08 Marzo 2013, 12.00
L'angolo del filosofo

Il corpo e lo specchio

di Alberto Cartella

Una riflessione intorno al concetto di corpo per cui nella nostra società cerchiamo di corrispondere a dei modelli, tanto che l'immagine che noi abbiamo del nostro corpo non viene restituita dallo specchio, bensì da uno schema corporeo introiettato nel nostro cervello

 
A volte si crede di guardare mentre invece non si fa altro che immaginare.
 
Nella nostra cultura il rapporto con il proprio corpo è un rapporto di alterità. Il corpo viene guardato e commisurato sulla base di modelli, per esempio quelli della pubblicità. Cercare di corrispondere a dei modelli vuol dire costruirsi attraverso il riconoscimento sulla base di questi modelli. O sono quella cosa lì o non lo sono.
 
Si tratta di un dualismo che spesso viene interiorizzato. Ciò a cui si fa riferimento è la norma, l’essere normali; vi è la produzione di barriere invisibili ma efficaci. Sono gli individui stessi a conformarsi spontaneamente alla norma, al modello normale e normalizzante, il quale opera attraverso la creazione di confini e frontiere che passano all’interno di ciascun individuo.
 
Per esempio la lotta contro il fumo, condotta in nome della sanità del corpo sociale, oltre a colpevolizzare il fumatore, ritenendolo il solo responsabile di malattie a cui possono invece contribuire anche altri fattori, come l’inquinamento, autorizza a dirci come dobbiamo vivere e quale uso dobbiamo fare dei nostri polmoni: la garanzia di scientificità e l’appello all’autorità della medicina fanno sì che si costituisca un corpo sociale in cui un potere autorizzato si incarica di esaminare i nostri corpi e le nostre vite in ogni loro più minuto recesso.
 
Inoltre, si tratta anche di mangiare determinati cibi piuttosto che altri e di esercitare insomma una sorveglianza permanente sui propri comportamenti; ciascuno è tacitamente indotto a sorvegliare costantemente la propria vita per renderla conforme alle esigenze del corpo sociale (cfr. Wanda Tommasi).
 
A volte ci sfugge che l’immagine che noi abbiamo del nostro corpo non ce la dà lo specchio. Noi non ci relazioniamo alla nostra immagine, ci relazioniamo allo schema corporeo che abbiamo nel nostro cervello.
 
Con il suo corpo l’immagine costituisce il punto di crisi rispetto a ciò che la lega all’immaginario. È una convinzione della nostra cultura che le immagini esistano soltanto all’interno di un immaginario che le assorbe totalmente per dar loro una funzione, un senso, un valore. 
 
Solo il movimento dello sguardo, che porta con sé l’istanza dello scorrere, viene tradizionalmente ritenuto in grado di risalire al significato più profondo delle immagini.
 
L’immaginario dello sguardo pensa di poter rendere vive le immagini, portandole al movimento che è loro proprio. Esso finisce tuttavia per privarle di qualsiasi traccia della loro presenza corporea. Un immaginario non può che consegnare tutte le immagini a una temporalità astratta da ogni effettivo decorso temporale (cfr. Panattoni e Solla).
 
I corpi non sottostanno a una semplice visione d’insieme, ma qualcosa in loro si mostra irriducibile a ogni sintesi linguistica. Nel caso dello specchio non siamo sicuri di essere completamente invasi dalla visione che si sta vedendo, al contrario s’introduce una distanza tra il soggetto che guarda e gli occhi che stanno vedendo. Questo accade perché sembra essere soltanto il soggetto dello sguardo a dettare agli occhi il postulato della loro visione, quello che devono credere di vedere grazie all’attribuzione di un riconoscimento che sopraggiunge a significare i termini stessi di quella visione.
 
Guardarsi allo specchio è un dramma (non una tragedia) in cui lo sguardo nel modo più veloce possibile attribuisce il significato di un riconoscimento nominale; e simultanemante l’occhio si attarda, rispetto all’azione di questo riconoscimento, rimanendo incantato nel rispecchiamento di una forma visiva perfettamente identica al dato da vedere.
 
Per quanto riguarda il corpo si passa da un corpo-in-frammenti alla “forma ortopedica†di questo. La “forma ortopedica†è da intendersi pensando per esempio al ruolo della scarpa ortopedica che cerca di adattare il piede infermo a una forma corretta. Allo stesso modo, il soggetto, identificandosi (parzialmente) con l’immagine riflessa, è come se imparasse a mettere i piedi nella posizione corretta, ovvero impara a mettere l’Io nello stampo immaginario.
 
Quelle che riteniamo essere le nostre corrette visioni, però, sono in realtà delle forme ricostruite che portano sul proprio fondo una forma visiva. Da una parte l’immagine si solleva verso lo sguardo come significato di ciò che vediamo, dall’altra l’immagine che in quanto tale continua a sprofondare in se stessa (cfr. Panattoni).
 
Queste considerazioni sono state rese possibili dal guadagno di pensiero che ho ricevuto dai filosofi Riccardo Panattoni, Gianluca Solla e Wanda Tommasi.
 
 


Commenti:
ID29446 - 08/03/2013 13:52:18 - (Dru) - mi piacerebbe che interagissero anche i filosofi che lei cita

"Noi non ci relazioniamo alla nostra immagine, ci relazioniamo allo schema corporeo che abbiamo nel nostro cervello." di nuovo mi piacerebbe che lei mi dipanasse quale la differenza dell'immagine e nostra relazione con essa rispetto allo schema corporeo che abbiamo nel nostro cervello. Più che allo schema, che lei dice essere a "volte" ( e altre volte?) la causa del nostro agire sul nostro aspetto, mi interessa quell'immagine che sembrerebbe prescinderne, cosa è se non uno schema del nostro cervello quell'immagine ? e lo schema del nostro cervello cosa è se non la nostra coscienza ? Lei dimostra di essere un realista come il buon senso comune detta, ma dove sta la critica al senso comune del buon filosofo ? Cioè l'occhio che si attarda rispetto all'azione del riconoscimento non può avvenire assolutamente, poiché l'immediato dell'azione e l'immediato dello sguardo e l'immediato delle immagini non hanno alcun ritardo. O sbaglio?

ID29447 - 08/03/2013 13:58:03 - (Dru) -

"Quelle che riteniamo essere le nostre corrette visioni, però, sono in realtà delle forme ricostruite che portano sul proprio fondo una forma visiva. Da una parte l’immagine si solleva verso lo sguardo come significato di ciò che vediamo, dall’altra l’immagine che in quanto tale continua a sprofondare in se stessa ...." voglio dire, se riteniamo quello dell'immagine il significato bene quello è l'essere e quelle visioni, e lei prosegue dicendo che però sono "in realtà delle forme ricostruite" come se ci fosse qualcosa che è eterno e qualche cosa che invece costruiamo noi di diverso da quello statuto che suppone lei il reale, l'immediato, e allora cerchiamo di indagare questi due campi semantici eterno e reale, o immagine e sguardo. Non crede che è così che possiamo strutturare questi discorsi o destrutturare ?

ID29449 - 08/03/2013 14:39:38 - (Dru) - cioè cosa è per lei l'immagine se non la sostanza dell'immaginario?

o crede che l'immagine sia qualche cosa di diverso.

ID29450 - 08/03/2013 14:40:24 - (Dru) - e cosa è per lei lo sguardo ?

se non il credere che noi guardiamo e infine ancora il nostro immaginario ?

ID29456 - 08/03/2013 18:31:58 - (Dru) - Infine dato non è lo sguardo o l'immagine o l'immaginario

Data è la fede nello sguardo, nell'immagine e infine nell'immaginario.

ID29458 - 08/03/2013 19:08:37 - (Alberto Cartella) -

"mi piacerebbe che interagissero anche i filosofi che lei cita" le citazioni dei filosofi sono costellazioni che alimentano la rete dell'argomentazione che si sta sostenendo e non sono per dire che cosa questi filosofi pensano."di nuovo mi piacerebbe che lei mi dipanasse quale la differenza dell'immagine e nostra relazione con essa rispetto allo schema corporeo che abbiamo nel nostro cervello". Il riferimento all'immagine in quanto tale, l'immagine non riducibile a ci che noi possiamo leggere nell'immagine. La descrizione anche mentale di un'immagine non coincide con l'immagine. L'immagine ha un corpo e non l solo per soddisfare l'esigenza di una coscienza. L'immagine non riducibile al senso che possiamo dare all'immagine. Si tratta del guardare un'immagine e non del leggerla. C' qualcosa che non sta alla realizzazione del contenuto dell'immagine. Si tratta di un "non c' niente da vedere" dell'immagine.

ID29461 - 08/03/2013 19:14:08 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta di prescindere dal contenuto dell'immagine o di prescindere dalla relazione. La relazione c' ed importante, si tratta di non risolversi in questo e del lasciar agire ci che non riducibile a questa relazione. Questo non vuol dire opporsi alla relazione o uscire dalla relazione. Si tratta del punto di crisi della relazione. Noi non possiamo far altro che descrivere un'immagine, ma mentre la descriviamo dell'immagine si vede nulla o ben poco.

ID29462 - 08/03/2013 19:15:08 - (Alberto Cartella) -

"Lei dimostra di essere un realista come il buon senso comune detta, ma dove sta la critica al senso comune del buon filosofo ?" non so di che cosa sta parlando.

ID29463 - 08/03/2013 19:23:09 - (Alberto Cartella) -

"Cio l'occhio che si attarda rispetto all'azione del riconoscimento non pu avvenire assolutamente, poich l'immediato dell'azione e l'immediato dello sguardo e l'immediato delle immagini non hanno alcun ritardo" Se fosse cos allora vorrebbe dire che nella nostra visione c' una coincidenza e un immediatezza. Vuol dire che nell'incontro, nello sguardo frontale, ci che abbiamo fronte coincide con il mio giudizio. Non c' spazio per la discussione e mi ergerei a giudice, gli altri mi dovrebbero ascoltare per forza e se non lo fanno meriterebbero una punizione. A me interessa il punto di cedimento della logica del giudizio. Questo non vuol dire uscire dal giudizio, ma non risolversi nei propri giudizi e nelle proprie etichette.

ID29464 - 08/03/2013 19:24:46 - (Alberto Cartella) -

L'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento. L'immediatezza non esiste. Se ci fosse immediatezza e coincidenza nella nostra visione allora non inizieremmo nemmeno a parlare.

ID29465 - 08/03/2013 19:26:43 - (Alberto Cartella) -

"voglio dire, se riteniamo quello dell'immagine il significato bene quello l'essere e quelle visioni" Questo quello che ritiene lei, non ho mai scritto una cosa del genere. Non so di che cosa sta parlando. Non credo di aver capito.

ID29466 - 08/03/2013 19:33:45 - (Alberto Cartella) -

"come se ci fosse qualcosa che eterno e qualche cosa che invece costruiamo noi di diverso da quello statuto che suppone lei il reale, l'immediato, e allora cerchiamo di indagare questi due campi semantici eterno e reale, o immagine e sguardo". Questa una sua interpretazione, lei inserisce un dualismo eterno-reale e immagine-sguardo, a me interessa il punto di crisi di questo dualismo. Ci che non riducibile a questo dualismo. Si tratta di una schisi fra l'occhio e lo sguardo. Il virtuale fa parte del reale ma non vi una perfetta coincidenza.

ID29468 - 08/03/2013 20:04:04 - (Alberto Cartella) -

"cio cosa per lei l'immagine se non la sostanza dell'immaginario?" Con il suo corpo limmagine costituisce il punto di crisi rispetto a ci che la lega allimmaginario. La sostanza dell'immaginario ci che pretende di ridurre l'immagine ad un senso. Si tratta di ci a cui facevo riferimento in uno dei commenti precedenti a questo.

ID29469 - 08/03/2013 20:10:30 - (Alberto Cartella) -

"e cosa per lei lo sguardo ?" Nel rapporto con le cose quale si costituito attraverso la visione, e ordinato nelle figure della rappresentazione, qualcosa scivola, passa, si trasmette, di piano in piano, per esser sempre eliso in qualche misura-ecco ci che si chiama lo sguardo.

ID29470 - 08/03/2013 20:13:50 - (Alberto Cartella) -

"Infine dato non lo sguardo o l'immagine o l'immaginarioData la fede nello sguardo, nell'immagine e infine nell'immaginario" Lei qui sintetizza, a un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo. Per quanto riguarda la fede sono in una posizione agnostica di apertura verso la fede se per fede si intende qualcosa che legato al mistero, qualcosa che mi dice che non-tutto risolvibile all'interno di una struttura logica.

ID29471 - 08/03/2013 20:18:33 - (Dru) - E il corpo cosa è ?

Il corpo e l'immagine del corpo hanno qualche cosa di diverso l'uno dall'altro come enti ?

ID29472 - 08/03/2013 20:23:22 - (Dru) - Poiché sulla fede nel dato e sul dato

Cioè sul fatto che tutto quello che esiste è il pensato e non esiste indipendentemente, vedo che gli scivola via. Vorrei che si rispondesse all'ultima mia riflessione sull'ente.

ID29473 - 08/03/2013 20:25:35 - (Dru) - Cioè, insisto

Come può parlare lei senza fare un discorso di struttura dei significati. Impossibile, cioè contraddittorio, sono a questo punto parole al vento.

ID29475 - 08/03/2013 20:36:21 - (Dru) - Entriamo dunque nei significati ...Lei dice poi ...

Che non vi è immediatezza tra ciò che vedo e il mio vedere o sguardo, allora significa che vi è mediatezza tra sguardo e immagine, ma se vi è mediatezza vi è dualismo e o la mediatezza è identità dei diversi, contraddizione, o vi è diversità degli identici, seconda contraddizione... Per questo non può che esistere immediatezza tra immagine e sguardo del loro essere se non vogliono essere contraddittori, nessuno scarto, implicherebbe il nichilismo e dello sguardo e dell'immagine.

ID29477 - 08/03/2013 20:38:04 - (Dru) - Perchè nichilismo ?

Ci pensi un attimo sopra. Come può lo sguardo diventare immagine e come l'immagine farsi sguardo altrimenti.

ID29478 - 08/03/2013 21:00:40 - (Dru) -

""e cosa è per lei lo sguardo ?" Nel rapporto con le cose quale si è costituito attraverso la visione, e ordinato nelle figure della rappresentazione, qualcosa scivola, passa, si trasmette, di piano in piano, per esser sempre eliso in qualche misura-ecco ciò che si chiama lo sguardo."" Ecco per lei quel qualcosa che è (=viene) eliso sembrerebbe quello che deve essere cercato, o che comunque ha un significato di valore perché altrimenti lo sguardo è, si appiattisce sull'immagine, è l'immagine e si risolverebbe nel mio giudizio. Ma questi sono tutti giudizi che vanno giustificati. Sarebbe come se io le dicessi che, poichè faccio il fattucchiere, lei ha un futuro, embé... Consideri le mie delle provocazioni Alberto, perché vorrei comprenderla.cioè è debolissima la sua affermazione che dice ..." Vuol dire che nell'incontro, nello sguardo frontale, ciò che abbiamo di fronte coincide con il mio

ID29479 - 08/03/2013 21:02:00 - (Dru) -

giudizio"... parafrasandola, direi che questa è una sua interpretazione dell'interpretazione innescando un regressus ad infinitum.

ID29490 - 09/03/2013 04:02:36 - (Alberto Cartella) -

Il corpo non sono i contenuti che noi diamo al corpo. Si tratta di un corpo senza organi. Il corpo un resto. Si tratta del corpo dell'immagine, non dell'immagine del corpo. Il corpo ci che non riducibile ad una visione d'insieme. Si tratta di ci che non sta alla definizione. Ci non vuol dire opporsi alla definizione o uscire dalla definizione, ma il riferimento al punto di cedimento della definizione.

ID29491 - 09/03/2013 04:07:48 - (Alberto Cartella) -

"Cio sul fatto che tutto quello che esiste il pensato e non esiste indipendentemente, vedo che gli scivola via. Vorrei che si rispondesse all'ultima mia riflessione sull'ente". Per porre un esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza.

ID29492 - 09/03/2013 04:12:52 - (Alberto Cartella) -

"Come pu parlare lei senza fare un discorso di struttura dei significati. Impossibile, cio contraddittorio". Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Poi lei introduce l'impossibile, non si tratta dell'impossibile ma del non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit.Il discorso di struttura dei significati qualcosa di troppo astratto per me, non la seguo.

ID29493 - 09/03/2013 04:15:57 - (Alberto Cartella) -

Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Ci vuol dire che non si pu dire tutto.

ID29494 - 09/03/2013 04:27:50 - (Alberto Cartella) -

"Che non vi immediatezza tra ci che vedo e il mio vedere o sguardo, allora significa che vi mediatezza tra sguardo e immagine, ma se vi mediatezza vi dualismo e o la mediatezza identit dei diversi, contraddizione, o vi diversit degli identici, seconda contraddizione... Per questo non pu che esistere immediatezza tra immagine e sguardo del loro essere se non vogliono essere contraddittori, nessuno scarto, implicherebbe il nichilismo e dello sguardo e dell'immagine".Lei qui molto impreciso, non ho mai parlato di mediatezza tra sguardo e immagine, ma di una schisi fra l'occhio e lo sguardo. Non so di che cosa sta parlando, forse entrare nei significati vuol dire andare su piani sempre pi superiori, si tratta di qualcosa che non mi interessa. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Non basta dire che c contraddizione.

ID29495 - 09/03/2013 04:31:50 - (Alberto Cartella) -

"Come pu lo sguardo diventare immagine e come l'immagine farsi sguardo altrimenti". Si tratta di qualcosa che ha scritto lei, non ho mai scritto una cosa del genere, mi fa delle domande su qualcosa che sta sostenendo lei, non so di che cosa parla, sia pi preciso, mi dia i riferimenti.

ID29496 - 09/03/2013 04:35:29 - (Alberto Cartella) -

"Ecco per lei quel qualcosa che (=viene) eliso sembrerebbe quello che deve essere cercato" Anche questo lo sostiene lei, non ho mai scritto una cosa del genere, non si tratta di qualcosa che deve essere cercato, sia pi preciso, mi dia i riferimenti, non so di che cosa parla. Non si tratta di una ricerca ma di una descrizione.

