18 Maggio 2020, 06.56
Racconti del lunedì

Si riparte

di Ezio Gamberini

Oggi comincia una nuova fase, in cui la maggior parte di aziende e negozi riprenderà la propria attività, rispettando le dovute prescrizioni...


L’ennesimo accordo, tra Governo e regioni, è stato raggiunto soltanto a notte fonda, tra sabato e domenica. Ieri, insomma. La confusione è palpabile, e probabilmente per qualche giorno “si navigherà a vista”.

Ho particolarmente apprezzato la prudenza del nostro parroco, che per qualche giorno rinuncerà a presiedere celebrazioni eucaristiche nella chiesa parrocchiale, a porte chiuse, preferendo cerimonie all’aperto, ogni sera, presso i cimiteri delle varie località.
Mi metto nei suoi panni, così come condivido le preoccupazioni di tanti titolari di bar, ristoranti, negozi, palestre:

“Rispetto delle distanze, sanificazione, responsabilità penali…”, mamma mia!

E’ difficile coniugare le doverose regole da rispettare
, per preservare la salute di ognuno, con la necessità di far ripartire il motore che ci sostiene economicamente, e senza il quale, è evidente, è impossibile mantenere uno stile di vita anche solo minimamente accettabile.

Come un raggio di sole è stata accolta la dichiarazione di ieri mattina del prof. Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, il quale ha affermato che:

“I dati dell’ultimo bollettino della Protezione Civile danno respiro, perché a dodici giorni dalle prime riaperture, la temuta impennata dei contagi non c’è stata”.


E ha poi proseguito:

“Sono dati belli, i migliori dall’8 marzo a oggi dal punto di vista della mortalità.
Si è ulteriormente ridotta la pressione sulle terapie intensive… Le misure di contenimento hanno impedito all’epidemia di dilagare al centro, al sud e nelle isole”.


Il dato è davvero positivo, e forse le immagini che provenivano dai Navigli milanesi, per le quali il sindaco Sala si è particolarmente “incazzato”, in cui numerosi giovanotti si scolavano allegramente enormi calici colmi di spritz, incuranti delle più elementari precauzioni riguardanti le distanze da mantenere e mascherine da indossare (non dimentichiamolo, obbligatorie all’aperto nella nostra regione lombarda, e le norme devono essere rispettate), sono state l’eccezione che conferma la regola.

Credo, infatti, che la stragrande maggioranza dei cittadini sia attenta e scrupolosa, e si affidi a una sorta di “buon senso” atavico.
Mi auguro in particolar modo che possano essere risolti i problemi che assillano le giovani famiglie, con bambini piccoli e genitori impossibilitati a prestare loro le dovute attenzioni: sia concesso di allestire centri estivi e ricreativi che, nella pur necessaria sicurezza, diano loro sollievo e sostegno.

Questo virus è davvero malefico!
Ho visto amici colpiti dal Covid-19 con i classici sintomi: febbre, polmonite, altri senza sbalzi di temperatura, ma con la completa perdita del gusto, altri ancora senza sintomi particolari ma con una prostrazione totale, tale da costringerli a letto un mese intero, senza voglia di mangiare, perdendo parecchi chili di peso, e infine alcuni morire dopo due o tre giorni di terribili crisi respiratorie.

Senza parlare degli anziani deceduti
, in numero impressionante e spesso “invisibili”, non conteggiati nei resoconti ufficiali e senza tampone, nelle case di riposo.

E’ poi curiosa e indefinibile
la sensazione che abbiamo provato Grazia ed io quando alcuni nostri amici, già in pensione o “reclusi” in casa, ci hanno confessato:

“Beati voi che andate al lavoro!”.

Fino a quando non sarà trovato il vaccino, con il coronavirus ci dovremo convivere.
Sappiamo che certe cose non le dobbiamo fare, anche se ci costa parecchio.

Personalmente, Grazia ed io non abbracciamo i nostri figli da tre mesi, e credo che ancora per un bel po’ ci sarà preclusa ogni sorta di appuntamento conviviale.
Ma non per questo li amiamo di meno, anzi, quando arriverà il momento, sarà ancora più bello ritrovarci tutti insieme attorno a una tavola apparecchiata.






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