01 Settembre 2015, 08.35
L'angolo di don Claudio

Il ponte

di don Claudio Vezzoli

Ho trovato questo racconto e lo dono a voi. Un contadino e il suo bambino erano in cammino verso un paese vicino, per la fiera annuale. La strada passava sopra un ponticello di pietra sgretolato e traballante per il fiume in piena...


Il bambino si spaventò. "Papà, pensi che il ponte reggerà?", domandò.
Il padre rispose: "Ti terrò per mano, figlio mio".
E il bambino mise la sua mano in quella del padre. Con molta cautela attraversò il ponte a fianco di suo padre e giunsero a destinazione.

Ritornarono che calava la sera.
Mentre camminavano, il piccolo chiese: "E il fiume, papà? Come faremo ad attraversare quel ponte pericolante? Ho paura".
L'uomo forte e robusto prese in braccio il piccolino e gli disse: "Resta qui fra le mie braccia e sarai al sicuro".
Mentre il contadino avanzava con il suo prezioso fardello, il bambino si addormentò profondamente.

Il mattino seguente il piccolo si svegliò
e si ritrovò sano e salvo nel suo lettino.
La luce del sole filtrava attraverso la finestra. Non si era neppure accorto di essere stato trasportato al di là del ponte, sopra il torrente impetuoso. Questa è la morte.

Il commento è molto interessante: pensate... di approdare sulla riva e scoprire che siete in Paradiso; di afferrare una mano e scoprire che è la mano di Dio; di respirare un'aria nuova e scoprire che è quella del cielo; di sentirvi rinvigoriti e scoprire che è l'immortalità; di passare dalla burrasca tempestosa a una calma sconosciuta; di svegliarvi e scoprire che siete arrivati a Casa!

I defunti e i santi ci stanno a ricordare che noi non siamo turisti o vagabondi in questo mondo
, ma pellegrini verso l’eterno.
Il pensare all’eternità non è fuga dalla realtà, ma semplicemente apprezzare in giusta misura la nostra vita e ciò che possediamo.

Papa Giovanni XXIII ebbe a dire: ”Non preoccupatevi eccessivamente per me, perché le valigie sono sempre pronte e io sono prontissimo a partire“. Mentre il santo curato d’Ars ripeteva che “non è Dio che ci condanna, siamo noi con i nostri peccati. I dannati non accusano Dio, accusano sé stessi”.



Commenti:
ID60624 - 01/09/2015 17:28:46 - (Dru) - Chi è prontissimo a partire

non è partito e tanto meno arrivato.chi deve essere non è. Mi chiedo quanto sia pronto Dio ad ammetterlo.Che il dannato sia per sempre non dispone alla beatitudine.

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