sia la felicità tout court poiché la felicità tout court è la felicità, tautologica. Ma io direi che la felicità dei filosofi è talmente mutata nel quadro della storia della filosofia che si può tranquillamente passare a definirla contraddittoria se per contraddizione prendiamo due termini contrapposti. Per i i filosofi antichi la felicità era raggiunta e raggiungibile attraverso una vita virtuosa nel segno dell'equilibrio e del limite, per i filosofi moderni soprattutto da Nietzche in poi, la felicità è raggiunta e raggiungibile attraverso la volontà di potenza nel segno dell'illimitato e della sovrapproduzione e sovrabbondanza. Perchè ?Perchè un tempo che controllava, e faceva da contraltare, la ruota del divenire era l'episteme (ciò che sta fermo) i valori appunto la virtù,

ID27965 - 07/02/2013 16:54:28 - (Dru) -

oggi l'uomo, visto e riconosciuto che questo contraltare non riesce a mantenere ciò che prometteva e cioè di rendere incontrovertibile il controvertibile il divenire, ma semmai l'opposto, si ripara ( ecco il riparo e l'attenzione che la filosofia ha per le cose che stanno in luce) e cerca questo riparo non più nella qualità ( le virtù appunto e i valori, ma lo fa attraverso la quantità , la scienza e la tecnica.

ID27967 - 07/02/2013 17:02:16 - (Dru) -

el botep l'è a troaghel indica proprio questo passaggio dalla qualità alla quantità in quanto se posso tradurre in italiano il bontempo è a trovarlo indica l'immutabile (la virtù, i valori) in quel "è" e indica la volontà di potenza in quel "a trovarlo", poiché per trovare bisogna cercare e per cercare bisogna farlo con volontà o essere certi che il trovarlo sia in qualche maniera "possibile" , in questo ultimo indico appunto il senso dell'illimitato, poiché dove vige la legislazione della possibilità allora lì può anche essere come non essere l'essere e quindi la sovraproduzzione e la sovrabbondanza sono necessari per ripararsi dal nulla.

ID27983 - 08/02/2013 07:11:57 - (Dru) - mi son riletto, a volte do davvero per scontate alcune cose

Platone e il velo sull'essere. L'essere è dice Parmenide e Platone ne è convintissimo, come contraddire il venerabile e poi è evidente che una cosa è quella cosa, la cosa si fa complicata quando andiamo a sondare il che cosa è quella cosa ma spinto da Melisso e sue letture (Melisso è discepolo di Parmenide) Platone, che non regge il confronto con l'evidenza si convince che l'essere è quando è, ecco la strada della notte, Platone in questo non è diverso dagli uomini a due teste descritti bene da Parmenide, ma perchè platone nasconde l'essere? lo temporalizza con quel !"quando è" (di certo non perché vede gli uomini morire, non sono i filosofi dei barzellettieri). Beh Platone ascolta Melisso che dice "se l’essere fosse stato generato, prima dinascere sarebbe stato nulla." qui nasce l'oblio e il tramonto della verità dell'essere ma lasciamo parlare gli esperti...

ID27984 - 08/02/2013 07:14:56 - (Dru) - Emanuele Severino da Essenza del Nichilismo

La metafisica è scienza dell’essere, ma la sua bimillenaria storia ne ha realizzata una comprensione inautentica, cioè un fraintendimento. Essere significa infatti non-nulla. Essere è la negazione del nulla, è l’opposizione delpositivo e del negativo. È quindi escluso ogni commercio tra i due, è escluso, come voleva Parmenide, il divenire. Impensabile, è anche indicibile, perché l’opposizione dell’essere al nulla non è una caratteristica, sia pure la piùrilevante, dell’essere. L’opposizione al negativo è l’essere. L’essere si oppone alnulla perché è l’opposizione al nulla, è quell’energia che infinitamente respingelontano da sé il nulla, respinge lontano da sé la propria negazione. L’essere nonpotrebbe cioè smettere di respingere da sé il nulla e continuare ad

ID27985 - 08/02/2013 07:17:04 - (Dru) -

essere. L’essere non può smettere di respingere da sé il nulla perché è questo stesso respingere. La sentenza di Parmenide, la sentenza che esclude il divenire, che esclude l’eventualità che l’essere non respinga da sé il nulla, è la verità, è il pensare. Nulla può essere dato, nulla può essere pensato, nulla può essere, se non in quanto respinge il nulla. Lo scivolare dell’essere nel nulla è quindi il falso, il contraddittorio. L’essere non esce e non rientra nel nulla perché è impossibile che l’essere non sia, essendo l’essere l’energia che respinge infinitamente lontano da sé il nulla.

