21 Dicembre 2015, 06.46
Racconti del lunedì

Bambinello che abbracci i peccati del mondo...

di Ezio Gamberini

Per Gaspare Goggi, andato in pensione da un paio di anni, era una tradizione. A ogni vigilia di Natale si sedeva in poltrona, a tarda sera, e si compiaceva davanti al presepe e all’albero addobbato, in attesa della mezzanotte


Eppure, nonostante i segni di una ripresa che si era manifestata in ogni parte del mondo, quell’anno era stato davvero nefasto per quanto riguarda la convivenza civile: era cominciato in modo raccapricciante ai primi di gennaio, in seguito al massacro perpetrato in Nigeria dai cosiddetti estremisti di Boko Haram che avevano raso al suolo sedici villaggi, provocando la morte di duemila persone.

Dopo qualche giorno fu la volta del settimanale satirico parigino, con i terroristi dell’IS che avevano causato la morte di dodici persone, e poi la guerra in Ucraina, le ventidue vittime di un attacco terroristico al museo di Tunisi, gli ottocento migranti morti annegati nel Canale di Sicilia, un terremoto in Nepal che procurò quasi diecimila vittime, tesori archeologici custoditi nella culla dell’umanità selvaggiamente distrutti e polverizzati, bombe e attentati con la morte di migliaia d’innocenti in ogni parte del mondo, aerei abbattuti o esplosi in volo, a ogni latitudine, case automobilistiche che falsificavano i dati sulle emissioni attraverso sofisticatissimi software, olio di oliva spacciato per extravergine da aziende centenarie, di nuovo Parigi protagonista di scenari apocalittici con centotrenta morti in seguito ad una serie di attentati terroristici, e poi ancora il Mali, nella martoriata terra d’Africa, le tensioni tra Russia e Turchia per il caccia sovietico abbattuto e le accuse di connivenza con i terroristi rivolte dagli uni agli altri, alternativamente, ed infine il presidente russo pronto ad evocare addirittura scenari apocalittici, minacciando l’utilizzo di testate atomiche per sconfiggere Daesh in territorio siriano…

Anche la politica lo lasciava alquanto deluso: era piuttosto sconfortante assistere in casa nostra ai comportamenti di alcuni membri dello stesso partito pronti ad azzannarsi o fuoriusciti pronti ad appoggiare la parte avversa, fino il giorno prima considerata come la peste; presidenti di regione impegnati a diffamare con epiteti vergognosi una collega di partito, a quanto pare rea di non essere paragonabile a Monica Bellucci, senza che nessuno in sala si fosse alzato per chiedergli se non provasse vergogna; gesti osceni rivolti da “fusti” formidabili a colleghe di altri schieramenti, nell’aula parlamentare; il Governo, con la legge di stabilità, intento a promuovere l’apertura di ventiduemila nuovi punti per il gioco d’azzardo…

Non fu in grado neppure di consolarsi con lo sport, perché lo scandalo che aveva colpito la Russia, accusata di “doping di stato” nei confronti dei propri atleti, dall’atletica leggera al judo, lasciò sgomenti (ma non del tutto impreparati, ripensando alle “atlete” della Germania Orientale, allora nell’orbita sovietica, le quali, grazie ad estrogeni proibiti somministrati dai medici “federali”, diventavano più forzute e barbute degli uomini).
E poi il maggior responsabile del calcio italiano, “scivolato” più volte con odiose espressioni razziali e omofobiche, mentre i capi del calcio mondiale dovevano rispondere di accuse che alla fine avevano causato il loro allontanamento da ogni poltrona decisionale.
Nell’ultimo mese dell’anno, come ciliegina sulla torta, la richiesta di sospensione per ventisei atleti azzurri, campioni dell’atletica leggera, accusati di non essersi sottoposti ai controlli antidoping…
Che tristezza!

E che angoscia, come si sentiva oppresso, ripensando a tutto ciò e rivedendolo come in un film lungo un intero anno, seduto su quella poltrona, mentre attendeva lo scoccare della mezzanotte per festeggiare la nascita del Bambinello, deposto sulla mangiatoia con le braccia protese e le manine aperte, quasi a volerlo abbracciare.

Lo guardò, sorridendo per un istante
, ma all’improvviso accadde una cosa straordinaria: le mani di Gesù Bambino cominciarono a ingrandirsi, anzi, s’ingrossavano a dismisura! Continuarono a espandersi per alcuni minuti, e poi ristettero quasi sospese a mezz’aria, fluttuando sinuosamente, come nell’attesa di qualcosa. Ormai occupavano quasi la metà della sala e la danza flessuosa non accennava a interrompersi. 

Ma cosa significava?

Finalmente Gaspare Goggi capì: quelle mani protese erano in attesa di accogliere tutto quello che lo opprimeva, l’angoscia che lo attanagliava; insomma, tutto il male del mondo che in quella stanza era stato evocato.
E così fu: quando tutto questo enorme carico si posò sulle smisurate palme aperte, le mani di Gesù Bambino si richiusero stringendosi al petto e riacquistarono le dimensioni normali.

Nel momento in cui ciò accadde, Gaspare fu ricolmato di una serenità infinita.
Sapeva benissimo che domani ci sarebbero stati ancora terremoti e disgrazie, comprendeva perfettamente che attentati e ingiustizie avrebbero seguitato a occupare le cronache, povertà e soprusi a esistere, né sarebbero cessate violenze e prevaricazioni.
Ma sapeva anche che, come sempre, lui senza risparmiarsi ci avrebbe messo del suo, senza mai mollare; e osservando le mani del Bambinello strette al petto, nell’atto di condividere il peso di quel suo fardello, che era poi il fardello del mondo intero, gli si scaldò il cuore.

All’indomani, anche quell’anno, avrebbe trascorso insieme con i suoi cari un Natale splendente.



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