31 Dicembre 2015, 14.37
Genitori & Figli

Genitorialità ed autorevolezza

di Giuseppe Maiolo

Nel periodo tra la fine e l’inizio dell’anno, di solito si fanno bilanci e inventari. Anche la genitorialità è una professione o, più ancora, un mestiere che richiede costante adeguamento a partire da un necessario bilancio dell’attività svolta e da svolgere


Fare il mestiere di genitore, che Freud riteneva essere un’attività impossibile, richiede non solo impegno ma oggi anche rinnovamento e trasformazione.
Ma soprattutto manutenzione.

La genitorialità non è una pratica del fare
, tanto meno una tecnica utile a trovare risposte per un figlio.
Più che fare conta l’ essere genitori, cioè la relazione come complesso movimento interattivo e circolare che coinvolge educatore ed educato.
Chi educa infatti è a sua volta educato perché, come diceva Paulo Freire, educa se stesso con l’aiuto degli altri.

Genitorialità e educazione richiedono dunque una continua revisione.
È necessario pertanto in questo momento storico domandarsi quale genitorialità serve e di quanta autorevolezza c’è bisogno oggi nell’azione educativa. In fondo autorevolezza è la parola chiave, quella che dovremmo saper coniugare in modo autentico senza paura di coniugarla con concetto di autorità, da cui necessariamente deriva come vocabolo.
Va detto che per essere autorevoli bisogna prima di tutto essere capaci di esprimere autorità, in quanto un bambino può diventare adulto grazie alla cura e all’attenzione di qualcuno che si occupa in maniera prevalente della sua crescita.

Pre-occupazione è il sentimento autentico di un adulto capace di esprimere la sua autorità ed è in grado di integrare amorevole presenza con un pensiero rispettoso e protettivo.
Solo chi sa coniugare le necessità di dipendenza di un bambino dall’adulto di riferimento con le esigenze di autonomia è un adulto autorevole, riferimento importante per un individuo in crescita.

L’autorevolezza è fatta di accoglienza affettiva
e di amorevolezza senza la quale non può esserci sviluppo.
La mancanza di questa dimensione, cioè l’anaffettività, lascia al palo e sconfitto qualsiasi bambino, in quanto, come sappiamo tutti, il piccolo dell’uomo dopo la nascita ha bisogno ancora di una “seconda gestazione” fatta di protezione e tenerezza, di autentico affetto e presenza.

Ma non vi è autorevolezza senza la coerenza che è il necessario elemento di sicurezza capace di garantire la crescita di ogni individuo.
Per il bambino e l’adolescente è fondamentale sapere che l’adulto a cui  si riferisce, è coerente nel tempo e non mostra divergenze incolmabili tra ciò che dice e quello che fa, mentre ugualmente condivide il progetto educativo con il partner della coppia genitoriale.

Infine l’autorevolezza si esprime nella capacità di interagire con il proprio figlio.
Il che significa saper comunicare nel corso di tutta la crescita e soprattutto durante l’adolescenza. Il che significa essere in grado, come educatore, di mediare e saper negoziare tra le varie necessità tipiche dello sviluppo mentre contemporaneamente è espressione di un comportamento autorevole  la valorizzazione dell’autonomia e la promozione dell’indipendenza.

Giuseppe  Maiolo
www.officina-benessere.it



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