30 Giugno 2015, 16.34
L'angolo di don Claudio

La storia del cerino

di don Claudio Vezzoli

Ho trovato questo racconto e lo dono ai lettori affinchè possa essere una bella occasione di riflessione in questa pausa estiva...


Un Cerino triste e rassegnato, si era messo in disparte su un lato della scatola e una Candela dispiaciuta, incominciò a parlargli:
"La conosci la storia del Cerino?", esclamò la Candela. "No!", rispose il Cerino.
"Caro Cerino, non sai quanto sei importante!".

"Parli bene tu!", disse con voce rammaricata il Cerino.
"Sei una Candela, ti accendesti tempo fa e la tua fiamma ancora brucia nel consumarti lentamente. Io sono un Cerino, mi accenderò per poi spegnermi rapidamente, in meno di un istante".

"Cerino c'è verità in quel che dici, ma credimi non conta quanto sia lunga un esistenza, ma è importante il realizzo della sua essenza".
Il Cerino ci rifletté su e poi aggiunse: "Tu credi che valga sempre e comunque la pena vivere? Seppur consapevole di nascere per poi morire, di accendersi per poi finire?".
"Ascolta prima la Storia, figlio mio!".

C'era un volta una Candela, accesa nel buio della notte, essa era una faro per tutti i viandanti del mondo, chiunque poteva scorgerla anche dai luoghi più remoti, quella luce calda e confortante li carezzava ed era davvero tanto ma tanto importante.
Una notte come tante, i viandanti ebbero però un amara sorpresa, la luce della Candela si spense. Del resto era un Candela non poteva durare in eterno, avrebbero dovuto prevederlo, ed invece nel restare completamente al buio, panico e sconforto avvolsero l'animo di ogni viandante.

Passarono alcuni istanti che parvero lunghi come secoli, ed improvvisamente qualcuno s'ingegnò, chi ricordò che in soffitta aveva conservata una vecchia candela, chi trovò una torcia, chi un lumino, e ci fu persino chi scoprì nella propria casa un camino, ma ahimè era tutto inutile senza un Cerino.

E fu così che nell'affanno di risolvere il danno
, qualcuno in tasca trovò un Cerino.
La tristezza avvolse l'animo di quel poverino, conosceva bene la durata di un Cerino, ma la vita del mondo era in declino e allora lo usò per accendere un camino.

Da quel camino ogni candela trovò fiamma, ogni cero luce, ogni lume scintilla.
E nel giro di qualche secondo, scanditi come secoli dal mondo la luce si riaccese a tutto tondo, e grazie a quel Cerino il mondo venne salvato dal declino.

"Che storia incantevole Candela, e come si chiamava quel Cerino?".
"Ma come? Quel Cerino lo conosci anche tu, si chiamava Gesù!".

Il Cerino sorrise di una Luce interiore che lo fece accendere con tanto amore e quella sua breve esistenza la trascorse nel dare realizzo alla sua essenza.
Accendere un cerino vale infinitamente di più che maledire il buio e la notte e che ogni gesto di bontà che noi facciamo è una scintilla che fa accendere tanti “camini” che passano accanto a noi.

Buona estate Don Claudio





Commenti:
ID58893 - 01/07/2015 12:50:08 - (lz) - Bella storia

Abbiamo bisogno di messaggi positivi come questi che, non per fare il verso al racconto, diffondano un po' di luce. Noto però con rammarico come non ci siano considerazioni su questa parabola proposta proprio come spunto di riflessione, mentre si sprecano commenti di vario genere su fatti e notizie che, dal mio punto di vista, non meriterebbero più di tanto.

ID58898 - 01/07/2015 13:37:40 - (Dru) -

Un messaggio è positivo se presuppone come suo fondamento il nulla, no il fondamento di ogni cosa è l'essere, ma questo implica che ogni cosa sia come è l'essere equi di eterna. Non c'è più bisogno allora di messaggi positivi perché ogni passivo è in sé positivo e per sé quell'altro che lo può negar come parte e non simpliciter.

ID58899 - 01/07/2015 13:43:39 - (Dru) -

Intendo significare che il Don esprime questa positività che la candela trasmette al cerino, ma questa trasmissione, altro da esser utile e positiva, non fa che confermare la povertà d'essere del cerino, che appunto si accende e si spegne.

ID58901 - 01/07/2015 13:51:06 - (Dru) -

Se si accende significa che non era acceso, se si spegne significa che non sarà più acceso, quale positività in questo senso cristiano, ontoteologico dell'essere cerino?

ID58903 - 01/07/2015 13:57:11 - (Dru) -

Di essere un attimo per esser mai più ? Terrificante

ID58908 - 01/07/2015 15:43:15 - (lz) -

Non ho le basi culturali per dissertare di filosofia e spesso non riesco nemmeno a tradurre in termini per me comprensibili i concetti che lei esprime e quindi le lascio e rispetto le considerazioni che nella circostanza ha sviluppato sulla misera esistenza del cerino.Dal racconto io ricavo semplicemente e banalmente che anche da una piccola scintilla può scaturire e svilupparsi quella luce necessaria a districarsi nel buio.

ID58909 - 01/07/2015 15:51:07 - (Dru) - Caro lz

districarsi dal buio "presuppone" il buio come poter nutrirsi implica avere il cibo. Cioè, senza troppi filosofemi, non le sembra che il buio, altro dall'essere sconfitto sia proprio il pensiero di una possibilità di redenzioni e di luce che lo esorti?

ID58912 - 01/07/2015 16:37:47 - (Dru) - Cioè, ancora più terra a terra

lei ha mai pensato di prendere in mano il Sole? No,però pensa che le tenebre siano sinonimo di male. Ecco, pensi che quello che pensa delle tenebre equivalga a quello che pensa del Sole in mano. Il Sole in mano è impensabile come qualcosa di irrealizzabile, mentre la tenebra come il male (strano accostamento se non si assimila la tenebra all'ignoto) non solo è il realizzabile, ma è ormai identificabile. Ma se invece questo pensiero fosse una follia? Come prendere in mano il Sole? Ci rifletta...

ID58913 - 01/07/2015 16:47:16 - (Dru) - Questo non significa che il male non esista

questo significa che il male esiste eternamente ed eternamente il suo incominciante apparire sopraggiunge nel cerchio dell'apparire come è quell'ombra proiettata sul muro dalla luce della luna, e tutti gli enti che appaiono sotto il cielo stellato, e il cielo e le stelle appunto, tutti sono eterni. Perché ogni ente non può esser l'altro da sé, perché ogni ente non può divenire quell'altro dell'altro che è il suo altro.

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