ID29497 - 09/03/2013 04:43:02 - (Alberto Cartella) -

"o che comunque ha un significato di valore perch altrimenti lo sguardo , si appiattisce sull'immagine, l'immagine e si risolverebbe nel mio giudizio. Ma questi sono tutti giudizi che vanno giustificati. Sarebbe come se io le dicessi che, poich faccio il fattucchiere, lei ha un futuro, emb... Consideri le mie delle provocazioni Alberto, perch vorrei comprenderla.cio debolissima la sua affermazione che dice ..." Vuol dire che nell'incontro, nello sguardo frontale, ci che abbiamo di fronte coincide con il mio giudizio"... parafrasandola, direi che questa una sua interpretazione dell'interpretazione innescando un regressus ad infinitum" Qui proprio non la seguo. La previsione, vedere una cosa prima ancora che accada, quella s una contraddizione. Inoltre quello che lei ha messo tra virgolette non quello che ho scritto, sia pi preciso, mi dia i riferimenti precisi. Dicendo che la mia una affermazione debolissima non credo lei pensi di aver detto qualcosa.

ID29498 - 09/03/2013 04:47:34 - (Alberto Cartella) -

Inoltre non mi interessa la provocazione ma la discussione, qualcosa da cui si sta allontanando moltissimo. La parafrasi va proprio in quella direzione. Sempre per quanto riguarda l'affermazione debolissima, non si tratta della dialettica affermazione-negazione, ma del punto di cedimento di questa dialettica. Ci non vuol dire opporsi alla dialettica o uscire dalla dialettica.

ID29499 - 09/03/2013 04:59:00 - (Alberto Cartella) -

" Vuol dire che nell'incontro, nello sguardo frontale, ci che abbiamo di fronte coincide con il mio giudizio" Non ho scritto questo ma ho scritto "Se fosse cos allora vorrebbe dire che nella nostra visione c' una coincidenza e un immediatezza. Vuol dire che nell'incontro, nello sguardo frontale, ci che abbiamo fronte coincide con il mio giudizio. Non c' spazio per la discussione e mi ergerei a giudice, gli altri mi dovrebbero ascoltare per forza e se non lo fanno meriterebbero una punizione. A me interessa il punto di cedimento della logica del giudizio. Questo non vuol dire uscire dal giudizio, ma non risolversi nei propri giudizi e nelle proprie etichette" Inoltre era in un contesto. Era riferito a quello che ha scritto lei e che ho riportato tra virgolette.

ID29502 - 09/03/2013 08:01:51 - (Dru) - Questo corpo dell'immagine che non sta alla definizione

Che cosa è ?Altrimenti rimane qualcosa che è misterioso,ma il cui contenuto, che non ha contenuto, mi intimorisce ( ironico) e cosa significa e cosa vuol dire, o se preferisce cosa vuol descrivere, con questo cedimento, o corpo dell'immagine che non è l'immagine del corpo.Ma ancora principalmente per lei il corpo e l' immagine del corpo, sono due enti che hanno caratteri che possono essere riducibili o sono irriducibili.... Insomma sono entrambi enti, cose o sono uno una cosa e l'altro no.

ID29503 - 09/03/2013 08:20:01 - (Dru) - Interessante la sua seconda Risposta alle mie

Forse l'aveva già esposta in precedenza ma mi era sfuggita.Secondo lei tutto quello che ci circonda non esiste ? È una nostra costruzione ? O meglio l'essere e il "nulla" sono nostre invenzioni o costruzioni ? A questo punto posso cominciare a comprendere perché non ci possiamo comprendere: lei parla, costruisce, o se vuole descrive le cose senza i fondamenti delle stesse, ne usa e ne abusa, come chi adoperando le calcolatrici non sa far di calcolo che con esse e a chi gli critica quell'uso e abuso e che così facendo gli domandasse le origini di quel suo fare, a queste interrogazioni egli rispondesse che a lui non interessano quelle origini e non sta al calcolo e che si tratta di uscire dal calcolo e che a lui interessa il punto di cedimento del calcolo; ma il matematico ( in questo caso il filosofo), caro Cartella, non può prescindere dalla struttura di base, che gli sta sotto, la cassiera dell'Italmark può rispondere così non lei.

ID29506 - 09/03/2013 08:30:23 - (Dru) - Eppure Cartella la mia domanda sull'ente dove lei elude la risposta

È chiarissima, poiché alla stessa maniera bisognerebbe trovare, parafrasandola nuovamente, dove si trova e l'immagine e lo sguardo e la schisi tra immagine e sguardo, a questo punto, vede che se esce dall'Ontologia , ne prescinde, è meglio tacere poiché ogni significato perde di potere, e allora non c'è realtà che tenga, bisogna da capo trovarla come ogni altra bella cosa della madre Terra... Lei usa i significati disconoscendoli, strano modo di procedere.

ID29507 - 09/03/2013 08:35:54 - (Dru) - Ecco poi lei...

come suo solito mi risponde sui significati che , per dire che è una contraddizione bisogna poterla trovare. No Cartella bisogna avere gli occhi per vederla, quegli strumenti che secondo me lei non ha ma non vuole nemmeno avere, poiché vedo che nelle mie interminabili interrogazioni, la invito a verificare quante domande le ho posto, lei non me ne ha mai fatta neppure una, le sembra l'atteggiamento di un filosofo il suo? Di colui che indaga?

ID29508 - 09/03/2013 08:43:24 - (Dru) - Infatti poi accenna ai piani superiori

Dove io alloggerei, indicandomi come colui che astrae, direi piuttosto che io vivo in quelli inferiori, dove ci sono le fondamenta del suo dire, il linguaggio, e è lì che lei continua a porre contraddizioni, ma vedo che non le interessa nemmeno questo, l'indagare se è vero posto che sia vero, insomma apra quella porta della cantina e scenda a vedere perché lei è lì sopra che parla di immagini, schisi, non-realizzato, realtà, costruzione, ecc... altrimenti molte delle sue rimangono contraddizioni e ciò non è che non esiste, esiste eccome, ciò che non esiste è il contenuto di ciò che vorrebbe lei significare.

ID29509 - 09/03/2013 08:46:03 - (Dru) - Cosa è per lei costruzione

Quale il suo significato.

ID29518 - 09/03/2013 13:02:44 - (Dru) - In quanto alla retorica della precisione

Io sono io è lei è lei , dire a qualcuno di essere più preciso è nuovamente una contraddizione, sarebbe come sollecitarmi ad essere io piochè io non sono io, altro suo evidentissimo carattere nichilista o più propriamente bacchettone.

ID29522 - 09/03/2013 14:00:00 - (Alberto Cartella) -

Il riferimento al corpo dell'immagine riguarda l'irriducibilit dell'immagine a una sintesi linguistica. Inoltre per quanto riguarda la descrizione, si tratta della descrizione intorno ad un vuoto, quella non coincidenza di cui ho scritto nell'articolo e anche nei commenti. L'immagine del corpo qualcosa che ha introdotto lei, mi chiede di chiarire ci che introduce lei. Inoltre le cose non sono dell'ordine del linguaggio.

ID29524 - 09/03/2013 14:11:20 - (Alberto Cartella) -

"Secondo lei tutto quello che ci circonda non esiste? una nostra costruzione?" Il riferimento alla costruzione, come le scrivo per l'ennesima volta, riguarda la nostra capacit di mettere in relazione. Il termine costruzione non n negativo n positivo, si tratta del punto di crisi della dialettica negativo-positivo. Non si tratta di opporsi al calcolo o di uscire dal calcolo o tanto meno ai fondamenti del calcolo, si tratta del punto di cedimento alla propria emozione, che non riducibile ad un calcolo. C' qualcosa che non sta a questo calcolo. La cassiera dell'italmark un'etichetta, noi non siamo quello che facciamo, si tratta di non risolversi nelle nostre etichette. Lo spazio della discussione sta proprio in quel punto.

ID29525 - 09/03/2013 14:24:28 - (Alberto Cartella) -

"Eppure Cartella la mia domanda sull'ente dove lei elude la risposta chiarissima, poich alla stessa maniera bisognerebbe trovare, parafrasandola nuovamente, dove si trova e l'immagine e lo sguardo e la schisi tra immagine e sguardo, a questo punto, vede che se esce dall'Ontologia , ne prescinde, meglio tacere poich ogni significato perde di potere, e allora non c' realt che tenga, bisogna da capo trovarla come ogni altra bella cosa della madre Terra... Lei usa i significati disconoscendoli, strano modo di procedere". La schisi fra l'occhio e lo sguardo si trova nel costituirsi della nostra soggettivit. Precindere dall'Ontologia e disconoscere i significati qualcosa che sta inventando lei, non ho mai scritto una cosa del genere. A me interessa il punto di crisi del potere.

ID29526 - 09/03/2013 14:26:44 - (Alberto Cartella) -

Far riferimento al metodo, alla forma e non a un contenuto che ci dice come stanno le cose la filosofia nel modo politico, legato al costituirsi della soggettivit. Questo non vuol dire che il contenuto non ci sia o che sia secondario (non si tratta del primario e del secondario) e non sto dicendo nemmeno che non abbia anchio la mia ontologia. Anche il discorso che sto facendo qui una costruzione con un contenuto, ma una costruzione consapevole che confida che ci che si sta dicendo qui faccia sedimentare quel vago senso di perdita che ci accompagna e che non va risolto. Questo senso di perdita siamo stati formati a risolverlo. Non ho mai parlato di uscire dall'ontologia o di prescindere dall'ontologia.

ID29527 - 09/03/2013 14:29:01 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda il disconoscere i significati non so di che cosa parla. Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Ci vuol dire che non si pu dire tutto.

ID29528 - 09/03/2013 14:32:22 - (Alberto Cartella) -

"No Cartella bisogna avere gli occhi per vederla, quegli strumenti che secondo me lei non ha ma non vuole nemmeno avere, poich vedo che nelle mie interminabili interrogazioni, la invito a verificare quante domande le ho posto, lei non me ne ha mai fatta neppure una, le sembra l'atteggiamento di un filosofo il suo? Di colui che indaga?" Siamo arrivati a livelli di astrazione troppo alti per me, lei mi inizia a dirmi anche quello che devo fare. A me interessa il punto di cedimento del dover essere e delle aspettative.

ID29529 - 09/03/2013 14:36:03 - (Alberto Cartella) -

"Infatti poi accenna ai piani superiori dove io alloggerei, indicandomi come colui che astrae, direi piuttosto che io vivo in quelli inferiori, dove ci sono le fondamenta del suo dire, il linguaggio, e l che lei continua a porre contraddizioni, ma vedo che non le interessa nemmeno questo, l'indagare se vero posto che sia vero, insomma apra quella porta della cantina e scenda a vedere perch lei l sopra che parla di immagini, schisi, non-realizzato, realt, costruzione, ecc... altrimenti molte delle sue rimangono contraddizioni e ci non che non esiste, esiste eccome, ci che non esiste il contenuto di ci che vorrebbe lei significare". Quello del piano superiore e del piano inferiore un falso problema, a me non interessa la caduta da un piano superiore ad uno inferiore, ma la caduta costitutiva della nostra soggettivit. Se a lei interessano i piani inferiori faccia pure, rispetto la sua scelta.

ID29530 - 09/03/2013 14:40:59 - (Alberto Cartella) -

Per porre un esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Inoltre quello che dice sulla cantina a un livello di astrazione troppo alto per me, non so di che cosa sta parlando. Davvero lei in un altro mondo in cui ci sono i fondamenti del mio dire? Se cos, me li saluti.

ID29531 - 09/03/2013 14:46:15 - (Alberto Cartella) -

"In quanto alla retorica della precisione io sono io lei lei , dire a qualcuno di essere pi preciso nuovamente una contraddizione, sarebbe come sollecitarmi ad essere io pioch io non sono io, altro suo evidentissimo carattere nichilista o pi propriamente bacchettone" Il riferimento alla precisione riguardava quando lei chiede di chiarire qualcosa che non ho scritto e che sta sostenendo lei. Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita. Il suo riferimento al bacchettone riguarda proprio quello che le stavo indicando circa l'aggressivit del risolversi nel proprio giudizio senza spazio per la discussione.

ID29532 - 09/03/2013 14:47:49 - (Dru) - Capisco che a lei interessa questo

E io, che ho fame, come ho fame del "tutto", di capire come mai le interessa la caduta costitutiva, insisto, poichè questa caduta, se ha un luogo, la vorrei vedere anche io. Per ora le sue parole sono contraddittorie, per il solo fatto che non sono costitutive di alcunché ma mancano, mancano quel luogo che vorrebbero descrivere.

ID29533 - 09/03/2013 14:53:10 - (Dru) - Lei è talmente preso da sé

Che confonde il mio dire con un precisare il suo, chi glie lo ha mai detto. Io suo dire per ora non mi ha ancora trasmesso nulla e per questo insisto, insisto perché lei, evidentemente scrivendo qui, vuole comunicare qualcosa, ma quel qualcosa è il "nulla" evidentemente per me è allora contraddittorio, ma sfidò chiunque a leggera e a dirmi il contrario.

ID29534 - 09/03/2013 15:09:54 - (Dru) - Bacchettone è proprio quello che è ...

...per me, lei come quello che ha appena risolto nel dirlo e nel descriverlo e il cercare di giustificarlo, in quanto al suo dire riconosco continue sue sintassi circolari, mi sembra che abbia paura a uscire da quelle, non è per me , non so negli altri, una visione edificante del suo procedere. Quando parla della contraddizione sa di cosa sta parlando ? Altrimenti l'intesa è improbabile.Non c'è bisogno di trovare alcunché, poiché lei è contraddittorio per natura, risulta essere manchevole, o è il tutto per caso, ma è definito o è indefinito per caso, ma oltre questo, invitandola in questo al leggere la Grande logica di Hegel, lei è pieno anche di piccole contraddizioni, al che il solo interessamento per ciò che è il cedimento del dover essere e delle aspettative, fin quando non sono un momento speculativo razionale, sono il contraddittorio, cioė l'inesistente.

ID29535 - 09/03/2013 15:16:29 - (Dru) - Sul nichilismo

Quello che ha scritto è nuovamente contraddittorio, il suo contenuto è nulla, in quanto la morte non è assolutamente un termine nichilista se non definita nichilisticamente.

ID29537 - 09/03/2013 15:27:30 - (Dru) - Quando dice che le cose non sono dell'ordine del linguaggio

..e alla fine della sua sintassi circolare conclude che "non si può dire "tutto"",ebbene nuovamente le mostro la contraddizione, è anche questa sua frase, la contraddizione continua che le dicevo, nel dire "tutto" non solo lei ha potuto dirlo ma lo ha anche concretizzato. Dire che non si può dire "tutto" è dire contraddittoriamente, ma ė dire , è il contenuto del dire che non esiste, cioè la sua verità che è una falsità. Ciò che non si può dire non è infine detto.

ID29538 - 09/03/2013 15:29:39 - (Dru) - Deve fare un poco...

...di esercizio della logica, se vuole procedere, Alberto.

ID29539 - 09/03/2013 15:46:54 - (Dru) - Domande

"Ciò non vuol dire opporsi alla definizione o uscire dalla definizione, ma il riferimento al punto di cedimento della definizione." Cosa è per lei la definizione di "cedimento" , cosa significa "cedere" ?

ID29541 - 09/03/2013 15:48:26 - (Alberto Cartella) -

Il suo primo commento molto preciso, si tratta proprio della mancanza. Il linguaggio ci che funziona per supplire allassenza della sola parte del reale che non possa arrivare a formarsi dallessere. La mancanza reale.

ID29542 - 09/03/2013 15:50:40 - (Alberto Cartella) -

Poi per lei si allontana moltissimo dagli argomenti "Lei talmente preso da s che confonde il mio dire con un precisare il suo, chi glie lo ha mai detto". Mi dia i riferimenti, sia pi preciso, non so di che cosa sta parlando, non la seguo.

ID29543 - 09/03/2013 15:57:18 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda il trasmettere, proprio ci che non mi interessa. Non si tratta della trasmissione di un sapere ma della constatazione di un punto comune, non riducibile alla trasmissione di un sapere. Si tratta dell'affettivit, del vivere comune, non riducibile ad un discorso razionale che mi dice come stanno le cose. A me interessa ci che non sta alla logica nella logica stessa. Il riferimento all'aspetto iconologico che non si contrappone al linguistico. L'aspetto iconologico e quello linguistico stanno insieme ma si eludono. Non tutto ci che dicibile visibile e non tutto ci che visibile dicibile.

ID29544 - 09/03/2013 16:01:29 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta di una comunicazione ma di una descrizione, qualcosa che ci restituisce alla nostra passione che ripetizione e non qualcosa in vista di qualcos'altro. Si tratta di una presa di posizione e non di una processione verso qualcosa. Il procedere qualcosa che ha inserito lei, a me non interessa il procedere ma l'imparare a stare.

ID29545 - 09/03/2013 16:02:13 - (Dru) - Domande

"C'è qualcosa che non sta a questo calcolo. La cassiera dell'italmark un'etichetta, noi non siamo quello che facciamo, si tratta di non risolversi nelle nostre etichette. Lo spazio della discussione sta proprio in quel punto." A parte che ogni parola per chi non ha dimestichezza con la filosofia è un'etichetta, per questo guardare le stravaganze che dice Odifreddi in youtube "contro la metafisica", ma a parte questo preambolo, io a volte non capisco se ci fa o se ci è, non ho preso la cassiera dell'Italmark che per configurare lei come colui che non vuole sapere cosa si nasconda dietro lo strumento ( le parole, il linguaggio).e allora, la domanda, "c'è qualcosa che non sta a questo calcolo" per forza, tutto ciò che non è calcolo, e per lei ?

ID29546 - 09/03/2013 16:05:38 - (Alberto Cartella) -

Si parla di contraddizione quando si identifica una proposizione con il suo contrario, ovvero se si considera una proposizione logica attualmente identica al proprio opposto. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Sfidi pure chiunque, a me non interessa la sfida ma la discussione.

ID29547 - 09/03/2013 16:14:03 - (Dru) - Contraddizione

"Per quanto riguarda il trasmettere, proprio ciò che non mi interessa. Non si tratta della trasmissione di un sapere ma della constatazione di un punto comune", bene perché vi sia un punto comune bisogna o che mi trasmetta o che io trasmetta a lei, altro non si può fare. Quindi quando dice che non le interessa trasmettere, dice contraddizione in solco di un luogo che vuole comune o semplicemente constatabile.

