E così è finita la prima settimana di scuola. Impossibile raccontare tutto...
Sotto un sole cocente (se non fosse piovuto in questi giorni sarei schiattato) le maestre di Prevalle (come del resto tutte le brave maestre del mondo) hanno accolto i bambini con un grande sorriso, cercando di farli star bene, di creare con loro un ambiente in cui ci sia stima, condivisione, voglia di imparare, rispetto.
Insieme al materiale da acquistare (quadernoni, biro, colori…) si scrivono le regole da rispettare.
Non si tratta solo di Non far questo e di NON far quello, ma piuttosto di essere leali, corretti, gentili ed educati con gli adulti e con i compagni.
Mi fa male sempre vedere le differenze di partenza: c’è chi già alla scuola materna ha proprietà di linguaggio o sa già leggere e altri invece che fanno fatica e partono svantaggiati.
Il compito di colmare queste lacune a volte appare impossibile, ma se non ci prova la scuola, chi può farlo?
Ho letto delle bellissime frasi di Doret's Law Nolte:
I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.
Sono abbastanza tradizionale nel mio approccio didattico-metodologico.
Non sono certo un maestro speciale (anche se il mio ex alunno Patrick mi ha scritto frasi che mi hanno commosso), cerco di inserire la mia creatività, la mia voglia di inventare e raccontare storie, il mio umorismo anche nella matematica, che spesso i bambini “odiano” perché la ritengono troppo lontana da loro.
Cerco di far fare esperienza in modo che le cose non restino un puro concetto.
Noi seminiamo, ma poi quello che arriva non si sa!
Nella mia programmazione scrivo “I diritti di ogni bambino”
“Ho il diritto di:
- Fare tutte le domande che mi vengono in mente
- Aver bisogno di un aiuto speciale
- Chiedere aiuto o dire che non capisco
- Non capire e/o non amare la matematica
- Sentirmi bene con me stesso, indipendentemente dalla mia abilità in matematica
- Non basare la mia autostima dalle mie capacità in matematica
- Considerarmi capace di imparare la matematica
- Amare la matematica ma soprattutto la vita”
Naturalmente ci sono anche i doveri, le regole per creare un ambiente scolastico sereno ed educativo.
Come dico sempre ai bambini, se tutte le auto passassero con il semaforo rosso, ci sarebbero incidenti e nessuno potrebbe più circolare.
L’attività scolastica è fatta di giochi, di parole, ma anche di memorizzazione, di impegno, di esercizio costante, di sacrificio.
Faccio sempre l’esempio della montagna da scalare: per arrivare in cima sono necessari fatica, sudore, scarponi, chiodi, piccozza e corde, e soprattutto una grande volontà e motivazione. Ognuno deve dare il massimo di sé, condividere quello che si ha, aiutare chi sta indietro: quando si raggiunge la vetta, la felicità sarà grande!
Nelle classi terze ho visto entrare un signore con un’enorme borsa, da cui escono alcune canne di bambù.
La curiosità mi spinge a dare un’occhiata in quella classe. È il papà di una bambina della classe, è originario dell’Argentina.
Le maestre lo hanno invitato a fornire le istruzioni per la costruzione di un aquilone.
Il papà parla ed è calmo ed appassionato, si muove con delicatezza ma con fermezza nel presentare i vari materiali da utilizzare.
“Il triangolo di carta si taglia così, poi si congiunge all’altro triangolo…”
I bambini ascoltano a bocca aperta. Anche i loro pensieri stanno volando nel cielo azzurro.
Un bambino chiede a cosa serva quel foro all’interno. “È per attaccare lo spago…” risponde il papà Sergio con il classico accento “alla Papa Francesco”.
Alla fine costruiranno tanti aquiloni quanti sono i bambini, con colori fantastici e code lunghissime (così voleranno meglio).
Poi i bambini hanno lavorato su una poesia che fa più o meno così:
“Ogni bambino è speciale.
I bambini sono come aquiloni nel vento
alcuni possono volare più di altri,
ma ognuno vola nel modo migliore che gli è possibile…
Perché quindi fare paragoni?
Ognuno è diverso
ognuno è speciale
ognuno è bello ed unico!”
E stamattina (sabato), mentre tutti i bambini della scuola hanno fatto una piccola festa per accogliere i bambini delle classi prime con canti, poesie e danze della bravissima “maestra-ballerina” Rosaria, ogni “primino” ha avuto in regalo un coloratissimo aquilone.
Allora mi viene in mente la bellissima canzone del poeta brasiliano Toquinho:
“Sopra un foglio di carta lo vedi il sole è giallo
ma se piove due segni di biro ti danno un ombrello
gli alberi non sono altro che fiaschi di vino girati
se ci metti due tipi là sotto saranno ubriachi
l'erba è sempre verde e se vedi un punto lontano
non si scappa o è il buon Dio o è un gabbiano e va
. . .verso il mare a volare ed il mare è tutto blu
e una nave a navigare ha una vela non di più
ma sott'acqua i pesci sanno dove andare dove gli pare non dove vuoi tu…
continuiamo a suonare, lavorare in città
noi che abbiamo un po' paura ma la paura passerà
siamo tutti in ballo, siamo sul più bello in un acquarello che scolorirà…”
E parlando di mare mi viene in mente un biondissimo bambino di nome Luca, che proprio quest’anno si è trasferito…indovinate un po’? Alle Canarie!
La mamma Manuela, che aveva fatto la rappresentante della classe (portandomi ad ogni riunione una buonissima torta…ma i dolci sono vietati…ma non per me!) mi scrive che:
“Luca alle 7 era già pronto per iniziare, ansioso di rivedere la sua maestra Margarita, che come sempre l'ha accolto tra abbracci e baci... una bella insegnante...
