Spesso i nomi nascondono storie antiche. Quella che segue è una di queste storie, emergenti dall’appellativo assegnato ad un’osteria di Bione Pieve
Se la devastazione dell'uomo, compiuta da altri uomini nella storia del mondo, è "accaduta", se è riuscita", se la volontà annientante "ha ottenuto" ciò che essa voleva, le leggi violate possedevano una santità e una imviolabilità apparenti, erano una volontà che si è rivelata semplice aspirazione, utopia, velleità, speranza.Se i limiti che tali leggi presentano come inoltrepassabili potevano essere oltrepassati, la volontà che li ha oltrepassati non era dunque violenza.Non è violenza oltrepassare l'oltrepassabile.OL Emanuele Severino
Se il sogno della verità è finito, allora la parola "verità" non può significare altro che capacità di dominio, potenza, e la parola "errore" impotenza.La "verità" di una teoria è decisa dallo scontro pratico con l'avversario.Legge
..
Ciao Dru. Voglio augurarti buon anno e vorrei scusarmi con te per la mia precedente intemperanza. Sappi che lo scopo della filosoficheria non era teorizzare intorno alla verità. Più semplicemente volevo scrivere parole leggere che portassero a riflettere chi le legge senza troppa serietà. Comunque, al di là del concetto che ne si dà, ciò che ultimamente mi sta interessando non è la definizione di verità, ma gli usi che di questa parola si fanno nelle conversazioni. Sto leggendo M. Foucault e mi sta aprendo universi di significato. Prossimamente scriverò ancora... ma sempre con leggerezza. Spero che i sogni intorno alla verità non si trasformino in incubi.
le intemperanze sono proprie del carattere personale, sono portato ad averne per sempre perché non le ritengo vere.. sinceramente l'attacco alla mia persona di solito mi interessa per il fuoco che accende, ma è un fuoco sull'acqua: invece ti esorto ad ascoltare la filosofia che si mostra solo quando il falso viene negato: questa la verità. E guarda che non è così impossibile da testimoniare, come contrariamente si pensa...
Pensa che esista qualcosa che non pensi: impossibile.o incontrovertibile.
Come posso scrivere di un oggetto che non posso pensare? Se ne scrivo accade qualcosa. E siccome secondo te tutto ciò che accade è incontraddittorio, scrivere “circolo quadrato” non dovrebbe essere possibile. Io credo che posso scrivere di qualcosa che non posso LOGICAMENTE pensare (il circolo quadrato), perché accade che nella realtà esistano menti che si contraddicono, non perché tutta la realtà sia necessaria, ovvero incontraddittoria come mi pare tu affermi.
tu puoi scrivere circolo quadrato perché lo scrivere e il dire è forma diacronica, ma non lo puoi pensare perché il pensiero è forma sincronica dell'essere. E' dunque vero che vi è un prima e un poi in successione nel linguaggio, ma nella logica dell'essere non vi è un prima senza un poi e viceversa.
la realtà è nella mente, come le menti che affermi essere in contraddizione, certo che non dobbiamo confondere La mente, con le menti...
il mentale si forma formalmente, cioè contraddittoriamente, ma che così si formi, non significa che il suo contenuto lo sia..
Gli animali ci danno molte lezioni in tema di amicizia. Hai però giustamente premesso un "quando sono sazi". Ossia quando non sono sotto l'influsso di un bisogno. Anche agli uomini capita di essere sotto l'influsso di un bisogno, e in tale condizione non sono in grado di essere amici dell'altro, non riescono ad esserlo di nessuno. L'amicizia quindi comincia là dove smette il bisogno e si apre la vera attenzione all'altro. I bisogni dell'uomo sono innumerevoli, tanto quelli consci quanto quelli inconsci. Difficile dunque è l'amicizia tra uomini, perché difficile è liberarsi dai bisogni consci, quasi impossibile da quelli inconsci. Pensa, Pseudosofos, che il senso comune è convinto che gli amici siano utili, quando invece essi devono essere "inutili" per avere valore. Non faccio qualcosa per un amico perché me ne venga un utile, ma perché l'utile sia e rimanga dell'amico. Ecco, sono convinto che i cani siano più capaci di
la filosofia dovrebbe dunque aiutare a capire, proprio per la sua essenza, quanto sia inutile ciò che il senso comune ritiene utile, e di converso quanto sia "utile" (con una connotazione ben diversa si badi) ciò che esso, il senso comune, ritiene inutile. Per esempio: la dimensione umana, quella che chiamiamo espressamente "umanità", dovrebbe essere considerata inutile e così facendo non sarebbe oggetto di transazione, quindi mezzo, ma fine. Per raggiungere questo risultato si dovrebbe cominciare dalla filosofia. Ossia bisognerebbe smettere di pensarla come strumento di dominio, come linguaggio, ma intenderla invece come atmosfera di "apertura", attitudine alla verità e alla ricerca del fondamento. Da ciò deriverebbe poi l'inutile "utilità" dell'umanità, come quella dell'arte, della bellezza e dell'amicizia.
