27 Dicembre 2007, 00.00
O
Alimentazione

Calano i consumi degli italiani a tavola

di red.

Nel 2007 i consumi domestici per l’alimentazione hanno fatto registrare, in quantitŕ, un calo nei confronti del 2006 dell’1,8 per cento, con un crollo netto per il pane, la pasta e gli ortofrutticoli.

Sarà colpa dei pochi soldi a disposizione, dei forti rincari dei prezzi oppure dell’incertezza per la situazione economica che alimenta le preoccupazioni per il futuro. Sta di fatto che gli italiani stringono la cinta a tavola. Così anche nel 2007 i consumi domestici per l’alimentazione hanno fatto registrare, in quantità, un calo nei confronti del 2006 dell’1,8 per cento, con un crollo netto per il pane, la pasta e gli ortofrutticoli. Ma segni negativi sia hanno pure per le carni, per il latte e i suoi derivati. Solo lo yogurt è in crescita.

E’ quanto si ricava dalle previsioni elaborate dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, la quale evidenzia che nel periodo delle feste natalizie, la tendenza al ribasso si confermata in maniera palese, a causa soprattutto dai listini troppo cari.

Quindi, un 2007 all’insegna del contenimento. Gli acquisti alimentari -rileva la Cia- sono stati più oculati e ridotti quelli ritenuti superflui. In pratica, per i consumi domestici si dovrebbero spendere poco più di 134 miliardi di euro, pari a circa il 20 per cento dei consumi totali delle famiglie italiane.

Non è una sorpresa la pesante flessione nei consumi di prodotti ortofrutticoli: meno 7 per cento. Un trend, purtroppo, che si riscontra già da alcuni anni. Nel comparto -avverte la Cia- si registra solo un incremento nei consumi di IV e V gamma che a fine anno dovrebbero crescere del 10 per cento. Ma questi prodotti hanno ancora una percentuale minima (2,3 per cento) rispetto al totale dei consumi.

L’impennata nei prezzi al consumo è una delle cause scatenanti dei minori acquisti di frutta e verdura da parte degli italiani. Si è andata allargando -sottolinea la Cia- la “forbice” tra produzione e dettaglio. Dai campi alla tavola si hanno aumenti di 20 volte.

Secondo la Cia, la percentuale di coloro che hanno ridotto le spese per l’alimentazione si trova principalmente nelle fasce di età superiori ai 55 anni (con picchi elevati soprattutto negli over settanta) e in quelle con redditi bassi.

La cautela dei consumatori ha interessato un pò tutte le tipologie distributive. Le famiglie italiane, comunque, hanno preferito acquistare nei supermercati, negli ipermercati e nei discount, anche se si registra una leggera crescita negli acquisti presso i mercati rionali.

Oltre ai problemi economici e ai rincari che hanno caratterizzato molti prodotti alimentari, uno dei fattori che ha condizionato la spesa alimentare degli italiani -rileva la Cia- è la sicurezza e la genuinità dei cibi. Tale aspetto incide in maniera preponderante sulla classe di reddito tra i 1400 e i 2000 euro al mese.

I consumatori -conclude la Cia- sono certo diventati più attenti al rapporto prezzo-qualità, ma prevale, nel complesso, la ricerca del prodotto conveniente nel rapporto prezzo-qualità, considerando in quest’ultima anche i servizi incorporati. I rincari, tuttavia, hanno pesato in maniera determinante.


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