Diciamo che Luca è sempre stato fortunato in questo! Qui ufficialmente le vacanze sono finite ma oggi, come per i prossimi mesi, dopo scuola, si va al mare a sguazzare!!! Il bello di vivere alle Canarie è anche questo!!!
Non vediamo l'ora che arrivi Natale per venire a trovarvi...
Luca continua a chiedermi se potrà stare un pochino in classe con voi, ma gli ho spiegato che non so se sarà possibile.
Certo è che potresti organizzare il solito spettacolino di Natale dopo il 20... così ci siamo anche noi a vederlo!!!”
Ma certo che m’inventerò qualcosa, come lo scorso anno quando abbiamo fatto lo spettacolino “Il girotondo delle stagioni”, e sarebbe bello che ci fosse anche Luca…
E Luca si chiama anche il mio amico Lombardi, che proprio lunedì (primo giorno di scuola) in quel di Milano ha superato brillantemente l’esame e ora (udite! udite!) fa l’insegnante di sostegno proprio con me, nelle classi prime.
Che bello! Che felicità! E pensare che si lamentava sempre che non avrebbe mai passato lo scritto, e quando ha superato lo scritto si lamentava sempre che non avrebbe mai passato l’orale…forse quelle lamentazioni erano una forma di scaramanzia.
Luca suona il pianoforte negli spettacoli che faccio con l’amico e grande attore Deni Giustacchini, come quello dedicato al sacrificio degli alpini in Russia.
Sono certo che Luca sarà un grande maestro perché è una bella persona.
Don Milani scriveva “Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio a averla piena.
Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola.”
Giorgio Gaber cantava: “Non insegnate ai bambini/ non insegnate la vostra morale/ è così stanca e malata/ potrebbe far male/ forse una grave imprudenza/ è lasciarli in balia di una falsa coscienza./
Non elogiate il pensiero/ che è sempre più raro/ non indicate per loro una via conosciuta/ ma se proprio volete/ insegnate soltanto la magia della vita… Non insegnate ai bambini /ma coltivate voi stessi il cuore e la mente/ stategli sempre vicini/ date fiducia all’amore, il resto è niente/ Giro giro tondo, cambia il mondo…”
Io dico sempre ai “miei” bambini: se tutti fossero buoni, cambierebbe il mondo in un minuto.
Essere buoni vuol dire tante cose: gentilezza, pazienza, cordialità, affetto, correttezza, sincerità, tenerezza, onestà. Mia mamma mi ha insegnato che è meglio subire che fare il male.
Mi viene in mente che in Brasile, a Fortaleza, con l’angosciante agglomerato di povertà, uomini e donne che vivono in case composte per la maggior parte da 2 stanze ed un cortile dove buttano i loro rifiuti ed espletano i propri bisogni, dove le fogne non esistono ed il caldo amplifica gli odori.
Là le suore di Casa San Giuseppe di Gavardo hanno creato 4 case in cui si propone l’educazione come unica risorsa per frenare l’abisso: accolgono 200 bambini della scuola materna e 500 nelle scuole più “alte” rappresentano la sfida attraverso l'istruzione.
E’ come sta facendo il Progetto per il Malì, fondato da mio cognato Gabriele Avanzi e da altre decine e decine di volontari.
Il loro motto è “La scuola è pane”, memore della famosa frase di Raul Follereau: “Se mi doni un pesce, mangerò per un giorno, ma se mi insegni a pescare, non avrò più fame”.
E pensare che queste cose le ascoltavo fin da bambino, avendo avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno trasmesso i valori essenziali della vita.
Non posso dimenticare alcuni sacerdoti (lasciatemi citare almeno don Giovanni Arrigotti, don Flavio Saleri e Don Cesare Polvara, che non per nulla hanno avuto una splendida esperienza missionaria).
Sì perché ai miei tempi non era difficile essere religiosi, dappertutto si respirava un’aria di fede.
La mattina prima di andare a scuola c’era la Messa, a scuola si faceva il segno della croce, a mezzogiorno c’era l’Angelus, al pomeriggio la recita del rosario, alla sera l’atto di dolore e l’esame di coscienza, a furia di pregare un giorno sono andato al Cinema Salone a vedere il film Ben Hur e nell’uscire ho fatto la genuflessione.
Durante la Messa le pie donne recitavano le giaculatorie, 200 giorni di indulgenza, 300 giorni di sconto al Purgatorio. Il mio piccolo mondo era popolato da santi, angeli custodi e da martiri.
C’erano madonne da tutte le parti, quella di Caravaggio, di Fatima, di Lourdes, la Madona del Frasen, chela de Paitù, i miei avevano la Madonna dela nef.
Al sabato c’erano le confessioni: arrivava di corsa don Giovanni (che poi è andato missionario) con la sua bicicletta e il suo sorriso.
Paterfiliispiritussanctiamen: “Ho detto le bugie, non ho fatto i compiti, non sono stato buono”, “Per penitenza dirai 3 Ave Marie alla Madonna” e poi fuori a giocare sul sagrato, e si correva più leggeri, con l’anima candida come quella di San Luigi Gonzaga.
Quando c’era la benedizione “Urbi et orbi”, ci inginocchiavamo davanti alla radio, poi negli anni 60 davanti alla televisione.
Le Messe, i vespri e tutte le funzioni erano in latino, e il sacerdote era girato di spalle.
La mescolanza di dialetto e latino era micidiale.
Alcune donne al “Tantum ergo” cantavano “Canta il merlo nel frumento, e el fa cirulcirulììì”…altre cantavano “Oh bambino pieno di vino…ahi quanto mi costò l’averti amato.”
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo.
“Tutti i grandi sono stati piccoli, ma in pochi se ne ricordano”
(Antoine de Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe” )
maestro di Prevalle John Comini