18 Maggio 2012, 10.00
Valsabbia Bagolino
Musica

Da «Pas en Amùr» a ... vivere per la musica

di Igor Balasina

Oggi ci occupiamo di Daniele Richiedei, violinista bagosso capace di affrontare ogni genere musicale, in particolare la musica contemporanea.


Nato nel borgo medievale Bagosso il 12 giurno 1984, Daniele Richiedei ottiene la laurea e il master al Conservatorio di Musica di Brescia con il prof. Filippo Lama, entrambi con il massimo dei voti e la lode e ha frequentato la Hochschule Fur Musik Detmold (Germania) con il prof. Marco Rizzi.
Ha studiato la musica jazz partecipando ai corsi di perfezionamento di Siena Jazz 2009, di Nuoro Jazz 2010, e del Centre de Musiques Didier Lockwood (Parigi).
Ha vinto vari premi: a Siena Jazz 2009, a Nuoro Jazz (è stato scelto per formare l’ottetto dei migliori allievi del seminari 2010, per la direzione artistica di Paolo Fresu); è risultato fra i sei finalisti al Concorso Nazionale per nuovi talenti del Jazz italiano “Chicco Bettinardi 2010″, dove ha ricevuto il premio del pubblico. Ha ricevuto il premio Marenzio del Lion’s Club di Brescia nel 2011, il premio Enrica Cremonesi nel 2009.
 
Si è esibito come solista con orchestra in importanti contesti, come il Teatro Grande di Brescia (Mozart, “Einzelsätze” per violino e orchestra – Paolo Ugoletti, Concerto for electtricc violin and string orchestra) e il festival violinistico internazionale “Gasparo da Salò” (concerto op. 12 di Kurt Weill per violino e orchestra di fiati); inoltre è stato ospite in importanti rassegne e festival, quali “L’altro lato del Violino” (Cremona), “Onde Musicali” (Iseo), “Novecento Jazz&Wine”, “Cento Jazz”, “Nu-Jazz 2011”(Nuoro), “Time in Jazz” di Berchidda (SS).
 
Ha all’attivo collaborazioni regolari con numerosi artisti dalla musica da camera al jazz: da menzionare il duo con Sandro Gibellini (sul repertorio di Gershwin e Ellington),il trio con Mauro Ottolini e Vincenzo Castrini (progetto originale), il duo con Carlo Balzaretti (lezioni concerto sulla musica americana del Novecento), il duo con il pianista Enrico Pompili (recente la prima registrazione assoluta della sonata per violino e pianoforte di Alberto Bonera).
 
È leader di vari gruppi, tra i quali l’ensemble “AltriArchi” e i gruppi jazz (per i quali si occupa anche degli arrangiamenti) “Jazz Weill-tet”, “La Strada di Creole”, e “Camera Oscura”, progetto originale sulla musica dei compositori Franco Margola e Nino Rota.
E' stato ospite in tv di trasmissioni dedicate alla musica sia come solista che come “side-man” (TV sat2000, Punto TV, TeleTutto).
Come free-lance ha numerose collaborazioni per concerti e incisioni di dischi (Decca, Amadeus, Kandinskij) con orchestre da camera, liriche e sinfoniche, con gruppi pop e rock e con compositori contemporanei quali Paolo Ugoletti. Quest’ultimo gli ha dedicato il “Concerto for electric violin and string Orchestra”, eseguito in prima assoluta al Teatro Grande di Brescia.
È stato da poco invitato a far parte dell’ensemble da camera del Teatro Grande di Brescia, a fianco di musicisti quali Klaidi Sahatci, Andrea Rebaudengo, Antonello Leofreddi, Sandro Laffranchini.
Viene invitato a tenere corsi e masterclass di musica jazz per strumenti ad arco.
Suona un violino “Azzo Rovescalli” del 1925 e un violino semiacustico StringAmp, di cui è endorser.


