19 Aprile 2014, 10.34
Genitori & Figli

I simboli della Pasqua

di Giuseppe Maiolo

Morte e resurrezione, oscurità e nuova luce. Tra questi estremi si compie il percorso simbolico di ogni Pasqua.
Le rappresentazioni possono variare, ma il significato rimane lo stesso, ovunque


E la liturgia sacra di questi giorni ci aiuta a riconoscere nei gesti il segno e la valenza simbolica che rappresenta e racconta, ovvero i grandi temi della vita.

Per i cristiani la Pasqua è il tempo della sofferenza di Cristo ma anche della sua rinascita.
Le celebrazioni della Settimana Santa ripropongono la storia, ricordano eventi millenari e ci offrono riti liturgici che possono anche essere letti in chiave psicologica.

A guardarli bene infatti essi raccontano di quei processi psicologici che si sviluppano nell’individuo ogni qualvolta avviene un cambiamento esterno o interiore.
E’ allora che nella vicenda umana lutto e speranza, dolore e gioia si fondono. I colori scuri dei paramenti, le statue coperte nelle chiese, la mestizia dei gesti mentre rinviano il credente al ricordo della morte di Cristo rimandano pure alla perdita interna di parti proprie, alla separazione dalle certezze e al vuoto infinito che si avverte quando si affronta una trasformazione.

La morte è in fondo ogni mutamento.
E’ l’abbandonano di quegli aspetti che hanno concluso il loro percorso e ci chiedono un rinnovamento. E’ il punto in cui ci si sente svuotati, indefiniti, smarriti nell’indifferenziato di una fisionomia perduta mentre ancora non s’intravede un nuovo orizzonte né una nuova dimensione.
Di solito è un tempo lacerante, un percorso faticoso. E’ l’umana via crucis che ci appartiene.

Può capitare quando dall’infanzia si naviga nel mare turbolento e sconosciuto dell’adolescenza che non lascia scorgere approdi sicuri o quando ci si avvia verso la vecchiaia, così come può avvenire ogni qualvolta ci ritroviamo immersi nella sofferenza e non riusciamo a rintracciare nuove modalità di vita o un rinnovato ordine di valori. In effetti si tratta di uscire dal buio, di risorgere, cioè emergere dagli inferi, dalle profondità oscure del proprio star male, dalla confusione e dal caos.

La passione e la morte di Cristo rinviano alle energie ctonie del sottosuolo in cui, dolorosamente immersi, bisogna spesso sostare prima di trovare la forza per accendere una nuova luce. Solo dopo compare il Lumen Chriti della veglia pasquale, ovvero la fiamma del cero a testimonianza del Cristo risorto.

Esso simbolicamente rappresenta la fiducia nella possibilità di rinascere e insieme la speranza interiore che con il rinnovamento dell’anima si possa uscire dalla notte buia della sofferenza trovando un nuovo equilibrio.


Giuseppe Maiolo


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