14 Marzo 2018, 16.00
Viticoltura

Brescia e Verona unite per il Chiaretto

di Jessica Freddi

La decima edizione di “Anteprima Chiaretto” ha visto per la prima volta unite nella promozione di questo vino il Consorzio Tutela del Chiaretto e del Bardolino e il Consorzio Valtènesi


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Uno splendido tramonto sul lago ha incorniciato la fine delle due giornate dedicate alla presentazione della nuova annata di rosé - o, come lo chiamiamo noi, Chiaretto - del Garda, ma soprattutto la fine del primo evento in cui la doc ad Est e a Ovest del Benaco si sono unite nella promozione di questo vino.
 
Alla Dogana Veneta, edificio situato nel centro storico di Lazise, si è tenuta la decima edizione di Anteprima Chiaretto, evento diviso in due giornate: la prima, domenica 11 marzo, aperta al pubblico, mentre la seconda, nel pomeriggio di lunedì 12, riservata ai numerosi operatori del settore.

Il Consorzio Tutela del Chiaretto e del Bardolino per la sponda veneta, e il Consorzio Valtènesi per la nostra riviera hanno presentato insieme, nelle due giornate, più di 80 produttori, con circa 140 etichette relative all’annata 2017 del Chiaretto prodotto nei vigneti bresciani e veneti.
 
Non è solo una questione di territori che si uniscono per la prima volta, ma anche di numeri e di un nuovo modo in cui si dovrebbe affrontare il mercato.
 
Come spiegato da Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino, le due riviere arrivano a produrre circa 12 milioni di bottiglie, posizionando il Lago di Garda sul podio, leader indiscusso nella produzione italiana di rosé a denominazione di origine.
Unire i due territori significherebbe infatti presentare uno stile territoriale unico a livello nazionale, nella competizione con gli altri vini rosati italiani: clima mediterraneo, vigneti coltivati sui suoli delle colline moreniche, e uve autoctone naturalmente atte alla vinificazione dei rosé, come il nostro groppello bresciano e la corvina veronese.
 
Il rosé, sia in Italia che all’estero, evidenzia un tasso di gradimento da qualche anno in crescita costante nel consumo del pubblico: far conoscere il Chiaretto senza la distinzione tra le due riviere di provenienza potrebbe essere la mossa giusta per fare la differenza, sia a livello di numeri che di immagine, soprattutto nella presentazione di questo prodotto sul mercato nazionale, e ancora di più a livello internazionale.
 
L’unione fa la forza, e potrebbe essere l’asso nella manica per un Chiaretto ormai pronto ad affrontare i nuovi mercati con un unico volto.
 
 



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