26 Settembre 2012, 08.02
Terza pagina

Complessità: il mistero dell'emergenza

di Leretico

In natura ci sono fenomeni che ci lasciano letteralmente affascinati, entusiasti.


Che dire ad esempio delle cattedrali costruite dalle termiti, oppure delle barche intrecciate di corpi di formiche costruite per transmigrare intere colonie di questi insetti attraverso fiumi pericolosissimi?
E pensare che le termiti sono cieche e le formiche non hanno il cervello.
La cosa che ha dello strabiliante é che spesso due termiti costruiscono due colonne separatamente e le congiungono successivamente con due semi archi che si incontrano perfettamente al centro.
 
Roba da fare invidia ai migliori ingegneri edili.
Anche le formiche stupiscono per la loro capacità di organizzarsi di fronte alle difficoltà che si profilano nell'ambiente circostante e di gran lunga più grandi di loro.
Costruiscono ponti per far passare il resto della colonia al di sopra di passaggi critici, e addirittura zattere con i propri corpi quando il fiume che devono attraversare è proibitivo per dimensioni e pericolosità.
 
Come è possibile tutto ciò?
E le termiti, anche loro senza cervello, come sviluppano nei loro nidi architetture tanto eccezionali?
La risposta è legata ad un fenomeno chiamato auto-organizzazione, uno dei sette pilastri della teoria della complessità (Alberto De Toni - Prede e ragni - 2005).
Per spiegare meglio questo fenomeno possiamo pensare ad un quadro impressionista di Monet: le singole pennellate non hanno alcuna proprietà, ma a livello di intero quadro, di intero "sistema", forma, bellezza e ordine emergono magicamente.
 
Se mettiamo insieme elementi che singolarmente non hanno specifiche proprietà e li facciamo interagire, misteriosamente emergono proprietà prima inesistenti, tanto che gli elementi si organizzano, anzi si auto-organizzano in una forma nuova, per un nuovo fine.
È questo che accade alle formiche e alle termiti.
Esse sono elementi comunicanti tra di loro attraverso pochi e semplici segnali chimici.
Le loro interazioni producono comportamenti altamente complessi e soprattutto adattivi. Il fascino di queste dinamiche è grande perché sembra che il cervello funzioni con gli stessi principi.
Tanti neuroni, che presi singolarmente sanno fare ben poco se non trasmettere segnali elettrici, lavorando insieme producono una "emergenza" eccezionale: la coscienza.
 
L'auto-organizzazione, quando accade, prevede una sorta di "asservimento" degli elementi che compongono il sistema, asservimento per una finalità più importante.
In un certo momento, non definito precedentemente da nessun direttore d'orchestra o leader, soprattutto quando l'ambiente esterno dimostra un aumento di turbolenza eccessivo, compaiono delle nuove regolarità di comportamento, interne al sistema, a cui tutti gli elementi piano piano si adeguano.
 
Conoscendo la teoria del caos, si può intuire che il sistema giunge a un punto di biforcazione e da quel momento in poi esso viene attratto da un'unica soluzione. 
Il laser, per esempio, funziona proprio in questo modo: aumentando dall'esterno l'intensità di corrente agganciata ad un tubo pieno di gas, cioè aggiungendo energia agli elettroni del gas e quindi rendendo più turbolento l'ambiente contenuto nel tubo, si assiste, in mezzo a tante diverse e possibili frequenze luminose, alla emergenza di una di queste a cui tutti gli elettroni meravigliosamente cedono la propria energia sotto forma di luce. Una potenza nuova nasce come emergenza dal basso: il raggio laser.

Il meccanismo nascosto nell'auto-organizzazione é ancora un mistero, ma sta di fatto che l'aumento di turbolenza nell'ambiente che circonda il sistema, determina una ristrutturazione che permette al sistema stesso di affrontare un più alto livello di complessità ambientale.
Questo processo non accade solo nelle comunità di insetti o negli elettroni del laser, ma anche in comunità più complesse come quelle umane.
 