Un “amico” mi aveva confermato la sua fiducia nel mio operato e su questo storico avevamo preso un impegno dove il mio storico avrebbe fatto da stella polare. Su questo assunto egli si è impegnato personamente, ma il calcolo personale deve avergli fatto cambiare idea. Avrei preferito al mio fianco un cane. Dovete sapere che l’amicizia vale meno di un calcolo per quasi tutti purtroppo. Non per me, ma io “purtroppo” sono un uomo.
..che l’unico vero legame possibile sia quello genitoriale, quello sembra duri per sempre, altrimenti oggi tutte le relazioni si basano sul calcolo e non sull’amicizia. Non posso parlare del passato, il passato è misterioso non storico, la storia è poco più di una barzelletta che noi vogliamo esser vera.. la fiducia è una fede e dunque sempre smentibile, la relazione figliale è l’unica vera amicizia senza che si può instaurare senza fede... e con la madre non con il padre, perché la madre è vera mentre il padre è solo certo.
il creatore non esiste per necessità
noi saremmo nulla, ma noi non siamo nulla, dunque il creatore non esiste.
La domanda titolo di questo commento è per Dru. A Leretico, cui aguro buon anno, dico che ha colto lo spirito con cui ho scritto dell’amicizia. Infatti, quando l’attività del “filosofare” è esercitata come passatempo, cioè con gratuità, non è frutto di un bisogno utilitaristico, ma di un bisogno esistenziale profondo: l’apertura alla comunione nella verità. L’amicizia filosofica, che si chiama dialogo, è il contesto di espressione di questo bisogno. Al contrario, quando il filosofare diventa pretesto per affermare verità non amichevoli e non gratuite, essa è sorretta dal bisogno di potere e di dominio, la cui utilità è affermare se stessi “contro”, in opposizione agli altri. Qui non ci può essere amicizia, perché la filosofia si trasforma in un agone... e manda in agonia chi così la esercita.
Un’altra domanda a Dru. Tu affermi che tutto eternamente è, come ti ha insegnato il tuo maestro. La domanda è: come fai ad esistere tu? Non tu come essente, ma tu come esistente. Che Dio non esista, in quanto Lui solo è eternamente essente, è un’ovvietà per me. Il problema non è se Dio esista, ma come mai tu pensi di esistere.
l'essenza è l'esistenza.
la tua domanda è sbagliata, in quanto presuppone che l'esistenza non sia essenza o sostanza. quando affermi che l'essente esiste, presupponi che un essente possa anche non esistere, ecco questo potere è inesistente, poiché presuppone la libertà, di essente dal proprio esser sé, altra inesistenza.
come faccio a non esistere?
se mi mostri come, giuro che mi converto
:-) con simpatia
esistono pensieri personali?
impossibile.
io non mi converto più, giacché già convertito.
"non è frutto di un bisogno utilitaristico, ma di un bisogno esistenziale profondo". Ecco ti rispondo Pseudofosos: solo se il bisogno profondo esistenziale è come lo imposti nella domanda tu "come mai tu pensi di esistere" allora si affaccia la forma utilitaristica dell'esistenziale, solo se l'esistenziale è messo in discussione dall'essenziale allora si crede di poter distinguere l'utilitaristico dal passatempo e dal dialogo... in Verità ti dico che una volta che questa esistenza non la metti in questione, allora non avrai più bisogno di questo profondo interrogativo, che in Verità è nulla.
non è il contesto espressivo del bisogno di alcunché se si sanno queste cose delle cose tutte. E le questioni personali dunque scivolano in secondo piano, e le dignità e i rispetti sono barzellette, ecc... Perché le si assume come necessarie e non possibili di alcuna violazione.
queste che sono le vere comprensioni, sono incomprensibili.
