03 Agosto 2013, 07.00
Odolo
Incendio

Distrutti 3mila metri di capannone

di Ubaldo Vallini

Danni ingenti a Odolo per l'incendio scaturito all'interno della Anglifil. Per un po' si č temuta anche la contaminazione da ipercoloroetilene, presente in una sorta di "lavatrice" per metalli (Photogallery)

 
La prima fiammata l'ha provocata una "pliurimandrino" nel reparto torneria.
I tre operai presenti sono prontamente intervenuti con gli estintori che avevano a disposizione, ma ormai aveva preso fuoco l'olio emulsionabile che serve a raffreddare gli utensili e non sono piĂą riusciti a spegnerlo.
 
Erano le 19.
Due ore dopo, nonostante l'intervento in forze dei Vigili del Fuoco da Salò, Lumezzane, Vestone e poi anche Brescia, del capannone di 3mila metri della Anglifil, che a Odolo si affaccia sulla via Brescia di fronte all'incrocio con via Marconi, erano rimasti solo i muri.
Il fuoco si è sviluppato con una violenza tale da fondere le capriate in acciaio, superando quindi i 7/800 gradi.

Peggio: col passare dei minuti è aumentato il timore di una possibile contaminazione chimica a causa della presenza nello stabilimento di una "lavatrice" per metalli e di alcuni fusti contenenti centinaia di litri di ipercloroetilene, sostanza molto ossidante e volatile, oltre che tossica.
Sembra per fortuna che i Vigili del Fuoco siano riusciti ad evitarne la dispersione ed è per meglio controllare questa sostanza che da Milano è stato fatto intervenire il nucleo Nbcr (Nucleare, batteriologico, chimico e radiologico).

Sul posto ieri sera anche i Carabinieri e la Polizia Locale per gestire il traffico e tenere lontane le persone, il vicesindaco Roberto Ughi e i tecnici del Comune, due ambulanze che per fortuna sono servite solo da supporto all'azione dei Vigili del Fuoco.
Su una di esse c'era anche il dottor Claudio Mare, responsabile del 118 di Brescia, che ieri aveva deciso di toccare con mano le esigenze emergenziali della Valle.
 
E c'erano gli uomini dell'Arpa, che in serata e nel corso della notte hanno effettuato numerosi monitoraggi in zona, fino a Sabbio Chiese e verso Vobarno, dove il vento ha sospinto il fumo denso dell'incendio.
 
«Quelle fiamme si sono portate via il nostro futuro» dicevano intanto con gli occhi gonfi di pianto operaie ed operai.
Fra loro, incapace a contenere lo sconforto, anche Angelo Zani, il patron lumezzanese della Anglifil, l'azienda che sette anni fa si è trasferita da Concesio a Odolo.
Una matrice valtrumplina ancora ben presente fra gli operai, che abitano a Lumezzane, Nave, Gardone e Bovegno, oltre che a Odolo e nel resto della Valle Sabbia.
 
Cinquantasette quelli impegnati nel reparto produttivo dell'azienda a lavorare minuterie d'ottone.
Undici nell'affiliata Konfit, che sempre nei locali andati in fumo si occupava degli aspetti commerciali.
Alle 22 di ieri sera sarebbe iniziato l'ultimo turno, poi tutti in ferie.
 
«E pensare che questo mese avevamo fatto il record del fatturato» diceva ieri sera Zani, cessata la concitazione del primo momento, seduto con le mani nei capelli al tavolino del ristorante Da Bruna.
 
A notte fonda le operazioni di spegnimento erano ancora in corso.
Una decina le squadre di Vigili del Fuoco presenti sulle operazioni. Un intervento massiccio che ha avuto il merito di evitare che il rogo riuscisse a propagarsi ai capannoni adiacenti, distanti in alcuni casi solo pochi metri.
 
A rischio è stato soprattutto lo stabilimento della Nuova Carpenteria Odolese, ma anche quelli della Mariani e della Oms Saleri.
Ad un certo punto le operazioni di spegnimento delle fiamme hanno subito un rallentamento per la mancanza all'interno del cortile dell'azienda e nelle vicinanze di un punto dove prelevare acqua in modo consistente.
A sopperire in parte a questa difficoltĂ  il contributo in acqua offerto dalla "kilolitrica", un'autocisterna montata su un tir.
 
 


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