ID29548 - 09/03/2013 16:14:49 - (Alberto Cartella) -

"Bacchettone proprio quello che ", "lei contraddittorio per natura" riguarda proprio quello che le stavo indicando circa l'aggressivit del risolversi nel proprio giudizio senza spazio per la discussione. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. La contraddizione per natura una tendenza pericolosa. Per i nazisti per esempio gli ebrei erano contraddittori per natura. Le implicazioni politiche di quello che lei sostiene sono devastanti. "Bacchettone proprio quello che " va proprio in questa direzione. Lei si allontanato molto dagli argomenti. Si tratta proprio di ci che le dicevo riguardo al risolversi nel proprio giudizio, ergendosi a giudici senza spazio per la discussione.

ID29549 - 09/03/2013 16:20:04 - (Alberto Cartella) -

"bene perch vi sia un punto comune bisogna o che mi trasmetta o che io trasmetta a lei, altro non si pu fare. Quindi quando dice che non le interessa trasmettere, dice contraddizione in solco di un luogo che vuole comune o semplicemente constatabile". Lei qui sta dando per scontato l'aspetto comune. Il riferimento alla comunit, all'essere insieme. Essere in comune non un insieme di individui, non una somma. Il comune un depotenziamento della soggettivit. Il comune non qualcosa che pu essere appropriato e trasmesso. Si tratta dell'aspetto iconologico a cui facevo riferimento in uno dei commenti precedenti.

ID29550 - 09/03/2013 16:20:41 - (Alberto Cartella) -

Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.

ID29551 - 09/03/2013 16:21:22 - (Dru) - La sua definizione di contraddizione ...

...è precisa ma riduttiva, non solo proposizioni, ma anche parole o un singolo concetto. Ad esempio, la parola "nulla" che non è né una proposizione né un concetto è contraddittoria: sa no che nella storia della filosofia la parola "nulla" nel suo significato conduce ad una aporia? Il suo significare è contraddittorio. Così come contraddittorio è dire che non si può dire " tutto", e come è possibile ? appunto il suo dire fa a pugni con quello che ha detto, quindi è contraddittorio. non si può dire tutto ha detto tutto, non è vero ?

ID29552 - 09/03/2013 16:28:57 - (Alberto Cartella) -

Non si pu dire tutto riguarda il riferimento a ci che non sta al dire. Si tratta dell'aspetto iconologico a cui ho fatto riferimento anche nell'articolo e anche nei commenti. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.

ID29553 - 09/03/2013 16:31:43 - (Dru) - Lasci perdere i Nazisti

Nuovamente lei è contraddittorio, in quanto per annichilire il mio discutere, tira fuori menate e Nazismo, palesando che non le interessa il piano del conflitto, retorica la sua, preferisco, io, proprio per filosofia, agire a volto scoperto, d'altronde gli scettici e gli agnostici , dai realisti quali Platone e Aristotele, sono stati appunto superati, a me piace stare in potenza. Per quanto riguarda il comune ciò che tratto io è il "comune" poi ciò che tratta lei da nichilista, che fa sempre diventar altro ciò che è, non si può dire che non lo sia continuamente contraddittorio. La retorica della sintassi circolare o della litania , la lasci ai preti, risponda e ricerchi, non si adagi sul suo vissuto e sul suo studiato.

ID29554 - 09/03/2013 16:33:08 - (Alberto Cartella) -

nel costituirsi della catena dei significanti che qualcosa sfugge. Non ci siamo completamente nel linguaggio, la posizione della singolarit sempre lievemente sfasata; le parole non ci corrispondono mai completamente.

ID29555 - 09/03/2013 16:34:19 - (Dru) -

Si può dire tutto ė si può dire tutto , ciò che vuole lei farlo diventare, e cioè l'altro da sé, é appunto contraddizione.

ID29556 - 09/03/2013 16:36:25 - (Dru) - "Non si può dire tutto"e la sua contraddizione

Non Si può dire tutto ė non si può dire tutto , ciò che vuole lei farlo diventare, e cioè l'altro da sé, é appunto contraddizione.L'altro da sé è il suo negativo.

ID29557 - 09/03/2013 16:42:24 - (Alberto Cartella) -

"Lasci perdere i Nazisti" Il contesto dei lager nazisti non lo lascio perdere, sempre presente. Lei mi dice anche quello che devo fare, si tratta proprio di quello che le dicevo riguardo all'aggressivit del risolversi nel proprio giudizio. A me non interessa la potenza ma la potenza dopo l'atto. "Per quanto riguarda il comune ci che tratto io il "comune" poi ci che tratta lei da nichilista, che fa sempre diventar altro ci che , non si pu dire che non lo sia continuamente contraddittorio. La retorica della sintassi circolare o della litania , la lasci ai preti, risponda e ricerchi, non si adagi sul suo vissuto e sul suo studiato".Qui non so davvero di che cosa sta parlando, non la seguo. Non si tratta di un adagiarsi ma di una stasi in movimento, si tratta della passione che ripetizione. Si tratta dello studio e della percezione del proprio vissuto con la quale non coincidiamo mai completamente. Si tratta di una schisi fra l'occhio e lo sguardo.

ID29558 - 09/03/2013 16:45:56 - (Alberto Cartella) -

"Si pu dire tutto e si pu dire tutto , ci che vuole lei farlo diventare, e cio l'altro da s" Non la seguo, a un livello di astrazione troppo alto per me, non so di che cosa sta parlando, non ho mai scritto una cosa del genere, non so che cosa dovrei far diventare che cosa. Si tratta di qualocosa che sta dicendo lei.

ID29559 - 09/03/2013 16:48:29 - (Alberto Cartella) -

Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Non mi interessa la dialettica negativo-positivo ma il suo punto di cedimento, l'irriducibilit a questa dialettica, che non vuol dire opporsi alla dialettica o uscire da questa dialettica.

ID29560 - 09/03/2013 16:50:14 - (Dru) - e attenzione per chi dovesse seguire questa che è una disputa

Il punto sta proprio nella frase "Non si può dire tutto". Che non si creda che quel "tutto" che è detto sia una parte, no, sarebbe contraddizione dei significati.Ma come, qualcuno potrebbe lamentare giustamente, mi stai forse dicendo che noi possiamo dirlo il tutto? Si possiamo dirlo è che quel tutto che diciamo promette ciò che poi non può mantenere, è la contraddizione originaria, ma si completa non negandolo , come fa il nichilista Alberto, ma completandolo, in quel nostro quotidiano apparire e quel gesto e fenomeno e cose tutte.

ID29561 - 09/03/2013 17:01:20 - (Alberto Cartella) -

La disputa non mi interessa, mi interessa la discussione, poi lei scrive come se ci fosse un terzo, credevo stessimo discutendo noi due. Per mi diceva che lei in una cantina con i fondamenti del mio dire. Faccia le dispute che crede, rispetto la sua scelta. Inoltre non mi interessa la dialettica tutto-parti, ma il punto di cedimento di questa dialettica. Non si pu dire tutto era in un contesto in cui ho scritto anche "Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso.

ID29562 - 09/03/2013 17:05:03 - (Alberto Cartella) -

Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Ci vuol dire che non si pu dire tutto." Non si pu dire tutto in riferimento alla non riducibilit al dire, c' qualcosa che non sta al dire. Si tratta dell'aspetto iconologico a cui ho fatto riferimento nell'articolo e in alcuni commenti.

ID29563 - 09/03/2013 17:05:59 - (Alberto Cartella) -

Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte a me interessa la nascita.

ID29564 - 09/03/2013 17:09:13 - (Dru) - Beh, lei Alberto...

... è talmente adeguato ai tempi nostri, giustamente, che dice e poi nega di aver detto, buon per lei, ma le ho anticipato appunto che lei è un nichilista, non può lei avvedersi delle sue continue contraddizioni, come potrebbe, una volta vista, o trovata, la risolverebbe, cosa che non fa, ma è lei o no che ha scritto "non si può dire tutto"?Poi quello che vuole appiccicare lei a quello che ha detto non ha molta importanza, importante è il detto, quello è il valevole, questo è l'apparire o il comune come diceva lei, per questo Aristotele vince sugli scettici, poiché essendo questi scettici allora "loro" non possono dire tutto, ma dicendo si negano, negano la propria dottrina e sono compresi nel tutto e Aristotele, tramite l'elenchos(confutazione),mostra, contro gli scettici, come le verità supreme siano proprio quelle che, nel momento in cui uno le nega, è costretto a farne uso, proprio per negarle.

ID29565 - 09/03/2013 17:19:59 - (Alberto Cartella) -

Non si pu dire tutto l'ho scritto e non ho mai negato di averlo scritto, non so di che cosa sta parlando, non la seguo. Non si pu dire tutto in riferimento alla non riducibilit al dire, c' qualcosa che non sta al dire. Si tratta dell'aspetto iconologico a cui ho fatto riferimento nell'articolo e in alcuni commenti. Davvero per lei si pu dire tutto? Tutto risolvibile nel dire? Tutto ci che visibile dicibile e tutto ci che dicibile visibile? Davvero pensa queste cose? Se lei mi dice che sono nichilista, davvero lei crede che coincida con l'etichetta che lei mi appiccica? Il nazista che diceva che l'ebreo era un parassita e lo risolveva nella sua etichetta non ha nulla di problematico per lei?

ID29566 - 09/03/2013 17:26:11 - (Alberto Cartella) -

Dire che qualcosa problematico, vuol dire far riferimento a quel lato terribile che ci riguarda. Non si tratta semplicemente di una condanna o di un'opposizione.

ID29567 - 09/03/2013 17:27:22 - (Alberto Cartella) -

Inoltre per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.

ID29568 - 09/03/2013 17:29:33 - (Dru) - Voglio essere fino in fondo sincero con lei

Sa perché la sua sintassi ricorsiva o circolare non mi convince come filosofo? Perché insinua nel discorso una qual certa sua debolezza di struttura appunto, come chi per non contraddirsi debba replicare continuamente uno stesso concetto ( copia, incolla), ma questo procedere non la mette al riparo dalla contraddizione originaria, e oltretutto, la espone alla mia ultima considerazione.Se sbaglio, e qui ho un grosso dubbio in merito, mi corregga e mi dica, quale il motivo di questa sua pedante ( almeno per me) ricorsività. Magari è solo un suo modo (metodo). E allora le chiedo, a quale scopo?

ID29569 - 09/03/2013 17:30:17 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta della dialettica affermazione-negazione ma del punto di crisi di questa dialettica. Ci non vuol dire opporsi o uscire dalla dialettica. Si tratta di un'irriducibilit a questa dialettica.

ID29570 - 09/03/2013 17:39:49 - (Alberto Cartella) -

"Se sbaglio, e qui ho un grosso dubbio in merito, mi corregga e mi dica, quale il motivo di questa sua pedante ( almeno per me) ricorsivit. Magari solo un suo modo (metodo). E allora le chiedo, a quale scopo?" si tratta di un esercizio non coincidente con la volont. Pi che dellesercizio si tratta di un lasciar esercitare quel punto di indeterminazione della nostra soggettivit, quel punto che non si risolve nellessere determinati in vista di un obbiettivo (il mio obiettivo diventare un avvocato!). Non unalternativa ma qualcosa di costitutivo della nostra soggettivit che siamo stati formati a risolvere. Lemotivit vista come un problema da risolvere, quello che conta essere razionali. Questo ha delle implicazioni devastanti.Non si tratta di fare qualcosa in vista di uno scopo ma come le ripeto si tratta di una descrizione intorno a quella mancanza a cui lei faceva riferimento. Le ripeto anche che alcune sue considerazioni sono molto precise.

ID29572 - 09/03/2013 17:43:22 - (Dru) - Pensare di essere diversi quando si è uguali.

" Il nazista che diceva che l'ebreo era un parassita e lo risolveva nella sua etichetta non ha nulla di problematico per lei?" Assolutamente, anche il nazista è nell'errore, come è per lei. “Se la violenza è la volontà che vuole l'impossibile, e se la volontà è essenzialmente un volere che qualcosa divenga altro da sé, allora - poiché il diventare altro da sé è qualcosa di impossibile (giacché l'impossibile è innanzitutto l'essere altro da sé) - la volontà è, in quanto tale, il volere l'impossibile, e cioè la volontà è, in quanto tale, violenza. La devastazione dell'uomo e della terra è la forma visibile della violenza; la carità, l'amore, la tolleranza sono forme nascoste della violenza.

ID29573 - 09/03/2013 17:46:11 - (Alberto Cartella) -

Quella della mancanza una di quelle. "Perch insinua nel discorso una qual certa sua debolezza di struttura appunto, come chi per non contraddirsi debba replicare continuamente uno stesso concetto ( copia, incolla), ma questo procedere non la mette al riparo dalla contraddizione originaria" La contraddizione originaria a un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo. A me interessa il punto di cedimento della struttura, non vuol dire uscire o opporsi alla struttura. Si tratta di ci che non sta a questa struttura.

ID29574 - 09/03/2013 17:54:57 - (Alberto Cartella) -

"Assolutamente, anche il nazista nell'errore, come per lei". Non credo che con questa frase lei pensi di aver detto qualcosa. Poi quello che aggiunge dopo non so a cosa si riferisce rispetto a quello che ho scritto, non so di che cosa sta parlando, non la seguo. Inoltre lei inroduce l'impossibile, a me interessa il non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit. Un soggetto esitante non pu essere violento. Violento chi deciso nel dare un giudizio e si risolve nel proprio giudizio senza esitazione. Si erge a giudice e sostiene che quello che dice come stanno le cose e che chi non lo segue deve essere punito ed anche chi pretende di dire agli altri che cosa devono fare.

ID29575 - 09/03/2013 17:59:40 - (Alberto Cartella) -

Si pu parlare di uguaglianza di certi elementi solo quando sia gi stabilito un determinato punto di vista da cui essi debbano essere indicati come uguali o come disuguali. A me interessa il punto di cedimento del punto di vista che si pretende debba valere per tutti.

ID29576 - 09/03/2013 18:52:23 - (Dru) - Caro Cartella

Eccome, dico la cosa che vale davvero, dico di un mondo, il suo e quello del Nazzista che "crede"( si ricorda i miei richiami sulla fede?) possibile l'impossibile, e cosa è che è impossibile e da voi due è creduto possibile?il fatto che un essente ( una cosa) possa divenire altro da sé, e in ultima analisi cosa è sommamente la cosa che può essere pensata altro da sè? L'essere appunto che lei definisce come una costruzione.Ma la costruzione e la distruzione è appunto, magari lei non lo sa, e glie lo dico io, questo credere che le cose vengono e vanno nel nulla, altrimenti come sarebbe pensabile e realizzabile il "divenire" o divenire altro? Ci rifletta e poi magari proseguo,intanto si concentri sul fatto che lei e il Nazzista siete comuni in questo per queste caratteristiche che la accomunano, la nostra cultura che lei non ha indagato fino al fondo, la cantina appunto.

ID29577 - 09/03/2013 19:02:03 - (Alberto Cartella) -

"Eccome, dico la cosa che vale davvero, dico di un mondo, il suo e quello del Nazzista che "crede"( si ricorda i miei richiami sulla fede?) possibile l'impossibile" Lei dice le cose che valgono davvero, senza spazio per discuterne, senza disposizione all'ascolto. Se cos continui pure deciso per la sua strada. Per quanto riguarda il riferiemnto al nazista e al credere possibile l'impossibile non so di che cosa sta parlando, non ho mai scritto una cosa del genere. a me interessa il non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit. Non si tratta del possibile, non si tratta di ci che potevo fare e non ho fatto ma in ci che ho fatto c' qualcosa che non riducibile alla realizzazione dell'azione.

ID29579 - 09/03/2013 19:09:51 - (Alberto Cartella) -

Dire che qualcosa problematico come per ci che riguarda il nazista, vuol dire far riferimento a quel lato terribile che ci riguarda. Non si tratta semplicemente di una condanna o di un'opposizione. Viene meno il giudizio. Non posso perdonare a un nazista quello che ha fatto. Non avr neanche un atto retributivo. L'atto retributivo non risolutivo di quello che ha fatto. Si tratta di un punto comune di responsabilit di ci che i nazisti hanno fatto. Si tratta di una porta stretta piena di possibili scivolamenti. Mi rendo conto della difficolt.

ID29580 - 09/03/2013 19:12:28 - (Alberto Cartella) -

Si tratta di fare i conti con ci che strutturale della nostra soggettivit. Il riferimento a un'urgenza che importante non risolvere con un ragionamento. C' qualcosa che non sta al ragionamento nel ragionamento stesso.

ID29581 - 09/03/2013 19:19:10 - (Dru) - Ma lei (lo dico per lei, poi lei può fare ciò che vuole)...

...la smette di scrivere che..." Non ho mai scritto una cosa del genere" rispetto a ciò che scrivo io ? La smette di continuare ad essere in contraddizione? Ovvio che se scrivo io una cosa, quella cosa non la scrive lei, altrimenti, come diceva giustamente lei sopra quando di una cosa si dice che è e non è nel medesimo tempo e al medesimo riguardo, si dice ma ciò che si dice non dice nulla (non ha alcun valore) = contraddizione.Allora, dire che non ha mai scritto una cosa del genere di una cosa che scrivo io conduce a due verità, la prima è che è ovvio , l'ho scritta io, la seconda meno ovvia ma più vera, che è talmente preso in ciò che scrive lei, che quello che scrivo io non esiste per lei, buon modo di fare comunità e di far discussione. Le contraddizioni cospirano continuamente contro di lei.

ID29583 - 09/03/2013 19:22:53 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda la costruzione, lei dice che riguarda il credere che le cose vengono e vanno nel nulla, questo quello che sostiene lei. Il riferimento alla costruzione che ho indicato riguarda la nostra capacit di mettere in relazione. Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont.

ID29584 - 09/03/2013 19:23:55 - (Alberto Cartella) -

Ci vuol dire che non si pu dire tutto.

ID29585 - 09/03/2013 19:27:15 - (Dru) - Vi è anche una terza verità, Cartella

Ma quella verità retorica la lascio ai maliziosi, presumo che lei non faccia il sofista vero?

