03 Novembre 2018, 16.16
L'angolo di don Claudio

I Santi ed i morti

di don Claudio Vezzoli

La solennità dei Santi e la commemorazione dei fedeli defunti hanno in comune lo sguardo verso il cielo, un guardare oltre per il credente, vivendo con la nostalgia della patria celeste

 
...Ma ancora possiamo chiederci che cosa o chi dobbiamo aspettarci dopo che “sorella morte” ci ha chiamato e come possiamo immaginare il paradiso o la vita eterna.

Fa parte dell’umanità l’interrogativo riguardante l’aldilà, che ne sarà della nostra vita lunga o breve, se la nostra anima sopravviverà, se esiste davvero un paradiso o un inferno, se esiste davvero una vita piena dove non ci sarà più, come dice l’Apocalisse "né pianto né morte“.

Questi interrogativi sono stati elaborati nei secoli dalla filosofia, dalle religioni e dalla teologia, la stessa Bibbia ne parla con immagini e la liturgia dei santi e dei morti ci offre uno spunto per guardare il tutto con la speranza.

Probabilmente è un desiderio molto intenso in quanto dal modo in cui pensiamo la morte viviamo la nostra esistenza, se la morte è la fine di tutto viviamo con il “carpe diem”, se invece è un passaggio allora viviamo da pellegrini.
Di fronte al mistero della morte o siamo spaventati o siamo fiduciosi e tranquilli. Può essere difficile affrontare questo passaggio ma comunque resta il fatto che dobbiamo integrarla nella nostra vita .

L’integrazione della morte della nostra vita può aiutarci a vivere più serenamente o, perlomeno, ci rende consapevoli che prima o dopo dobbiamo porre attenzione alla fine della nostra esistenza.
Soltanto se accettiamo questo passaggio come punto di arrivo della nostra esistenza terrena e non come un annientamento, possiamo vivere già su questa terra da risorti.

Ci viene incontro San Paolo
che ci ricorda che il cristiano piange i suoi cari morti ma il lutto deve essere diverso dagli altri:la speranza che ci attende caratterizza il modo con cui affrontiamo la nostra morte e quella delle persone care che ci hanno lasciato.

Dobbiamo liberarci da quelle immagini spaventose che il passato ci ha lasciato per trasformarle nel vivere è più sereni e, come cristiani, la speranza non è solo un atteggiamento da conquistare ma un dono di Cristo risorto.
E così facendo viviamo le beatitudini evangeliche che la liturgia ci ha donato nella solennità dei Santi, ci riconcilia e ci fa vivere in armonia con noi stessi e con la nostra vita senza cercare altri surrogati che la società ed il mondo oggi ci propone.

Don Claudio




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