02 Luglio 2018, 05.41
Racconti del lunedì

Per un'amica

di Ezio Gamberini

“Allora, come va?”. “Non male, dai, ma non ci vedo più niente… sono qui con i miei settantotto anni…” e comincia a sospirare. “Eh, furbo, sono alcuni di più!”, replico sostenuto. “Ah, sì, hai ragione, te li ho detti al contrario, sono ottantasette!”…



...Questa è la traduzione, perché in realtà le cose sono andate così, ma la faccenda in dialetto rende molto meglio, e implorando preventiva venia ai puristi del vernacolo, cerco di riproporre la conversazione in originale:

“Alura, come vala?”.

“Mia mal, dai, ma ghe vède piӧ negot… só ché coi me setantòt agnn…” risponde in tono sommesso, e dopo qualche attimo di silenzio, sospirando e con lo sguardo apparentemente perso nel vuoto ma in realtà desideroso di una replica, battendogli una mano sulla spalla gli ho contestato, piuttosto bruscamente:
 
“Eh, fürbo, i è vergù de piӧ”.

“Ah, se, te gh’ét rezù, te io dicc al contrare, i è otantaset!” e comincia a sorridere, insieme alla sua consorte che gli sta a fianco.

Grazia ed io, terminato il lavoro, una sera della settimana scorsa, ci fermiamo a fare quattro chiacchiere con i due simpatici e anziani amici, che sono seduti in giardino, prima di salire a salutare la loro nuora e nostra amica di sempre.

Ci sono anche due sue cugine, e chiacchieriamo una mezz’oretta, fino a quando, poco prima delle sette, sentiamo una chiave che gira nella serratura, si apre la porta ed entra il marito suo (e amico nostro, eh, eh), che torna dal lavoro.
“Non compriamo niente, buon uomo”, gli dico, e allora comincia a prendermi a male parole… e quando, dopo un buon quarto d’ora trascorso a tirarci in giro, ci accompagna alla porta e sembra volermi affiancare fino all’uscita, gli manifesto una certa perplessità:
“Passiamo dalla porta uno per volta, perché tutti e due insieme non ce la facciamo…”.

Dobbiamo tornare a casa, non prima di essere passati velocemente a fare un po’ di spesa; al giorno d’oggi puoi andare a fare acquisti quando vuoi.
In sostanza, tutti i grandi magazzini sono aperti almeno fino alle otto o le nove di sera; addirittura nel supermercato vicino a dove lavoriamo, ventiquattrore il giorno, sette giorni su sette, con l’unica limitazione del banco “fresco”, chiuso dalle otto di sera alle otto di mattina!

E’ una bella lotta, tra la sensazione di comodità ed emancipazione che si ricava da queste “liberalizzazioni” estreme di orari, e il pensiero rivolto ai dipendenti che devono sostenere turni massacranti, con sacrifici enormi, e deleteri per una famiglia o, in ogni caso, per la propria esistenza.
Davvero in questi tempi il pericolo di perdere se stessi è sempre più forte, e opprimente è la sensazione di disagio causata da questa evoluzione distorta della “civiltà”.

Qualche giorno fa Grazia ed io abbiamo saputo di una signora, piuttosto su di età, che recentemente si è tolta la vita gettandosi in un canale, la quale ha lasciato come ultime volontà il divieto assoluto di celebrare un funerale o qualsiasi altra cerimonia che la commemorasse.
Agghiacciante! Quasi a voler rimuovere ogni ricordo, ogni prova della propria esistenza, la volontà di cancellare con un colpo di spugna se stessi, ciò in cui si è creduto, sperato, amato…

Mi chiedo come sia possibile arrivare a tanto: era tutta colpa del suo caratteraccio, delle sue apatie, delle sue paure?
Sarebbe stato lo stesso se nella sua vita avesse incontrato un prossimo soltanto un poco più sorridente e disponibile ad ascoltarla?

Quando Grazia, tornando dal lavoro mentre eravamo in macchina e ne discutevamo, mi ha detto:
 
“Dobbiamo dire qualche Ave Maria per la sua anima”, mi sono davvero commosso.

E allora mi è venuto spontaneo rivolgere un’esortazione al Padreterno, perché la accolga nel suo Regno, anche se non è riuscita a cogliere e assaporare ciò che può esserci offerto nel corso della nostra esistenza: non solo gli affetti familiari e il lavoro, se si ha la fortuna per poterne gioire, che ovviamente sono la cosa più importante, ma anche la vicinanza di chi s’incontra, l’ascolto di un brano musicale, restare affascinati davanti a un dipinto, annusare il profumo di un fiore, leggere con passione l’autore preferito, osservare incantati il sole che sorge, ascoltare i tuoni e la pioggia battente, gustare un pezzo di Parmigiano Reggiano con un bicchiere di Lambrusco, o una bella pizza, fare una passeggiata a piedi, o in bicicletta, sentire la voce di chi ci vuol bene, scalare una cima, starsene seduti a guardare la gente che passa, ascoltare la radio, correre sulla neve fresca, portare a spasso il cagnolino, andare al mercato, riordinare le proprie foto, perdersi nell’orto con un vanghetto per piantare un po’ di fiorellini, fare bricolage, mangiare quattro etti di salmone ogni mattina, andare al cinema, a teatro o a un concerto, praticare un’attività sportiva, tentare di modificare qualcosa che è già perfetto, divorare cinque ghiaccioli a fila tutte le sere davanti al televisore, anche d’inverno, riparare le cinghie delle tapparelle per passione, collezionare monete e francobolli, dischi e murrine, tessere telefoniche e bustine di zucchero, scatole di fiammiferi e tappi, matrioske e bottiglie di whisky, soprammobili Thun e immaginette della Sacra Famiglia, gufi e angioletti, chitarre e mobili antichi, fusibili, relais, bandiere del Brasile, e poi ragionare e discutere, cantare, suonare, danzare, recitare, scolpire, dipingere, scrivere… tutti i giorni e ogni istante di ciascun giorno, per quanto ci sarà concesso di vivere.

Ezio Gamberini



Commenti:
ID76739 - 02/07/2018 15:14:33 - (Iva) - VERO BRAVISSIMO

Nella vita ci sono momenti molto brutti ed alcuni bellissimi per cui bisogna accontentarsi di quello che abbiamo ogni giorno e assaporare la vita, incontrarsi, andare a teatro, a vedere un film,ascoltare musica e leggere. Cosi' si va avanti un giorno bene ed un giorno male , ma vince sempre la vita che continua.

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