02 Settembre 2010, 14.00
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Pensieri

La salvezza del lago come atto mancato

di Davide Bondoni

Ci scrive Davide Bondoni, rispondendo ad alcune osservazioni dei lettori indirizzate ad un suo precedente contributo. Si parla di lago, ma anche di rapporto fra uomo e ambiente. Interessante.

 
Gentile direttore,
le allego un breve articoletto in risposta ad alcune osservazioni all'indirizzo di un mio precedente contributo.
Grazie e distinti saluti,
Davide Bondoni 


La salvezza del lago come atto mancato

Vorrei qui ribadire alcune idee espresse in precedenza, notando la loro estraneità alla sfera politica.
Se ho esemplificato un discorso che si riallacciava al mio con la figura del leghista, non l'ho fatto per affermare la mia fedeltà ad un partito piuttosto che ad un altro.
Semplicemente, la figura del leghista al centro commerciale enucleava un'apparente contraddizione.
Apparente, in quanto la scelta di coltivare le proprie tradizioni in QUESTO periodo storico è l'altra faccia dell'acquistare una Barbie in un megastore di provincia.

Che dopo, il giornalista nell'articolo a cui si faceva riferimento, volesse fare dell'ironia sulla Lega, questo non conta.
Fa parte di quella politica trattata come pettegolezzo che infervora da qualche tempo.

A prescindere dal fatto che oggi si nota la mancanza di un'ideologia partitica (intesa come elemento sovra-strutturale) decaduta a demagogia per la maggior parte, io insisto sulla totalità di cui l'uomo è parte e non elemento.
L'individuo non si può staccare dall'ambiente come si estrae una pallina da un sacchetto; l'individuo è essenzialmente ciò che lo circonda, si incarna in esso.
Questo, secondo me, ha anche delle ricadute pratiche, perché significa ribadire il ruolo corale della società intesa qualitativamente, non come sommatoria.

L'uomo decise di stendere un contratto e di riunciare alla sua sovranità in cambio della sicurezza garantita dal vivere assieme.
Inizialmente, perché solo assieme si poteva far fronte al rigore della natura.
Oggi, in cui il concetto di natura è svanito e anche quello di realtà, sbiadita nel mondo virtuale, l'individuo non sente più la necessità interiore di ribadire questo suo innato legame con l'altro e con il diverso.
Tuttavia, io credo che in certe occasioni, vada messa da parte la propria fede politica per fare qualcosa insieme. Non io e te, ma noi (quindi, io e te).

Ho di fronte a me l'esperienza di un paese che è diviso in tanti rivoli quanti sono i suoi abitanti e i cui tentativi di aggregazione spesso sono soggetti ad un rapido decadimento (nel senso quantistico del termine).
Dall'altra parte, ho sempre trovato nel popolo tedesco quella coralità che a noi è spesso mancata. Il corale, autentica espressione (Aus-druck; si noti il prefisso 'aus') del sentimento germanico esprime proprio questo lavorìo compiuto insieme.
Non c'è una melodia ed un accompagnamento, come nell'opera lirica italiana di primo ottocento, ma una struttura contrappuntistica.
Ancora oggi si insegnano i corali bachiani per la loro costruzione armonica. Del resto, Bach si serviva delle più disparate melodie.

Il rendersi conto che si è membri della società, come un braccio lo è del corpo è inevitabile per non cadere nella banalità del quotidiano.
Ecco, allora, che suona per certi versi paradossale lo slogan 'salvate il lago'.
Un logico direbbe che c'è un errore categoriale; un lago non è un qualcosa che si salva come una persona. Ma forse, il trucco sta nel leggere in controluce un atto mancato. Un sintomo althusseriano. Siamo noi il lago da salvare.

Ma per farlo, bisogna fare il giro, non scegliere la strada più breve. Riflettere sui nostri fondamenti.

Nei secoli precedenti i nostri vecchi, forse non erano laureati, ma evitavano di compiere certe sciocchezze che oggi compiono professionisti del settore.
Basta vedere le montagne, dove le strade e gli edifici disegnavano un paesaggio in cui l'uomo si rispecchiava.
Una strada, se fatta bene, può essere anche decorativa. Non è che il passato, essendo trasfigurato, sia migliore. Non tutto era nobile e bello neppure allora. Ma mancava quella frattura fra io e non-io, fra soggetto ed oggetto che ha ucciso l'occidente.
L'uomo si rispecchiava nel paesaggio perchè al momento ingenuo della contrapposizione seguiva l'identità.
L'uomo era la natura che lo circondava, nel senso che a = b.
Oggi, questo riconoscimento manca e si afferma a ragione che 'l'inferno è l'altro' (Sartre). Questo perché manca la fase finale: l'identificazione.

E' questo il succo del disicantamento del mondo max-weberiano che ha fatto da preludio ad un secolo di barbarie e che distingue la nostra società da quella (almeno) pre-illuminista.

Non è questa la sede adatta per discutere di questi temi, lo è invece se vediamo la questione dal punto di vista pratico.
Senza tornare al problema dell'uomo, della sua qualità, del suo essere fondato da una totalità più profonda, non ha senso neppure parlare di scelte politiche, di lago, o quant'altro.
In un certo qual modo, la nostra società ha forcluso (Lacan) l'uomo.