La lezione che dalla natura dovremmo imparare è che non sempre occorre un leader affinché si possa ordinare il comportamento di una comunità.
Spesso queste comunità trovano un loro equilibrio positivo e creativo auto-organizzandosi dal basso.
L'imposizione forzata di gerarchie potrebbe minarne la sopravvivenza.
 
Un esempio di questo tipo si può trovare nella MorningStar, grande azienda americana nata nel 1970 e che fattura più di 700 milioni di dollari all'anno, leader mondiale nel trattamento del pomodoro.
Il suo modello organizzativo permette, in ragione dell'obiettivo, che si generino attività auto-organizzate gestite solo con parametri di controllo.
Anche le nostre aziende potrebbero far tesoro di queste esperienze d'oltre oceano.
 
Nella storia invece si può citare l'esempio della grande vittoria ottenuta dall'ammiraglio inglese Nelson a Trafalgar contro la flotta ispano francese il 21 ottobre 1805.
Nelson aveva trasformato la sua flotta in qualcosa di più della somma di tutte le sue navi, aveva chiesto ai suoi di rispettare poche e semplici regole: fare il proprio dovere e ingaggiare il nemico più da vicino.
Durante la battaglia i suoi comandanti si auto-organizzarono, sconvolgendo i piani degli avversari rigidamente organizzati secondo la gerarchia tradizionale di comando navale. Per Nelson fu la vittoria che gli valse la gloria imperitura, ricordata persino con una piazza a lui dedicata nel centro di Londra: Trafalgar Square.
 
(Gli esempi sono tratti dal bellissimo libro di Alberto F. De Toni, Luca Comello e Lorenzo Ioan intitolato Auto-organizzazioni).

 


Commenti:
ID23231 - 26/09/2012 11:21:31 - (Aldo Vaglia) -

Ciao Leretico, terza pagina e' la rubrica che contiene articoli specialistici e culturali. Nessuna inaugurazione poteva essere piu' azzeccata di questa, con l'articolo che ci proponi. Il tema della complessita' e' stato accennato in altri interventi, ma oggi ci viene proposto in forma scientifica. Speriamo di riuscire ad arricchire la pagina con altri interventi di ugual spessore.

ID23232 - 26/09/2012 11:27:28 - (Dru) - Molto interessante la parte sui Leader

E' in discussione durante i miei pranzi con i miei colleghi e dipendenti. Specifico a loro che dobbiamo smetterla di pensare in maniera liderista poichè questo vuole la tecnica. Questo mio intervento con loro scaturisce dal fatto che si guardi con scetticismo l'esperienza del Grillo. La tecnica ci porterà alla democrazia diretta e al tramonto del liderismo , ha qualche cosa a che fare con il tuo di intervento ?

ID23234 - 26/09/2012 11:50:41 - (Leretico) - La complessità e la gerarchia

Secondo il modello taylorista fordista l'azienda era una grande macchina. Al suo interno ingrannaggi: uomini e macchine rigidamente organizzati secondo una ferrea gerarchia. Ricerca di efficenza meccanicistica, figlia emblematica del risìduzionismo. Ma il mondo dei primi del '900, il mercato intendo, era molto semplice. Un modello di auto nera uguale per tutti, un modello di pentola in alluminio grigia, pochi modelli di scarpe ecc.. Il modello fordista fu un grande successo. Oggi tutto ciò sarebbe improponibile dato che la complessità del mercato è aumentata esponenzialmente. Come cambiare il modello fordista per adattarlo alla iper-complessità dei nuovi tempi? Prima di tutto cambiare il modello gerarchico e farlo tendere al modello Nelson, come ho descritto nell'articolo; non intendo dire di eliminare la gerarchia, anzi; intendo dire che il modello meccanicistico della gerarchia non è più valido, bisogna integrarlo con i concetti

ID23237 - 26/09/2012 11:56:59 - (Aldo Vaglia) - Il Grillo parlante

Dru mi raccomando, alla tua eta' e' giusto innamorarsi, ma non prendere le cotte. Hai fatto troppo presto a ripudiare il vecchio sporcaccione. Con Grillo avrai sicuramente piu' soddisfazioni e meno imbarazzi, ma i populismi finiscono sempre male. Speriamo che la ventata democratica di cui la rete e' grande protagonista non si esaurisca nel solito teatrino una volta conquistato il seggio.