ID27986 - 08/02/2013 07:19:24 - (Dru) - Melisso , e qui fate attenzione Leretico e Aldo

Il tramonto della verità inizia però già con Melisso, le cui tesi avviano il pensiero occidentale, cioè l’oblio del senso autentico dell’essere. Melisso pone l’eternità dell’essere. Sembra quindi confermare Parmenide, ma la pone (l’eternità dell’essere) perché, dice, se l’essere fosse stato generato, prima di nascere sarebbe stato nulla. Dal nulla, tuttavia, non può generarsi nulla. Quindi l’essere è eterno. La differenza tra l’argomentazione melissiana e la tesi parmenidea, anche se passa inavvertita, è radicale. Per Parmenide l’essere non nasce e non muore perché “essere” significa respingere infinitamente lontano da sé il nulla, perché essere significa negazione invincibile del nulla, per Melisso l’essere non diviene perché, divenendo dovrebbe nascere dal nulla.

ID27987 - 08/02/2013 07:28:59 - (Dru) -

Parmenide vieta ciò che Melisso concede: la nascita dell’essere. Melisso non concepisce come inconcepibile che l’essere non sia, concepisce come inconcepibile che dal nulla nasca qualcosa. Inconcepibile non è il divenire, l’essere nulla dell’essere, inconcepibile è che dal nulla esca qualcosa. Melisso è il primo traditore del senso autentico dell’essere. Aristotele ne segue le orme. Il suo principio di non contraddizione esclude certamente che l’essere non sia, ma solo quando è, solo fin tanto che è. Esclude che il non essere sia, ma solo quando non è, solo fin tanto che non è.

ID27988 - 08/02/2013 07:31:21 - (Dru) -

Quando è, afferma Aristotele, è necessario che sia, quando non è è necessario che non sia. In tal modo non si esclude un tempo in cui l’essere non è e il nulla è. La differenza tra la formulazione parmenidea e la formulazione aristotelica del principio di non contraddizione è precisamente il “quando”: quando l’essere non è. Il nichilismo, sotto il cui segno si sviluppa l’intero corso della civiltà occidentale, è la persuasione che l’essere sia nulla, la persuasione, cioè, che l’essere oscilli tra l’essere e il nulla e che, conseguentemente, ne possa essere preda.

ID27989 - 08/02/2013 07:35:56 - (Dru) - Platone

L’unico progresso lungo il sentiero della verità è stato compiuto da Platone, che ha introdotto nel cuore dell’essere quelle differenze (la molteplicità) che Parmenide aveva escluso. Per Platone il “diverso” non è il “contrario” e bisogna distinguere il non essere come diverso dall’essere dal non essere come contrario dell’essere. Così la molteplicità degli enti è stata dichiarata essere e non, come pretendeva Parmenide, non essere. “Tavolo” e “libro” non sono non essere ma diverse determinazioni dell’essere. Il progresso platonico è stato tuttavia contaminato dall’oblio melissiano, perché le diverse determinazioni sono lasciate oscillare tra l’essere e il nulla. Solo per le idee è infatti necessario il legame tra la determinazione e il suo essere.

ID27990 - 08/02/2013 07:37:16 - (Dru) -

Mentre l’idea di tavolo è ingenerata ed eterna, non può né nascere né morire, il tavolo, quella determinazione che è il tavolo sensibile, nasce e muore. Non è perciò necessario il legame tra la determinatezza e l’essere. Parmenide poteva sostenere che le singole determinazioni fossero nulla proprio perché le aveva espulse dall’essere. Platone avrebbe dovuto opporsi alla loro liquidazione perché le ha introdotte nel cerchio dell’essere. Accettando invece la loro indifferenza ad essere o non essere, le ha nuovamente espulse dall’essere. Il legame tra la determinazione e l’essere non è più immediato, necessita di una mediazione.

