«Ricordo ancora il rombo degli aerei...»

“Quel giorno stavo scendendo verso Gavardo da Burago, la frazione di Muscoline in cui abitavo. Sentii il rombo degli aerei che arrivavano e quando li vidi sganciare le bombe corsi subito a casa, spaventata a morte. Finito il bombardamento presi la bicicletta e tornai a Gavardo per vedere cos’era successo”.

Sono queste le parole della signora Margherita, una delle prime testimoni oculari del tremendo bombardamento che colpì Gavardo il 29 gennaio 1945. All’epoca aveva 18 anni, e ricorda tutto con sorprendente nitidezza.

“C’era un gran polverone, una nuvola di fumo nero che oscurava tutto. Fu davvero impressionante, ovunque c’era gente che piangeva e urlava. I cadaveri vennero portati in chiesa e allineati davanti all’altare…”.

Tra le 52 vittime c’erano anche 4 sacerdoti, ospiti del parroco in occasione delle celebrazioni per i Sacri Tridui. Le bombe hanno lasciato un solco indelebile nella memoria di Margherita, che dalla “piassulina” di Gavardo osservò a lungo ciò che rimase di piazza De Medici, per lo più enormi cumuli di macerie.

“Dopo il bombardamento continuai ad essere terrorizzata dagli aerei”, racconta Margherita. “Ogni volta che ne vedevo passare uno lo associavo alle bombe e correvo a nascondermi. All’epoca, quando si ammazzava il maiale bisognava consegnarne metà al governo. Mio fratello - prigioniero di guerra - lavorava in Inghilterra come operaio, e mio padre era malato; eravamo io e mio nonno a dover partire da Burago con il maiale a spalle e a percorrere circa 6 chilometri per portarlo a destinazione. Capitava che a volte, durante il tragitto, vedessimo passare degli aerei: ci buttavamo nel fosso immediatamente, anche se era pieno d’acqua. Il maiale non si poteva lasciare indietro per nessun motivo: perderlo avrebbe significato dover consegnare al governo l’altra metà e costringere la famiglia a diversi giorni di digiuno”.

Raccogliere le testimonianze di chi ha vissuto la guerra, di chi l’ha vista con i propri occhi, è sempre molto toccante. Ogni racconto è diverso dagli altri e ci fornisce una prospettiva differente: la guerra venne vissuta anche dalle donne, e crediamo che il coraggio di affrontare la vita di tutti i giorni aspettando il ritorno degli uomini di casa – facendosi carico, nel frattempo, di lavori anche molto pesanti – meriti grande ammirazione, proprio come quella che proviamo oggi per chi ha combattuto con valore nei campi di battaglia.