ID23239 - 26/09/2012 12:08:40 - (Dru) - ad Aldo

Specifico che il mio non è stato mai un innamoramento , e che nel segno della continuità scelgo ora il movimento5 stelle anche se preferirei un modello alla Pirates tedesca, ma siamo in Italia. Ovvio che allora preferivo la potenza di Berlusconi per il cambiamento , ovvio che adesso vedo la potenza assolutamente sfiorita e mi appropinquo con fiducia nel appoggiare il nuovo mezzo sommamente più potente , questo non deve farti vedere nella mia figura , la figura dell'ingenuo che si destreggia nell'ignoto, questo è il segno di continuità nel solco della Potenza. Caro Aldo se non ci fosse stato Berlusconi credi che in italia sarebbe nato un movimento come quello di Grillo ?

ID23240 - 26/09/2012 12:14:13 - (Leretico) - continua

dell'auto-organizzazione. Vengo al collegamento che fai con la tecnica. La natura si auto-organizza e la strada che trova non è scritta a priori da qualcuno. Misteriosamente essa trova un ordine adattivo, cioé adatto alle varie situazioni. Così non si nega che la auto-organizzazone persegua un fine, come lo fa la tecnica, ma si vuole dire che il "come" essa lo fa non è uguale al metodo seguito dall'uomo e quindi non è il metodo che conosciamo della tecnica. Nell'articolo voglio suggerire che nella gestione aziendale si potrebbe fare auto-organizzare alcune attività e gestirle solo con parametri di controllo mentre altre devono essere controllate gerarchicamente. Anche i movimenti e i partiti politici possono essere gestiti in questo modo. Se adottiamo quindi il sistema misto, cioé parti auto-organizzate e altre meccanicamente gestite, possiamo pensare alla democrazia gestita in parte in maniera diretta (auto-organizzata) e parte non

ID23241 - 26/09/2012 12:30:51 - (Leretico) - continua

gestita il quel modo. Una cosa è però certa: i movimenti come quello di Grillo nascono e crescono inizialmente proprio con gli schemi dell'auto-organizzazione. Ad un certo punto, quando la complessità interna raggiunge un certo livello, si arriva ad un punto di biforcazione che produce un nuovo organismo più stabile ma con una forma di gerarchia interna, in grado di affrontare meglio la complessità del mondo. Il movimento diventa quindi partito. Il segreto sta nel mantenere sempre in vita la parte che si auto-organizza rispetto alla realtà/società che aumenta di complessità. Molto spesso accade invece che la parte gerarchica cristallizza totalmente il partito, destinato a morire al primo forte cambiamento del mondo. La gerarchia comunque è necessaria perché il sistema funzioni, l'importante è che sia disposta a trasformarsi prima della biforcazione catastrofica. Democrazia diretta? Genera dinamismo e

ID23242 - 26/09/2012 12:34:21 - (Leretico) - continua

auto-organizzazione, ma non può sostituirsi ed eliminare la parte gerarchica, che necessita di una leadership.

ID23246 - 26/09/2012 13:15:50 - (Dru) - a Leretico

alcune cose che dici mi trovano d'accordo , per altre debbo rifletterci , ad esempio , dai come assodata questa biforcazione nel sistema complesso ma non la giustifichi abbastanza , o io non capisco l'origine. Poi dici che la parte della democrazia ad un certo punto della sua evoluzione va in collisione con la parte gestita gerarchicamente ed è molto interessante come assunto , ma anche questo va giustificato . Insomma la cosa è molto interessante e debbo dirti che già così alcune attività vengono gestite , almeno nel privato.

