05 Luglio 2011, 09.00
Pillole di Psicologia

Ha un amico invisibile: sarà normale?

di red.

Capita che alcuni bambini si inventino l’amico immaginario: non c’ nulla di male, in quasi tutti i casi una tappa naturale della loro crescita

 
Se l'amico immaginario "dura" qualche anno
Qualche tempo fa è giunta alla redazione di Figli Felici la lettera di due genitori preoccupati: Lucia, la loro bambina di nove anni racconta di avere spesso al suo fianco un amichetto invisibile.
Un amichetto con cui la bimba parla e si confida ogni sera e durante molti momenti della giornata.
Lucia sente il bisogno di rimanere sola con questo amico immaginario, che chiama Luca, e che custodisce molti dei suoi segreti.
I genitori di Lucia aggiungono che la bambina "convive" con questo amico immaginario dai 4-5 anni: speravano in una conclusione di questo rapporto con l'inizio della scuola, invece tutto è proseguito uguale, malgrado le nuove compagne "in carne e ossa" conosciute a scuola.
 
L'amico immaginario custodisce i nostri pensieri più intimi
Il caso di Lucia è emblematico: la bambina riserva a questo amico immaginario confidenze e pensieri che altrimenti si terrebbe dentro.
Questa "presenza" altro non è che la sua parte più profonda, legata al mondo della fiaba, al mistero, al mito, al sogno...
Dimensioni che l'adulto fatica a conoscere perché al di fuori della realtà visibile, unica sfera che spesso riesce a concepire.
 
Quello di Lucia è un amico immaginario molto importante, che la sta "nutrendo" giorno dopo giorno di quel cibo fantastico a cui una coscienza in trasformazione non può rinunciare.
Del resto, da sempre gli uomini hanno avuto bisogno di questa dimensione più ampia attraverso il legame con gli dèi, con le divinità, con i rituali, con la leggenda per sfogarsi, per confidare, per sviluppare al meglio le proprie forze immaginative e creatrici.
Lucia, nel suo "piccolo", sta facendo proprio così.
 
La loro "realtà" è più grande della nostra
Per i "grandi", immaginazione significa "solo" qualche momento di evasione o una risposta a stimoli esterni che fanno decollare la fantasia (un film, un libro, un incontro, un oggetto...).
Il bambino va oltre: per lui il concetto di realtà non è limitato a cose tangibili e a persone in carne e ossa, ma è infinito.
Così l'invisibilità diventa un valore aggiunto e offre possibilità davvero infinite di spaziare verso quella forza interiore che l'adulto smette di coltivare.
 
Avere un amico immaginario significa coltivare un buon rapporto con se stessi
Lucia è calata in un mondo dove i sogni possono essere custoditi e le preoccupazioni confidate liberamente.
Non vuol dire avere un cattivo rapporto con i genitori, ma un ottimo rapporto con se stessi: anche quando la bimba utilizza il suo amico immaginario per giustificarsi di qualcosa che non ha avuto voglia di fare (una frase tipica, potrebbe essere: «Me l'ha detto Luca!»), ricordiamoci che la parte "bugiarda" e furba dei più piccoli è necessaria alla loro crescita. 
 
Cosa fare: rispetto e complicità
Prima di tutto non preoccupiamoci più di tanto.
Possiamo, se ci fa stare più tranquilli, osservare il rapporto della bambina con il suo amico immaginario rimanendo sempre alla giusta distanza.
Rispettiamo gli spazi di nostra figlia, ma se vediamo che c'è la possibilità di "entrare" nel suo mondo cerchiamo di diventare complici di questo rapporto con l'invisibile.
In questo modo si sentirà compresa e, se vogliamo, potrà con il tempo sostituire l'amico immaginario con noi o con altri realmente esistenti.
 
Quando è meglio intervenire
- Se l'amico immaginario si rivela un "nemico".
- Se traspare un disagio riconducibile al suo rapporto con l'amico immaginario.
- Se "l'amico invisibile" costringe il bambino a fare cose che non vorrebbe fare («Lo voglio fare ma lui non vuole!»).
- Se detta regole "violente" e "rischiose" per il bambino.
- Se lo costringe a limitarsi o a non godere di situazioni e persone («Lui dice che devo farlo ma io ho paura/non voglio»).
 
 


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