ID27992 - 08/02/2013 07:42:18 - (Dru) - Qualcuno stamani mi ha postato un "il mondo al contrario"

gli rispondo che io so del mondo che mi racconti lui che cosa sia il mondo al contrario, starò in silenzio e in venerabile disposizione all'ascolto.

ID27993 - 08/02/2013 07:44:41 - (Dru) - a chi pensasse che sono andato fuori tema

se Ingroia non è un essere allora si.Ma sempre a colui che lo pensasse, sono ad ascoltarlo.

ID27994 - 08/02/2013 07:57:51 - (Dru) - una precisazione al mio ID27956

Quando dico ..."Chi di noi studenti dell'aulico periodo greco, amico della misura e nemico della dismisura, tale che ogni forma d'arte ne è conseguenza (di questo principio o struttura) non ti appoggerebbe in questo momento." potrebbe essere travisato il mio dire in quanto dovevo scrivere "tale che ogni forma d'arte "di quel tempo" ne è conseguenza"... ecco di quel tempo la forma d'arte esprime il pensiero equilibrato e di misura, oggi l'arte esprime l'opposto appunto... epanfoterizein platonico ? l'ente (forma d'arte) che oscilla fra essere(=greci, demiurgo) e nulla(occidente moderno, prodotto dal demiurgo) è inserito per dar conto di un evidenza che non è evidente, ecco la mediazione dell'immediato ecco l'errore sull'essere di Platone ecco spiegata la storia nel nichilismo.

ID28004 - 08/02/2013 13:00:00 - (Dru) - Anzi la storia nel nichilismo

Se Ubaldo sarà compiacente, verrà un attimo analizzata dal mio prossimo scritto pubblicabile ma non ancora pubblicato.

ID28014 - 08/02/2013 17:08:16 - (Leretico) - I termini tecnici e filosofici

Sono in grado di seguirti ma l'uso che facciamo di termini tecnici e filosofici non aiutano alla comprensione quelli che ci leggono. Tutto porta ai fondamenti e quando si discute di essi il discorso si fa fiosofico. Purtroppo si fa anche escludente e questo è un vero peccato. Usare il linguaggio significa tragicamente essere nichilista, ma io non conosco un altro modo per comunicare. Anche se così limitato, mi piacerebbe spiegare perché si arriva a certi argomenti filosofici partendo da concetti come la moralità e l'etica che ci devono guidare e che ci permettono di giudicare per esempio il movimento di Ingroia. La prospettiva che tu proponi, Dru, e che cerchi di impostare in queste righe, necessita di moltissimo carico cognitivo per essere seguita e altrettanto per essere condivisa. L'accusa che già ci hanno mosso è quella di voler dimostrare una superiorità intellettuale stucchevole, anche se lontana dai nostri intendimenti.

ID28016 - 08/02/2013 17:11:06 - (Leretico) - continua

Perché non proviamo a partire dallo spiegare ogni termine "addensato" di significato perché chi legge possa capire meglio. Sarebbe una sfida che ti lancio. Articoli che spiegano il problema ontologico in maniera semplice in modo che tutti possano apprezzare. Altrimenti la giochiamo sempre noi soli e non sembra coinvolgente per altri.

ID28017 - 08/02/2013 17:11:53 - (Dolcestilnovo) - piu' che altro

la pura Accademia dopo un po' rompe gli zebedei

ID28025 - 08/02/2013 19:00:34 - (Dru) - vedi caro Leretico

spiegare ogni termine al nichilista all'ascolto sarebbe contraddittorio, e come a colui che cerca fuori il senso e il significato o non lo cerca affatto.

ID28029 - 09/02/2013 07:11:45 - (Dru) - poi voglio correggerti

Si arriva alla morale e all'etica partendo dal discorso filosofico, altrimenti il tue è un pensiero debole.

