18 Aprile 2014, 08.00
Gavardo
Mostra e libro

Gavardo da salvare 30 anni dopo

di c.f.

Sabato a Gavardo sarà inaugurata una mostra e presentato un libro con le immagini relative ad opere devozionali presenti nel paese a cura del gruppo “Gavardo da salvare”


Sono passati trent’anni da quando il gruppo “Gavardo da salvare”, spronato da Cesare Goffi e d’intesa con gli amici del Gruppo Grotte Gavardo aveva operato con entusiasmo e voglia di fare per cercare nel paese le piccole cose che legano una comunità, i tratti architettonici suggestivi, gli squarci di paesaggio testimoni del passaggio della nostra gente nella storia.

L’attuale gruppo si è ritrovato con il medesimo entusiasmo di un tempo: ad alcuni veterani si sono aggiunti dei giovani per contribuire a dare nuova linfa e freschezza alle molteplici idee sul tappeto.
Da questo incontro è nata una nuova pubblicazione e una mostra che saranno presentate e inaugurate questo sabato, 19 aprile, alle 17, presso la sala conferenze del Museo Archeologico di Gavardo.

«Inizialmente – spiegano gli organizzatori – avevamo pensato ad una pubblicazione che aggiornasse le storiche e ormai introvabili pubblicazioni “Gavardo da Salvare” e “Il volto storico di Gavardo”. Per evitare doppioni delle immagini e per non cadere nelle sicure polemiche in un confronto tra l’”edificato” di allora con l’attuale, si è ritenuto di privilegiare immagini relative a qualcosa di diverso dalla pura architettura urbana».

Prendendo spunto da una poesia di Angelo Susio “Cisuline, Sincete, Crus, Santele e Altarì”, il gruppo ha deciso di raccogliere immagini relative ad opere devozionali.
Questa idea è sorta considerando la trasformazione della religiosità dai tempi antichi ad oggi, dovuta sia a mutamenti socio-culturali sia per l’arrivo e l’integrazione della popolazione locale con gente venuta da fuori, di cultura, religione e spiritualità diverse.

«Abbiamo deciso inoltre di inserire nella nostra ricerca il monastero di Santa Maria degli Angeli, la cui visita non è facilmente fruibile.
Abbiamo utilizzato la relazione del maestro Piero Simoni (insignito il 15 febbraio 2014 del premio Brescianità), esperto ed entusiasta conoscitore della nostra storia locale».

«Durante i nostri incontri – concludono gli autori del volume e della mostra – ci è stata consegnata una parte dell’archivio fotografico (inizialmente dato per disperso) di Cesare Goffi: si tratta di oltre 23000 negativi soprattutto in bianco e nero. Abbiamo deciso di utilizzarli per proporre una serie di immagini relative a Gavardo ed alla Valle Sabbia, a cui Cesare era molto legato. Abbiamo voluto onorare la memoria del nostro concittadino dedicandogli questa pubblicazione nella quale ritroviamo una dimensione umana che ha radici antiche, familiari e comunitarie, che ti accoglie e che si apre all’amicizia, alla solidarietà ed alla comprensione».


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