Il parto delle nuvole Pesanti

Il parto delle nuvole pesanti è un gruppo di riferimento per un preciso genere di musica. Potremmo anche loro inserirle nel cosiddetto folk-rock impegnato. Come molti gruppi anche il Parto, come viene sinteticamente chiamato dai fans, ha avuto modificazioni al suo interno. Nato a Bologna all’inizio degli anni ’90 dall’incontro di Salvatore De Siena con Amerigo Sirianni e Peppe Voltarelli, Il Parto realizza il disco “Alisifare”.
La voce era Peppe Voltarelli, che poi si è ritirato intraprendendo la carriera da solo. Il loro ultimo lavoro invece è “Magnagrecia”, album di genere ma ben curato ed arrangiato. Ospiti d’eccezione sono il cantautore bolognese Claudio Lolli, con cui il gruppo aveva già collaborato ri-arrangiando “Ho visto anche degli zingari felici” il trombettista Roy Paci, la violinista magiara Zita (partecipazione con Zucchero, Morgan, Vecchioni), la vocalist iraniana Sepideh Raissadat “Sarvin” (ospite nel disco di Battiato, Fleur 2), la cantautrice Statunitense Amy Denio, e la Banda di Fiati di Delianuova (diretta da Riccardo Muti al Festival Internazionale di Ravenna).
12 tracce, appunti di viaggio, sprazzi di poesia, con suoni che virano verso l'elettrico. Il primo brano -Magnagrecia- ritmato e decisa fa subito capire lo stile e l'atmosfera del disco, atmosfera che resta fedele alle aspettative. La terza canzone dal titolo – Uomini viaggianti – miscela bene ritmo e poesia, parla di viaggio, tema che ritorna spesso nella canzone d'autore di nuova generazione - “c’è chi parte per uno smarrimento c’è chi invece rincorre un’ideale, c’è chi parte per seguire una nuvola, per bere gocce d’acqua quando piove, piove solo certe sere, ma chi resta non si arresta, non si ferma con la testa...”. Il pezzo successivo – Philippe petit- (funambolo autodidatta e prestigiatore, personaggio emblematico ed affascinante) è di stampo intimistico e vede la partecipazione di Claudio Lolli. Il tono si fa meno serio e più scherzoso con – Il sacro osso –. Durante questa ballata è difficile rimanere seduti, i fiati e la banda musicale dettano le regole del brano, il testo passa un po' in secondo piano, ed in questo caso è meglio così.
Nel complesso c'è un buon connubio musica-testo. La voce calda riempie e convince. Pur non facendo nulla di innovativo, quello che fanno lo fanno bene, senza pretese, ma con semplicità e professionalità. Un disco che ci si gusta fino all'ultima canzone, senza annoiarsi ne storcere il naso. Rispetto ad altri loro lavori, questa volta, hanno introdotto sonorità più rock ed elettroniche, variando di più gli arrangiamenti.

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