02 Agosto 2014, 08.00
Bagolino
Penne nere

Ritratti

di Marisa Viviani

Penne nere da tutta Italia a Bagolino e in Bruffione per il 34° premio Fedeltà alla montagna, in un clima di amicizia e di amore per la montagna e la natura


Durante la
Festa Grande del 34° Premio Nazionale Fedeltà alla Montagna abbiamo visto la partecipazione di un gran nunero di Alpini, accompagnatori e gente del luogo, una vera folla, che già dalle prime ore del mattino di sabato 19 luglio si è riversata sulla mulattiera che dal Gaver porta alla Piana di Bruffione. Una folla tranquilla e non vociante, consapevole della natura del posto, la montagna da non sottovalutare, da affrontare con abbigliamento idoneo, scarponi e non sandaletti, rispetto e umiltà del limite.
Salve, buongiorno, buongiorno, si saluta, si passa avanti, ci si ferma, si attacca bottone; non saremo qui a fare numero senza aprir bocca, non siamo mica in una città dove nessuno ti rivolge la parola, siamo in montagna e per di più tra le Penne Nere in festa; e allora pronti con ago e filo che di bottoni ce ne saranno tanti da attaccare, e tante storie da raccontare, perché la folla è sì anonima, ma le persone no.

Troviamo presto un gruppetto di Alpini che ci offre lo spunto per attaccare discorso, Da Rieti sono 600 chilometri..., li sentiamo dire mentre li superiamo, così ci fermiamo per conoscere chi ha fatto tanta strada per venire fino nella Valle del Caffaro a conoscere Primo Stagnoli, il premiato di quest'anno per la fedeltà alla montagna.
Il gruppo è composito, diversi i luoghi di provenienza. Lino Chies da Conegliano Veneto si presenta subito e sollecita gli altri a rivelarsi, e si scopre che Aldo Innocente da Trieste è stato addirittura uno degli ideatori del
Premio Fedeltà alla Montagna nel lontano 1981 con Perona, ex presidente nazionale dell'ANA, Merlini, Borsarelli, Morani, tutti pezzi grossi dell'associazione, qualcuno già andato avanti; ma c'è anche Giuseppe Parazzini, ex presidente nazionale, che scherza definendosi - Presidente Emerito, Beppe, mi conoscono così.- E c'è anche un altro ex, Fabio Pasini, che fu presidente della sezione di Montesuello. - Tutti ex, ma non siamo ancora andati avanti - dicono ridendo, e hanno tutta l'aria di chi ha intenzione di divertirsi ancora per un bel po' di tempo.

Nel gruppo c'è anche Giulio D'Aquilio, è lui che viene da Rieti, sez. di Roma, Gruppo Leonessa, ed è anche un premiato dell'edizione del 1995; da quella data, da 19 anni quindi, partecipa alle manifestazioni inerenti il
Premio Fedeltà alla Montagna insieme al figlio Mauro, e oggi anche con la moglie e una nipote; è un tipo cordiale, che socializza subito, infatti ci invita ad andarlo a trovare nel suo paese di Santa Rufina, vicino al Terminillo. Fa un po' fatica a camminare Giulio, ma arriverà a piedi fino al cimitero di guerra di Bruffione, il ritorno no, sua moglie lo costringerà a scendere con il mezzo del Soccorso Alpino, pena non riuscire a partecipare alla sfilata del giorno dopo: saggezza delle donne; Giulio sarà infatti in corteo insieme al gruppo di una quindicina di Alpini come lui premiati negli anni precedenti.

Tra questi anche l'Alpino Silvio Tedeschi, di Magasa Valvestino, premiato nel 1993, un tempo produttore del formaggio Tombea, ora definitivamente in pensione per età; con la sua lunga barba bianca Silvio è il prototipo dell'alpino e del montanaro, fisico asciutto e modestia di comportamento; se ne sta a riposare al sole in compagnia del nipote, Giovanni Pace, che lo ha accompagnato in questa giornata che richiama la sua antica attività e certamente tanti ricordi. Gli chiediamo di Magasa, che nel recente referendum ha optato per il passaggio dalla Provincia di Brescia a quella di Trento, che in passato già amministrava il paese e che continua ad essere un riferimento istituzionale per il catasto e la questura, tutto il resto è competenza di Brescia; come dire, il massimo della razionalizzazione e funzionalità amministrativa... Mah! Non bastava l'solamento tra i monti e una natura impervia a rendere difficile la vita ai montanari, ci voleva pure l'insensatezza degli apparati burocratici; e ora con l'abolizione delle province che succederà? E poi pretendi che la gente non si incazzi... Così lasciamo Silvio e Giovanni a prendere il sole, che se ne impippa della burocrazia e della follia umana e splende gratis per tutti.
Ritroviamo nuovamente il gruppo degli ex, a cui si è unito un altro ex presidente nazionale, Corrado Perona
e uno in carica, Sebastiano Favero. Oggi è il compleanno di Beppe Parazzini, quale migliore occasione per festeggiare in compagnia dei suoi? Infatti inneggia agli Alpini - Di chi siamo figli, noi?- Di nessuno, risponde un coro di voci, che immediatamente intonano la nota canzone. - Siamo volontari, e siamo liberi – commenta Beppe, e pare che questo stato di grazia gli giovi molto, perché si butta in un valzer al suono della fanfara. Aldo Innocente invece preferisce il twist – Ero un campione da giovane, è l'unico ballo che so fare. - Nello stretto corridoio tra i tavoloni della mensa, le danze improvvisate bloccano gli spostamenti; si forma una fila di commensali eccellenti che deve passare per scendere a valle, altre manifestazioni li attendono. - Stiamo fermando tutto il Consiglio Nazionale dell'ANA – ammicca Beppe saltellando sui suoi scarponi da ballo, e ride divertito, in fondo è un Emerito libero, ha passato la palla e può restare con la truppa ancora per un po'.

