15 Giugno 2012, 11.00
Pillole di Psicologia

Lo sconosciuto che abita in noi

di Sandra Vincenzi

Ci sono delle domande che ci terranno impegnati per un po' di tempo: cosa ci porta a prendere una strada piuttosto che un'altra? Cosa ci sostiene nella scelta? Quali sono le nostre radici?

 
Stiamo vivendo giorni, ore difficili ai più: è un momento difficile intriso di disperazione, sgomento, disorientamento, per dirne solo alcune.
La crisi che fa da sfondo in questo anno particolare; il terremoto che  ha messo ancora più in difficoltà tante persone; ed infine apriamo il giornale ed è un dilagare di atti di violenza efferati, atti di follia, vergognose illegalità e restiamo......
Proviamo a trovare le parole per dirlo (contributo “Le parole per dirlo” del 15 maggio 2012): carta e penna buttate giù come vi sentite rispetto a tutto ciò.
Perché tutti questi fatti, che leggiamo sul giornale, di cui vediamo le immagini  sui vari monitor, cambiano l'idea del mondo che avevamo prima: per qualcuno diventa bruttissimo, per altri disperante, altri ancora si difendono pensando che tanto sono cose che capitano ad altri, e altri ancora non vogliono sentire, si chiudono. Ma dobbiamo fare i conti con queste cose che succedono perché ne siamo spettatori e attori  ed è importante reagire.
 
Cominciamo dunque col chiederci come stiamo difronte a questi eventi?
Siamo amareggiati, terrorizzati, agghiacciati,  delusi, preoccupati, affranti, disorientati, provati, affaticati, stanchi, sbalorditi, arresi, impauriti, impotenti, addolorati, traumatizzati, sofferenti........
Ognuno di questi aggettivi esprime una verità su cosa sta succedendo e una qualità di colui che prova queste emozioni e sentimenti. Accanto a tutto questo, però scorgiamo anche un altro sentire che ci dice che siamo: combattivi, speranzosi, capaci, forti, creativi, resilienti, responsabili, vivi, capaci di imparare, di trovare soluzioni ai problemi, di fare miracoli.
 
E ci avviciniamo al tema di cui voglio parlare: da dove vengono questi diversi atteggiamenti?
Il mondo interno non è sufficientemente spiegato in termini di emozioni, passioni, sentimenti ed affetti.
Dobbiamo arrivare a parlare delle nostre profondità, dalle quali originano i nostri atteggiamenti (mentali, emotivi, fisici).
E' dalle radici che una pianta crescerà bene o male, folta o striminzita, dritta o storta, molto o poco.......
 
E quali sono le nostre radici? Cos'è che ci sostiene?
Il secolo scorso ha dato una risposta interessante a questa domanda e ha fatto entrare in scena, nel panorama scientifico e di conseguenza nel  linguaggio comune, come nell'immaginario collettivo, un nuovo personaggio a cui si è dato il nome di inconscio: lo sconosciuto che abita in noi e dirige buona parte di quello che facciamo, sentiamo e pensiamo.
 
Fu una grandissima scoperta quella di Freud che ha mostrato all'umanità qualcosa di nuovo: una profondità dentro di noi.
Nacque così, nel secolo scorso, la psicologia del profondo che dice: al di sotto della soglia della nostra coscienza c'è uno spazio dove si svolgono una gran quantità di eventi di cui non abbiamo alcuna cognizione.
Questo ha portato entusiasmo per questa idea fino ad oggi, perché si è pensato – con buone ragioni – che questo inconscio potesse spiegare molto del comportamento umano fino ad allora non spiegabile, come le malattie mentali, la follia, la violenza, la disperazione, ma anche il successo, l'intuito, la creatività.
 
L'inconscio è il mondo sommerso, un universo interiore che determina la visione di se stessi e del mondo.
Da questa profondità giungono pulsioni, spinte energetiche che l'individuo non sa nemmeno di avere, e che spesso contrastano con i piani, i desideri e le aspettative dell'IO cosciente.
E' il mondo dove si radicano gli istinti, i bisogni, le intuizioni, le idee geniali, la creatività.
 
Mentre in Occidente l'inconscio fa la sua entrata in scena nel diciannovesimo secolo, in Oriente questa dimensione psichica era già conosciuta da millenni dai grandi saggi indiani che lo hanno descritto in modo dettagliato: come un potente campo energetico che condiziona la vita di un individuo a seconda del tipo di memorie inconsce  che lo caratterizzano.
Essi descrivono dunque l'inconscio come costituito da quelle forme di pensiero e cariche psichiche, in sanscrito definite samskara – ovvero condizionamenti psichici – che rimangono sconosciute e inaccessibili alla coscienza dell'IO.
 
I samskara generano tendenze, automatismi mentali,  e quelli che la moderna psicologia chiama complessi.
Ognuno di noi è influenzato e pesantemente condizionato dal proprio inconscio, quell'ospite inatteso e non voluto che fa da padrone in casa nostra.
Come ha spiegato Freud in Occidente: “E' illusione credersi padroni in casa propria poiché non lo si è”.
 
Le spinte inconsce hanno un effetto travolgente nei confronti della volontà e dello stile di vita che l'IO cosciente aveva deliberatamente scelto.
Basti pensare agli attacchi di panico, che travolgono il soggetto in qualsiasi situazione in cui si ritrovi: mentre guida, mentre dorme, mentre passeggia o si rilassa, mentre è al chiuso o all'aperto.
Ma ancora, per fare un esempio positivo, pensate a quando una persona s'innamora, a che potere ha il suo sentire sul modo di vedere il mondo, se stesso, gli altri, sullo stravolgere piani e progetti e cambiarli.
 
Queste forze formidabili che appartengono allo sconosciuto che abita in noi, sostengono le nostre scelte e spesso anche contrastano con la nostra mente, con i nostri pensieri.
Nascono così i condizionamenti, le lacerazioni della personalità e le conflittualità interiori che  a loro volta generano tensioni ed ansietà, oppure psicoastenia o perdita di forza psichica, blocchi energetici, e così la persona si sente stanca e affaticata, perché bloccata e dilaniata da forze contrarie.
Una parte della nostra psiche bloccata non ci permetterà di evolvere, né di essere liberi in casa nostra.
Quindi cominciamo ad osservare questo sconosciuto nel tentativo di avvicinarlo e dargli cittadinanza dentro di noi.
Continuiamo la prossima volta.
 


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