I nostri paesi cresciuti recentemente in fretta e in maniera disorganica, rispetto ai secoli precedenti riflettono la disgregazione dell'individuo che in cerca di una nuova semantica esistenziale finisce annegato tra le alghe (Wozzeck).
 
Davide Bondoni
 
 
 


Commenti:
ID3580 - 02/09/2010 14:09:00 - (ric) - ma ........

non sono riuscito a leggerla tutta. Comunque non ho capito nulla.

ID3595 - 03/09/2010 11:54:00 - (gmelzani) - primum vivere...

Mi sta bene l'analisi, ma non capisco bene dove si vada a parare nelle conclusioni. SALVIAMO IL LAGO è uno slogan come un altro dietro al quale si è attivata una serie di AZIONI (o RE-AZIONI) nota a tutti, proprio per cercare di "non annegare" paradossalmente con esso. In ossequio al vecchio adagio: "PRIMUM VIVERE (o SOPRAVVIVERE), DEINDE PHILOSOPHARI"

ID3596 - 03/09/2010 12:07:00 - (davidebond) - non credo proprio

Gentile signor Melzani, non sono d'accordo. L'azione senza l'idea è cieca. Si discute sul lago e vi sono fazioni pro e contro, perché l'uomo oggi non è in grado di collaborare insieme in un gruppo. Allora, prima dobbiamo imparare a vivere insieme e dopo possiamo affrontare i problemi pratici. Se fossimo un gruppo corale, certe incomprensioni non ci sarebbero e sul lago saremmo d'accordo da un pezzo. Inoltre, io non ho contestato lo slogan. L'ho solo interpretato. Comunque, grazie della risposta.

ID3601 - 03/09/2010 14:08:00 - (panta_rei) - caro Davide...

visto che sei un matematico, risolvi questo problema: perché devo leggerti tre volte per capire la metà? Sono più semplici le formule del tuo sito, cmq... complimenti :-)

ID3604 - 03/09/2010 14:32:00 - (davidebond) - grazie

Hai ragione, di questo me ne scuso. So di avere poco spazio, molte cose da dire e gli argomenti sono complessi. Alla fine, comprimendo il tutto salta fuori un po' un pasticcio. Mi dispiace. Grazie per i complimenti. Ma li dovrei girare a Schroeder.:-) Purtroppo, non sono un matematico. Dovrei essere un logico...

ID3605 - 03/09/2010 14:44:00 - (Ricard53) - Apprezzo l'analisi di fondo.

Benchè il ragionamento sia complesso e lo svolgimento intricato (alcune volte il surplus di citazioni non aiuta), mi ritrovo abbastanza in quel che scrive Davide. Alcuni mesi fa scrissi sul forum dedicato ai problemi del Lago che mi preoccupava molto di più l'umanità divisa delle sue sponde. Ora più che mai si capisce come l'incomprensione e il pregiudizio siano i veri ostacoli ad una soluzione condivisa.

ID3869 - 18/09/2010 11:56:00 - (Dru) -

Il ragionamento non è complesso ma confuso, se preso nel suo sunto: dire che la società tedesca è il modello di società corale e rimpiangere i nostri vecchi che non facevano sciocchezze e un ossimoro. C'è molto di Rousseau in quello che dice Davide ma appunto non è giustificabile nel seno della nuova Germania se non come superamento della società attuale che, come la Germania appunto, ne è l'apice come evoluzione. Noi siamo, e per noi intendo noi lacustri, il buon selvaggio, secondo le parole del Davide: allora abbiamo molta più speranza dei Tedeschi che, corrotti dai finti modelli, sono difficilmente redimibili. Le ultime sue parole, Davide, sono il sunto della confusione.

ID3876 - 18/09/2010 15:33:00 - (davidebond) - a Dru

Ammetto che il mio articolo possa suonare confuso. Personalmente, non trovo contraddizione tra il vedere nella società tedesca un carattere corale e il rimpiangere i nostri vecchi. Cosa che non ho fatto. La nostra società è per molti versi anche un miglioramento di quella precedente. Non mi è chiaro il riferimento a Rousseau. Io non auspico il ritorno ad una fittizia età dell'oro, o esalto il mito del buon selvaggio. Con la scuola di Francoforte e con Husserl mi permetto di notare uno scadimento qualitativo. Tutto qui. Appoggiandomi, poi alla terza ricerca logica e ai recenti risultati della meccanica quantistica, concepisco una totalità non come un gruppo, un aggregato, ma come una totalità strutturale che fonda i suoi elementi. Noi, abitanti del lago, non siamo buon selvaggi. Nè ho parlato di corruzione scociale in senso roussoviano. Le mie ultime parole, che non nascondo lei possa vedere come l'apice della mia confusione,

ID3877 - 18/09/2010 15:36:00 - (davidebond) - fine

sono un invito a riflettere sul fatto che prima di parlare di lago c'è una questione che viene per così dire 'mancata' e che riguarda l'uomo e dall'altro l'esito disastroso di questa non riflessione. Il Wozzeck di Alban Berg esprime infatti questa mancanza di qualità e il disincantamento max-weberiano.

ID3880 - 18/09/2010 17:00:38 - (Dru) -

.....uno scadimento qualitativo proprio della società tedesca, forse anche questo crea confusione nell'articolo sopra.ma sono d'accordo con lei che prima di riflettere sul lago, per altro meraviglioso, dovremmo rifettere su noi stessi.

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