I Carmina di Ildegarda di Bingen
di MPS
Le rivelazioni che ispirano la composizione delle opere teologiche di Ildegarda di Bingen sono alla base anche dei 77 Carmina che costituiscono la Symphonia, ora in prima edizione italiana a cura di Maria Emanuela Tabaglio, insegnante di Lingue al “Perlasca”
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Ildegarda di Bingen è una delle figure femminili più entusiasmanti del Medioevo.
Nata nel 1098, ultima di 10 fratelli, a Bermersheim vor der Hohe, vicino a Bingen am Rhein nella Renania-Palatinato, in Germania, dove poi morirà ad 81 anni nel 1179, ebbe una vita caratterizzata da visioni mistiche da vigile e cosciente, nelle quali lei parla indotta da Dio. Visioni che rivelò, scrivendone in modo approfondito, solo dopo i 40 anni.
Per l’epoca in cui visse, fu monaca estremamente controcorrente ed anticonformista.
E, da religiosa benedettina, oltre che da donna, precorse ogni tempo studiando teologia, musica e medicina da autodidatta e divenendo con gli anni scrittrice, drammaturga, poetessa, musicista, compositrice, filosofa, linguista, cosmologa, guaritrice, naturalista, consigliera politica e profetessa.
Fu beatificata nel 1324, e nel 2012 è stata dichiarata “dottore della Chiesa universale” da Benedetto XVI, Papa Ratzinger.
In convento fin dall’età di 8 anni, fu educata dall’aristocratica Jutta di Sponheim, e tra il 1112 ed il 1115 prese i voti dalle mani del vescovo Ottone di Bamberga.
Nel 1150 si trasferì nel monastero di Rupertsberg da lei stessa fondato (le sue rovine sono scomparse nel 1857 per far posto alla ferrovia), e nel 1165 fondò un altro monastero, tuttora florido centro religioso-culturale, oggi visitabile.
Tra il 1159 ed il 1170 fu a predicare nelle cattedrali di Colonia, Treviri, Liegi, Magonza, Metz e Werden, assai insolito per una donna.
Uscì dal convento per incontrare ogni autorità del tempo, compreso il suo imperatore Federico Barbarossa, prima suo protettore e poi, dopo le critiche di lei, suo nemico.
Hildegard von Bingen è celebrata come santa il 17 settembre, giorno della sua morte, da lei predetto in una visione.
Seppellita nel monastero di Rupertsberg, quando questo fu distrutto nel 1632 le sue reliquie vennero trasportate nella cappella del priorato di Eibingen, dove sono tuttora.
Maria Manuela Tabaglio è nata nel 1963 solo per caso a Suzzara, nel Mantovano, da genitori bresciani che erano lì per lavoro. Ma subito ritornò bresciana.
Diplomata in città al Liceo linguistico si laureò all’Università Statale di Verona in Lingue straniere con una tesi su Ildegarda di Bingen.
Da 15 anni insegna lingue alla scuola superiore (oggi al “Perlasca” di Idro) dopo una vita da traduttrice ed interprete, e vive a Brescia.
Dopo “Ad caelestem harmoniam. Poesia e musica in Ildegarda di Bingen” e “Ordo virtutum. Il cammino di Anima verso la salvezza”, questo è il suo terzo libro su donna Ildegarda.
La sua passione è per la musica antica, lo studio e la scrittura, ed ha anche collaborato con numerose enciclopedie statunitensi.
“In un’epoca di profondo maschilismo, studiando da autodidatta arriva Ildegarda di Bingen, tra le prime donne di spicco al mondo, per occuparsi di teologia ed esegesi teologica, scrivere trattati di medicina del tempo e comporre drammi liturgici, tutte cose, a quel tempo, fuori dagli schemi, per un personaggio che precorre i tempi e colpisce per la sua ecletticità”.
Libro “Ildegarda di Bingen – Carmina – Symphonia armonie celestium revelationum”, a cura di Maria Emanuela Tabaglio, Gabrielli editori.
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