Ciao Daniele, la prima domanda posta ad un musicista è il perchè della scelta dello strumento musicale.
Viste le tue origini Bagosse un lettore attento ne potrebbe già trarre le prime conclusioni.
Per questo ti chiedo quanto ha contato la tradizione delle tue origini nella scelta del violino?
Tutto. Al momento della scelta dello strumento musicale non ero ancora consapevole (avevo sei anni) che il violino, e la musica più in generale, sarebbe diventato per me una passione, e poi una professione.
La tradizione musicale del carnevale di Bagolino l’ho da sempre vissuta da dentro, dato che mio padre era ed è un violinista dei sonadùr. L’attento lettore ha indovinato: da piccolo volevo imparare a suonare “Pas en Amùr”. Con il violino, ovviamente…

Cos'è la musica per te?
Cerco di evitare una risposta banale, ad una domanda tanto insidiosa: la musica è qualcosa che può decisamente innalzare la qualità della vita di chi l’ascolta.
 
Quali sono il tuo pregio e il tuo peggior difetto artisticamente?
Sono due facce della stessa medaglia: la costante tensione verso il miglioramento, di per sé un’attitudine assolutamente positiva, e la severità nel giudizio di se stessi, che può rischiare a volte di rivelarsi un freno.
 
Ci vuoi parlare dei tuoi progetti musicali? Hai in serbo qualche novità interessante?
Ci sono un paio di progetti ai quali tengo molto, e che mi rappresentano particolarmente.
Il trio con i jazzisti Mauro Ottolini e Vincenzo “Titti” Castrini (rispettivamente trombone e fisarmonica), un trio assolutamente inusuale nel quale mi trovo a mio agio; ad ogni concerto è un’esperienza nuova, perché siamo veramente liberi di inventare e di seguirci a vicenda su strade inaspettate, cosa resa più spontanea anche dalla mancanza di una sezione ritmica tradizionale. Il gruppo sta riscuotendo un discreto successo di critica e di pubblico, e probabilmente registreremo un disco il prossimo autunno.
 
Un altro progetto è un quartetto - “Camera Oscura” - per il quale ho scritto e sto scrivendo degli arrangiamenti di brani del compositore bresciano del Novecento Franco Margola. Ne risulta una rilettura fra il jazz, la musica classica e la musica di strada… insomma un po’ il riassunto della mia personalità musicale. Anche con questo gruppo ho in programma di registrare un disco nel prossimo autunno-inverno.
 
A domanda secca se ti dico Menuhin, Heifetz, Oistrakh qual' è la prima cosa che ti passa per la mente?
Tre grandissimi violinisti e musicisti, molto diversi fra loro, che hanno giocato un ruolo da protagonista nella storia dell’interpretazione musicale del secolo scorso, con una caratteristica in comune: l’aver sempre vissuto per la musica.
 
C'è un sogno in particolare che ti piacerebbe realizzare?
Essere sempre più libero di esercitare la mia professione artistica senza compromessi.

Sei certamente un giovane talento, ma la tua carriera è già piena di importanti collaborazioni, c'e ne qualcuna che ti ha sorpreso o emozionato particolarmente?
Recentemente mi hanno chiamato per uno dei concerti dell’ensemble del Teatro Grande, come secondo violino. Suonare il quartetto di Debussy (un capolavoro, che già fa piangere solo ad ascoltarlo), al fianco di un primo violino come Klaidi Sahatci (ora Primo Violino solista dell’orchestra della Tonhalle di Zurigo), e degli altri ottimi musicisti che completavano il quartetto è stata un’esperienza artistica davvero profonda e intensa.
 
Come tutti i musicisti, sicuramente ti sarai sentito dire spesso alla tua risposta "sono un violinista", "si, ma che lavoro fai?". Hai mai pensato a qualcosa di diverso dalla musica per la tua vita?
No. Beh, in effetti volevo fare l’inventore, come il disneyano Archimede Pitagorico, ma credo di aver cambiato idea intorno agli undici anni… del resto ho imparato ad anticipare certe domande: dopo “sono un musicista”, se c’è un silenzio imbarazzato mi affretto ad aggiungere – di professione!...
 
Siamo alla conclusione, grazie per essere parte dell'orgoglio valligiano e per il tuo prezioso tempo dedicatoci. A te l'ultima parola...
Grazie a voi, sono onorato di essere considerato un orgoglio!
 
di Igor Balasina
 


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