Associazione Resilience Onlus, educare alla resilienza

“Resilience Onlus, organizzazione apolitica e non a scopo di lucro, è nata nel 2009 per volontà di un gruppo di lavoro costituitosi in modo informale nel 2005. L’Associazione persegue finalità di solidarietà sociale nell'ambito dell’educazione, del sostegno psicologico, dell'assistenza sociale e socio-sanitaria, attraverso progetti formativi di carattere psico-sociale ed educativo in contesti di emergenza e sviluppo in cui le popolazioni sono state colpite da guerre, catastrofi naturali o versano in condizioni di grave disagio sociale”. 

Sono queste le parole con cui l’associazione, presieduta da Giovanni Galli, si presenta sul suo sito http://www.assoresilience.it. Abbiamo chiesto a Marcello Kreiner, vice-presidente dell’associazione, di raccontarci qualcosa in più su questo sodalizio composto da professionisti in ambito psicologico e sociale.

La resilienza. “Abbiamo scelto il nome ‘Resilience’ perché l’obiettivo delle nostre missioni nei Paesi colpiti da guerre e catastrofi è quello di aiutare le persone a sviluppare la resilienza, ovvero la capacità di riacquisire la propria identità in seguito ad eventi traumatici, a livello individuale e comunitario. In altre parole, ci occupiamo di formare il personale delle organizzazioni internazionali nei vari Paesi in cui lavoriamo a livello di supporto psico-sociale, di protezione dei bambini e di pronto soccorso psicologico (PFA) in ambiti d’urgenza”, spiega Marcello. “Il nostro compito è quello di fornire al personale locale specializzato nel settore psico-sociale un modello sia teorico che metodologico, oltre a degli strumenti di intervento. Si tratta di un lavoro lungo e composito: le soddisfazioni arrivano solo con il tempo e bisogna saper resistere al senso di frustrazione iniziale”.

Missioni e ambiti di intervento. “Lavoriamo su consulenza in equipe da 2 persone l’una: le diverse organizzazioni ci chiamano richiedendo una consulenza formativa in un determinato Paese e noi interveniamo per fornirgliela. Haiti è una nostra meta storica di intervento: abbiamo lavorato lì ininterrottamente dal 2006 al 2016, organizzando almeno due missioni all’anno. Attualmente stiamo lavorando molto in Libano a causa dell’emergenza in Siria: per far fronte all’enorme problema di immigrazione ci stiamo occupando di formare il personale per l’integrazione. Siamo intervenuti anche in Congo (nella zona del nord Kivu, da sempre soggetta a tensioni e conflitti), in Ruanda, Kenya, Guinea, Costa D’Avorio, Sudan, Burundi e in diversi altri Paesi del mondo. Le soddisfazioni sul lungo periodo non mancano: in Ruanda, per esempio, alcune ragazze formate da noi hanno dato vita ad una cooperativa e si guadagnano da vivere autonomamente mettendo in pratica ciò che gli abbiamo insegnato e insegnandolo a loro volta nelle scuole. Hanno raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati per loro: rendersi indipendenti e saper replicare lo strumento che gli abbiamo fornito in seno all’organizzazione per cui lavorano o in altri contesti”, racconta Marcello con orgoglio.

Come aiutare. Le fonti di finanziamento dell’associazione sono il 5 per mille, le donazioni private, le quote di gestione dei progetti e alcune iniziative finalizzate alla raccolta fondi. Chi volesse sostenere le attività di Resilience Onlus può versare un contributo indicando nella causale “donazione a favore di Resilience” sul seguente conto bancario: Banca Valsabbina – Filiale di Gavardo IBAN: IT22T0511654560000000025463. Chi volesse conoscere le altre modalità con cui contribuire al sostentamento dell’associazione può visitare il sito http://www.assoresilience.it.