Informazione dei lavoratori

La Direttiva Comunitaria 89/391/CEE relativa all’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro, attuata nel nostro Paese con il D.Lgs. 626/94 e poi con il D.Lgs. 81/2008, l’informazione è intesa come il trasferimento di notizie dirette ad accrescere le conoscenze del lavoratore nel settore dell’igiene e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

L’art. 36 del D.Lgs. 81/2008, in materia di informazione dei lavoratori, rispetto all’art. 22 del D.Lgs. 626/94 non più in vigore, a parte alcuni termini diversi ed una modifica nell’elencazione degli adempimenti informativi, non presenta sostanziali novità, fatta eccezione per la precisazione contenuta nel comma 4, che prevede espressamente che “….il contenuto dell’informazione deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le relative conoscenze….”.

L’art. 36, comma 1, dispone che ciascun lavoratore riceva un’adeguata informazione in ordine:

• ai rischi per la salute e sicurezza sul lavoro connessi all’attività dell’impresa in generale;
• alle procedure che riguardano il primo soccorso, la lotta antincendio, l’evacuazione dei luoghi di lavoro;
• ai nominativi del responsabile e degli addetti al servizio di prevenzione e protezione e del medico competente, garantendo così reale partecipazione e coinvolgimento delle diverse figure poste a tutela della salute e della sicurezza.

il comma 2, della disposizione in esame, prevede che il datore di lavoro debba provvedere, inoltre, affinchè il lavoratore sia informato circa:

• i rischi specifici cui è esposto in relazione all’attività svolta, le normative di sicurezza e el disposizioni aziendali in materia;
• i pericoli connessi all’uso delle sostanze e dei preparati pericolosi sulla base delle schede e dei dati di sicurezza previste dalla normativa vigente e delle norme di buona tecnica;
• le misure e le attività di protezione e prevenzione adottate.

Ciò premesso, la norma in esame consente di ritenere che il contenuto informativo, come voluto dal legislatore, sia stato diversificato in due forme: una prima, generale, riguardante il complesso dell’attività produttiva aziendale, ed una seconda, particolare, relativa al singolo contesto in cui opera il lavoratore destinatario dell’attività formativa.
L’informazione non deve essere, pertanto, generica ed indifferenziata, ma va indirizzata a ciascun lavoratore perché sono in questi termini potrà ritenersi “adeguata”. 

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