12 Marzo 2010, 08.01
Gavardo Salò
Banche

La Rurale condinese del «dopocrac»

di Giancarlo Marchesi

Conti a posto, ma anche contestazioni da parte dei soci bresciani, per la Rurale di Condino da poco uscita dallo storto affare del gruppo Pizzini.

 
Per la Cassa Rurale di Condino, che è presente in terra bresciana con filiali a Salò e Gavardo, l’ultimo triennio è stato certamente il più difficile della sua storia quasi centenaria.
I conti della cassa trentina sono stati infatti pesantemente segnati dal crac del gruppo Pizzini (Isfin, Nicolini e Sorino), guidato fino a pochi mesi fa da Ermanno Pizzini, già presidente della d’istituto di credito condinese.
Oggi, sotto la presidenza di Pieruccio Vaglia, imprenditore edile originario del lago d’Idro, l’utile della cassa è tornato positivo.
 
Il presidente, che guida l’istituto dal marzo dello scorso anno, dichiara al nostro giornale che «i primi dati provvisori del bilancio 2009 evidenziano come l’azione di contenimento dei rischi e il perseguimento di una oculata politica di riduzione dei costi abbiano dato frutti».
Non a caso i numeri del bilancio targato 2009 rifletto la nuova strategia: stando dai dati forniti dallo stesso Vaglia la raccolta totale si è assestata a 93 milioni rispetto ai 97 dell’anno precedente (quella diretta è passata da 87 a 83 milioni), mentre i prestiti alla clientela si sono fermati a 83 milioni, a fronte dei 90 del 2008.
Il patrimonio netto, scontata la perdita per il crac Pizzini, si attesta sui 10,2 milioni.
 
«La scelta di ridurre i rischi – prosegue Vaglia – ha pagato tanto che la redditività della banca in questi ultimi mesi è cresciuta».
Nonostante la cassa sia tornata in utile, la strategia di contenimento messa in atto dalla presidenza Vaglia è fortemente contestata da Luca Stornello, rappresentante del Comitato dei soci bresciani della Cassa di Condino.
Stornello evidenzia che «la politica di contenimento degli impieghi attuata dall’istituto ha penalizzato le filiali di Salò e Gavardo che secondo Stornello rappresentano la metà del volume d’affari della cassa».
 
Ma i rilievi del rappresentate del gruppo di soci bresciani sono si fermano qui: «Secondo Stornello infatti tra i 500 soci bresciani (su un totale di quasi 1300 azionisti) e i vertici dell’istituto si è creata una frattura.
Pur rappresentando un elemento fondamentale – prosegue Stornello – non contiamo, tanto è vero che vi è un solo bresciano nel consiglio d’amministrazione dell’istituto».
Ai rilievi di Stornello, il presidente Vaglia, da noi interpellato, risponde: «sono soddisfatto dei risultati raggiunti da quando sono presidente e mi riservo di parlare a tutti i nostri soci nelle sedi opportune, anche nella ventilata assemblea straordinaria che il gruppo guidato da Stornello ha annunciato di voler chiedere».
La vicenda della Cassa di Condino, c’è da giurarci, si arricchirà nei prossimi mesi di nuovi sviluppi, anche in vista di una possibile fusione dell’istituto con altre banche di credito cooperativo, fortemente auspicata dalla Banca d’Italia. Se si arrivasse alla fusione è indubbio che gli sportelli bresciani di Salò e Gavardo peseranno in modo rilevante nella trattativa.
 


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