ID23267 - 26/09/2012 22:51:05 - (Leretico) - La biforcazione

La biforcazione, o meglio la biforcazione catastrofica è un termine che deriva dalla teoria del caos. A causa dell'intrinseco errore nella misura, impossibile da eliminare, l'individuazione delle condizioni iniziali (b1 e b2 giocoforza diversi per effetto dell'errore di misura) in un sistema dinamico non lineare (come ad esempio y=x2-b cioè x alla seconda meno b) determina sul piano cartesiano il disegno di due traiettorie che in una prima fase si sovrappongono ma dopo un certo punto si biforcano. Essendo impossibile prevedere l'entità dell'errore è impossibile prevedere il momento della biforcazione. Ora se le relazioni tra elementi di un sistema sono di tipo non lineare, la sua dinamica interna è soggetta a mutamenti determinati propria dagli effetti delle biforcazioni. La complessità nasce dal numero e dagli effetti intrecciati delle biforcazioni a cui è sottoposto un sistema complesso. I sistemi umani sono iper-complessi, soggetti a

ID23270 - 26/09/2012 23:09:34 - (Leretico) - continua

biforcazioni. Se aggiungiamo che nei sistemi la causalità, cioè il rapporto tra causa ed effetto è di tipo circolare, si capisce che esso può restare in equilibrio fino a quando gli effetti di una biforcazione sono intercettati dagli effetti di un'altra biforcazione bilanciante. In altre parole nei sistemi complessi agiscono dei circuiti di causa effetto che enfatizzano, rinforzano in maniera più che proporzionale un effetto, mentre altri li bilanciano. Quando questo equilibrio interno è molto in tensione (a causa della non linearità e dei circuiti di rinforzo che sono in procinto di dominare definitivamente quelli di bilanciamento) basta un leggerissimo impulso dall'esterno, un semplice cambiamento nel mondo reale, per provocare una trasformazione radicale nel sistema, che in questo modo giunge ad un nuovo equilibrio. Non è detto che esso acquisisca un equilibrio migliore, ma certo più stabile. Nei sistemi umani, come i

ID23271 - 26/09/2012 23:29:17 - (Leretico) - continua

movimenti, accade la stessa cosa. Quando internamente la loro dinamica diventa sempre più turbolenta e la complessità della società esterna aumenta anch'essa, i movimenti arrivano ad una biforcazione che li trasforma in sistemi più stabili (i partiti), con un incipit di gerarchia.Queste dinamiche accadono anche nel sistema complesso che chiamiamo democrazia: c'è una parte gerarchizzata e una in movimento. L'ambiente esterno cambiando mette la democrazia in tensione, la tensione viene generata dalla parte dinamica (circuiti di rinforzo) che cerca di dominare e vincere sulla gerarchia (circuiti di bilanciamento). In pratica la democrazia diretta che preme aumenta la tensione, contro quella indiretta, gerarchizzata, rappresentativa. La parte dinamica spinge per l'adeguamento alla realtà nuova del mondo, finché non riesce a provocare un cambiamento i cui effetti sono imprevedibili. La parte gerarchica potrebbe risultarne anche distrutta.

ID23272 - 26/09/2012 23:41:46 - (Leretico) - continua

se ciò non accade la democrazia raggiunge un nuovo equilibrio in cui anche la gerarchia, la democrazia rappresentativa, viene mutata. Se invece la gerarchia venisse completamente distrutta, dopo un periodo di forte liquidità il sistema si riposizionerebbe ugualmente su un nuovo equilibrio con una nuova gerarchia. Insomma non credo che un sistema democratico possa funzionare solo con la democrazia diretta, perché sarebbe troppo liquido e genererebbe per auto-organizzazione una gerarchia, basata sulla democrazia indiretta, che gli garantisca l'equilibrio. Con questo lunghissimo discorso, spero di aver fondato meglio le mie affermazioni precedenti.

ID23282 - 27/09/2012 09:30:48 - (Dru) -

interessante , molto interessante. Indicami letture che cercherò , nel possibile del mio sapere di criticarle. Cercavo di disegnare con i programmi in internet la curva che mi hai indicato , all'apparenza una banale parabola .

