17 Febbraio 2016, 11.46
L'angolo di don Claudio

Il lavoro agricolo

di don Claudio Vezzoli

Interessante questo intervento di don Claudio rivolto agli agricoltori della Coldiretti, in un incontro di preparazione alla Pasqua


Il monachesimo ha visto nel lavoro uno strumento fondamentale di crescita spirituale; tuttavia, il lavoro non deve esaurire le forze né fisiche né spirituali e deve favorire la preghiera.
Tanto in Oriente come in Occidente l'idea che il lavoro conduca all'ascesi e la sorregga, è chiara e diffusa.

Il lavoro è espressione della dignità umana, come recentemente ci ha ricordato papa Francesco, è una partecipazione all’opera creatrice e redentrice di Cristo.
Giovanni Paolo II ha considerato il lavoro nella sua capacità di sviluppare tutto l'uomo e tutti gli uomini; di renderli solidali e capaci di rispondere alla chiamata trascendente di Dio.

In questo contesto possiamo collocare il lavoro nel mondo rurale, e specialmente in quanto da esso noi abbiamo il cibo per il nostro sostentamento: il lavoro nelle nostre cascine non solo contribuisce al reddito delle nostre imprese, ma anche alla salvaguardia del creato e a rendere più bello il nostro territorio.

Sulla scia della spiritualità benedettina
il lavoro agricolo costruisce il territorio, il suolo, la terra guardando il cielo, e giungere al cielo costruendo la terra rendendola un giardino curato ed abitato.
Il lavoro fa parte della attività umana, l’uomo trasforma il mondo con la sua attività esteriore, porta a compimento la creazione insieme a Cristo, a maggior ragione è collaboratore l’agricoltore .a contatto giornaliero del creato.

La regola benedettina prescrive tre parole: prega, studio e lavoro.
In un certo senso l’agricoltore, il lavoratore dei campi e delle stalle è un “monaco particolare”: il suo rapporto con Dio passa attraverso una preghiera che contempla il creato e l’ambiente visti non solo come fonte di reddito ma luoghi in cui esercitare la signoria sul creato; lo studio consiste nel conoscere la dottrina sociale della chiesa e tutto ciò che può servire a dare più qualità al suo lavoro ed attività, ad accompagnare i processi tecnologici; ed infine il lavoro visto come fonte di sostentamento, di progresso, come occasione per mettere a frutto le sue capacità tecniche e la sua esperienze, il “luogo” quotidiano dove restituisco ciò che ho ricevuto in termini di capacità e di intelligenza.

Dall’altra il lavoro è legato alla famiglia, luogo per eccellenza di maturazione umana e cristiana: la famiglia rischia di essere schiacciata da esigenze di lavoro tali da mettere a rischio le sue responsabilità educative.
All’interno del rapporto tra lavoro e famiglia si inserisce il discorso del riposo, il quale ha una funzione di riequilibrio della persona, favorisce l’incontro sociale e religioso ed impedisce di fare del lavoro un idolo che appiattisce ogni altro valore.

L’attenzione al lavoro e alla famiglia ha portato alla inclusione delle “fasce deboli”, a persone che rischiano la marginalità: è uno dei cardini della dottrina sociale della chiesa.
Più volte ha ribadito papa Francesco che la globalizzazione senza la solidarietà è un fallimento.
La Coldiretti sta contribuendo a creare una mentalità coraggiosamente alternativa governando i processi economici e politici per una globalizzazione della solidarietà, sorretti non sono da motivi economici ma soprattutto da valori condivisi.

Vorrei concludere con una immagine evangelica che ci ricorda il tempo liturgico che stiamo vivendo in preparazione alla pasqua: Gesù prima di morire in croce ha lavato i piedi agli apostoli, probabilmente ha usato un grembiule per usare un termine moderno ma denso di significati.
Il grembiule richiama la vita di ogni giorno, l’uso in cucina, della massaia: è un “oggetto” da non tenere negli armadi ma da utilizzo quotidiano.

Noi che apparteniamo alla Coldiretti abbiamo l’impegno di usare il grembiule per servire la società,usare brocca ,catino ed asciugatoio per lavorare per la società: i nostri valori sono un lavare i piedi al mondo per renderlo più bello, più conforme al creatore.
Come Gesù si alzò da tavola per servire gli apostoli così noi ci alziamo per aiutare la società, una vera vita cristiana non sopporta la sedentarietà, i valori non sono i nostri dirimpettai che chiamiamo in talune occasioni, ma il filo conduttore dell’intera tela della associazione e della nostra vita, un fiore all’occhiello da custodire, da difendere e da far circolare nelle vene della società e del mondo.

Don Claudio



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