Quarant'anni fa la scomparsa di Silone

Due giorni dopo, il 24 agosto, solamente undici persone parteciparono al suo funerale, segno del suo isolamento politico e letterario. Nato il primo maggio del 1900 a Pescina (L'Aquila), era figlio di un piccolo proprietario terriero e di una tessitrice, che da adolescente frequenta il ginnasio nel seminario della diocesi. A quindici anni, rimasto senza genitori e senza casa a causa del terremoto che colpì la Marsica nel 1915, prosegue il liceo presso un istituto religioso di Reggio Calabria.
 
Stabilitosi a Roma, s'immerge del tutto nella lotta politica. Tra il 1919 e il 1921 diviene membro della segreteria dell'Unione socialista romana, della redazione dell'Avanti! e dirige L'Avanguardia, il settimanale dei giovani socialisti. Nel 1921 partecipa alla fondazione del Partito Comunista d'Italia come rappresentante della Gioventù Socialista; diviene quindi dirigente dell'Organizzazione giovanile comunista e poi del Partito. Nel 1922 si trasferisce a Trieste come redattore del quotidiano «II Lavoratore».

Membro della direzione del Partito Comunista, tra il 1921 e il 1927, compie diverse missioni sia in Russia sia in altri paesi europei, ma sul finire degli anni Venti soffre la forte delusione del comunismo staliniano, tanto che nel 1931 usce dal partito. «Fu un lutto della mia vita», confessò poi lo scrittore. Inevitabilmente, la qualifica di ex comunista gli aliena la simpatia di molta parte della sinistra, anche se quello che diceva Silone lo avrebbe detto, a   distanza di decenni, Kruscev e, di conseguenza gli stessi comunisti italiani.
 
Esule si stabilisce in Svizzera dove rimane fino ai primi anni Quaranta, e per dieci anni non si occupa più di politica attiva dedi¬candosi all'attività letteraria.

Nel 1944 rientra in Italia e si stabilisce a Roma, dall’anno successivo e fino al 1946 dirige «l'Avanti!». Nello stes¬so anno 1946 viene eletto all'Assemblea Costituente per il PSIUP in Abruzzo. Abbandonata del tutto l'attività politica, nel 1956, fonda e diri¬ge, con Nicola Chiaromonte, la rivista Tempo Presente, sulla quale sostenne una linea socialista e democratica  

La figura di Ignazio Silone si staglia nitida, nel panorama politico-letterario del secolo scorso.
Nel secolo degli opposti totalitarismi, che tante illusioni, morti e disgrazie dovevano portare all'umanità, Silone riesce a contrapporsi lucidamente, come pochi, tanto al fascismo quanto al comunismo.
 
Silone è stato uno degli intellettuali italiani più conosciuto e letto in Europa e nel mondo intero per la sua capacità di non cedere mai alle lusinghe del potere o alle mode letterarie del momento.  I suoi libri più famosi sono Fontamara (1930), Pane e vino (1936), Il seme sotto la neve (1942), Una manciata di more, Il segreto di Luca, La volpe e le camelie e gli ultimi scritti: L’avventura di un povero cristiano (1968) e la raccolta di scritti politici Uscita di sicurezza, che rappresentano la chiave migliore per comprendere un uomo, Ignazio Silone, che nella sua vita non tradì mai la verità.

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