Trump, oltre il populismo

Interessante serata quella proposta giovedì sera nel Salone Pio XI a Gavardo dalla rassegna di geopolitica Fabula Mundi, organizzata dalle Acli di Brescia, in collaborazione con il circolo Acli del Medio Chiese e le parrocchie dell'Unità Pastorale di Gavardo.

Tema dell’incontro: l’America di Trump e gli scenari internazionali della sua politica estera.

A condurre la serata il giornalista Claudio Gandolfo, responsabile del settore esteri al Giornale di Brescia, che ha voluto intitolarla: “Trump, stress test per la democrazia americana”.
Gli stress test sono applicati in campo economico-finanziario alle banche per testare la loro capacità a rispondere alle crisi finanziarie.
Per lui la presidenza Trump sarà uno stress test per testare la tenuta della democrazia e delle istituzioni americane.

America, divisione dei poteri
Il sistema istituzionale americano vede la divisione dei poteri fra quello esecutivo, in capo al presidente, quello legislativo del Congresso e quello giudiziario. In particolare il ruolo del presidente è più di indirizzo e di volta in volta deve avere il consenso di quello legislativo, a cui fa capo anche la gestione dei fondi di bilancio.
A ciò si aggiungono anche i singoli Stati che hanno voce in capitolo nella politica americana.
Un ingranaggio che non consente a nessuno poteri assoluti, che risultano sempre bilanciati.
Anche Trump, con i suoi primi decret,i ha trovato lo sbarramento sia del potere giudiziario che di alcuni stati.

Talebano del nazionalismo
Secondo il giornalista, per giudicare Trump bisogna andare oltre l’etichetta di populista: è sicuramente un “talebano del nazionalismo”, che si batte contro la globalizzazione e l’immigrazione, con lo scopo di superare la crisi della classe media con il rilancio dell’industria manifatturiera e dei servizi, con una politica autarchica secondo lo slogan “compra americano e assumi americano”.
Una politica protezionistica che intende rivedere i trattati commerciali multilaterali per siglarne di volta in volta in forma bilaterale con i singoli stati, in modo da far pesare la superiorità degli Stati Uniti nei confronti degli altri paesi.

Ricetta economica contraddittoria
Secondo molti la ricetta economica proposta da Trump è contraddittoria, perché mescola ricette politiche sia di destra sia di sinistra: bisognerà aspettare per vedere se ci saranno i benefici sperati.
Oltre al protezionismo commerciale, che potrebbe portare a delle guerre commerciali, sul fronte finanziario vengono annunciate delle regolamentazioni, cancellando le poche regole che Obama era riuscito ad approvare per regolamentare meglio la borsa americana e il mercato finanziario, dopo il crack del 2007.

Verrà riproposta la vecchia ricetta di Reagan e della Thatcher della detassazione, per consentire in particolare alle classi più ricche una maggiore capacità di spesa: una ricetta neoliberista fallimentare, che ha funzionato solo per pochi anni, non nel lungo termine.

A queste si aggiungono politiche keynesiane di lavori pubblici finanziati dallo Stato, con defiscalizzazione degli utili per i privati.
Un mix di ricette di cui non si può prevedere l’efficacia.

Al di là del suo atteggiamento spesso sopra le righe, il giornalista ha fatto notare che Trump sia autore di 19 libri, alcuni dei quali adottati come manuali in importanti università statunitensi, in particolare quelli riguardanti il “brand management”, ovvero la valorizzazione del brand commerciale.

Politica estere in continuità con Obama
Sul piano della politica estera, per quello che è stato annunciato, in gran parte sarà in continuità con quella di Obama.
Si baserà, come sempre sulla salvaguardia degli interessi geopolitici americani.
Gandolfo ha evidenziato come la potenza dell’America sia determinata dal suo dominio sui mari, dove transitano la maggior parte delle merci, con l’attenzione verso quei paesi che potrebbero minacciare questo predominio: in particolare la Cina e il Giappone.

Per quanto riguarda lo scenario Mediorientale, già con Obama si era assistito a un progressivo disinteresse per questa zona, lasciando alle potenze locali il compito di vedersela fra loro.
Su questo è probabile che ci sia un accordo con la Russia perché possa lei imporsi come potenza locale nel Medioriente, attraverso un’alleanza di scopo.

In questo scenario potrebbe avere un ruolo anche l’Europa e l’Italia anche se al momento le classi dirigenti nazionali ed europee non sembrano in grado di esprimere il ruolo che potrebbero avere.