La tua fede certa, caro Dru, emerge bene da ciò che hai detto ultimamente: l'essenza determinata tu credi sia identica all'essenza determinata. Siccome a me non importa di convertirti, ma mi interessa conversare con te, ti dico che la tua fede filosofica non è l'unica. Io credo, invece, che l'essenza determinata sia ciò che una cosa è; il suo atto d'essere, la sua esistenza, sia il fatto che sia tenuta in essere così come determinatamente si presenta. L'unico Essere la cui Essenza è identica all'Esistenza è il Creatore... in cui tu non credi. Ma continua pure a diffidare del suo esserci. Lungi da me, povero poeta che appaio ai tuoi occhi, obbligarti a credere in ciò a cui presto credito io. Di una cosa sono contento: finalmente appaio davvero stolto per qualcuno. Per te sono davvero ciò che qui sono: pseudo-sofos.
non è un atto di fede, dato che l'atto di fede si fonda ultimamente sull'incertezza e l'incertezza si fonda sull'impossibilità di affermare incontrovertibilmente ciò che si affermi da sé e non per altro. Quando ti mostro perché l'esistenza non può essere precaria a differenza dell'essenza creduta tale, e questa presunta possibilità deriva da un errore interpretativo dell'atto fenomenologico, cioè dal credere che dato lo scomparire dell'esistente si presume che questo scomparire sia un andar nel nulla, poi tu non puoi ribattere che siamo sullo stesso piano di fede.
noi che ci stiamo a fa??
ad adularlo mi dirai, ma a che pro?
se è lui a creare noi siamo nulla.
significa che prima di crearlo quel qualcosa era nulla, no?
Se Dio Ha creato il mondo, prima di crearlo il mondo era nulla no?
io, tu eri, sei e sarai nulla...
bel creatore, questo DIo...
Per forza sei certo di questo: ritieni di non aver fede alcuna. Invece, io so che ogni atto di fede si fonda sulla certezza che qualcosa sia come crediamo. Perciò, quando rifletto, mi piace comprendere in che cosa credono (cioè di cosa sono incrollabilmente certe) le persone. Per esempio: a me pare evidente il tuo fervore di devozione verso la necessità e l'incontrovertibilità dell'essere di ogni cosa. Ma non capisco proprio perché sia necessario avere questa fede. Forse, penso, il tuo maestro è per te una specie di divinità, in cui credi ciecamente, che ti ha rivelato ciò che a te appare verità e che a me, invece, appare solo come una legittima ed interessante credenza metafisica. Invece, tu non sopporti proprio che uno abbia fede nel Creatore. Come mai tutto questo astio?
Alcun astio per la fede, sono anche io un uomo di fede, solo che io conosco anche la ragione, sembra dalle tue parole che tu no.
Scusa ma secondo te la certezza cosa è?
Se tu sei certo di qualcosa è identico a qualcosa è?
Se sei certo di qualcosa, questo è esser incerto?
Ti dà la vera potenza, va studiata però.
Lo faccio per aiutare il mio interlocutore a concentrarsi, pezzo per pezzo...
Che mi fanno ragionare, purtroppo non ne trovo...
Insomma tu vuoi istruirmi. Sai cosa mi hanno insegnato 14 anni di insegnamento con adolescenti: non posso imporre l’istruzione. Non posso presupporre che mi ascoltino. Non ho potere sulle loro menti finché non mi venga da loro concesso. Si chiama “libertà”. L’opposto della necessità. E anche se tu desideri che io cominci a usar la ragione che tu intendi, continuerò solo a conversare. Se non altro, qualcuno che crederà a ciò che dici lo troveremo prima o poi. Buona giornata.
Io voglio istruirmi
Hai comunicato più volte qui ed altrove di sapere già "Tutto" di qualsiasi cosa. Oppure anche su questo punto mi sbaglio? Inoltre se il mutamento per te non esiste, ma è solo apparenza, come puoi pensare di voler istruirti, visto che l'istruzione implica un divenire in ciò che si conosce? Mah, più conversiamo più in realtà aumento lo scetticismo radicale verso ciò che scrivi e che in filosofia considero fondamentale come metodo. Scetticismo verso ogni sistema di pensiero puramente razionale che pensa di detenere l'assoluta verità su "Tutto". Piuttosto, mi piace pensare che la Verità sia libera dalle catene razionali che le si voglia imporre attraverso il linguaggio presuntuosamente filosofico.
Ovviamente, ti ringrazio di prendere in considerazione ciò che scrivo, anche se ti sembra solo poetico, perché mi permetti di esporre come la penso. Del resto, credo che tu possa meglio comprendere quegli aspetti del tuo sistema di pensiero che non sono condivisibili immediatamente da tutti, anche se per te sono pacifici. In questo, forse, ci diamo una mano a vicenda.
In quanto uomo io non posso non esserlo, dunque voglio, perché l’uomo è volontà...
Voglio essere qualcosa, o potenza.
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ID79057 - 08/01/2019 12:11:14 - (Dru) -
Un umano che viene trattato come passatempo risulta tale per chi contempla che un umano lo possa essere. "Personalmente" mai mi verrebbe in mente di scrivere ciò che hai scritto Pseudofosos, poiché per me è impossibile che lo possa essere...