31 Marzo 2019, 10.05
Blog - Maestro John

L'ora in più

di John Comini

Un altro compleanno: 67! Ammazza! Ma da domani dirò 68, così mi abituo al tempo che passa e vola via 


Auguri, sorrisi, mail degli amici, battute sulla mia vecchiaia, telefonate… forse per controllare se sono ancora vivo.Come sempre vorrei sparire e saltare al giorno dopo (pesce d’aprile, asino civile). 
 
Ho sempre pensato (chissà perché) che morirò a 76 anni. Se tutto va bene. La mia attuale moglie mi ha chiesto: “Che regalo vuoi?” Avrei voluto dirle la classica battuta: “Il regalo più bello? Và föra dale bale!” Ma le ho detto: “Sei tu il mio regalo…” Starò invecchiando troppo in fretta?!
 
C’è il detto: il segreto per restare giovani è condurre una vita sana, masticare bene il cibo e mentire sulla propria età. Da bambino, alla domanda “Quanti anni hai?” rispondi: 6 e mezzo. Hai voglia che arrivi ai 18, e i trentenni ti sembrano tutti vecchi. 
 
Compi i 20, passi i 30, ti avvicini ai 40, raggiungi i 50 e se ce la fai arrivi ai 60. Poi, avendo nel frattempo accumulato velocità, rasenti i 70. Poi dicono succeda un fatto strano. Se ce la fai a superare gli 80, torni bambino: “Quanti anni hai?” 84 anni e mezzo. È morto uno a 97 anni... Che zuèn!
 
Quand’ero giovane, bello e di gentile aspetto (nell’altro millennio), amavo la libertà e non ero legato a nessuna. Poi il giorno del mio compleanno Emy mi regalò il libro “Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese, con uno stupendo quadro di Van Gogh sulla copertina. C’era una breve dedica: “Favolosi auguri”. 
 
Galeotto fu il libro e chi lo regalò. La sposai dopo pochi mesi: è stata la prima e l’ultima volta nella vita che mi ha detto “sì”… Successivamente mi ha raccontato che con l’amica Daniela avevano pensato per mesi alla dedica. “Favolosi auguri”: caspita, che ingegno!
 
Dopo qualche anno è nato Andrea. Ho cercato qualche sua foto da pubblicare, ma ho fatto fatica a non piangere. Il cuore mi batteva davvero forte. Ricordo perfettamente quando l’ho preso in braccio per la prima volta, quando lo cullavo… E quando nel lettone, un po’ più avanti, lo lanciavo in aria e lui rideva felice, e io ero felice. 
 
E io non sono un padre ideale, sono pieno di difetti. Cosa vuol dire essere padre? E chi lo sa? Se la mamma perfetta non è ancora nata, immaginatevi un papà. Il tempo passato con un figlio è un tempo prezioso, e anche quando si è lontani ci si può sentire vicini. 
 
Tempo fa avevo scritto a mio figlio una serie di riflessioni sulla vita e sul mondo che sta andando a rotoli. Erano parole molto ma molto tristi. E lui mi ha risposto così: “Me l’hai insegnato da piccolo… la “Meglio gioventù” me l’ha ripetuto… e ora penso tocchi a me ricordartelo e ricambiare il favore. Nonostante i draghi e i farisei, tutto è bello. Tutto è veramente bello. Andrea.” 
 
Grazie Andreone, sei il più bel dono della mia vita! Un dono che mi ha fatto la mamma, eh! Non ricordo di averti fatto discorsi o prediche. Forse ti avrò stufato con qualche consiglio su quello che ho fatto nella mia vita. Ma ci sono cose che non si possono spiegare, le puoi capire solo vivendole. Ma ti ho voluto bene ogni giorno, ogni istante, ecco tutto.
 
Come ha scritto la mia amica Doni quando sei tornato dall’America: “Vi penso e sorrido immaginando quante emozioni vi corrono nel cuore... e nel pensare a voi mi passa nella mente un pensiero del piccolo principe che credo sia la base delle relazioni importanti come quelle con i figli. " ...certo che ti farò del male, certo che me ne farai, certo che ne faremo... ma questa è la condizione stessa dell'esistenza. Farsi primavera significa accettare il rischio dell'inverno.