ID28056 - 09/02/2013 23:23:55 - (ric) -

chiedo scusa ma io sono troppo ignorante.......... per seguire certi discorsi,ma alla fine un giudice faccia il giudice! Un politico faccia il politico e non si scambino i ruoli......E sopreattutto sarebbe il massimo se le leggi in italia non fossero interpretabili ma regole ferree, hai rubato per 10? PAGHI PER 10, hai rubato per 100? paghi per 100, non hai rubato ma.......no,certezza della pena e certezza delle leggi e soprattutto certezza dell'aver giudici imparziali!!!!!!!

ID28066 - 10/02/2013 11:47:46 - (Dru) - Ecco Ric

Lei non può capire, ma ascolti le sue parole, lei parla appunto di "certezza" lei parla di "ferreo" o di "interpretazione" , ma come fa a capire queste parole da una posizione del nichilismo, o per semplificare, ed essere quindi anche io nichilista, come fa ad adoperarli questi termini senza averne in possesso il senso e l'origine. sono i suo concetti svuotati e vuoti, non dicono nulla, parlano appunto del nulla, ma anche la sua parola non è il nulla e lei è un testimone della verità.

ID28072 - 10/02/2013 16:37:38 - (Leretico) - La certezza del diritto

Ric lei scrive bene quando punta il dito sulla mancanza della certezza del diritto. Sappia che ciò aumenta il potere dei giudici perché ne aumenta la discrezionalità. Questo tema è importante perché i giudici dovrebbero impegnarsi di più per garantire la giustizia al cittadino normale invece di accelerare solo i processi in cui c'è da guadagnare visibilità mediatica. Approfittano del ginepraio di norme una contro l'altra e invece di mandare in carcere ladri e assassini pensano bene di lasciarli liberi dopo pochi minuti, non dico giorni. Quando invece c'è di mezzo un caso di mafia o presunta mafia come a Brindisi, litigano come in un pollaio per chi deve seguire il processo. Queste cose sono all'ordine del giorno e sono segni evidentissimi di inciviltà e di decadenza.

ID28074 - 10/02/2013 18:56:46 - (Dru) - è giusto porre dei paletti o delle recinzioni (leggi) per circoscrivere tale tecnica. Ritiene che il progresso tecnologico non conoscerà mai alcuna limitazione?

Chi si muove dentro al recinto non deve oltrepassare i limiti dei paletti. Ma chi è che afferma esserci questi limiti? Lo dice la saggezza tradizionale. La critica alla tradizione è la critica ad un mondo grandioso e può essere paragonabile alla "frana del divino" di cui scrive Kant a Wagner. Quello che frana non è una sciocchezza. Chi erge i paletti e costruisce i recinti, impianta il senso divino del mondo, invita l’uomo a muoversi quanto vuole ma all'interno di uno spazio ben definito. Si tratta di stabilire che consistenza hanno i recinti e le colonne su cui è edificato il mondo divino. Se sono abbattibili, allora un Dio che si fa sconfiggere merita di essere sconfitto. Etica in origine voleva dire rispetto di un ordine, di un recinto, che è una turris eburnea, è incorruttibile.

ID28075 - 10/02/2013 18:58:08 - (Dru) -

Avete costruito il recinto in legno dimostrando di nutrire qualche sospetto, anche perché non disponevate di materiali più consistenti. Il problema è la consistenza del recinto. Il recinto è non abbattibile o può essere abbattuto? Se abbattibile, perché non uccidere Dio? Perché non uccidere ciò che vi è di sacro e che ci limita, ci recinta, presentandosi come venerando, sacro, inviolabile? Se qualcosa si lascia violare, per quale ragione non dobbiamo violarla? Occorre ripensare al concetto di castigo nel Cristianesimo e nella più antica filosofia. Uno compie un delitto: compiere un delitto è dare una spallata al recinto, però il recinto si sposta più in là e, una volta arrivati alla resa dei conti, allora il recinto si richiude e punisce. All'inizio si pensava all'etica come a ciò che si trova di fronte a colonne non abbattibili. Si prenda come esempio una scheda delle Eumenidi di

ID28076 - 10/02/2013 19:02:17 - (Dru) -

di Eschilo. Eschilo è un pensatore che afferma ciò che in seguito verrà sostenuto da Platone, Artistotele e Hegel. Egli afferma che non ci dobbiamo concedere né una vita anarchica - in cui non esistono paletti - né una vita despotumenon, ossia "una vita guidata da un despota". Il concetto di "vita senza limiti" viene espresso con anarcheton, che significa senza arché, senza "principio" o "recinzione". Eschilo demonizza anche una vita chiusa e affidata all'arbitrarietà di chi pone i paletti. L'arbitrarietà di chi costruisce il recinto è la situazione pre-filosofica. La filosofia tradizionale vuole invece stabilire un recinto, che non sia l'invenzione di un despota, ma che esprima l'ordine autentico delle cose.

