La «Maialata»

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A finire in padella e poi sulle tavole, per cento e più i commensali, infatti, è stato il maiale.
“La Maialata”, l’hanno chiamata, manifestazione giunta alla sua seconda edizione odolese, che ha il merito di esplorare le più significative fra le ricette storiche e nostrane che hanno come ingrediente una qualche parte del porco.

“Del maiale non si butta via nulla” è l’imperativo, così accanto agli insaccati di ogni genere ecco la torta di sangue, da far coagulare con cipolle, uvetta passa, formaggio zucchero, latte... ma anche i fagioli con le cotiche, il pestöm alla griglia, le “grepole”, il cotechino con gli spinaci, il salame cotto con le cipolle, costine con le verze e, per gradire, pure gli ossi, “strabolliti” per dar vita ad un brodo che per i risotti meglio non ce n’è.

Bene ha fatto la Carolina, decana fra i commensali coi suoi 89 anni, a fermarsi con la prima portata.
«Non sarò mica arrivata alla mia età per niente» ci ha detto, osservando poi divertita il resto della comitiva per tutta la serata.

Poche le lacrime, e tutte di coccodrillo, quelle sgorgate alla fine della gran mangiata.
«L’idea è stata quella di fare come si faceva una volta, quando l’uccisione del maiale diventava una festa per tutti quanti» ci ha detto Carletto, lo chef.

In foto.
- Carletto alle prese con un pentolone di cotiche e fagioli
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