«Nei materiali edili la chiave del rischio»

Da dottoressa di ricerca internazionale in ingegneria sismica, Paola Ceresa, ritiene la sua Valsabbia una «zona sismica di riflesso», e spiega: «L’attività sismica della Valsabbia - spiega - risente principalmente della vicinanza all’area sismotettonica del Garda, la cui sismicità è nota fin dal periodo tardoromano e medieavale».
Le cronache dell’epoca riportano di terremoti anche violenti, che si ripetono con una certa regolarità nella stessa zona, e con epicentri sismici disposti lungo le direttrici tettonicamente attive della crosta terrestre. È questo un settore alpino che presenta numerose faglie inverse e sovrascorrimenti a direzione principale da nord-nordest a sud-sudovest».

Un territorio dunque altamente instabile, come la popolazione ha imparato a proprie spese in occasione del terremoto del 24 novembre 2004, il cui epicentro è stato localizzato tra i comuni di Vobarno, Salò, Gardone Riviera e Toscolano Maderno.
«Il rilievo diretto dei danni riportati dagli edifici - spiega la giovane esperta valsabbina a proposito di quel recente evento - ha evidenziato come gli effetti del sisma che ha colpito le nostre zone abbiano riguardato in prevalenza l’edilizia in muratura in cattivo stato di manutenzione (vedi le chiese più antiche, i cui muri non contengono ferro) oppure soggetta ad interventi recenti che ne hanno elevato la vulnerabilità sismica come le strutture irrigidite o appesantite da successive coperture in cemento armato».

M.PAS. da Bresciaoggi

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