Non so se la azzecchiamo, ma sono convinto che partendo alle quattro e mezzo di mattina riusciremo nell’impresa di poter camminare sui pontili galleggianti
Gia, proprio quell’autentica opera dell’ingegno umano ideata quarantacinque anni fa dal bulgaro Christo Vladimirov Yavachev e sua moglie Jeanne-Claude, realizzata oggi in Italia e assurta a icona mondiale con il nome di “
The Floating Piers”.
Per sedici giorni, dal 18 giugno al 3 luglio 2016, è stato possibile percorrere a piedi il manufatto da Sulzano a Montisola, e poi fino all’isoletta di San Paolo, interamente circondata dall’opera.
Questi “pontili galleggianti”, o più brescianamente “passerella”, che raggiungono la lunghezza di tre chilometri, sono stati realizzati assemblando duecentoventimila cubi in polietilene ad alta densità, e ricoperti con centomila metri quadrati di tessuto giallo cangiante.
La larghezza raggiunge i sedici metri, i bordi sono degradanti e sovrasta la superficie dell’acqua di circa trentacinque centimetri.
La nostra è stata una decisione piuttosto affrettata: la sera prima prepariamo qualche toast con prosciutto e formaggio, e il mattino li infiliamo in uno zainetto con cinque o sei bottigliette di acqua fresca, due spolverini nel caso piova o tiri vento, e via (qualche ora dopo ci prenderemo a male parole per non esserci ricordati di prendere due magliette di ricambio e un asciugamano!).
Grazia può farsi ancora un sonnellino mentre raggiungiamo il lago d’Iseo. In tre quarti d’ora ci siamo.
A Sulzano prendo la direzione della collina, già invasa da centinaia di automobilisti e riesco a parcheggiare a circa due chilometri dalla piazza.
Scendendo si può ammirare il colpo d’occhio straordinario che l’opera suscita: è davvero inusuale e quando ci avviciniamo alla piazza, siamo incolonnati insieme con altre centinaia di persone e attenderemo una mezz’oretta l’apertura della passerella, con l’affluenza che aumenta sempre più, sino a raggiungere qualche migliaio di visitatori in poche decine di minuti.
Vicino a noi, sentiamo uno che grida:
“Steward, steward, qui, c’è uno che si sente male. Dell’acqua, dell’acqua!”.
A poca distanza un altro, evidentemente spiritoso, ribatte:
“A me una Coca”.
E allora non resisto:
“Una prosciutto e funghi e una birra media!”, urlo a squarciagola.
Seguiranno settecentotrentatré cappuccini, ottocentonovantadue brioches, un latte caldo, milletrecentoventiquattro caffè tra lisci e macchiati, due decaffeinati corretti sambuca, tre grappe, centottantotto crodini, duecentotrentasei bitter, nove campari, trecentoquarantaquattro pirli, ventisette bianchi, diciotto misti, quattro frizzantini, un lucano e due unicum, poi ancora novecentotrentacinque cocacole, otto chinotti e due spume bianche, una cedrata tassoni, due vov e un picco rosso; il servizio di sicurezza ha respinto con vigore la richiesta di due trippe e un cacciucco… e poi dicono che i bar del lago d’Iseo non hanno lavorato!
Alle sei e ventinove esatte saliamo sulla passerella e dopo qualche metro la sensazione è stranissima: si dondola, quasi impercettibilmente; insomma, sembra di essere ubriachi senza bere, ma ci si abitua subito.
Ci si guarda attorno, stralunati e increduli. Proseguiamo “fluttuanti”, preferendo il centro del pontile; anche se ogni cinquanta metri c’è un addetto alla sicurezza, non si sa mai…
Sulla passerella ci sono alcuni divieti, come fumare o correre, tuffarsi dai bordi o giocare. Sul volantino illustrativo si legge, tra le altre cose, che è proibito anche “fischiare”. Allora, sicuramente, sarà vietato perfino giocare a
“cavai”, moscacieca, bandierina giapponese e “
ciancol”, lavorare all’uncinetto, cantare l’Aida e fare il triplo salto mortale, suonare la fisarmonica, risolvere equazioni di secondo grado e tradurre il famigerato Isocrate.
Ma non è vietato usare macchine fotografiche e telefonini.
Centinaia, migliaia di foto sono scattate, e i selfie si sprecano.
C’è di tutto: giovani e anziani, genitori con bimbi in carrozzella, signore con cagnolini. Ce n’è una che si diverte a gettare un bastone di legno in mezzo al lago, e poi ordina al suo cagnolino di andare a riprenderlo: il simpatico quadrupede si avvicina al bordo della passerella e, dopo aver “tastato” la superficie con la zampetta, prende la rincorsa e comincia a correre sull’acqua, come se niente fosse.
La cosa si ripete più volte, e pare che per il cagnolino camminare e correre sull’acqua sia la cosa più facile al mondo: va avanti e indietro baldanzoso, scodinzolando allegramente.
Allora mi avvicino, incuriosito, e le chiedo:
“Scusi, ma quanti anni ha il suo cagnolino?”.
“
Sei”, mi risponde.
“Sa, signora, io credo che il suo cane ormai non impari più a nuotare”.