Intanto si attacca bottone un po' dappertutto, si mangiucchia e si sbevazza, mentre le fotografie si sprecano, saranno più di mille alla fine delle manifestazioni, da spedire a destra e a manca ad amici e conoscenti che le terranno per ricordo di due giornate particolari. Un cappello da alpino appoggiato sopra il flicorno di un componente della Fanfarina Nastro Azzurro di Brescia attira la nostra attenzione. -Volete conoscere la storia di questo cappello?- ci chiede il proprietario. Così conosciamo Marino Bettinsoli da Lodrino, che nella Fanfarina suona il flicorno baritono e porta sempre in testa il cappello del cugino Bortolo, morto fisicamente a 25 anni, ma sempre vivo nel suo ricordo. - Quando porto il cappello sento mio cugino vicino a me e questo mi aiuta, noi eravamo molto uniti; lo porto da quarant'anni, per me è prezioso. - Marino si commuove raccontando, e noi con lui, perché la sua bella, triste storia è un segno di grande umanità.

E anche il ritratto di questa coppia lo è. Mario e Antonietta Crast sono sposati da cinquant'anni; appartengono al Gruppo di Primulacco, sez. di Cividale, di cui Mario è vicepresidente. Hanno percorso 350 Km per giungere fino qui e portare in sfilata il vessillo della loro sezione, Mario lo regge e Antonietta guida Mario che è non vedente; gli Alpini dell'ANA li conoscono bene perché partecipano a tutte le iniziative e manifestazioni in ogni parte d'Italia. Mario crede molto nell'esempio e nella parola e così ci dice.

- I premi hanno il senso di valorizzare la montagna, ma questo Premio Fedeltà non sarà mai abbastanza, perché la montagna dà tutto alla comunità, qui c'è il segno del divino. Noi Alpini abbiamo delle idealità, i nostri padri hanno fondato questa associazione e noi dobbiamo portare avanti la pace che loro hanno realizzato, anche se tribolata; la gente deve seguire un percorso, altrimenti si perde, noi dobbiamo dare esempio per essere di esempio. Io sono un cristiano, credo nelle cose essenziali, nell'umiltà e nella disponibilità per il mondo intero; dobbiamo vivere come veri uomini, vivere per gli altri. Io do ciò che posso alla comunità, do solidarietà perché anch'io ho bisogno di solidarietà, ciò che si dà è per offrire agli altri, per aiutare; io non devo essere assistito, ma devo essere utile.-
La coppia è stata insignita con il Premio alla Bontà, ma Mario sottolinea: - Come se fosse mia moglie che mi assiste per bontà, invece lo fa per amore, perché noi ci amiamo, la nostra unione è fondata sull'amore; io amo moltissimo mia moglie. - Il prossimo 29 dicembre Mario e Antonietta festeggeranno il 50° anniversario di matrimonio; sarebbe bello che tutti coloro che leggeranno questa storia inviassero tramite gli Alpini un augurio per tanti anni ancora di sincero amore. E un ringraziamento per questo bell'esempio di vivere civile.
Chi ha letto su queste stesse pagine le impressioni sulla Festa Grande, avrà ora un motivo in più per capire perché gli Alpini ci sono tanto simpatici.

Nelle foto di Luciano Saia:
- Foto di gruppo (da sx: Beppe Parazzini, Lino Chies, Aldo Innocente, Giulio D'Aquilio, Fabio Pasini)
- Il premiato del 1993 Silvio Tedeschi con il nipote Giovanni Pace
- Marino Bettinsoli con i compagni della Fanfarina
- Mario e Antonietta Crast in sfilata

 



Commenti:
ID47962 - 02/08/2014 14:00:49 - (Giacomino) - Bell'articolo

davvero.

ID47997 - 02/08/2014 23:52:20 - (sonia.c) - e invece lo fa per amore...

perchè noi ci amiamo....GAZIE A QUESTA MERAVIGLIOSA COPPIA! grazie alla signora Marisa e a tutti gli alpini.

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