ID29586 - 09/03/2013 19:29:48 - (Alberto Cartella) -

"Lei dice che il mio mondo e quello del nazista sono il mondo di chi crede possibile l'impossibile" Se scrive questo vuol dire che sta facendo riferimento a qualcosa che ho scritto, se no vuol dire che si sta facendo un discorso da solo, faccia pure. Lei si sta allontanando molto dall'articolo "il corpo e lo specchio".

ID29587 - 09/03/2013 19:33:12 - (Alberto Cartella) -

Nel commento precedente non ci sono le virgolette. Lo riscrivo. Lei dice che il mio mondo e quello del nazista sono il mondo di chi crede possibile l'impossibile. Se dice questovuol dire che sta facendo riferimento a qualcosa che ho scritto, se no vuol dire che si sta facendo un discorso da solo, faccia pure. Lei si sta allontanando molto dall'articolo "il corpo e lo specchio".

ID29588 - 09/03/2013 19:34:01 - (Dru) - La sua ultima comincia già ad essere più coerente...

...rispetto a ciò che dice ma che il significato manca la cosa è nuovamente un voler sostenere che o la cosa o il significato, in qualche loro recondito essere, sono in quel recondito essere il nulla, quindi altro da sé. Quel manca deve essere costruito , costruito per come la costruzione la indica lei che ora mi convince, poichè non in quella sua definizione non implica un entrare ed un uscire dal nulla, i possibile. Se il significato manca la cosa , quel suo mancamento, che il significato manca, esiste ?

ID29589 - 09/03/2013 19:34:49 - (Alberto Cartella) -

"Vi anche una terza verit, Cartella ma quella verit retorica la lascio ai maliziosi, presumo che lei non faccia il sofista vero?"Lei si allontana sempre di pi dagli argomenti.

ID29590 - 09/03/2013 19:36:57 - (Alberto Cartella) -

"La sua ultima comincia gi ad essere pi coerente..." NOn si tratta di essere coerenti con se stessi ma della fedelt a se stessi. Le persone coerenti sono le pi pericolose, sono quelle che sono sempre uguali a se stesse e che non cambiano mai e non si mettono mai in discussione.

ID29591 - 09/03/2013 19:39:19 - (Dru) - Non è mica lei che continua a parlare di volontà...

Nella sua Id2953ha detto ..." Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volontà". vede come sono attento io al suo testo? Questo controllo della volontà è l'illusione più grande che si ha in "terra isolata" (nichilismo) , a capito adesso il mio di discorso ?

ID29592 - 09/03/2013 19:42:50 - (Dru) - Ho capito che a lei non piace la logica

e preferisce la fedeltà alla coerenza ma la coerenza è appunto la fedeltà del significato al significante o sua essenza.

ID29593 - 09/03/2013 19:48:20 - (Alberto Cartella) -

"Se il significato manca la cosa , quel suo mancamento, che il significato manca, esiste?" Bisognerebbe intendersi sull'esistenza. Se l'esistenza una costruzione e per porre un "esiste" bisogna anche poterlo costruire, cio bisogna saper trovare dov' questa esistenza, c' qualcosa che non sta a questa costruzione. Si tratta di non risolversi nelle proprie costruzioni. Questo punto di irrisoluzione incide sull'agire. Si tratta dell'esitazione.

ID29594 - 09/03/2013 19:55:14 - (Alberto Cartella) -

Il riferimento che ho fatto alla volont e che lei riporta riguardava proprio l'inganno di un controllo da parte della volont. C' qualcosa che sfugge. Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio, questo non vuol dire che la Cosa (perch la differenza gi un'idea) sia nulla. Siamo convinti che l'atto di esprimere, nella sua forma natura le e fondamentale, consiste data una significazione nel costruire un sistema di segni tale che ad ogni elemento del significato corrisponda un elemento del significante, cio nel rappresentare. Si tratta di non essere presi nel grande postulato dello sguardo clinico. Lo sguardo clinico un postulato metafisico.

ID29595 - 09/03/2013 19:55:26 - (Alberto Cartella) -

Questo postulato consiste nel sostenere che tutto ci che visibile enunciabile e ci che enunciabile visibile. un postulato e allora ci si chiede: davvero cos?

ID29596 - 09/03/2013 19:55:34 - (Dru) - Ma l'esitazione

Non è uno stato di non-stato, l'esitazione che a lei interessa non ha in realtà nulla di interessante, per me almeno, quanti esitano o sono incerti è un altro modo di porsi dell'essere. Dove l'interesse per gli incerti, cosa di speciale avrebbero.

ID29597 - 09/03/2013 19:56:21 - (Leretico) - Una domanda in mezzo alla discussione

Signor Cartella, il suo procedere mi ha trasmesso il suo pensiero. Credo di aver agganciato quello che intende da numerosissimi commenti in qua. Però lei non intende rispondere ad alcune domande alle cui risposte anch'io sarei interessato. Peccato. Cerco di spiegarmi. Lei parla di schisi e capisco che ci vuole dire che il significato, il dire, l'immagine non coglie qualcosa che invece fa parte di quello che vorrebbe cogliere e che, appunto, non coglie. Lei lo definisce il non realizzato, lo definisce il punto di crisi il punto di cedimento della struttura. Poi afferma, per altri motivi, che l'esistenza e la contraddizione devono essere trovate. Ora, lei ha usato lo scrivere e quindi il dire per affermare le cose di cui sopra. Questo non si può negare. Ebbene facendolo ha utilizzato uno strumento, che benché non capace di dire il tutto, fa uso proprio del principio di non contraddizione per trasmettermi il significato di schisi.

ID29598 - 09/03/2013 19:58:02 - (Dru) - Capisco cosa vuol dire

Ma senza lo sguardo clinico il mondo che viviamo come lo vede lei, tolto quello sguardo.

ID29599 - 09/03/2013 19:59:13 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda la logica, mi piace moltissimo, ma si tratta di non risolversi nella logica. Nel logos c' qualcosa che non sta al logos stesso. Questo non vuol dire uscire dal logos o opporsi al logos.

ID29600 - 09/03/2013 20:03:44 - (Leretico) - Continua

Intendo dire che per comprendere che c'é una schisi, ho bisogno di metterla a confronto con ciò che non è schisi, altrimenti non posso nemmeno immaginare né dire che ci sia una schisi. Se lei poi risponde che non le interessa la contraddizione ma il punto di cedimento della struttura, ancora una volta usa una costruzione (punto di cedimento) che è comprensibile e descrivibile solo in ragione di qualcosa che schisi e punto di cedimento non è. Allora le domando, dovremmo cogliere il fondamento di questo discorso senza usare la razionalità? Allora perché affannarsi nel cercare di dire o scrivere, se il dire e lo scrivere sono strumenti scelti per comunicare e quindi inutili per cogliere la schisi e il punto di cedimento? Non si sottragga per favore a questo punto perché se lo facesse non sarebbe discussione, ma continua enunciazione senza confronto.

ID29601 - 09/03/2013 20:05:22 - (Alberto Cartella) -

"Ma l'esitazione non uno stato di non-stato, l'esitazione che a lei interessa non ha in realt nulla di interessante, per me almeno, quanti esitano o sono incerti un altro modo di porsi dell'essere. Dove l'interesse per gli incerti, cosa di speciale avrebbero". L'esitazione non l'incertezza, non ho mai scritto una cosa del genere. L'incertezza legata ad un'alternativa in cui non si riesce a decidere. Essere o non essere, si tratta del dubbio Amletico. A me non interessa questo ma ci che resta di ci che azione non stato. Tentiamo di dimenticare ci che si perde e questo ha delle implicazioni devastanti. Se a lei non interessa rispetto la sua scelta, continui pure deciso per la sua strada.

ID29602 - 09/03/2013 20:13:31 - (Alberto Cartella) -

C' qualcosa che non sta alla comprensione, questo non vuol dire rinunciare alla volont di comprendere, ma in gioco soprattutto una logica di sospensione in cui il rapporto tra volont di comprendere e irresolutezza drammatizzato. Questo non vuol dire rinunciare a parlare o a scrivere, ma si parla e si scrive perch si confida che ci che si dice faccia sedimentare quella vaga sensazione di una perdita in quanto tale. Quel vuoto a cui faccio riferimento, gi dicendo che un vuoto, vi il rischio di dargli contenuto, in quanto la parola vuoto sovraccarica di significati.Se a lei interessa solo la volont di comprendere continui pure deciso per la sua strada, rispetto la sua scelta. A me interessa anche il visivo. Visivo e linguistico stanno insieme ma si elidono.

ID29603 - 09/03/2013 20:14:12 - (Dru) - Tentiamo di dimenticare ciò che si perde

Come se ciò che si perde esistesse, questa è una bella costruzione, non crede cartella ? e dove è quel luogo di perdizione ?Comunque, come al solito, la capacità di sintesi di Leretico mi conviene. attendo una sua risposta.

ID29604 - 09/03/2013 20:16:04 - (Alberto Cartella) -

Ci che si perso non ritorna, il non realizzato che non torna in maniera cosciente, ma rimane perdita. Il riferimento a ci che resta di ci che si perde. Ci che perso non torna e il senso di perdita vago. In ci che noi selezioniamo e a ci a cui noi diamo significato per la nostra vita c qualcosa che viene perso irrimediabilmente e che non fa parte di ci che funzionale alla nostra identit.

ID29605 - 09/03/2013 20:20:23 - (Alberto Cartella) -

Anche il discorso che sto facendo qui una costruzione con un contenuto e non l'ho mai negato, ma una costruzione consapevole che confida che ci che si sta dicendo qui faccia sedimentare quel vago senso di perdita che ci accompagna e che non va risolto. Questo senso di perdita siamo stati formati a risolverlo. Il senso di perdita in quanto tale incide sul nostro agire; per esempio porta a non semplificare le cose e a non tagliare di netto la complessit di un problema. Questo non vuol dire essere indecisi o incerti. Lesitazione non un sintomo, ma la condizione della democrazia. Essa lascia agire un ritardo costitutivo della nostra soggettivit; si attarda in un rispecchiamento di noi stessi.

ID29606 - 09/03/2013 20:23:09 - (Dru) - Se il ciò che si ha perso ...

...non ritorna come coscienza , ammesso e non concesso che ci sia, quale il motivo del suo interessamento per ciò ? Già è alquanto complesso ciò che non si perde...

ID29607 - 09/03/2013 20:23:36 - (Alberto Cartella) -

Inoltre non si tratta della dialettica esistenza-non esistenza, ma del punto di crisi di questa dialettica. Questo non vuol dire uscire dalla dialettica o opporsi alla dialettica ma il riferimento all'irriducibilit a questa dialettica.

ID29608 - 09/03/2013 20:29:09 - (Dru) - Capisco Cartella

Si tratta di ciò che non esiste e lei come nichilista è il più bravo di tutti. In quanto ad ogni essenza ed esistenza lei continua ad agire nel senso del divenir altro o dell'altro rispetto a qui riferimenti, unici e incontrovertibilmente di valore per noi uomini di buona e cattiva volontà.

ID29609 - 09/03/2013 20:30:56 - (Alberto Cartella) -

"Se il ci che si ha perso ...non ritorna come coscienza , ammesso e non concesso che ci sia, quale il motivo del suo interessamento per ci ? Gi alquanto complesso ci che non si perde..." Non si tratta di un motivo ma di un urgenza, si tratta dello spazio della discussione e del non risolversi nel proprio giudizio. Chi si risolve nel proprio giudizio pericoloso. A me interessa il punto di crisi della logica del giudizio. Non si tratta solo dell'interessamento ma del punctum, ci che punge e che non riducibile ad una definizione. Si tratta di un turbamento che importante non risolvere altrimenti ci si erge a giudici e non si fa altro che giudicare.

ID29610 - 09/03/2013 20:35:18 - (Alberto Cartella) -

"Si tratta di ci che non esiste e lei come nichilista il pi bravo di tutti. In quanto ad ogni essenza ed esistenza lei continua ad agire nel senso del divenir altro o dell'altro rispetto a qui riferimenti, unici e incontrovertibilmente di valore per noi uomini di buona e cattiva volont" Non so di che cosa stia parlando, sia pi preciso, mi dia i riferimenti. Per porre un "esiste" bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza. Lei ad un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo.

ID29611 - 09/03/2013 20:39:58 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda l'essenza le ripeto che l'essenza ad un livello di astrazione troppo alto per me, in questo momento non mi interessa. L'essenza un'astrazione (estrazione) dell'essenziale dalle cose e in questo astrarre le note particolari delle cose in qualche modo decadono. Mentre mi interessa il concetto di funzione in cui le note particolari non decadono ma vengono presi dei simboli, i quali per non designano le note particolari. Questo si pu vedere per esempio con le variabili X e Y nelle funzioni matematiche. Per esempio nella funzione Y=X2 1 vi una relazione tra X e Y tale che Y in funzione di X. Posso sostituire qualsiasi valore al simbolo X, ma questo simbolo non designa nessuno dei valori che vado a sostituire.

ID29612 - 09/03/2013 20:46:42 - (Dru) - Per me quello che dice è astruso

E ci vedo un tentativo, nemmeno troppo lodevole, di sganciarsi dalla tradizione, per dire qualche cosa di nuovo,ma per farlo bisogna prima farsi capire e lei parla come un quadro di Kandinsky, molto confusamente e soprattutto rinnegando gli strumenti che unici la possono aiutare. Se mi riesce di capirla sarà il primo a saperlo. Ma non crede che Leretico meriti la sua attenzione come la mia?

ID29613 - 09/03/2013 21:04:06 - (Dru) - Infine il corpo e lo specchio

Sono due enti che hanno la caratteristica identica e in questo convergente di esistere come l'apparire del loro essere se stessi e di non essere il loro altro.

ID29614 - 09/03/2013 21:39:58 - (Dru) - Ma anche io, si figuri,...

...rispetto il suo di turbamento per colui che ha giudizio...ma meglio, mi creda, essere meno turbati per chi c'è l'ha il giudizio rispetto al turbamento che dovremmo sempre avere verso colui che ne manca.

ID29615 - 09/03/2013 21:40:48 - (Dru) - Maledetto iPad

E le sue correzioni in linea...

ID29616 - 09/03/2013 22:18:13 - (Leretico) - Veramente avevo fatto una domanda

C'é ancora spazio per una risposta?

ID29620 - 10/03/2013 11:19:27 - (Alberto Cartella) -

"Per me quello che dice astruso" Sono aperto ad ogni chiarimento e ad ogni discussione "e ci vedo un tentativo, nemmeno troppo lodevole, di sganciarsi dalla tradizione, per dire qualche cosa di nuovo" Ogni innovatore ama la tradizione, ho fatto riferimento ad alcuni filosofi piuttosto che ad altri, perch c qualcosa che mi tocca profondamente in loro. Il suo riferimento alla pittura molto preciso. Muovendoci nellanalogia fra pittura e filosofia siamo toccati dal pensiero di pittori come Van Gogh che allinizio della loro carriera erano estremamente impauriti dal colore e in principio non hanno osato affrontarlo. Van Gogh allinizio della carriera utilizzava i colori patata in quanto non si riteneva ancora degno di affrontare il colore, cio di fare veramente della pittura (cosa che poi ha fatto).

ID29621 - 10/03/2013 11:20:55 - (Alberto Cartella) -

Si ha bisogno di anni per osare e affrontare il colore e vi un grande rispetto e unestrema lentezza nellaffrontarlo. Il colore per un pittore pu portare alla follia. Analogamente sarebbe un pensiero idiota dire: ora comincio a fare della filosofia, faccio la mia filosofia e ho la mia filosofia. Insomma, fare la propria filosofia una dichiarazione idiota.La filosofia come il colore: prima di entrare nella filosofia, cio prima di conquistare il colore filosofico (il colore filosofico il concetto), ci vogliono tantissime precauzioni. Prima di inventare dei concetti ci vuole tanto lavoro e la storia della filosofia questa lenta modestia, la quale non solo preparatoria ma ha anche un valore in s, cio permette di affrontare il colore filosofico.

ID29622 - 10/03/2013 11:22:18 - (Alberto Cartella) -

Fare storia della filosofia significa ricostruire i problemi e scoprire la novit dei concetti. Mentre la cattiva storia della filosofia mette in fila i concetti, come se non fossero stati creati, con unignoranza totale dei problemi. Un filosofo mediocre non inventa alcun concetto, usa idee gi pronte e ha delle opinioni, ma non fa filosofia. Fare storia della filosofia un lungo tirocinio, in cui si impara e in cui si veramente apprendisti nel doppio ambito della costituzione di problemi e della creazione di concetti.

ID29623 - 10/03/2013 11:34:08 - (Alberto Cartella) - Risposta a Leretico

Innanzitutto grazie per il suo intervento. "Lei parla di schisi e capisco che ci vuole dire che il significato, il dire, l'immagine non coglie qualcosa che invece fa parte di quello che vorrebbe cogliere e che, appunto, non coglie" Non credo di aver capito, il rifermento al significato era per dire che il significato non qualcosa che si coglie al di l del linguaggio ma un effetto della catena dei significanti, il dire riguarda la catena dei significanti, l'immagine invece ci che non riducibile all'aspetto linguistico, si tratta di guardare un immagine e non di leggerla. C' qualcosa che non sta alla descrizione di quell'immagine.

ID29624 - 10/03/2013 11:42:52 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda il suo alla trasmissione, il linguaggio non uno strumento di trasmissione di un sapere, o non solo. La trasmissione del sapere in questo momento non mi interessa. Il linguaggio la casa che abitiamo, ci dice, ci nomina, dentro di noi, ma non in modo deterministico. Tutto avviene nel linguaggio, questo non vuol dire che il linguaggio sia tutto. Il linguaggio una casa comune e i luoghi comuni sono importanti, ma la filosofia fare dei passi indietro rispetto ai luoghi comuni, che per dobbiamo tener presente. Il linguaggio non un nostro strumento, c' una potenzialit di gioco all'interno della lingua.

ID29625 - 10/03/2013 11:47:39 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda la contraddizione, non ho detto che deve essere trovata, ma che per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Perch ci sia contraddizione non basta dire che c' contraddizione.

