25 Settembre 2014, 07.30
Genitori & Figli

Bambini a scuola, aiutiamoli a star bene

di Giuliana Beghini Franchini

I bambini, specialmente quelli che vanno in prima elementare, a guardarli al mattino quando entrano a scuola sembrano già preoccupati, emozionati, talvolta spaventati


In questi giorni, come consulente chiamata a favorire l’accoglienza in alcune scuole primarie, li ho visti salire le scale, guardarsi attorno spaesati: si muovevano con aria preoccupata in quegli spazi nuovi, improvvisamente grandi e sconosciuti.
Li ho visti impauriti insieme agli altri bambini, quelli grandi, molto più grandi di loro.

L’inizio della scuola, in altre parole, è un evento pieno di tensione e di ansia.
Di certo non è facile per nessuno ogni nuova esperienza che comprende sia la separazione che una nuova realtà da incontrare.
Non lo è per i genitori che si devono fidare della scuola, degli insegnanti, dei compagni del proprio figlio, ma non è facile neppure per gli insegnanti che spesso hanno a che fare con 20 o più bambini tutti diversi, tutti con le loro peculiarità e le loro difficoltà.

Ma è ancora meno facile per loro, i veri attori di questi giorni, i bambini.
Devono imparare qual è la loro aula, quali sono i loro insegnanti, cosa devono portare a scuola e cosa devono fare.

E allora come aiutarli?
Per prima cosa se siamo genitori rimaniamo tranquilli e sereni. Conteniamo la nostra ansia ma incoraggiamoli ad avere pazienza e a prendersi tempo per adattarsi alla nuova realtà, per capire cosa si fa nella nuova scuola, chi sono gli insegnanti e i compagni nuovi.

Aiutiamoli a trovare la loro dimensione senza fretta, con i tempi che sono propri del nostro bambino.
Non pretendiamo che facciano in fretta, che capiscano subito ogni cosa né che si sentano rapidamente a loro agio.
Rallentiamo i nostri ritmi e le nostre richieste, a volte, eccessive e cominciamo a dedicare loro del tempo per ascoltarli, per raccogliere le loro paure e i loro pensieri e prendiamoci tempo per lasciarli ancora fantasticare o per annoiarsi ancora un po’.

Se poi vogliamo veramente aiutarli facciamoli giocare per terra, facciamoli strisciare come fanno i serpenti o i coccodrilli, facciamoli ancora andare a gatto, perché i bambini di oggi lo fanno troppo poco e troppo presto gli chiediamo di acquisire competenze “da grandi”.
In realtà dovrebbero ritornare indietro e recuperare passaggi importanti, come il gattonare che, ad esempio, è un prerequisito fondamentale per la scrittura, talvolta tralasciato o abbandonato troppo in fretta.

Ricordiamoci che il regalo più bello che possiamo fare loro è guardarli ancora come bambini bisognosi, ma capaci, intimiditi, ma pronti a nuove sfide.
Bambini che hanno ancora  voglia di fantasticare e di credere alle favole e alle fiabe. Con quelle aiutiamoli a crescere! 

Giuliana Beghini Franchini


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