15 Febbraio 2007, 00.00
Lavenone
Incidente mortale

Precipita nel Chiese a Lavenone e muore

di red.

Un operaio trentino di 43 anni č la vittima di un incidente stradale scoperto questo giovedě mattina a Lavenone nei pressi della vecchia galleria del treno. Nella notte l'uomo č precipitato nel fiume e ribaltandosi non ha avuto scampo.

Aveva telefonato alla moglie avvisandola che sarebbe rientrato a casa tardi, intorno alle 23 di mercoledì, ma al mattino del giovedì non era ancora arrivato.
Maria Cristina non si è però preoccupata più di tanto: conoscendolo ha pensato si fosse fermato per strada a riposare in auto. Gli capitava a volte, quando la stanchezza per i lunghi trasferimenti lo assaliva e preferiva non rischiare.

Si sbagliava. Sono stati i carabinieri ad avvisarla, rintracciandola a Roncone nella scuola in cui insegna: il Fiat Scudo con il quale Giuliano Alessandro Bomè stava tornando da Milano, dove l’uomo sembra fosse impegnato nella ristrutturazione di un appartamento, è stato trovato alle otto del mattino nel Fiume Chiese a poca distanza da Lavenone.
Ribaltato in un metro d’acqua dopo un volo di una decina di metri il mezzo non ha lasciato scampo all’uomo che lo stava guidando.

Sono stati i Vigili del fuoco di Vestone ad individuare al suo interno il corpo ormai senza vita del 43enne trentino, nato a Praso e residente con la moglie a Pieve di Bono. L’incidente non ha avuto testimoni.
Il primo ad avvistare l’auto ribaltata nel fiume sarebbe stato l’autista di una betoniera alle otto del mattino. Ci sono poi volute un paio d’ore di lavoro con l’ausilio di un’autogrù fatta arrivare apposta da Odolo perchè fosse possibile estrarre l’uomo dalle lamiere e recuperare il mezzo, anche perché insistente arrivava dal furgone l’abbaiare di un cane di grossa taglia, rimasto illeso e molto spaventato. La sua presenza ha limitato non poco i movimenti dei soccorritori.

Secondo una prima ricostruzione dell’incidente da parte dei carabinieri che sono giunti sul posto da Idro e da Vestone, l’uomo stava risalendo la valle ed ha perso il controllo dell’auto nell’affrontare quella curva secca a sinistra che aggira lo sperone di roccia forato dalla vecchia galleria del trenino che, per chi arriva da Vestone, anticipa la salita a Lavenone.
Una curva pericolosa e già teatro di gravi incidenti che in questi giorni la Provincia sta facendo sistemare. Proprio a causa di questi lavori quel tratto di 237 del Caffaro è al momento priva di solidi ripari.
Il furgone ha divelto facilmente i segnali del cantiere ed uno sfiatatoio del metanodotto prima di finire contro una roccia, girarsi per aria ed adagiarsi sul greto del fiume con le ruote all’aria. Una volta liberato, il cane si è dimostrato più spaventato che aggressivo e la salma ha potuto essere recuperata. E’ stata ricomposta nell’obitorio dell’ospedale di Gavardo a disposizione delle autorità.

Al momento non è chiara la causa della morte dello sfortunato operaio trentino.
Le ipotesi sono che il decesso possa essere avvenuto in seguito ad un malore improvviso, all’urto dell’auto contro la roccia o che l’uomo solo ferito possa essere annegato.
I rilievi dell’incidente e l’intervento dei mezzi di soccorso hanno causato sulla 237 del Caffaro lunghe code in entrambi i sensi di marcia.


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