ID29626 - 10/03/2013 11:54:09 - (Alberto Cartella) -

"Intendo dire che per comprendere che c' una schisi, ho bisogno di metterla a confronto con ci che non schisi, altrimenti non posso nemmeno immaginare n dire che ci sia una schisi". C' qualcosa che non sta alla comprensione, questo non vuol dire rinunciare alla volont di comprendere, ma in gioco soprattutto una logica di sospensione in cui il rapporto tra volont di comprendere e irresolutezza drammatizzato. Questo non vuol dire rinunciare a parlare o a scrivere, ma si parla e si scrive perch si confida che ci che si dice faccia sedimentare quella vaga sensazione di una perdita in quanto tale. Quel vuoto a cui faccio riferimento, gi dicendo che un vuoto, vi il rischio di dargli contenuto, in quanto la parola vuoto sovraccarica di significati. Si tratta di non risolvere ci che non sta all'immaginazione.

ID29627 - 10/03/2013 11:56:12 - (Alberto Cartella) -

Per quanto riguarda il suo riferimento alla costruzione, anche il discorso che sto facendo qui una costruzione con un contenuto e non l'ho mai negato, ma una costruzione consapevole che confida che ci che si sta dicendo qui faccia sedimentare quel vago senso di perdita che ci accompagna e che non va risolto. Questo senso di perdita siamo stati formati a risolverlo. Il senso di perdita in quanto tale incide sul nostro agire; per esempio porta a non semplificare le cose e a non tagliare di netto la complessit di un problema. Questo non vuol dire essere indecisi o incerti. Lesitazione non un sintomo, ma la condizione della democrazia. Essa lascia agire un ritardo costitutivo della nostra soggettivit; si attarda in un rispecchiamento di noi stessi.

ID29628 - 10/03/2013 12:01:09 - (Alberto Cartella) -

Inoltre non si tratta del razionale-irrazionale o dell'utile-inutile, ma dell'irriducibilit a queste categorie e dualismi. Questo non vuol dire che non siano importanti o che si possa uscire da essi. Il riferimento al punto di cedimento riguarda proprio questa irriducibilit. Per questo il riferimento all'immagine in quanto tale. Non tutto ci che visibile dicibile e non tutto ci che dicibile visibile.

ID29629 - 10/03/2013 12:06:57 - (Alberto Cartella) - Continuazione della risposta a Dru

"Infine il corpo e lo specchio sono due enti che hanno la caratteristica identica e in questo convergente di esistere come l'apparire del loro essere se stessi e di non essere il loro altro". Molto interessante, ma una critica a quello che ho scritto nell'articolo? Se s mi dia i riferimenti, non so a che cosa si riferisce. Per quanto mi riguarda non si tratta dell'essere-non essere ma del non realizzato.

ID29631 - 10/03/2013 12:12:29 - (Alberto Cartella) -

"Ma anche io, si figuri,...rispetto il suo di turbamento per colui che ha giudizio...ma meglio, mi creda, essere meno turbati per chi c' l'ha il giudizio rispetto al turbamento che dovremmo sempre avere verso colui che ne manca". Non ho mai scritto di avere un turbamento per colui che ha giudizio. Questo qualcosa che si inventato lei. Le ripeto che il giudizio importante, fa parte di noi. Non si tratta di uscire dal giudizio o di opporsi al giudizio ma del non risolversi nel proprio giudizio. Inoltre i discorsi sul meglio-peggio sono ad un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo.

ID29632 - 10/03/2013 12:32:07 - (Alberto Cartella) - Ancora a Leretico

Il riferimento alla vaga sensazione di una perdita in quanto tale riguarda il rapporto che costituiamo, attraverso la via della visione, con gli accadimenti che compongono il nostro vissuto. In questo rapporto qualcosa pur trasmettendosi di piano in piano, scivola via, rimane in qualche modo sempre eluso. Quello che del nostro vissuto sembra passare di piano in piano, insieme a ci che riteniamo ci sia effettivamente accaduto, proprio la vaga sensazione di una perdita in quanto tale.

ID29633 - 10/03/2013 12:36:47 - (Dru) - C'ė un qualcosa che non sta alla comprensione

È nuovamente una contraddizione, se c'è un qualcosa quel qualcosa è compreso, altrimenti non c'è, è incompreso. Lei è un nido di contraddizioni, il fatto poi che non le veda è un problema suo non degli altri, che in lei le continuano a vedere e a mostrare.

ID29634 - 10/03/2013 12:41:58 - (Dru) - Ma guardi

Che non servo io, che ho molta esperienza in questa materia per mostrare le sue continue contraddizioni. al dunque lei sta descrivendo un mondo non immaginario, che quello è ancora reale, ma il "nulla", che fa a pugni con il nostro di mondo, nessun interesse infine se non supera quel qualcosa che non c'è o se c'è e è eluso o se non è eluso e scivola o se non scivola e è una schisi... Troppo vago lei è assolutamente impreciso: è, a questo punto, miglior filosofia una trasmissione di cartomanti.

ID29635 - 10/03/2013 12:51:52 - (Dru) - Cioè lei ...

...vorrebbe indicare un qualcosa che non ė indicabile e questo è proprio ciò che la filosofia ha combattuto per millenni. Il suo è un intuito, come quello dello sciamano o del mistico, ma il filosofo racconta ciò che è in luce ( Logos).La sua è filosofia, mi domando e le domando? Mi domando poiché se lo fosse non l'ho ancora vista io, e siccome io sono molto prudente nei miei giudizi, devo qui dire che potrebbe essere ancora una mia lacuna il non vederla e se Leretico mi aiutasse a ciò gli sarei grato.

ID29637 - 10/03/2013 13:30:09 - (Alberto Cartella) -

"C'e un qualcosa che non sta alla comprensione nuovamente una contraddizione" Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione perch ci sia contraddizione. Inoltre non si tratta della dialettica comprensione-incomprensione ma del punto di crisi di questa dialettica. Ci non vuol dire uscire o opporsi a questa dialettica. Si tratta dell'irriducibilit a questa dialettica. A me interessa far vedere anche ci che non si pu semplicemente mostrare. Non so che cosa lei continui a mostrare. Non so di che cosa sta parlando. Non la seguo.

ID29638 - 10/03/2013 13:32:55 - (Dru) - E al dunque

La sua Filosofia si ferma all'aspetto descrittivo, lei adopera le parole come il pittore adopera i colori sulla tela, ma la filosofia è la ricerca dell'originale , della sua chimica, del perché il pittore raggiunge certe forme di espressività e di cosa sono quelle forme,non le sembra il suo modo di procedere anti filosofico? Cioè più un procedere mitico? In quanto se non si fondano i significati di quelle parole, che lei adopera così ricorsivamente, e al fine di tutte le parole, quelle possono dire tutto e il suo contrario, ( ecco perché Aristotele viene creduto dal mondo e i sofisti no) e politicamente questo "diviene" molto pericoloso, pericolo che lei mostra in tutta la sua potenza, quello che continuo a dire su questi fogli io; poiché Cartella, veda Leretico, non è fuori dalla nuova filosofia, quella che rifiuta la tradizione dell'episteme.

ID29639 - 10/03/2013 13:35:57 - (Alberto Cartella) -

"lei sta descrivendo un mondo non immaginario, che quello ancora reale, ma il "nulla", che fa a pugni con il nostro di mondo". Questo quello che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere, pretende di dire anche che cosa mi interessa. Inoltre le ripeto che se non le interessa quello che scrivo nessuno la obbliga a leggere. Per quanto mi riguarda non si tratta solo dell'interessamento ma anche del punctum,ci che punge e che non riducibile ad una definizione. Si tratta di un turbamento che importante non risolvere altrimenti ci si erge a giudici e non si fa altro che giudicare. Infine il nulla che fa a pugni con il nostro mondo nella sua cantina qualcosa di troppo astratto per me, non la seguo. Non so di che cosa sta parlando.

ID29640 - 10/03/2013 13:38:18 - (Alberto Cartella) -

"lei vorrebbe indicare un qualcosa che non e indicabile e questo proprio ci che la filosofia ha combattuto per millenni". Lei mi viene a dire anche quello che voglio fare, siamo a livelli di astrazione troppo alti per me, si sta allontanando molto dagli argomenti, non la seguo.

ID29641 - 10/03/2013 13:43:13 - (Alberto Cartella) -

"il filosofo racconta ci che in luce ( Logos)" L'ombra parte essenziale di ci che sta in luce. A me interessa la filosofia, la quale un residuo dellevento nellevento. Questo residuo il non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit. Non mi interessa la metafisica. Se a lei interessa la metafisica rispetto la sua scelta, non credo mi debba per forza interessare quello che interessa a lei.

ID29642 - 10/03/2013 13:47:40 - (Alberto Cartella) -

"In quanto se non si fondano i significati di quelle parole, che lei adopera cos ricorsivamente, e al fine di tutte le parole, quelle possono dire tutto e il suo contrario" Fondare i significati ad un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo. Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante.

ID29643 - 10/03/2013 13:48:22 - (Alberto Cartella) -

Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Ci vuol dire che non si pu dire tutto.

ID29644 - 10/03/2013 13:48:40 - (Dru) - Cartella,lei la contraddizione non la vedrà mai

Ma gli altri si , se lei dice che c'è qualcosa, allora quel qualcosa è definito altrimenti se dice che c'è qualcosa che non è definibile dice che non c'è nulla o meglio "c'è nulla" (=contraddizione). Dire infine che c'è qualcosa che non sta alla comprensione è una delle contraddizioni più forti che vi siano poiché il suo dire dice nella prima parte del concetto " c'è qualcosa che non sta alla comprensione" quel "c'è qualcosa...." che indica l'esistente e l'essente il "qualcosa" ma nello stesso momento ( vedere cosa è contraddizione in principium firmissimum, Aristotele) quell'indice lo nega dicendo (togliendolo) "... che non sta alla nostra comprensione"': se non sta alla nostra comprensione, poiché l'esistere è compreso, significa che non-esiste che per noi non c'è. In quanto non è che noi abitiamo in non-verità pur cercandola, ma già da sempre siamo

ID29645 - 10/03/2013 13:51:37 - (Dru) -

in luogo di verità, come ė possibile altrimenti, come è possibile il divenire della non-verità alla verità ? Impossibile appunto, che in metafisica significa contraddittorio.

ID29646 - 10/03/2013 13:54:29 - (Alberto Cartella) -

L'episteme si sta facendo, non qualcosa di gi stabilito. La razionalit deve tener conto di tutto ci che non dell'ordine del logos. Si tratta di come rapportarsi a ci che non ragione a partire dalla ragione. Come rapportarsi a ci che non filosofico. La filosofia come rapportarsi a ci che non filosofico.

ID29647 - 10/03/2013 13:57:51 - (Dru) - O c'è qualcosa ...

...e quel qualcosa è compreso in quanto "è" o non c'è quel qualcosa,e al suo posto c'è il "nulla" , ecco perché le dicevo di studiare fondamentalmente l'Ontologia. "compreso" e "comprensione" hanno un significato profondo che lei, prima di adoperare le parole come fanno i pittori, ignari della chimica e delle forme che sottendono all'estetica, dovrebbe "comprendere".

ID29648 - 10/03/2013 14:01:30 - (Dru) - Ma Cartella ora sia sincero

Dopo l'infinita litania del "prima bisogna trovare dove è la contraddizione" , ha capito dove sta la sua continua contraddizione ? O andiamo avanti a fare i sofisti.

ID29649 - 10/03/2013 14:04:01 - (Alberto Cartella) -

"Cartella,lei la contraddizione non la vedr mai" per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Davvero per lei vi coincidenza fra le nostre definizioni e ci che pretendiamo di definire? Se cos fosse per esempio noi coincideremmo con le azioni che di volta in volta compiamo. Inoltre il corpo che ci sta di fronte coinciderebbe con il nostro giudizio, senza nessuno spazio per la discussione, allora ci si erge a giudici e non si fa altro che giudicare risolvendosi nei propri giudizi. Gli altri ci dovrebbero per forza ascoltare se no ci sar la punizione. A me interessa il punto di cedimento del sistema del giudizio.

ID29650 - 10/03/2013 14:05:57 - (Dru) - Se lei vuole mettere in discussione il pensiero

Faccia pure, so già dove finirà, al manicomio.

ID29651 - 10/03/2013 14:08:55 - (Dru) - Infine

Lei non si mette in discussione e continua imperterrito, con una elementare retorica,sulla strada del non-senso, simile in questo a Odifreddi o ai migliori neopositivisti, e questo aspetto suo mi fa molta paura.

ID29653 - 10/03/2013 14:09:09 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta dell'essere o del non-essere ma del non realizzato. Inoltre non si tratta della dialettica comprensione-incomprensione ma del punto di crisi di questa dialettica. Questo non vuol dire opporsi o uscire dalla dialettica, ma si tratta dell'irriducibilit a questa dialettica. Il riferimento di alcuni articoli e di alcuni commenti all'aspetto iconologico che non riducibile al linguistico. Iconologico e linguistico stanno insieme ma si elidono. A me interessa la filosofia, non la metafisica. Se a lei interessa la metafisica, non mi deve per forza interessare quello che interessa a lei. Rispetto la sua scelta.

ID29654 - 10/03/2013 14:13:50 - (Dru) - Assolutamente si

C'è coincidenza, lo dimostra il fatto che a quella coincidenza tutti si rifanno, magari tranne lei.

ID29655 - 10/03/2013 14:14:03 - (Alberto Cartella) -

A me fa paura chi rinchiuderebbe in un manicomio chi non dice ci che vorremmo sentirci dire. Per quanto riguarda il mettersi in discussione le ho detto pi volte che alcune sue considerazioni sono state molto importanti per me e ogni volta le ho dato il riferimento. Per esempio quello che ha detto sulla mancanza, il riferimento alla pittura.

ID29656 - 10/03/2013 14:15:35 - (Dru) - E per questo ...

Rischia il manicomio, se va in giro a dire che il cavallo è la mucca.

ID29657 - 10/03/2013 14:20:13 - (Alberto Cartella) -

"Assolutamente si c' coincidenza, lo dimostra il fatto che a quella coincidenza tutti si rifanno, magari tranne lei". Se c' coincidenza con i giudizi e le etichette che di volta in volta appiccichiamo allora l'ebreo giudicato un parassita dal nazista era un parassita. Inoltre per esempio un carcerato che stato giudicato colpevole per un'azione che stata giudicata colpevole coincide con quest'azione, risolto nella sua azione? Davvero pensa queste cose? Per lei i carcerati andrebbero eliminati? Si rende conto delle implicazioni politiche devastanti di questo?

ID29658 - 10/03/2013 14:21:57 - (Alberto Cartella) -

"Rischia il manicomio, se va in giro a dire che il cavallo la mucca". Non ho mai scritto una cosa del genere, questo lo ha scritto lei, si sta allontanando molto dagli argomenti, mi dia i riferimenti, sia pi preciso.

ID29659 - 10/03/2013 14:26:44 - (Alberto Cartella) -

Il riferimento al manicomio molto preciso, la psichiatria, che in apparenza destinata al bene dellumanit e alla conoscenza degli psichiatri essa stessa un modo per imporre un potere politico su un gruppo sociale. Lobiettivo politico, in una societ come la nostra, deve essere quello di criticare il ruolo delle istituzioni, apparentemente neutre e indipendenti (come nel caso del potere medico); di criticarle e di attaccarle al punto che la violenza politica che si esercita oscuramente in esse emerga e di conseguenza possa essere combattuta.

ID29664 - 10/03/2013 14:49:36 - (Dru) - Le sue ultime sono coerentissime

...è le approvo in toto ma è lei che nelle sue ultime ha cambiato regime e infatti in queste ammette come è il mondo, fatto di significati e anche il combatterla questi significati è il mondo.Se partiamo da queste premesse possiamo ragionare, ma davvero per il Nazzista , non per me, quelli che gli si presentavano di fronte e ebrei erano dei parassiti, altrimenti avrebbe agito diversamente, e non riconoscere questo è molto pericoloso.

ID29665 - 10/03/2013 14:53:34 - (Dru) - Nazista e non Nazzista e iPad della malora che mette accenti dove non vanno.

...

ID29666 - 10/03/2013 15:15:30 - (Alberto Cartella) -

"Le sue ultime sono coerentissime" Non si tratta della coerenza ma della fedelt a se stessi. Le persone coerenti sono le pi pericolose, sono quelle che non cambiano mai e che sono sempre uguali a se stesse e che pretendono che gli altri si adeguino a loro. Inoltre non ho mai detto che lei un nazista. Infine non si tratta di un riconoscimento ma di un rispecchiamento in una forma visiva, quest'ultimo un aspetto che si tende a risolvere. Il riconoscimento e il rispecchiamento stanno insieme ma si eludono. Vi una simultaneit ma non una perfetta coincidenza.

ID29671 - 10/03/2013 15:53:09 - (Dru) - Perchè lei sarebbe invece colui che non è quello che qui sopra non vorrebbe essere?

Ma si è mai riletto? a suo confronto il computer Hall 9000 è un campione della vita e dell'euristica, su quasi 500 post , invito a rileggerli, per chi è amante dell'algoritmo, 2 su 3 dei suoi sono una petulante ripetizione di termini in libertà, ma appunto il significato è in libertà, non la sequenza dei simboli che sono ricorsivi, lei parla come un computer.Questo mi sembra il suo discorso, il discorso di un Pc.

ID29673 - 10/03/2013 16:19:29 - (Alberto Cartella) -

"Perch lei sarebbe invece colui che non quello che qui sopra non vorrebbe essere?" Non credo di aver capito, non so a che cosa si riferisce la sua domanda, non so di che cosa sta parlando, non una questione di voler essere, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Il riferimento alla ripetizione invece molto preciso. La passione ripetizione e non faccio qualcosa per raggiungere qualcosaltro o faccio dei sacrifici per raggiungere qualcosa di concreto, come se la passione non fosse ci che concreto, che con-cresce dentro di noi, ci attraversa e rende la vita degna di essere vissuta. Essa ci salva la vita salvandoci dalla vita.Si tratta di uno dei passaggi precedenti, l'articolo sulla passione, forse non l'ha letto. Per a parte il suo riferimento alla ripetizione che ho trovato molto preciso poi si allontana molto dagli argomenti.

