31 Dicembre 2017, 08.00
Blog - Figurine di provincia

Non un «uno» qualunque

di Luca Rota

Palermo-Milano solo andata. Non è il titolo del celebre film di Claudio Fragrasso, ma la sintesi dell’adolescenza calcistica di Massimo Taibi


Fisico imponente, berretto in testa e tanta precocità agonistica che lo portano dalla Trinacria a Milano, dove giovanissimo fa il terzo. Siamo agli inizi degli anni Novanta, quasi alla fine del glorioso ciclo di Sacchi. L'occasione è ghiotta, per lui che fino a pochi mesi prima, parava in B, a Licata.

A fine stagione però le presenze saranno zero, così l'anno successivo va in prestito al Como in B. Poi il Piacenza, storia di un lungo amore durato ben cinque stagioni, dove Taibi trova la sua dimensione, e da il meglio di se. Ecco però che il Diavolo, ricordatosi di lui, lo riacquista affidandogli le chiavi della porta (con un quinquennio di ritardo). L'ex terzo portiere, ora ventisettenne, sembra giunto a maturazione, è sicuro e solido tra i pali. Ma a metà stagione perde il posto da titolare, ed a gennaio va a Venezia per concludere l’annata.

Favola finita? Neanche per sogno, perché la chiamata che arriva a giugno, non è assolutamente inferiore a quella arrivata dieci anni prima da Milano. Si tratta di un’internazionale.. da Manchester. In molti allora iniziano ad interrogarsi su chi sia realmente Massimo Taibi, estremo difensore capace nonostante il flop in rossonero, di suscitare l'interesse di un grande club straniero. Di certo non è un (numero) "uno" qualunque.

Il grande United di Ferguson, Yorke, Cole, Beckham, Giggs, Scholes, Keane lo chiama a difesa dei pali per il dopo Schmeichel. È l’inizio del millennio, e sembra che per il trentenne palermitano, sia l’inizio di una nuova vita agonistica. La prima col Liverpool è da applausi (sarà "Man of the match"); poi la papera col Southampton, la vittoria dell’Intercontinentale, e le ripetute panchine. Una storia breve, anche se intensa. Purtroppo per lui dall’Old Trafford al Granillo il passo è veramente breve, così a gennaio si accasa alla Reggina, dove ha da subito un ottimo impatto col gruppo.

Riceve la fascia da capitano, e segna persino un gol in casa, di testa su calcio d’angolo nei minuti finali contro l’Udinese (prima di lui soltanto Rampulla c’era riuscito). Celebre è anche il cucchiaio parato a Simone Inzaghi all’Olimpico (sul 3a0 per la Lazio), con tanto di sfuriata polemica verso la punta biancoceleste.

Poi l'approdo a Bergamo dopo il ritorno in B dei reggini, e quattro belle stagioni condite da ottimi risultati e dall'immancabile stima di pubblico e compagni. Le parentesi a Torino ed Ascoli, sono il suo canto del cigno. Nelle Marche, quasi quarantenne, appende guanti, scarpette e berretto al chiodo.

Della sua carriera si ricorderanno tante prestazioni importanti, che lo hanno reso uno dei migliori portieri che la massima Serie abbia conosciuto. Purtroppo per lui, la presenza ai tempi di gente come Peruzzi, Pagliuca, Marchegiani, Toldo, nonché di un giovane (ma già fortissimo) Buffon, gli impedì di raggiungere la maglia azzurra. Ma giocare titolare all'Old Trafford, in quello United, non è roba da tutti. E che non sia stato un (numero) "uno" qualunque, questo Taibi credo lo sappia.


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