Lapidario Alberto Patrucco

Disco che vi consiglio di recuperare ed ascoltare perchè ne vale davvero la pena; titolo “chi non la pensa come noi...”. Raggiungo Alberto via mail e mi dice che è “positivamente incasinato”, ma nonostante tutto trova il tempo di rispondere a qualche domanda.. e ne esce questa bellissima intervista.

Partiamo da Brassens. Quando ho ascoltato per la prima volta il tuo disco “chi non la pensa come noi” (un ottimo lavoro e fedele allo spirito dello chansonnier francese) ho notato una certa affinità tra te e lui, specialmente per quanto riguarda il tipo d’ironia. Cosa ti piace e cosa invidi di Brassens? Cosa invidierebbe lui di te?

Ti dirò che, frequentandomi ormai da qualche anno, anch’io ho trovato abbastanza naturale la mia empatia con la sua opera. Scherzi a parte, ho cominciato, più che ad ascoltare, a sentire Brassens molto presto. Quando poi, da adulto, ho realmente ascoltato quelle canzoni capendone il significato, anzi i significati, me ne sono innamorato e ho cullato per tanti anni il sogno di potermi cimentare con il lavoro del Maestro. Invidiare, è un verbo che non mi va molto a genio. Senza dubbio, sono affascinato dal suo modo di scrivere storie così ben congegnate, dal maniacale e perfetto equilibrio tra lingua colta e parlata popolare, che vanno a toccare in profondità temi quali la morte, l’amore gioioso ma anche quello malato, l’ipocrisia, la sopraffazione, la devianza, tutti argomenti, questi, che rischiano di essere indigesti se non amalgamati con una giusta dose di sana ironia. Cosa lui “invidierebbe” a me? Forse, il mio certificato di nascita… Ma, non ne sono affatto sicuro.

Cito Jannacci “come nascono i comici?”

In clinica. Un po’ come tutti. E, di questi tempi, ne nascono un sacco. Parafrasando un antico adagio, mi vien quasi da dire che “la mamma dei comici è sempre incinta”. Rispetto a un tempo, oggi ci sono molti più comici. Tutto merito della televisione, dei villaggi turistici e della disoccupazione.

Credo che i tuoi pregi maggiori siano una straordinaria capacità dissacrante e il dire esattamente ciò che pensi, qualità che però si paga cara. Cosa ti comporta e quanto “la paghi”?

Sì, un po’, credo di averla “pagata”. Però, e sottolineo però, quando penso che ho cinquantacinque anni e, fin qui, non ho mai lavorato “sul serio” – maneggiando l’umorismo, lavorare sul serio, sarebbe stato drammatico – posso ritenermi piuttosto fortunato. Più o meno, ho sempre fatto quel che mi andava di fare. O meglio, che non mi infastidiva del tutto. Quando poi si stava oltrepassando la misura, o li mandavo a quel paese io, o mi ci mandavano loro… Per inciso, è importante capire quando levare le tende: bisogna farlo un attimo prima che ti mandino al diavolo. Beh!, tutto sommato, se ho pagato un prezzo non sono in rosso. Ho incontrato tantissimi stronzi, come tutti del resto, ma anche qualche persona perbene o, addirittura, speciale. Non è poco. Avrei potuto fare, o avere, di più? Può darsi. Ma ci vuole il fisico. Ho a che fare con una materia “calda”, mica numeri o formule chimiche! Cerco complicità, partecipazione, persino lo scontro. Non il tornaconto. O almeno, non solo quello.

Che ci scriviamo sulla tomba di…

Guarda, ti anticipo e te ne dico alcuni. Sulla tomba di Vasco Rossi metterei “Vasco Ossi” e su quella di Francesco De Gregori “Buonanotte fiorellino”. Poi… Eros Ramazzotti “Entro dieci anni esco in cofanetto”; Mario Monti “La mia morte? Una manovra necessaria”; Nanni Moretti “Mi si nota di più se mi faccio cremare o se mi sotterrano?”; Paolo Villaggio “È una boiata pazzesca!”… Sulla tomba della Dandini metterei “Sono morta Serena”, in quanto a me “Buio!”. Ma su Necrologica, un libro lapidario, ne trovate più di quattrocento. Bisogna affrettarsi, perché i protagonisti iniziano a morire davvero.

Progetti per il futuro?

Ad avercelo… Un futuro, intendo. Parlando sul serio, penso mi stia accadendo qualcosa di veramente importante, che non rivelerò nemmeno sotto tortura. Tant’è che, questa volta, mi sa che non potrò far leva sul mio abituale motto “Se son rose, appassiranno!”. Qualche rosellina, sta già sbocciando.

Come tradizione dello “Spaccadischi” l’ultima domanda puoi farla tu a me.

Perché non mi domandi dove sarò dal 27 novembre al 9 dicembre? E siccome voglio strafare ti do anche la risposta: sarò al Teatro della Cooperativa di Milano col nuovo spettacolo “Molestia a Parte”, comicità e musica d’autore, scritto con Antonio Voceri e musiche di Georges Brassens.

E non mancherò di certo... se mi trovi due posticini a prezzo modico. Grazie per la bella intervista e un grosso in bocca al lupo, anche per le tue rose.

Vedi anche