ID29675 - 10/03/2013 16:36:47 - (Dru) - Lei è il suo contraddirsi

Continuate a dirmi di essere più preciso e di non allontanarmi dagli argomenti proprio sulla base di ciò che vorrebbe, nel contenuto dei suoi argomenti,allontanare ( quel pericolo del Nazista), infatti lei è qui il sommo giudice che ha argomenti inattaccabili, lo sono per lei a tal punto che dice al suo contraddittorio, cioè io, di essere più preciso, di non allontanarmi dagli argomenti, se c'è una contraddizione quella va trovata, tutti termini che la inscrivono in metafisica come colui che ha la soluzione poichè se avesse davvero studiato la Grande Logica dello Hegel avrebbe anche saputo che ogni termine è contraddizione e che quindi la contraddizione non va trovata ma va risolta, altrimenti lei sarebbe Dio o lo spirito Assoluto.

ID29676 - 10/03/2013 16:38:33 - (Dru) - Il linguaggio Cartella rivela il proprio io

È strumento potentissimo, ci lavori sopra...

ID29677 - 10/03/2013 16:52:14 - (Alberto Cartella) -

"Continuate a dirmi di essere pi preciso e di non allontanarmi dagli argomenti proprio sulla base di ci che vorrebbe, nel contenuto dei suoi argomenti,allontanare ( quel pericolo del Nazista)" L'allontanamento dagli argomenti era riferito al contesto della discussione, se lei vuole allontanarsi dagli argomenti dell'articolo faccia pure, rispetto la sua scelta, continui pure a fare il suo discorso solitario. A me interessa la discussione. A lei interessa come ha scritto risolvere le contraddizioni che non trova, a me non interessa questo. Non mi deve mica per forza interessare quello che interessa a lei. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. A me interessa la filosofia, la metafisica in questo momento non mi interessa. Per quanto riguarda il suo riferimento agli argomenti inattaccabili, l'ho trovato molto preciso. Le argomentazioni sono come una rete, la quale deve tenere secondo trasformazioni e discontinuit feconde da condividere con altri

ID29678 - 10/03/2013 16:56:45 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta dell'attacco ma della discussione. In ci che noi selezioniamo e a ci a cui noi diamo significato per la nostra vita c qualcosa che viene perso irrimediabilmente e che non fa parte di ci che funzionale alla nostra identit. C' qualcosa che non sta al linguaggio costruttivo del nostro io. Il linguaggio la casa che abitiamo, ci dice, ci nomina, dentro di noi, ma non in modo deterministico. Tutto avviene nel linguaggio, questo non vuol dire che il linguaggio sia tutto. Il linguaggio una casa comune e i luoghi comuni sono importanti, ma la filosofia fare dei passi indietro rispetto ai luoghi comuni, che per dobbiamo tener presente. Il linguaggio non un nostro strumento, c' una potenzialit di gioco all'interno della lingua.

ID29680 - 10/03/2013 17:03:20 - (Alberto Cartella) -

A lei come ha scritto interessa risolvere le contraddizioni che non trova. A me interessa il punto di irrisoluzione della nostra soggettivit. E non pretendo che interessi anche a lei, se a lei non interessa rispetto la sua scelta.

ID29683 - 10/03/2013 17:48:21 - (Dru) - Vabé Cartella

Lei è molto acerbo di filosofia, questo me lo ha dimostrato.

ID29684 - 10/03/2013 17:56:50 - (Dru) - Per Leretico

Gli chiedo se la risposta del Cartella alla sua domanda precisa si è sentito risolto nella risposta del Cartella.

ID29685 - 10/03/2013 17:58:51 - (Dru) - Poichè può ...

...darsi benissimo che manchi io di comprendonio, chiedo quindi aiuto a Leretico che considero persona intelligente.

ID29687 - 10/03/2013 18:17:13 - (Alberto Cartella) -

"Lei molto acerbo di filosofia, questo me lo ha dimostrato". Non credo che con questa frase lei pensi di aver detto qualcosa. Lei si allontana sempre di pi dagli argomenti. Inoltre non si tratta del risolversi ma del punto di irrisoluzione della nostra soggettivit. Non si tratta della mancanza di comprendonio, ma c' qualcosa che non sta al comprendonio, si tratta di una mancanza, ma non di comprendonio.

ID29688 - 10/03/2013 18:38:04 - (Dru) - La contraddizione quando domina

La contraddizione nel divenir altro può "dominare" o "essere dominata". Essa domina ciò che è, l"esistente" ( la cosa, la determinazione, l'oggetto), e l'esistente "soccombe nella contraddizione", quando il divenir altro da parte dell'esistente, non si presenta in relazione al suo risultato positivo ( specchio, corpo Cartella; specchio, corpo).La contraddizione domina quando chiude in sé stessa l'esistente, quando cioè il divenir altro, che pure mostra la contraddizione, non si libera ancora dall'isolamento secondo cui si costituisce l'immediato ( così come il mediato, "dapprima", è "preso altrettanto immediatamente" ed è anche esso una "determinazione semplice" immediata ( logica III), si che la contraddizione, nel divenir altro, chiude in sé l'esistente. Chiudendo in sé l'esistente, la contraddizione domina perché si pone come il risultato della dialettica (quel sia più preciso, o quell'esortazione

ID29689 - 10/03/2013 18:40:16 - (Dru) -

inesistente ma che lei pone come esistente che mi continua a fare sul fatto che mi allontanerei). Quando la contraddizione domina l'esistente, il divenire è " lavcontraddizionecstessavcomevesistente.

ID29690 - 10/03/2013 18:44:45 - (Dru) - La contraddizione è dominata

La contraddizione è dominata "quando invece un esistente ( ein existierendes) ... può nella sua determinazione positiva estendersi (ubergreiffen) fino ad abbracciare in sé in pari tempo la determinazione negativa e tener ferma l'una nel' alltra

ID29691 - 10/03/2013 18:49:24 - (Alberto Cartella) -

"La contraddizione quando domina la contraddizione nel divenir altro pu "dominare" o "essere dominata". Essa domina ci che , l"esistente" ( la cosa, la determinazione, l'oggetto), e l'esistente "soccombe nella contraddizione", quando il divenir altro da parte dell'esistente, non si presenta in relazione al suo risultato positivo ( specchio, corpo Cartella; specchio, corpo).La contraddizione domina quando chiude in s stessa l'esistente, quando cio il divenir altro, che pure mostra la contraddizione, non si libera ancora dall'isolamento secondo cui si costituisce l'immediato ( cos come il mediato, "dapprima", "preso altrettanto immediatamente" ed anche esso una "determinazione semplice" immediata ( logica III), si che la contraddizione, nel divenir altro, chiude in s l'esistente" Siamo a livelli di astrazione di astrazione troppo alti per me, non la seguo, non credo di aver capito.

ID29692 - 10/03/2013 18:52:07 - (Dru) -

Quando "può cioè avere in lui stesso la contraddizione stessa" e non "soccombe nella contraddizione" ( logica II). L'esistente capace di questo è " il pensare speculativo" ( il pensare speculativo è l'esistente supremo), il pensiero che "tien ferma la contraddizione e nella contraddizione se stesso" e a cui non accade " che si lasci dominare dalla contraddizione, e a cagione di questa lasci che le sue determinazioni si risolvano solo in altre ( e cioè siano un semplice contraddirsi), oppure nel nulla.

ID29693 - 10/03/2013 18:53:14 - (Alberto Cartella) -

Non capisco il riferimento al corpo e lo specchio, se quello che ha scritto una critica all'articolo mi dia pure i riferimenti. Non so di che cosa sta parlando. Inoltre per porre un "esiste" bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Infine l'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch sempre frutto di un processo di apprendimento.

ID29694 - 10/03/2013 18:54:22 - (Dru) - Il pensiero speculativo

è la contraddizione risolta Cartella e fin che la sua è una tesi è contraddittoria, quindi la smetta di dirmi che la contraddizione va trovata, la contraddizione la si può solamente risolvere in quanto è originaria. Ma capisce queste elementari cose ?

ID29695 - 10/03/2013 18:57:57 - (Alberto Cartella) -

Poi non mi interessa la dialettica positivo-negativo ma il punto di cedimento di questa dialettica. Si tratta dell'irriducibilit a questa dialettica. Questo non vuol dire opporsi o uscire dalla dialettica.

ID29696 - 10/03/2013 19:00:16 - (Alberto Cartella) -

" la contraddizione risolta Cartella e fin che la sua una tesi contraddittoria, quindi la smetta di dirmi che la contraddizione va trovata, la contraddizione la si pu solamente risolvere in quanto originaria". La contraddizione originaria qualcosa di troppo astratto per me, non la seguo, non so di che cosa sta parlando.

ID29697 - 10/03/2013 19:01:27 - (Alberto Cartella) -

Davvero per lei basta dire che la mia tesi contraddittoria perch sia contraddittoria? Davvero pensa questo?

ID29698 - 10/03/2013 19:02:23 - (Alberto Cartella) -

Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione.

ID29699 - 10/03/2013 19:15:22 - (Dru) - Leretico

Con la sua domanda aveva posto la risposta Cartella , infatti a lei non interessa la dialettica positivo-negativo ma il suo punto di cedimento è obbligatoriamente dialettica positivo-negativo, anzi ogni nostro pensare e vedere caro Cartella e dialettica positivo-negativo, questo voleva dirle Leretico. Quindi lei è come gli scettici che se vogliono esser veramente tali hanno come unica arma il tacere.

ID29703 - 10/03/2013 19:31:30 - (Alberto Cartella) -

"a lei non interessa la dialettica positivo-negativo ma il suo punto di cedimento obbligatoriamente dialettica positivo-negativo, anzi ogni nostro pensare e vedere caro Cartella e dialettica positivo-negativo" Non ho mai detto di voler uscire dalla dialettica positivo-negativo o di voler oppormi alla dialettica negativo-positivo. Si tratta dell'irriducibilit a questa dialettica. Davvero per lei ogni nostro pensare e vedere dialettica positivo-negativo? Pensare e vedere coincidono? Vi una coincidenza con le nostre visioni? Nell'incontro di un corpo di fronte a noi questo corpo coincide con il nostro giudizio? Davvero pensa questo? L'ebreo che il nazista giudica un parassita da schiacciare coincide con il giudizio del nazista?

ID29707 - 10/03/2013 19:57:31 - (Dru) - Caro Cartella

Quello che conta davvero non è quello che non è ma è quello che è, quindi davvero coincide, altrimenti davvero non sarebbe coinciso e l'ebreo non sarebbe stato scambiato per un parassita, è il medio che non esiste.

ID29709 - 10/03/2013 20:41:15 - (Alberto Cartella) -

"Quello che conta davvero non quello che non ma quello che , quindi davvero coincide, altrimenti davvero non sarebbe coinciso e l'ebreo non sarebbe stato scambiato per un parassita, il medio che non esiste".Se per lei quello che conta ci che , a me interessa il non realizzato. Non ci devono mica interessare per forza le stesse cose. Per quanto riguarda il medio, non so di che cosa sta parlando. "quindi davvero coincide, altrimenti davvero non sarebbe coinciso e l'ebreo non sarebbe stato scambiato per un parassita" Chi si inganna che il corpo che ha di fronte coincide con il proprio giudizio si erge a giudice e non fa altro che giudicare, non c' spazio per la discussione, gli altri mi devono per forza ascoltare e se non lo fanno ci sar la punizione. A me interessa il punto di crisi della logica del giudizio. Si tratta dell'aspetto iconologico a cui ho fatto riferimento in alcuni articoli e in alcuni commenti.

ID29712 - 10/03/2013 20:43:54 - (Alberto Cartella) -

C' differenza tra un soggetto che esita e uno che non esita a dare un giudizio. Iconologico e linguistico stanno insieme ma si elidono.

ID29713 - 10/03/2013 20:46:11 - (Alberto Cartella) -

Un soggetto che esita non pu essere violento.

ID29790 - 11/03/2013 21:06:54 - (Dru) - Da oltre il linguaggio - significato e significante-

La parola parla di qualcosa.Per quanto complessa possa sembrare la relazione tra la parola e la cosa, il linguaggio è questa relazione riferimento, rinvio- della parola alla cosa. Tale relazione sussiste sia quando la parola è scrittura, gesto, suono della voce, sia quando la parola è quel "dialogo" di cui parla Platone " che nel suo intimo l'anima fa con se stessa senza voce" ( sopisti, 163; e che è qualche cosa di più profondo delle parole immaginate, rappresentate - ossia di ciò che Husserl, nella prima delle Ricerche logiche, CAP I, par.8, chiama "espressioni nella vita psichica isolata" dal "rapporto comunicativo","rappresentazioni nella fantasia" dei suoni della voce e delle lettere scritte). Se si nega che il linguaggio sia riferimento della parola alla cosa e si tiene ferma soltanto la parola -se si afferma che solo la parola appare- la parola diventa una cosa, cioè diventa puro significato

ID29791 - 11/03/2013 21:20:43 - (Dru) -

quel significato puro (separato dalla parola) di cui le filosofie della "svolta linguistica" negano che abbia la possibilità di apparire. Se esistesse soltanto la parola, e non ciò di cui la parola parla, il linguaggio non esisterebbe. Il "rapporto della parola con la cosa" scrive Heidegger "non è una relazione fra la cosa da una parte e la parola dall'altra.["qui la parola, là il significato" scrive Wittgenstein."il denaro e la vacca che si può comperare con esso".Ricerche filosofiche, n. 120].La parola stessa è il rapporto che via via incorpora e trattiene in sé la cosa" (in cammino verso il linguaggio CIT., pagina 135).Che il linguaggio non sia relazione tra termini separati e che la parola stessa sia il rapporto tra sé e la cosa é un modo di intendere il linguaggio come un rapporto tra la parola e la cosa. Tale rapporto è affermato anche quando si sostiene , con Wittgenstein, che "il significato di una parola

ID29793 - 11/03/2013 21:35:32 - (Dru) -

è il suo uso nel linguaggio" (ricerche filosofiche, n.43).Se per Wittgenstein la "relazione tra nome e nominato" non è definibile in modo univoco, essa tuttavia sussiste.Ma, indipendentemente da tutto questo, la distinzione, ossia la relazione tra la parola e ciò di cui essa parla "appare";e ciò che appare è innegabile nella misura in cui l'apparire è un tratto del destino della verità, cioè della dimensione che già da sempre è aperta al di fuori della fede fondamentale dell'Occidente e al di fuori dello stesso accadimento del "mortale". Ciò di cui parla la parola -la"cosa"- è il significato della parola; ossia il linguaggio ha senso, il senso appare nel suo essere detto dalla parola. "Ma appare anche che il significato, proprio nel suo essere distinto dalla parola, è a sua volta parola". La parola dice :"vien notte"; il significato di questa parola è la notte che viene.Ma la notte che

ID29795 - 11/03/2013 21:46:41 - (Dru) -

che viene è un significato che si costituisce, appunto, come notte che viene, cioè come una espressione, un insieme di parole della lingua italiana:"La notte che viene". Dicendo "Vien notte" , la parola non indica certamente un'espressione della lingua italiana, ma indica l'oscurità che nasconde le forme e i colori, e in cui brillano le stelle, e l'affievolirsi dei suoni: la parola indica la cosa, la cosa in cui consiste la notte che viene e che comprende in sé tante altre cose ( l'oscurità, le stelle, il silenzio). È tuttavia la notte che viene, proprio in quanto distinta dalla parola che la indica, è un significato che si costituisce a sua volta come parola, attraverso o all'interno di una parola. Le cose appaiono -appare il significato-; ma la forma della cosa è la parola. La parola è il modo in cui il significato è significante; il significato non appare separato dal modo in cui esso è significante.

ID29796 - 11/03/2013 21:58:33 - (Alberto Cartella) -

Molto interessante, ma una critica a quello che ho scritto nell'articolo o in qualche commento? Se s mi dia i riferimenti, non so a che cosa si riferisce.

ID29797 - 11/03/2013 22:13:01 - (Dru) - Significato e significante

No è lei che ripete in modo petulante che non coincidono? Se questa non le sembra una critica al suo modo di pensare significa appunto che noi due parliamo lingue diverse.

ID29798 - 11/03/2013 22:13:42 - (Dru) - Lei è troppo preso da sé

Per aprirai e capire.

ID29799 - 11/03/2013 22:15:20 - (Dru) - Lei è troppo preso da sé

Per aprirsi e capire. È evidente a tutti tranne che a lei.

ID29800 - 11/03/2013 22:24:01 - (Alberto Cartella) -

Davvero per lei significato e significante coincidono? E le citazioni che lei ha riportato secondo lei sostengono che significante e significato coincidono? Lei coincide con il suo nome? Davvero pensa queste cose? E quei tutti di cui lei parla sono sempre i fondamenti del mio dire che si trovano nella sua cantina?

ID29803 - 11/03/2013 22:32:34 - (Dru) - Ma guardi che la parte più bella viene dopo

A pag.218-219-220-221 par. 6 CAP.3 il linguaggio e il destino di Oltre il Linguaggio di Emanuele Severino , edizione Adelphi. solo una piccola parte per Leretico di pag.220 a fondo ultimo capoverso... "In altri termini" scrive Severino "quando si afferma che l'"essere" non può essere un significato primo e assolutamente irriducibile, perché é "radicato" in un sistema di lingue e in una "significanza storica determinata", la filosofia contemporanea o Leretico dimenticano di essere la distruzione degli immutabili e divengono apologia di quell'immutabile che ė il nesso necessario tra un significato (poniamo l'essere) e il sistema di lingue storiche in cui esso è "radicato". Concepiscono come nesso necessario questo radicamento (cioè ne ignorano il carattere ipotetico). È daccapo, episteme, onto-teologica. :-)

ID29807 - 11/03/2013 22:49:05 - (Dru) - Il destino è quello stare che l'Episteme onto-teologica ha tentato di essere.