Farsi presenza significa accettare il rischio dell'assenza... "...ma l’inverno e l’assenza ci aiutano a farci godere del tepore colorato della primavera e a farci coinvolgere a pieno dalla presenza... E voi siete la primavera e la presenza per Andrea... ”
Grazie Doni! Un abbraccione dal vecchio John pancione.
 
Come ha scritto Sergio Bambarén: “Alcune cose saranno sempre più forti del tempo e della distanza, più profonde del linguaggio e delle abitudini: seguire i propri sogni e imparare a essere se stessi, condividendo con gli altri la magia di quella scoperta.”
 
Quando compi gli anni pensi che siano troppi, ma non hai paura di essere vecchio, solo hai paura di aver sbagliato tante cose e non puoi tornare indietro.
Quando compi gli anni vedi che la morte si sta avvicinando piano piano, e tu pensi che capita a tutti, ma come tutti speri di addormentarti e di non soffrire, e sorridi pensando a quel tale di Salò che diceva “Tutti muoiono, forse anch’io!”.
 
Dicono: i giovani sanno correre, ma i vecchi sanno la strada. Ma credo anche che l’esperienza sia il nome che si dà ai propri errori. Quando compi gli anni pensi a quanti errori hai commesso nella vita, a tutte le parole che avresti dovuto dire o a quelle che avresti fatto meglio a far silenzio. 
 
E ancora una volta tu, che sei il meno adatto a scrivere queste cose, pensi che Dio sia amore infinito, che un giorno accoglierà tutti nel Suo infinito amore. Tutti, anche quelli che tu magari non vorresti incontrare, anche quelli che tu vorresti far sparire: i cattivi, i violenti, gli imbroglioni, gli antipatici, i rompiballe, quelli che non amano, quelli che non perdonano… ma allora dovresti sparire anche tu!
 
Nella notte del mio compleanno le lancette devono essere spostate avanti di un'ora. Si dorme un’ora di meno. Ma io vorrei recuperare quell’ora “rubata” al sonno, quell’ora in più, e tornare con la macchina del tempo a quando ero bambino. 
 
Tornare a quando mia mamma mi accarezzava, a quando mio papà mi raccontava le storie vere della guerra. In quell’ora in più vorrei rivedere la mia famiglia unita, e io e Valentina che prepariamo la tavola, e mia nonna che mi sorride… In quell’ora in più rivedrei me stesso che corre all’oratorio felice, perché mi aspettano i miei amici. In quell’ora in più volerei per incontrare per qualche istante le persone che mi hanno voluto bene e che adesso sono in Paradiso.
 
Quell’ora in più mi farebbe capire tante cose di me stesso, degli altri, del mondo.
Ma poi, ripensandoci, quell’ora in più mi farebbe capire quello che so già: che sono stato fortunato, che devo ringraziare Dio per quello che mi ha regalato.
 
Fabio Volo ha scritto: "Se potessi tornare indietro nel tempo rifarei tutto ciò che ho fatto (giusto o sbagliato), altrimenti non sarei quello che sono".
E sono felice di essere stato un maestro: scassato, inadeguato, insufficiente, troppo buono  coi bambini, ma quel poco che ho insegnato l’ho trasmesso con il cuore. Sono felice di aver fatto teatro con molte persone (e lo faccio ancora!).
 
Come mi hanno scritto gli amici Sara e Luca (genitori di Cloe, bèla fess!): “Non dobbiamo raggiungere la felicità. Siamo già nati con la felicità: uno dei compiti più importanti della vita è proteggerla”.
 
Se potessi tornare indietro, rifarei tutto, sapendo già come è andata a finire. E adesso, cara Emy, parafrasando un film, ti scrivo: “Ti ho amata sempre. E magari tra cento anni ti rivedrò, se c’è un’altra vita, e se non c’è, beh, il mio Paradiso sei stata tu.”

Ho scritto cento anni? Facciamo mille, và! Cosa farei senza di te? Stares benone!!!
 
John
 
Una volta a scuola mi chiesero come avrei voluto essere da grande. Io scrissi: "Essere felice". Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita. (John Lennon)
 
Nelle foto:
- Una mamma e il “suo” Andrea
- In viaggio di nozze in Sicilia
- La felicità
- Andrea preparatore atletico in USA 


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