Arrivati a Montisola, prima di affrontare la seconda passerella che conduce all’isola di San Paolo, sostiamo dieci minuti e polverizziamo i primi due toast.
Oggi l’isolotto, che ospita la residenza della famiglia Beretta, non può essere circumnavigato, perciò proseguiamo sulla terza passerella, che riporta a Peschiera Maraglio. Lo spettacolo è davvero particolare: migliaia di persone che fluttuano in mezzo al lago!
Ci si sente davvero parte dell’opera, pur senza averne alcun merito, fatto salvo l’entusiasmo profuso per aver voluto assolutamente vivere l’emozione di attraversare il lago su questa fantastica passerella a pelo d’acqua, impresa considerata tra i dieci maggiori eventi mondiali del 2016, da non perdere.
Ci fermiamo un po’ sull’isola, vorremmo salire al Santuario dal quale si può osservare l’intero lago, ma il servizio dei pulmini inizia alle dieci, e percorrere altri quattro chilometri in salita con questo caldo, è un po’ troppo, via.
Diamo fondo alle scorte alimentari e ritorniamo a Sulzano. Usciamo dalla passerella alle nove esatte.
La coda che si presenta in questo momento nella piazza è davvero enorme, e poco distante c’è un altro assembramento colossale di turisti che provengono dalla stazione; tutte queste persone entreranno sui pontili fra tre ore, com’è riportato sui cartelli indicatori, e adesso il sole picchia davvero!
Già a metà della seconda settimana (mercoledì), è stato superato il milione di visitatori… un successo incredibile e inaspettato; a quattro giorni dalla conclusione, non è un azzardo prevedere che alla fine, ad aver partecipato all’evento “
The Floating Piers”, saranno all’incirca un milione e mezzo di persone!
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha dichiarato:
“Per favore, non chiamatela arte”, e credo che abbia ragione, se intendiamo arte nel senso classico del termine, ed ha proseguito chiosando che il territorio e le attività commerciali non ne hanno tratto alcun beneficio; beh, su questo non sono d’accordo, perché sul lungo periodo, ne sono certo, una buona parte dei turisti “mordi e fuggi” vorrà approfondire la conoscenza delle bellezze naturali solo sfiorate, e lo faranno con più calma.
Noi, ad esempio, ci siamo ripromessi di tornare a Montisola, alla fine dell’estate, per poterla visitare con maggiore tranquillità. Sarei davvero curioso di comparare i dati del turismo sul Sebino alla fine del 2015 con quelli che saranno disponibili alla fine del 2017 (ovviamente il 2016 non può far testo).
Sono convinto che l’incremento sarà rilevantissimo.
Torniamo alla macchina, e dall’alto adesso la visione dei pontili stracolmi di visitatori lascia sbigottiti; uno spettacolo unico. E un’ultima annotazione è doverosa, dopo aver vissuto quest’avventura: la compostezza e la civiltà delle migliaia di persone, in coda per ore, sotto il sole, che hanno partecipato all’evento; tutti si sono unicamente goduti la “bellezza” dell’opera, e questo mi fa pensare che più si punta e si scommette sulla bellezza, e più l’uomo sarà predisposto al bene, proprio e degli altri.
Prima di salire sull’autovettura, cerco di far asciugare la maglietta fradicia, e ci sediamo in un piccolo parco che domina Sulzano, godendoci la vista ancora per qualche minuto, poi prendiamo la via del ritorno. Sull’altra corsia, per otto o dieci chilometri, una coda ininterrotta che sale in direzione Valcamonica…
Poco prima di Brescia scorgo un cartello, quelli di servizio, neri con le scritte arancioni, sul quale è trasmesso il seguente messaggio:
“Non distrarti. Guida e basta! Guidaebasta.it”.
Incuriosito, mentre sono al volante, prendo il cellulare, vado sul sito guidaebasta.it, leggo le interessantissime notizie (sono molto d’accordo!) e dopo averlo esaminato a lungo, già che sono connesso, guardo se ci sono delle mail, cosa fanno alla tivù e il tempo previsto per domani. Quando imbocchiamo la deviazione per la Valle Sabbia, un’occhiata alle ultime notizie e poi ripongo finalmente il telefonino.
Alla fine del viaggio, grazie Christo!
Dopo aver “impacchettato” sculture e castelli in ogni parte del mondo e averci fatto camminare sulle acque del Sebino, potresti ad esempio allestire un enorme scivolo che dalla cima del Monte Bianco arriva direttamente in piazza a Courmayeur, che potrebbe essere chiamato “
The White Suspended Taboga”, oppure montare in Piazza San Pietro la più grande pista del mondo di macchinine, con cinque o sei mila concorrenti in contemporanea: “
The Francis Pope Racing Car”…
Insomma, fammi sapere quando allestirai la tua prossima pazzia. Vorrò esserci ancora.
Anche perché sono anni che non inserivo una quantità talmente smisurata di ferloccate in così poco spazio.
E questo, vi confesso, mi diverte assai.
ID67047 - 04/07/2016 13:48:00 - (roberto74) - mi auguro solo che....
.....al ritorno eri il passeggero e non l'autista....si sa mai....