Il destino è il significato che sta. Ma la parola in cui il significato appare è parola storica, cioè essenzialmente instabile. La parola storica rinvia infatti indefinitamente ad altre parole storiche che ne condizionano e ne modificano il significato, togliendo gli quindi ogni stabilità.Se il significato in cui consiste il destino della verità appare nel linguaggio e come linguaggio storico, anche il destino,della verità può essere soltanto, sembra, una volontà di stare che presto o tardi verrà travolta dal linguaggio stesso da essa parlato.[...]Ma va ripetuto che l'esistenza di una lingua storica determinata - e quindi della stessa pluralità dei linguaggi- non è una realtà indubitabile, ma è un voluto ( qualcosa cioè di cui si vuole l'esistenza-si ha fede in essa- senza sapere che la si vuole, ma anzi, per lo più, ritenendo che il voluto sia un constatato, che è

ID29809 - 11/03/2013 23:01:10 - (Dru) -

già lì, indipendentemente da ogni volontà umana).L'esistenza stessa della "storia" come sistema diacronico è un voluto.La volontà che isola la terra ( cioè che isola gli eterni che entrano e escono dal cerchio dell'apparire) dal destino della verità è la stessa volontà che vuole che qualcosa sia parola di qualcos'altro e che le parole si uniscano in quei sistemi che chiamiamo "lingue storicamente determinate". Il linguaggio, certamente, non nasce da un particolare atto di volontà dell'uomo; ma perché é la volontà a porre ciò che chiamiamo "l'uomo"-è la volontà che, riferendosi a se stessa crede di essere, cioè vuole essere, di volta in volta, "Dio","uomo","popolo","istituzione","apparato scientifico-tecnologico". Il linguaggio non dipende dalla volontà dell'uomo, perché é la volontà a volere l'uomo e il linguaggio- e le forme storicamente

ID29810 - 11/03/2013 23:04:20 - (Dru) -

...determinate del linguaggio

ID29812 - 11/03/2013 23:11:50 - (Alberto Cartella) -

Molto interessante, ma una critica a quello che ho scritto nell'articolo o in qualche commento? Se s mi dia i riferimenti, non so a che cosa si riferisce. Inoltre Severino un grande maestro (non un oracolo) e se lei riporta passi delle sue opere mi fa piacere. Infine la critica e l'interpretazione del pensiero di Severino sono molto interessanti, ma in questo momento non mi interessano. Le citazioni dei filosofi sono costellazioni che alimentano la rete dell'argomentazione che si sta sostenendo e non sono per dire che cosa questi filosofi pensano.

ID29814 - 11/03/2013 23:42:35 - (Dru) - Mi scusi Cartella, ma poi capirà anche lei...

La parola è la forma della cosa. Questo appare.Per il fatto di avere come forma la parola, la cosa non svanisce. Non può svanire, perché è l'identità a cui si rivolgono i diversi modi di parlarne. I differenti, infiniti modi in cui la parola si rivolge a questa notte che viene, parlano di questa notte che viene. Questo non significa che alla differenza della parola non corrisponda una differenza nella cosa(e che anzi la differenza della parola non sia una differenza della cosa stessa), ma significa che, nonostante questa corrispondenza( ti ricordi Cartella la corrispondenza che mi domandavi?), la differenza della parola o della cosa non può spingersi fino,al punto di sopprimere l'identità. L'identità è l'essere sé dell'essente, il suo esser sé e non l'altro. I differenti modi in cui la parola può indicare questa notte che viene sono i differenti modi in cui la parola è forma della cosa in cui

ID29815 - 11/03/2013 23:54:33 - (Dru) -

consiste questa notte che viene; e la cosa è l'identità a cui la parola si riferisce. Se si nega questa identità ( si che i diversi modi in cui la parola è parola di questa notte che viene sono tra loro incommensurabili, e ognuno parla di qualcosa di cui gli altri non parlano), se si nega che questa notte che questa notte che viene sia un significato identico, sotteso alla differenza della parola, questo significato identico lo si ha sotto gli occhi proprio nell'atto in cui lo si nega, e proprio per poterlo negare. Per negare qualcosa, lo si deve capire, esso deve apparire. Se si nega che questa notte che viene sia un significato identico, capace di unificare le differenze che lo esprimono, questo significato sta d'innanzi proprio nel suo essere quell'identità che si pretende di negare.

ID29816 - 12/03/2013 05:42:56 - (Dru) - la "mia" risposta Leretico ti convince o ha qualche mancanza alla tua domanda ?

se ciò che si nega ha un senso, la negazione dell'unità di questo senso presuppone ciò che essa intende negare. ( attento qui Leretico il passaggio è fondamentale per intuire che c'è corrispondenza assoluta tra significato e significante e infine che non può esserci medietà o schisi di sorta, pur volendola e quindi pur essendoci come il negativo della verità ma non come esistente)Appunto per questo, la ripetizione della negazione dell'identità nega lo stesso: altrimenti sarebbero significati sempre diversi quelli che la negazione, ripetendosi, negherebbe. Ciò va detto di ogni cosa che si presenta nella forma della parola. Va detto anche di quella cosa che va sotto il nome di linguaggio: se si nega che il linguaggio abbia un significato unitario, sottesa alle diverse forme del linguaggio (Wittgenstein), è necessario che questo significato unitario del linguaggio stia dinnanzi manifesto: è necessario che

ID29817 - 12/03/2013 05:49:00 - (Dru) - e qui il punto.

si capisca quello che si nega. Ciò che si può negare di una cosa non può appartenere a ciò che consente di negarla; e quando si nega che le differenze della parola si riferiscano all'identità della cosa, si nega proprio quell'identità, quel significato identico (ndr. l'esistere e l'essente di ogni cosa o ente) che è necessario che appaia affinché tale negazione possa costituirsi (Cartella ad esempio che non crede nell'identità tra significato e significante).

ID29818 - 12/03/2013 05:55:45 - (Dru) - per Cartella

Id29554: nel costituirsi della catena dei significanti c'è qualcosa che sfugge. Non ci siamo completamente nel linguaggio, la posizione della singolarità sempre lievemente sfasata; le parole non ci corrispondono mai completamente. Quello che le sfugge a lei Cartella è l'identità perché troppo preso, con volontà prevaricante a negarla e infine a cercare di annullarla.

ID29819 - 12/03/2013 05:58:23 - (Dru) - L'identità Leretico

è l'essere la negazione dell'identità è il suo contrario.

ID29852 - 12/03/2013 15:33:23 - (Alberto Cartella) -

"Quello che le sfugge a lei Cartella l'identit perch troppo preso, con volont prevaricante a negarla e infine a cercare di annullarla". Non ho mai negato l'identit, si tratta di qualcosa che ha scritto lei, non ho mai scritto una cosa del genere. Nel commento che lei ha riportato l'identit non viene negata e tantomeno si cerca di annullarla, non so di che cosa stia parlando. Non si tratta della negazione dell'identit ma di non risolversi nella costruzione della propria identit. L'identit una costruzione. Non si tratta dell'essere o della negazione dell'identit, ma del non realizzato.

ID29853 - 12/03/2013 16:11:54 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta di una volont ma di un esercizio non coincidente con l'aspetto volitivo. Si tratta di un lasciar esercitare quel punto di esitazione che se si TROPPO PRESI (il riferimento il suo) risulta insignificante. Non cambia niente dal punto di vista della trama.

ID29854 - 12/03/2013 16:14:21 - (Alberto Cartella) -

A me interessa il punto di irrisoluzione della nostra soggettivit. Se a lei non interessa non ci devono mica per forza interessare le stesse cose. Comunque il riferimento all'essere TROPPO PRESI l'ho trovato molto preciso. Grazie per la discussione.

ID29855 - 12/03/2013 16:39:16 - (Alberto Cartella) -

Inoltre per quanto riguarda il linguaggio. Il significato manca la Cosa non vuol dire che la Cosa diventi qualcosa di ineffabile. La Cosa patisce del significante.

ID29858 - 12/03/2013 17:23:16 - (Alberto Cartella) -

"(Cartella ad esempio che non crede nell'identit tra significato e significante)" Davvero per lei significato e significante coincidono? E le citazioni che lei ha riportato secondo lei sostengono che significante e significato coincidono? Lei coincide con il suo nome? Davvero pensa queste cose?

ID29872 - 13/03/2013 06:35:43 - (Dru) - io coincido con il mio nome...

...nell'identità che il nome ha con l'io, l'essere appunto "differenze"che coincidono in questo"essere" differenze, ma se mi chiede se l'io (= tutto ciò che è me stesso, la mia barba, i miei ricordi,il colore dei miei occhi) coincida con "Alessandro" nel significato allora le rispondo severinianamente, che quel suo "davvero per lei significato e significante coincidono" è una domanda mal posta o posta dal punto di vista del nichilista che parte dall'astratto dell'astratto (= il significante del significante) il noema assolutamente isolato e evocato che dal nulla lei trae fuori non dal tutto (=concreto) considera le differenze che spinge quei significanti sopra,"io","barba","i miei ricordi","il colore dei miei occhi" non come differenze semantiche proprio perchè le identifica al nulla. Quindi a cercare un'unione partendo dalla loro assoluta astrazione, è un impossibile cercare e infine trovare. perchè a pag 222 della "Struttura

ID29873 - 13/03/2013 06:37:27 - (Dru) -

Originaria" così Severino sul nulla: La contraddizione del nulla sta appunto in questo "che il significare è il significare dell'assolutamente non significante: non sta nel fatto che il non significante significa il significante, ma che il non significante è il significante come non significante"

ID29874 - 13/03/2013 06:41:14 - (Dru) - credo qui di essere stato talmente chiaro

che non dovrebbe ave più dubbi Cartella e che ora ha tutti gli elementi per risolvere la sua di contraddizione, contraddizione che lei continua a dirmi di trovare, ma che è lei che deve cercare e fin da principio di risolvere, io, almeno questa, quella del nulla credo di averla risolta brillantemente, con l'aiuto di Severino.

ID29875 - 13/03/2013 07:23:46 - (Dru) - tengo a precisare

che non ho risolto brillantemente la contraddizione del significato nulla con l'aiuto di Severino ma l'aporia di questo significare, in quanto che la contraddizione che il nulla come significato venga risolto è ciò in cui le sta ora che astrae il significato nulla dal suo essere il nihil absolutum astrazione che che porta a considerare questi due momenti assolutamente astratti e che ripone il problema del nulla da capo spingendo i significati a ad un regressus in indefinitum e di cui si deve liberare se vuole essere e significare qualcosa e non essere e significare il nulla, ma per liberarsene appunto deve smetterla di dire che un qualcosa è una cert'altro qualcosa...

ID29900 - 13/03/2013 14:52:27 - (Alberto Cartella) -

io coincido con il mio nome nell'identit che il nome ha con l'io. Davvero per lei vi identit fra nome e io? Inoltre per lei si tratta di risolversi nella costruzione del proprio io? Se a lei interessa questo rispetto la sua scelta. A me interessa ci che non sta alla costruzione del proprio io, si tratta dello spazio della discussione. Questo non vuol dire opporsi o uscire da questa costruzione. Non si tratta dell'essere o del non essere ma del non realizzato. Non si tratta del mal porre o del ben porre ma del punto di cedimento di questa dialettica. Il significato nulla qualcosa di troppo astratto per me, non so di che cosa stia parlando, non la seguo. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Non si tratta della soluzione finale ma del punto di irrisoluzione della nostra soggettivit.

ID29901 - 13/03/2013 14:53:17 - (Alberto Cartella) -

il noema assolutamente isolato e evocato che dal nulla lei trae fuori non dal tutto (=concreto) considera le differenze che spinge quei significanti sopra, "io", "barba", "i miei ricordi", "il colore dei miei occhi" non come differenze semantiche proprio perch le identifica al nulla Questo quello che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere, mi dice che identifico al nulla, sono cose che sostiene lei, non la seguo, non so di che cosa sta parlando.

ID29902 - 13/03/2013 14:53:49 - (Alberto Cartella) -

Quindi a cercare un'unione partendo dalla loro assoluta astrazione, un impossibile cercare e infine trovare. Lei introduce qui il cercare e limpossibile, le ripeto che non si tratta di una ricerca ma di una descrizione. Inoltre non si tratta del possibile o dellimpossibile ma del non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit.

ID29903 - 13/03/2013 14:54:53 - (Alberto Cartella) -

"deve smetterla di dire che un qualcosa una cert'altro qualcosa..." Qui mi dice ancora quello che devo fare, si tratta proprio di quello che le dicevo riguardo al risolvere lo spazio della discussione pretendendo che gli altri dicano quello che vorremmo sentirci dire. Siamo ad un livello di astrazione e in un piano superiore molto alto e poi aggiunge qualcosa di molto impreciso ( dire che un qualcosa una cert'altro qualcosa). Non so di che cosa sta parlando non la seguo. Mi dia i riferimenti. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione risolvendo contraddizioni che non trova.

ID29904 - 13/03/2013 15:12:45 - (Alberto Cartella) -

Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio. Il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Quando si sente parlare di realt ci si trova di fronte a un dire. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Non si pu dire tutto. Il significato manca la Cosa non vuol dire che la Cosa diventi qualcosa di ineffabile. La Cosa patisce del significante.

ID29905 - 13/03/2013 15:15:07 - (Alberto Cartella) -

Si tratta del non risovere l'aspetto iconologico che importante quanto quello linguistico. Si tratta dell'irriducibilit all'aspetto linguistico.

ID29909 - 13/03/2013 15:42:56 - (Alberto Cartella) -

Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita. Grazie per la discussione

ID29911 - 13/03/2013 16:05:27 - (Dru) - per risponderle a questo sotto chiamo in causa Platone: anche la barba di Socrate è un'idea.

"Il significato manca la Cosa non vuol dire che la Cosa diventi qualcosa di ineffabile. La Cosa patisce del significante." Buon lavoro a lei sempre disponibile alla "discussione".

ID29922 - 13/03/2013 21:01:42 - (Alberto Cartella) - In costellazione con la sua postilla

Il concetto di idea l'ha creato Platone per rispondere a un problema concreto. Se si d una definizione del concetto di idea di Platone essa pu risultare molto astratta. Infatti, si pu dire che per Platone lIdea qualcosa che non pu essere qualcosaltro, qualcosa che pu solo essere ci che . Ma cercando di non essere astratti si deve notare che Platone crea il concetto di idea per indicare ci che permette la selezione fra dei rivali che pretendono una determinata cosa. Si pu fare lesempio dei politici e ci si pu chiedere che cosa devono avere i politici per svolgere al meglio il loro ruolo. Questa cosa alla quale un politico si deve avvicinare il pi possibile per essere selezionato costituisce lidea.

ID29941 - 14/03/2013 06:54:11 - (Dru) - in: "la futura democrazia diretta e il capitalismo" su vallesabbianews

"le risposte che hai dato sono tutte pertinenti e puntuali, ma vorrei che ad un certo punto Roberto Fiaschi cercasse di confutare Severino, hai qualche cosa da dire in proposito ? se si magari fai un cenno solo di assenso, poiché cercherei prima, con l'aiuto de Leretico e magari con il richiamo a Cartella di difenderla questa filosofia e magari solo dopo su un piano diverso, con maggiore consapevolezza da parte di tutti, di confutarla." ho tirato in ballo anche il suo nome, come vede qui sopra, poiché il suo sperabile intervento là è propedeutico la discussione al discorso che abbiamo portato avanti qui, mi piacerebbe, per un progresso della coscienza che anche lei partecipasse alla discussione in atto.

ID29949 - 14/03/2013 09:15:30 - (Dru) - parafrasandola

il mio richiamo ad un suo intervento proprio perché vorrei dimostrarle quanto io non ci tenga ad ergermi a giudice, che credo non farò mai di mestiere che dopo morto, ma il mio unico intento è, fu e sarà sempre di capire.

ID29956 - 14/03/2013 10:40:35 - (Alberto Cartella) -

La ringrazio per la considerazione, ma il difendere e il confutare Severino in questo momento non mi riguarda. Il richiamo a dei filosofi per alimentare l'argomentazione che si sta sostenendo e non per dire che cosa questi filosofi pensano. Per mi interessa il punto di cedimento del progresso della coscienza, si tratta del non realizzato. Non pu interessare tutto. Non si tratta di partire da certe premesse per arrivare ad una conclusione, ma di una descrizione intorno ad un vuoto. Anche a me interessa capire ma con la consapevolezza che c' qualcosa che non riducibile al capire, si tratta del punctum, ci che punge e che non sta semplicemente all'interessamento. Riguarda ci che le dicevo riguardo all'aspetto iconologico che non riducibile al linguistico. Se si tratta di difendere e di confutare come se fosse una lotta, non mi interessa. Mi interessa la discussione.

ID29957 - 14/03/2013 10:46:42 - (Dru) - la discussione

è lotta e dire che non le interessa la lotta ma le interessa la discussione è una contraddizione poiché ogni discutere presuppone una contrapposizione altrimenti non ci sarebbe discussione, vedo che a lei non interessa la discussione, è questo che in raltà lei ha scritto e allora mi vien di domandarle, cosa in realtà le interessa ???

ID29958 - 14/03/2013 10:50:05 - (Dru) - i sofisti

a differenza della filosofia vera, quella che ha poi formato l'occidente e il mondo intero, erano soliti parlare dal pulpito e non tra la gente e il loro era un porsi e non un discutere, se lei non accetta il confronto si pone e non discute, sarà mica un sofista vero ? vede che anche io qualche volta sono ricorsivo, credo di averle già fatto questa domanda retorica.

ID29959 - 14/03/2013 10:50:55 - (Alberto Cartella) -

Non le ho mai detto che lei si erge a giudice. Ergersi a giudici riguarda una tendenza di chi tenta di risolvere quel punto di esitazione che mette in crisi la logica del giudizio e apre al vivere comune. Invece tornando a Severino credo sia in grado di difendersi da solo e la sua ontologia molto interessante, ma in questo momento non mi interessa l'ontologia ma la filosofia. Questo non vuol dire che non abbia anch'io la mia ontologia. La rimando al prossimo articolo. Grazie ancora.

ID29960 - 14/03/2013 10:59:34 - (Alberto Cartella) -

La discussione legata ad un incontro, si tratta di non ridursi alla contrapposizione, si tratta del punto di cedimento del farsi un'idea. Mi riferisco all'entrare dentro la propria inquietudine. Risolvendo questo aspetto non si sente mai il bisogno di guardare negli occhi quel corpo che ci sta di fronte. Se a lei interessa la lotta e la contrapposizione rispetto la sua scelta, a me interessa la discussione che riguarda gli argomenti e non il difendere o il confutare un filosofo.

ID29961 - 14/03/2013 11:01:36 - (Alberto Cartella) -

Inoltre se lei mi dice quello che devo fare, dove intervenire e pretende che faccia quello che dice lei, siamo ad un piano troppo superiore per me, non la seguo.