ID28077 - 10/02/2013 19:12:33 - (Dru) -

Sempre da Emanuele Severino. I paletti o recinto sono i limiti costituiti dalle leggi nel segno della tradizione dei valori , la forza che li abbatte è la volontà di abbatterli, volontà sempre più consistente e sostenuta dal pensiero filosofico moderno che mette le ali alla scienza e alla tecnica, ali che servono proprio alla scienza e alla tecnica per essere la potenza che si sostituisce alla fede nel rimedio del sacro nel caso quelle si affrancano da questa, altrimenti servendo quella fede a un mondo del limite.Le fedi dice Severino ammoniscono la scienza a non oltrepassare alcuni limiti. Precedentemente si è parlato delle colonne. Resta a vedere se le colonne resistono o meno. Se questo discorso viene perduto di vista, allora tutto quello di cui parliamo è cedevole e indeterminato. Dal punto di vista della fede, si ha fede nell'esistenza dei limiti assoluti. Dal punto di vista della scienza, allorché questa si chiude ingenuamente

ID28078 - 10/02/2013 19:13:35 - (Dru) -

in se stessa, si allea con la fede. Ma quando la scienza capisce la propria relazione con la tecnica e con l'anima della filosofia contemporanea, allora l’unità di scienza-tecnica-filosofia, dove dunque la separazione tra i due punti di vista è solo un'ingenuità, si rende conto che non esistono limiti e che il raggiungimento dell'incremento infinito della potenza è lo scopo ultimo al quale tutte le altre dimensioni e unità devono essere subordinate.

ID28080 - 10/02/2013 19:38:26 - (Dru) - Ecco che lei Ric quando parla di pena certa

Dovrebbe sapere che dove non c'è il limite o recinto o questo è facilmente abbattibile, lì vige l'incerto o il probabile e il terreno più fertile che scienza si è dato per potere con l'aiuto di mamma filosofia, mentre nel sacro il certo o necessario vincola a tutto anche a considerare i valori e a Leretico e a Aldo che rimpiangono il sacro dei valori che la mondanità ha perduto per potere sui limiti e poter oltrepassarli di leggere questo come la verità altrimenti siete destinati ad essere coscienze infelici.

ID28081 - 10/02/2013 21:52:09 - (Leretico) - Dove porta il vento della tecnica?

Sono convinto che i paletti di cui parli siano necessari e molto umani. Sono anche convinto che io rimarrò un infelice per questo. Una cosa è preoccupante: il vento della tecnica porta alla distruzione dell'uomo. Se siamo convinti che per esempio uccidere sia il giusto modo di oltrepassare i paletti dell'etica, allora io sono per l'etica con tutto me stesso. E lo sono tanto più quanto sono convinto che l'uomo possa con il suo pensiero far lavorare la tecnica contro se stessa al fine di ritrovare quella crepa nella macchina micidiale che essa ha creato. Se seguo il tuo discorso, l'uomo risulta schiavo di questo meccanismo e non può ribellarsi. Se vuole un'etica questa verrà travolta della spostamento del confine sempre più verso la distruzione. Non mi piace questo scenario e forse rimarrò un infelice ma cercherò sempre di oppormi ad esso. La filosofia per me è trovare le ragioni per l'uomo per opporsi al questa deriva.

ID28082 - 11/02/2013 06:21:00 - (Dru) - la tecnica caro Leretico

Sa essere umanissima, ad esempio quando guarisce gli ammalati o quando consente il riparo sicuro delle genti da ogni e qualsiasi pericolo perché è ogni procedura o mezzo per raggiungere gli scopi prefissati, ma l'uomo non si distrugge se non inconsapevolmente, qui serve filosofia.

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