01 Maggio 2017, 06.44
Racconti del lunedì

Mal dei Primitives

di Ezio Gamberini

Toccata e fuga di due giorni a Jesolo, un paio di anni fa. Arriviamo nella località veneta sabato mattina, e dopo esserci goduta la spiaggia tutto il giorno, a sera ci rechiamo sulla “rambla” nostrana, per cercare un po’ di cibo…


Undici chilometri di negozi, bar, ristoranti, hotel… che bolgia Jesolo!
Bighelloniamo avanti e indietro sulla via, e dopo esserci nutriti di quel poco necessario alla sopravvivenza (…), torniamo verso l’hotel, e per arrivarci dobbiamo passare davanti a una piazza in cui è installato un grande palco per gli spettacoli estivi. 

Quando siamo a un centinaio di metri, sentiamo distintamente una musica conosciuta: si tratta di “Furia, cavallo del West”, ma l’interprete, che cerca di imitare goffamente Mal dei Primitives, si esibisce in un modo terrificante, con un risultato orribile. 

Mamma mia – dico a Grazia – ma chi è che canta? Se fosse qui Mal, lo lapiderebbe!”.

Ci avviciniamo, siamo ormai ai piedi del palco e finalmente possiamo vedere chi sta assassinando una delle icone del rock melodico italiano, da cinquant’anni nel nostro paese dopo aver abbandonato, negli anni sessanta, il paese natio, in Galles.

“No, non ci credo!”

Decisamente ingrigito e leggermente più paffuto (ha passato i settanta!), ma ancora inconfondibile: è lui, proprio lui, è Paul Bradley Couling, meglio conosciuto come Mal dei Primitives, in persona!

Abito a Pordenone, e ci sto magnificamente con la mia famiglia! Sono contento di essere qui con voi a Jesolo”, racconterà terminata la canzone il simpatico personaggio, che evidentemente stasera ha avuto qualche momento di defaillance.

Dopo una chiacchierata di alcuni minuti in cui trasmette al pubblico una sensazione di affabilità e sincera cordialità (debbo confessare che questo personaggio mi è davvero simpatico, specialmente dopo aver visto un programma in cui era protagonista insieme al gruppo ‘Elio e le Storie Tese’ di cui Mal è stato il principale artefice del successo, facendomi letteralmente sbudellare dalle risate per il suo modo scanzonato di proporsi), riprende a cantare e partono le note di “Pensiero d’amore”.

Indubbiamente non è proprio serata:
“Lasciamo perdere Grazia, andiamocene a dormire…”.

***

Gli abitanti di altri mondi nello spazio profondo hanno cominciato a scrutare il nostro pianeta sin dalle origini.
Hanno osservato e visto formarsi gli azzurri mari e le immense verdi praterie, le candide montagne e le dolci colline, valli lussureggianti bagnate da fiumi impetuosi, deserti, ghiacciai e foreste infinite, abitate da meravigliosi esseri animali…
E poi hanno apprezzato nel corso dei millenni l’ingegno dell’uomo, padrone della terra: dall’agricoltura alle piramidi, fino alla costruzione di città gigantesche.

Sono tornati ieri, per dare un’occhiata:

“Lasciamo perdere, torniamocene a casa…”, ha pronunciato sconsolata la vedetta galattica nel suo rapporto alla base di Mizar, nella costellazione dell’Orsa Maggiore, dopo aver visto all’opera questi pazzi scatenati. 

Pigiato un bottone sul cruscotto dell’astronave, il comandante e l’intero equipaggio in due nano-secondi si sono trovati a settantacinque anni luce di distanza.

E da queste parti, statene certi, non torneranno mai più.
 


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