ID29962 - 14/03/2013 11:03:56 - (Dru) - lei usa la retorica e crede così di cavarsela

ma parlo per chi ci ascoltasse, infatti non c'è bisogno che lo dica lei di me, sono io che in effetti dico cosa è lei (=sofista), che vorrebbe far la morale a me... è proprio il contrario , guardi Cartella che con me né ci può fare né ci può stare, la mia esperienza non glie lo consente. O è sincero, e quindi scende da quel pulpito che all'apparenza(=sue argomentazioni) vorrebbe negare, ma all'apparire (=verità) è innegabile, o ogni sua parola che vorrebbe come sua arma è un boomerang chela colpisce inesorabilmente. Semplicemente mi dica che non le interessa di capire (=filosofia), punto.

ID29963 - 14/03/2013 11:15:36 - (Alberto Cartella) -

"lei usa la retorica e crede cos di cavarsela" Non credo che con questa frase lei pensi di aver detto qualcosa, lei si allontana molto dagli argomenti. "sono io che in effetti dico cosa lei (=sofista), che vorrebbe far la morale a me" Non so di che cosa sta parlando, lei pu fare quello che vuole, rispetto le sue scelte. Non so di che cosa sta parlando. Inoltre se lei mi viene a dire anche che cosa sono siamo a livelli di astrazione troppo alti per me, non la seguo. Si tratta proprio di quello che le dicevo riguardo al risolversi nel proprio giudizio senza spazio per la discussione che non la lotta. Infine mi dice anche quello che devo dire e poi mi parla di pulpito. Non so a che cosa si riferisce, non la seguo.

ID29964 - 14/03/2013 11:18:42 - (Alberto Cartella) -

Non mi interessa la dialettica apparenza-verit ma il punto di cedimento di questa dialettica. Si tratta dell'irriducibilit a questa dialettica.

ID29968 - 14/03/2013 11:55:23 - (Dru) - bene

discuterò il suo prossimo , anzi no, lo guarderò. Spero così di vedere quella schisi di cui racconta.

ID29969 - 14/03/2013 12:13:49 - (Alberto Cartella) -

Il riferimento alla schisi riguarda il "non c' niente da vedere" dell'immagine. Per questo il riferimento al corpo dell'immagine nell'articolo. Rispetto all'effettivit di ogni evento vissuto sembrerebbe prodursi nella soggettivit la schisi di una ripetizione. La scrittura dell'articolo non perch nell'articolo si vede qualla schisi di cui racconto, ma si scrive perch si confida che il racconto sia un aiuto per lasciar sedimentare quel qualcosa al quale la descrizione gira intorno.

ID29976 - 14/03/2013 13:04:38 - (Dru) - vede Cartella che allora forse non tutto è perduto ?

vede che con il dialogo forse posso capire cosa intende dire, dico forse perché ho paura di essere ancora molto lontano da lei. Forse lei , almeno dalle ultime qui, intende dire che il corpo l'oggetto può essere guardato e può essere raccontato? e che il racconto non è lo sguardo ? forse è questo ? e le due cose non sono la stessa cosa ?

ID29977 - 14/03/2013 13:20:09 - (Alberto Cartella) -

Non ho mai detto che tutto perduto, non so a cosa si riferisce. Il corpo non un oggetto. Il corpo non sono i contenuti che noi diamo al corpo, questa lanima, ovvero i presunti meccanismi su cui si sostiene il corpo. ci che noi pensiamo sul corpo. Il corpo qui non una costruzione immaginaria ma la non coincidenza fra pensiero ed essere. Io non sono l dove penso, ma il mio essere trascende il mio pensiero, lessere del soggetto solamente l dove il pensiero della ragione egoica si eclissa. Si tratta di una trascendenza immanente e di un corpo senza organi. Il corpo ha a che fare con loggetto a, un resto. A me interessa il punto di cedimento del dispositivo soggetto-oggetto.

ID29979 - 14/03/2013 13:28:34 - (Alberto Cartella) -

l'oggetto a un simbolo, il riferimento all'algebra. Mi rendo conto che un riferimento forzato. Il corpo un resto, lasci stare l'oggetto a. Il corpo un resto vuol dire che un prodotto del linguaggio pur designando ci che il linguaggio non riesce del tutto ad annullare nel simbolo.

ID29980 - 14/03/2013 13:29:42 - (Dru) - lei quando risponde

è disarmante, mi sembra di parlare con un bambino dell'asilo... io gli dico al bambino , guarda che forse non è tutto perduto , ho ritrovato il pallone e lui mi risponde che lui non l'ha mai detto che tutto è perduto, ma queste sue sciocche risposte che significato hanno? comincio a pensare che sia un segnale mors che lei invia a qualcuno, ho addirittura il dubbio che lei non stia scrivendo a me, ma a qualche extraterrestre o che qualche extraterrestre le punti un'arma alla tempia e lei può, anzi deve scrive del codice che non scrive nessun senso per me ma per qualcun'altro, ma Cartella, ha bisogno d'aiuto? devo chiamare i Carabinieri? mi faccia pure un segnale in futuro che me lo faccia intendere. ;-). Buono che abbiamo almeno superato il numero dei post precedenti, o è questo il segreto del suo linguaggio....

ID29985 - 14/03/2013 13:41:37 - (Alberto Cartella) -

Il riferimento ai bambini dell'asilo molto preciso. Si tratta di non risolvere i bambini dell'asilo all'interno di una categoria di giudizio. Il suo riferimento al pallone ad un livello troppo astratto per me, non la seguo. Non so a che cosa si riferisce. Lei mi dice "vede Cartella che allora forse non tutto perduto?" Come se avessi detto che tutto perduto. Inoltre quello che dice proprio va proprio nella direzione di chi chiamerebbe i Carabinieri quando sente dire qualcosa che non corrisponde con ci che vorremmo sentirci dire. Non si tratta del mio linguaggio, il linguaggio non una propriet ma una casa comune.

ID29987 - 14/03/2013 13:46:33 - (Alberto Cartella) -

Inoltre riguardo al segnale mors o all'extraterrestre non so a che cosa si riferisce, mi dia i riferimenti, non sia cos impreciso, sono cose che sostiene lei. Non si tratta del segnale mors ma della nascita. Per lei come ha scritto si tratta del dubbio, a me interessa l'esitazione. Non ci devono mica per forza interessare le stesse cose. Rispetto la sua scelta e non chiamer i carabinieri.

ID29990 - 14/03/2013 13:48:55 - (Alberto Cartella) -

Inoltre lei si sta allontanando molto dagli argomenti. L'articolo era sul corpo e lo specchio.

ID29997 - 14/03/2013 16:22:00 - (Dru) - alla prossima

spero sia così divertente come questa Cartella... (credo di cominciare a capirla sa?), questa per me ha sedimentato un non so che di divertente... sono felice poiché, almeno sul discorso che deve sedimentare ci sono, sto davvero capendo dove vuole arrivare, anche se la sua filosofia manca degli aspetti dialettici assolutamente fondamentali che la rendono contraddittoria, ma se è corretto provi a darsi anche lei per capire gli altri altrimenti di progressi non ne farà , i progressi li faranno solo gli altri...

ID29998 - 14/03/2013 16:45:04 - (Alberto Cartella) -

"almeno sul discorso che deve sedimentare ci sono, sto davvero capendo dove vuole arrivare" Non si tratta di un discorso che deve sedimentare, ma di lasciar sedimentare quel qualcosa al quale la descrizione gira intorno. Si tratta di una presa di posizione e non di un voler arrivare da quale parte. Inoltre per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione.

ID29999 - 14/03/2013 16:47:03 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta della mia filosofia. Sarebbe un pensiero idiota dire: ora comincio a fare della filosofia, faccio la mia filosofia e ho la mia filosofia. Insomma, fare la propria filosofia sarebbe una dichiarazione idiota.La filosofia come il colore: prima di entrare nella filosofia, cio prima di conquistare il colore filosofico (il colore filosofico il concetto), ci vogliono tantissime precauzioni. Prima di inventare dei concetti ci vuole tanto lavoro e la storia della filosofia questa lenta modestia, la quale non solo preparatoria ma ha anche un valore in s, cio permette di affrontare il colore filosofico.Fare storia della filosofia significa ricostruire i problemi e scoprire la novit dei concetti. Mentre la cattiva storia della filosofia mette in fila i concetti, come se non fossero stati creati, con unignoranza totale dei problemi.

ID30000 - 14/03/2013 16:47:51 - (Alberto Cartella) -

Un filosofo mediocre non inventa alcun concetto, usa idee gi pronte e ha delle opinioni, ma non fa filosofia. Fare storia della filosofia un lungo tirocinio, in cui si impara e in cui si veramente apprendisti nel doppio ambito della costituzione di problemi e della creazione di concetti.

ID30001 - 14/03/2013 16:54:18 - (Alberto Cartella) -

I progressi sono una supposizione, a me interessa il punto di crisi di questi progessi. Mi interessa la ripetizione. La passione ripetizione e non qualcosa in vista di qualcos'altro. Si tratta di una presa di posizione e non di un progresso verso qualcosa. A me non interessano i progressi ma l'imparare a stare. Si tratta dello studio. Studiare un'azione.

ID30002 - 14/03/2013 16:56:17 - (Alberto Cartella) -

Inoltre mi interessa precisare che molti suoi riferimenti sono stati molto importanti per me, per esempio quello dei bambini dell'asilo.

ID30010 - 14/03/2013 17:43:00 - (Dru) - Cartella

Mi scusi ma io sono lento di comprendonio, ma quel..." il riferimento al bambino è molto preciso" è il segnale? Debbo chiamarli i carabinieri ? :-) con simpatia, davvero, con simpatia .io cerco di capirla poichè capire significa squartamento ed infine dominio.

ID30013 - 14/03/2013 17:52:56 - (Alberto Cartella) -

"io cerco di capirla poich capire significa squartamento ed infine dominio" Lei mi vuole dominare e infine squartare? I carabinieri li vuole chiamare per s? Si costituisce? Mi viene a parlare di segnale e poi mi dice che parlo con gli extraterrestri, ma non che sta parlando di s?

ID30034 - 14/03/2013 20:49:39 - (Dru) - Capire significa squartamento ed infine dominio

Non è farina del mio sacco ma di Emanuele Severino e con questo non voglio dare più valore a queste parole poiché io è Severino possiamo essere solo testimoni della verità e non artefici.

ID30100 - 15/03/2013 13:45:22 - (Alberto Cartella) -

"io Severino possiamo essere solo testimoni della verit e non artefici" Rispetto la sua scelta, basta che non mi viene a suonare il campanello.

ID30101 - 15/03/2013 13:53:47 - (Alberto Cartella) -

La verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela. La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione.

ID30110 - 15/03/2013 15:06:45 - (Dru) - che noi veniamo o meno a suonarlo il suo campanello

anche lei è già in luogo di verità, anche con tutti gli errori che fa e il suo errare continuo, anche con tutti gli errori che io e Severino facciamo e il nostro continuo errare.

ID30114 - 15/03/2013 15:36:30 - (Alberto Cartella) -

Davvero il suo pensiero coincide con quello di Severino? Davvero pensa questo? Lei e Severino coincidete? C' identit fra lei e Severino? Il luogo di verit una supposizione. L'errore un'apertura, apre all'interrogazione. Per quanto mi riguarda non si tratta del dualismo errore-verit ma del punto di crisi di questo dualismo dialettico. Questo non vuol dire opporsi a questo dualismo o uscirne. Quella del campanello era una battuta e il riferimento era ai testimoni di Geova. Anche loro dicono di essere testimoni della verit, come lei. Non credo che dicendo di essere testimoni della verit si pensi di aver detto qualcosa. Comunque rispetto la sua scelta, basta che non mi viene a suonare il campanello.

ID30119 - 15/03/2013 18:22:05 - (Dru) - Sia più preciso

Non ho mai detto che il mio pensiero coincide con quello di Severino.

ID30120 - 15/03/2013 19:20:01 - (Alberto Cartella) -

"io Severino possiamo essere solo testimoni della verit" Come se lei parlasse anche in nome di Severino. Da ci deriva la mia domanda.

ID30123 - 15/03/2013 22:53:26 - (Dru) - Io e Severino

"Io e lei scriviamo qui" non coincide con "io e lei la pensiamo allo stesso modo", no? farlo coincidere è un ridurre ciò che non può essere ridotto che da una volontã, in questo caso specifico, quello di " io e Severino che dovremmo pensarla allo stesso modo" è un suo volere che non coincide con il significato del mio dire. Poi, mettere in domanda il proprio volere, è condurre il discorso o retorica, volontà prevaricante appunto. Cerchi di essere più preciso la prossima volta e di svelare nel suo "possibile", le mie di contraddizioni, spero solo che ne trovi e che me le mostri, solo così posso progredire nella coscienza...

ID30181 - 16/03/2013 13:57:15 - (Alberto Cartella) -

""Io e lei scriviamo qui" non coincide con "io e lei la pensiamo allo stesso modo", no?" Non ho mai scritto una cosa del genere, questo quello che scrive lei, non so di che cosa sta parlando, non la seguo. La domanda non era retorica ma era riferita al sostenere qualcosa anche a nome di qualcun altro. "io Severino possiamo essere solo testimoni della verit". "Cerchi di essere pi preciso la prossima volta e di svelare nel suo "possibile", le mie di contraddizioni, spero solo che ne trovi e che me le mostri, solo cos posso progredire nella coscienza" Non mi interessa il possibile ma non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit. Non mi interessa il progresso della coscienza, mi interessa il punto di cedimento del progresso della coscienza.

ID30183 - 16/03/2013 14:03:55 - (Alberto Cartella) -

Inoltre non mi interessa mostrare le sue contraddizioni, ma per quanto mi riguarda si tratta di far vedere ma lasciando anche emergere una sottrazione del visivo, c qualcosa che nel visivo viene sottratto. Far vedere anche ci che non si pu semplicemente mostrare. Riguardo a questo non si tratta di una volont ma di un esercizio non coincidente con l'aspetto volitivo. Si tratta di un lasciar esercitare quel punto di esitazione che non riducibile alla realizzazione dell'azione.

ID30184 - 16/03/2013 14:06:15 - (Alberto Cartella) -

Se a lei non interessa, non ci devono mica per forza interessare le stesse cose. Rispetto la sua scelta.

Aggiungi commento:

Vedi anche
11/02/2013 08:00

Comprendere le categorie della democrazia Alla base del ragionamento del giovane filosofo saretino la comprensione di una politica come che si manifesta in ogni gesto dell'uomo, nella sua capacità di fare comunità. E la confusione che troppo spesso si crea tra democrazia e rappresentanza

17/02/2013 08:00

L'università dev'essere un investimento sulla passione La riflessione settimanale del filosofo Alberto Cartella s'impernia sul ruolo di mero passaggio al mondo lavorativo che spesso viene attribuito al percorso universitario, trascurando quella passione che anima ciascuno di noi e rende la vita degna di essere vissuta

22/05/2012 11:00

Le vite nello specchio degli altri La riflessione settimanale del 23enne filosofo saretino ci porta a riflettere sull'importanza che diamo alla rappresentazione di noi stessi mediata dall'opinione altrui e al rapporto che viene a crearsi con lo stato di felicità/infelicità

24/02/2013 08:40

«Death of a Shadow» per cogliere l'attimo del trapasso In corsa insieme ad altri quattro cortometraggi c'è questo film girato da Tom Van Avermaet che inquadra la storia di un collezionista di ombre colte nel momento di un omicidio o un trapasso fortuito. Arrivato a 10.000 restituirà la vita ai suoi aiutanti defunti

11/02/2013 07:30

Rispettare i segnali del corpo: fame, sazietà e piacere La restrizione calorica eccessiva è un altro vizio comune nel tentativo di perdere peso con la conseguenza che il corpo rallenterà il tasso metabolico per conservare la limitata quantità di energia disponibile, portando a un aumento del peso




Altre da L'angolo del Filosofo
01/03/2016

«Fo.De.Ca»

Sempre più complicato per gruppi e musicisti che non siano cover band trovare spazi per poter esibirsi a Brescia e provincia. Ecco allora che spuntano i concerti in “forma domesticaâ€.

01/06/2014

La seria comicità del rispetto

L’opinione suppone che la gelosia sia la triste conseguenza dell’amore. Ma la gelosia è una finalità, una meta e, se bisogna amare, è per poter essere gelosi

06/05/2014

La competizione degli amanti

Un'acuta riflessione di Alberto Cartella attorno alla muta latente violenza che in ogni rapporto s'insinua e che tutti gli uomini celano con la menzogna del linguaggio

(3)
17/04/2014

Il troppo diventa tossico

Alberto Cartella prende in considerazione quel "troppo" che quando diventa squilibrio estremo mette in crisi ogni aspetto della nostra vita

(1)
13/03/2014

La difficoltà della leggerezza dell'emozione

Il giovane filosofo Alberto Cartella conduce una profonda riflessione sul nostro quotidiano confronto emozionale, sia esso amicizia o amore. Eppure troppo spesso cristallizzato nel 'non detto'

02/03/2014

Vita e pensiero

Una profonda riflessione del giovane filosofo Alberto Cartella sulla vita come creazione e su quel "granello di follia" che contraddistingue il cammino di ciascuno di noi

(116)
30/01/2014

Divenire e realtà

L'analisi di ciò che è divenire, di quell'inquietudine che nasce dall'esperienza e produce coscienza ne post del giovane filosofo Alberto Cartella, pronto a rispondere ai dubbi e alle domande dei lettori appassionati di filosofia

(103)
29/12/2013

Educazione e masochismo

Una riflessione sul contratto masochista come espressione non soltanto della necessità del consenso della vittima, ma anche del dono della persuasione, la spinta pedagogica e giuridica mediante la quale la vittima educa il proprio carnefice

26/11/2013

Il gioco dell'amore e altre sciocchezze

Una riflessione che parte dal gioco del fare l'amore per parlare della leggerezza e della distrazione come inestricabilmente legate in un vincolo di opposizione alla pesantezza della vita quotidiana e usate come strumento protettivo

29/10/2013

La crisi del processo educativo

Una digressione del filosofo Alberto Cartella sul degradarsi del processo educativo, allorché all'aspetto linguistico non sa porre accanto anche il preminente aspetto visivo, quello legato alla necessità dell'incanto, ossia l'infanzia nello sguardo