14 Marzo 2017, 08.30
Glocal

Il ritorno degli eremiti nelle valli bresciane

di Valerio Corradi

Il ricordo dell’incontro con un eremita avvenuto in un caldo giorno della scorsa estate, in una località sul Garda, offre lo spunto per provare a sviluppare qualche riflessione su questa scelta radicale


Si stima che in Italia siano attualmente presenti circa 300 eremiti che si rifanno alla spiritualità cristiana a cui si aggiungono numerose persone che vivono in solitudine seguendo tradizioni o proposte religiose diverse. Un numero che è andato crescendo negli ultimi anni. Nel territorio bresciano gli eremiti diocesani, ovvero riconosciuti e collegati all’autorità episcopale, sono 5 e vivono in solitudine in località di montagna poco popolose e in edifici semi-abbandonati tra l’alta Valle Sabbia, l’alto Garda e la Valle Camonica

Si tratta di persone che con la loro radicale scelta di vita danno testimonianza di un modo di vivere dedito alla preghiera, alla solitudine e alla contemplazione che oggi, ai più risulta, difficile da comprendere, da apprezzare e che spesso viene apostrofato in maniera ironica o comunque frettolosa.

L’eremita, all’inizio del 21° secolo, è una provocazione e, al tempo stesso, uno stimolo per una società che sembra essere immersa in un flusso continuo di immagini, di distrazioni, in un perpetuo brusio di suoni e che sembra aver smarrito il senso dello stare insieme e delle stare in solitudine oltre che la capacità di guardare con speranza oltre l’immanenza. 

Per qualcuno gli eremiti sono l’incarnazione dopo-moderna di una fuga dal mondo per altri, più prosaicamente, dei misantropi patologici. Tuttavia, per un eremita questo ritiro non è inteso come una fuga ma piuttosto come un andare incontro a qualcosa di più grande e soddisfacente. La ricerca di una vita di raccoglimento, di contatto con la natura e di meditazione costituisce la molla che spinge verso una dimensione di vita prettamente spirituale che cerca l’incontro con l’Altro su nuove basi. Inoltre, la presenza di un eremita, quando nota, alimenta l’interesse di persone che vogliono interagire con questa figura e trarre da essa conforto e consigli.

Come mostrato da recenti ricerche, l’eremita non disprezza il mondo sociale tanto che spesso viene da esperienze di vita (precedenti la sua scelta e non rinnegate) appaganti e di successo nelle quali la relazione con l’altro era fondamentale. La decisione è quindi assunta, nella maggior parte dei casi, con consapevolezza e maturità e non necessariamente porta a troncare i rapporti precedenti.

Forse quello che oggi gli eremiti
possono maggiormente insegnarci è l’esigenza di recuperare un’attenzione per la vita interiore e per la contemplazione. Ci suggeriscono inoltre di tornare all’emozione profonda del sentirsi parte di un disegno più ampio che ricorda che gli uomini non sono isole e non possono dirsi indifferenti all’altro, alla natura e al tutto cui appartengono.


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