Sold out per Battiato

La lunga coda che già dalle ore 20 si formava a Salò per terminare a Gardone Riviera faceva presagire che Franco Battiato avrebbe fatto il pienone. Non si è limitato al sold out! gli organizzatori hanno avuto un eccedenza di quasi 1000 richieste oltre ai posti disponibili.
Artista trasversale capace di passare con disinvoltura dalla musica d'autore, al pop, all'elettronica, alla lirica. Manca poco alle 21 e l'atmosfera è già incandescente, il clima torrido rende tutto più affascinante e appiccicoso.

Al centro del palco piccolo rialzo e immancabile tappeto persiano. Tutto e pronto. Apre a sorpresa Giovanni Caccamo, fan di Battiato che una volta aspettò ore sotto il sole che il maestro rientrasse dal mare per potergli dare un suo disco. L'insolazione gli è valsa la stima e la fiducia di Battiato al punto di fargli aprire i suoi concerti.

Breve esibizione e poi un applauso accoglie il maestro, che, sedutosi sul tappeto persiano, cuffie nelle orecchie, da inizio al concerto con un brano tratto dall'ultimo album.

Alle sue spalle orchestra e la sua band armata di chitarre elettriche e sintetizzatori, che però utilizzerà con misura, senza spingere troppo verso l'elettronica ma prediligendo piuttosto atmosfere raffinate. Colpi di archetto si alternano a chitarre rock e sintetizzatori miscelati sapinetemente.
Secondo pezzo in scaletta è "Il re del mondo" e mi trova pienamente d'accordo quando canta il verso “e il giorno della fine non ti servirà l'inglese...". Poi "segnali di vita", e alcuni vecchi brani raffinati e sperimentali al tempo stesso.

Che bello sentire un Battiato che non strizza troppo l'occhio al pubblico ma fa semplicemente quello che gli piace. Un Battiato molto diverso da quello di alcuni anni fa a mio parere un po' troppo furbetto e compiacente.
Il pubblico si accende e si esalta con “l'era del cinghiale bianco”, “la cura” e “uccelli”. Standing ovation per Inneres Auge.

Sarà la magia dell'orchestra, la magia del Vittoriale, il fascino incontrastato di un arzillo settantenne che ha attraversato mezzo secolo di musica italiana tracciandone i binari che molti poi hanno seguito. A fine concerto tutti in piedi per gli ultimi tre pezzi e lì, a pochi metri dal palco, guardando quest'uomo dal fascino d'altri tempi, che capisco ancor meglio la frase di una sua canzone che dice – ed è in certi sguardi che si nasconde l'infinito-.

Che bella serata. Bravi e complimenti a tutti. Musicisti, orchestrali ed organizzatori.

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