05 Febbraio 2007, 00.00
Idro
Disfida dell'acqua

Agricoltori, chiederanno i danni ai rivieraschi

Senza acqua non c’è agricoltura. Senza agricoltura non c’è produzione di beni alimentari primari, non c’è tutela delle aree rurali, che verrebbero definitivamente invase dal cemento.

Senza acqua non c’è agricoltura. Senza agricoltura non c’è produzione di beni alimentari primari, non c’è tutela delle aree rurali, che verrebbero definitivamente invase dal cemento. In questo senso gli agricoltori sono anche «ambientalisti», in quanto preservano le aree rurali.

In questo senso bocciano sonoramente la gestione della risorsa idrica bresciana (a partire dalla questione lago d’Idro) che non vede sufficientemente tutelati i diritti dei coltivatori (la legge Galli del 1994, subito dopo l’utilizzo umano, decreta che il «bene acqua» sia prioritariamente da assegnare all’agricoltura).

Queste in estrema sintesi le coordinate del convegno «Acqua e Agricoltura: quale futuro?» organizzato ieri mattina al centro fiera di Montichiari dalla Copagri (Confederazione produttori agricoli), che ha visto l’intervento del presidente provinciale della categoria, Alessandro Baronchelli, di Sergio Grazioli, assessore provinciale all’Agricoltura, dell’ex senatore leghista Sergio Agoni (dal 2001 al 2006 componente della commissione Agricoltura del Senato), di Antonio Vizzaccaro (segretario della attuale commissione Agricoltura alla Camera) e del professor Nicola Russi, responsabile della ricerca del Consorzio Folaris.

L’elemento di novità nell’intricata questione idrica bresciana lo ha fornito l’intervento del segretario della commissione Agricoltura alla Camera, che ha promesso agli agricoltori bresciani e mantovani (i quali irrigano con l’acqua del Chiese e dell’Idro ben 25mila ettari di terreni) «l’impegno imminente del Governo a risolvere la questione dell’Eridio tenendo in debito conto i diritti del mondo agricolo.

I vostri predecessori – ha proseguito Vizzaccaro – hanno ampliato la capacità di contenimento del lago proprio per fini irrigui. Va risolta una volta per tutte l’annosa vicenda della paleofrana, con il registro italiano dighe che non ha mai presentato la documentazione sufficiente a giustificare il mancato innalzamento dell’invaso. Non è giusto che adesso gli interessi economici di qualcun altro vadano a ledere i vostri diritti». L’accusato anonimo sarebbe l’Enel, reo di trattenere acqua a monte, deviarla nella sua galleria di valle sottraendola al Chiese e agli agricoli.

Grazioli plaude alla decisione del prefetto di Brescia di innalzare il livello minimo del lago (da 367 metri sul livello del mare a 368,5) e assicura che chiederà di essere presente insieme alla Protezione Civile al tavolo tecnico che entro maggio dovrà predisporre il piano definitivo per aumentare l’invaso. «I diritti degli agricoltori sono inalienabili - ha tuonato Grazioli - visto che l’acqua la pagano a caro prezzo ai consorzi irrigui e non la rubano all’ambiente, visto che ritorna in falda dopo aver irrigato i campi».

Ad attaccare frontalmente gli ambientalisti e la popolazione rivierasca dell’Idro (che vorrebbe uno svaso massimo del lago non superiore ad un metro mentre ai 25mila ettari della Bassa servirebbero almeno 2 metri di lago, pari a 28 milioni di metri cubi) è il senatore Agoni: «Se quest’anno le colture di mais verranno seccate dalla siccità chiederemo il rimborso agli albergatori e ai rivieraschi. Non è possibile che i diritti degli agricoltori non vengano discussi in nessun tavolo istituzionale». Identici i toni usati per aprire il convegno dal presidente provinciale Copagri Baronchelli.

Pietro Gorlani

Da Bresciaoggi



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