ID23301 - 28/09/2012 09:31:29 - (Aldo Vaglia) -

Qualche osservazione estemporanea per inquadrare il discorso del Leretico non nella sua parte scientifica, ma nell'applicazione politica che ne ricava. Quando gli uomini cacciavano e pescavano e le donne raccoglievano bacche non era necessaria la suddivisione dei ruoli. Gerarchie e leadership si manifestano con lo sfruttamento del lavoro e il plus valore. Nelle societa' senza pensiero come ben spiegato nell'articolo non sono necessari i capi. E' dunque la filosofia come andate spiegando da tempo che crea queste strutture e che la tecnica rinforza. Nelle filosofie collettive e egualitarie e' l'intellettuale collettivo l'interprete e il motore della societa', ma queste utopie si scontrano con la realta' dove necessariamente c'e' chi comanda e chi ubbidisce. Quindi il problema del leader, del gregario e dell'escluso e' fondamentale per capire i meccanismi che si intrecciano nei gruppi e nella societa'. E' percio' determinante la scelta e il criterio con cui si sceglie il capo.

ID23302 - 28/09/2012 10:03:57 - (Aldo Vaglia) -

Nel branco, e nello sport la scelta e' semplice, il piu' forte, il piu' bravo e il piu' affettivamente coinvolgente diventa il capo. Affettivita' e meritocrazia necessitano pero' di conoscenza profonda e diretta. Tutto questo non esiste in politica dove la leaderschip si gioca sul carisma, l'impressione che una persona si crea nella propria mente in merito ad un'altra persona, e che fa apparire questa persona affascinante, interessante, divertente, convincente, indimenticabile. Cio' che pensa una persona influenza anche il pensiero delle altre e su questo assunto si possono creare "artificialmente" le persone carismatiche. Grillo e Renzi hanno oggi il carisma che ieri era di Berlusconi. Sara' vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza,

ID23310 - 28/09/2012 13:37:50 - (Dru) - Caro Aldo

Quello che dici mi coinvolge personalmente , ma proverò lo stesso ad aiutarci . Io non credo che ci dobbiamo soffermare ad un discorso solo espressivo delle leadership , è vero , questo discorso può incidere in qualche maniera , ma se dovessimo dare tutta questa valenza al "carisma" , capisci che allora la politica come istituto dell'uomo è davvero messa male e la visione riduttiva che ne dai non merita le prime pagine dei quotidiani e i volumi e le presopopee che hanno impegnato i filosofi fin da Omero , , non credi ? No la politica è qualche cosa di ben più profondo di quello che il tuo discorso accenna , che comprende anche questo aspetto del "carisma" intendiamoci , ma che è riproduzione di quello che gli uomini vedono come potenza che li può riparare dal rischio del fallimento, quando la politica si invera , come è stato per il ventennio belusconiano , allora c'è qualche cosa di più del semplice

ID23311 - 28/09/2012 13:39:26 - (Dru) -

"carisma".

ID23312 - 28/09/2012 13:40:39 - (Dru) - Quando sarà Beppe Grillo

... a far trionfare il suo movimento 5stelle , allora capiremo che c'è qualche cosa di più del semplice "carisma" dietro questo successo.

ID23313 - 28/09/2012 13:51:51 - (Dru) - Sulla filosofia

Non vi è dubbio che è la filosofia che agisce come motore ,anche se Hegel pensava diversamente , aiutando in questo per altro Marx a mettere le ali al prassismo.

ID23320 - 28/09/2012 15:14:38 - (Aldo Vaglia) -

Caro Dru, quando la politica diventa mestiere, un mestiere per cui non serve alcun strumento per essere esercitato, al peggio non c'e'mai fine. Oggi cio' che viene definito politica e' la via piu' breve e meno rischiosa per arricchirsi e arricchire amici e parenti. La questione morale di Berlinguer riguardava principalmente la sinistra, tanto che preferiva allearsi coi democristiani che coi socialisti di Craxi. Nessuno ha raccolto il suo testimone e cio' che e' avvenuto negli ultimi 30 anni e' sotto gli occhi di tutti. Sembra che il rinnovamento della politica possa scaturire dal giovanilismo e dalla rete e non da una rivoluzione culturale. Speriamo in bene. Io credo che con questi strumenti si possa creare del carisma, ma non della buona politica. Mi fa comunque piacere l'ottimismo della volonta di voi giovani contrapposto al pessimismo della ragione di noi ormai miscredenti.

ID23321 - 28/09/2012 15:37:04 - (Dru) - Caro Aldo

Quando nel '94 abbiamo scelto Berlusconi lo abbiamo fatto perchè volevamo cambiare proprio quello stato di cose , e Beppe Grillo con il suo movimento , nuovo faro , ancora in embrione , di una politica diversa anche a livello mondiale , lo sta a dimostrare. Credi che se non fosse esistito Berlusconi e con la sinistra al potere tutto questo sarebbe accaduto ? sicuramente si ma non saremmo stati i primi e gli innovatori , tutto questo , con il carisma , non centra nulla.Vedi che Berlusconi è servito all'Italia e al suo rinnovamento ?

ID23322 - 28/09/2012 15:38:19 - (Dru) - l'ultima

senza il punto di domanda.

ID23342 - 29/09/2012 12:48:12 - (Dru) - Al fondo Aldo

Sei proprio tu che non ti liberi dalle catene del liderismo . Tu credi che i Leader riusciranno a dominare la tecnica , e qui ti sbagli.

ID23390 - 30/09/2012 14:40:52 - (Leretico) - I testi

Dru, appena possibile ti passo una bibliografia in merito.

ID23394 - 30/09/2012 15:14:39 - (Leretico) - Leadership e carisma

La politica e la leadership umane possono imparare dalla natura? È una domanda interessante. I meccanismi della natura sembrano darci una strada, ma non bisogna prendere tutto integralmente. La complessità delle società umane si riflette pienamente nella politica. Ora, l'auto-organizzazione dal basso sembra suggerire che la leadership possa essere espressione non carismatica ma strettamente inerente al sistema in cui nasce. Infondo io penso che la leadership non debba essere carismatica, o meglio assolutamente non solo carismatica, essendo il carisma frutto di capacità di comunicazione, non di reale e radicale convinzione di valore. Nei sistemi complessi la capacità di affrontare il mondo esterno nasce da auto-organizzazione. Nei sitemi iper-complessi come quelli umani sembra che all'auto-organizzazione si debba aggiungere una componente di leadership, che dirige attraverso parametri di controllo.

ID23395 - 30/09/2012 15:16:05 - (Leretico) - continua

Dirigere attraverso parametri di controllo significa determinare alcune linee, alcune regole e lasciare che il sistema si auto-organizzi per il resto. Attraverso questo metodo si mantiene la direzione ma non si rinuncia alla creatività dell'auto-organizzazione. I sistemi umani non sono come quelli delle formiche o delle api, innanzi tutto perché gli uomini hanno obiettivi personali diversi ognuno dagli altri. Se accettano di seguire un'idea non lo fanno del tutto, evolvono, cambiano nel tempo. Questo fatto aumenta esponenzialmente la complessità di funzionamento dei sistemi sociali ma li rende estremamente creativi. La politica naviga in questo mare agitato, per questo, se non è latrocinio o finalizzata ad esso è un'arte di navigazione fatta di capacità strategica unita a capcità decisionale per l'immediato. Queste qualità hanno poco a che fare con il carisma, e giustamente.

ID23410 - 01/10/2012 08:45:37 - (Dru) - concordo

con le tue parole e aggiungo che per forza la politica è intrinseca alle dinamiche e intrinseco alla dinamica è ogni parte e anche l'espressione è parte , ma dico ad Aldo appunto di non confondere la parte con il tutto.

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