13 Febbraio 2016, 11.21
Bagolino
Dopo il Carnevale

PasEnAmur

di Valentina Comelli

Dal blog Voce di Mare di Valentina Comelli un canto d'amore nei confronti del Carnevale bagosso. Ce lo segnala l'amico Nerio e l'autrice è d'accordo con la pubblicazione. Ve lo proponiamo davvero volentieri


"..Poi mi cullò con la sua voce di mare per farmi addormentare."
giovedì 11 febbraio 2016

PasEnAmur

Cercavo le parole giuste per cominciare a scrivere.
Ho scavato nella testa per trovare la prima impressione, per fermare un attimo che potesse essere un inizio.
Ma non ci sono riuscita.
Non sono riuscita a isolare il momento preciso in cui è cominciato il vortice di risate, di musica e di colori accecanti.
So che sono arrivata e stavano già ballando da ore.
So che in lontananza arrivavano i violini e un vociare allegro.
Ma ho imparato in un secondo che i vicoli confondono le orecchie, vicino sembra lontano e le musiche più confuse sono nascoste dietro l'angolo.
So che mentre il pomeriggio camminava verso la sera ho sentito l'aria diventare fredda e una morbida allegria darmi il benvenuto.
Se arrivi nel bel mezzo di una festa alla quale non sei stata invitata, cerchi di entrare piano, in punta di piedi, di non disturbare e di non offendere i tuoi ospiti, di capire le regole del luogo che ti accoglie e di averne cura.

Provi a stare un passo indietro e seguire chi ti indica la strada.
Sei così impegnata a non farti notare troppo che non ti accorgi di sentire già, in modo così inaspettato e emozionato, che dentro fa caldo come se fossi a casa.
..A casa.

Siamo fatti di tutta la voglia di vita degli anni che ci hanno preceduto.
Abbiamo nel sangue la rabbia di sopravvivere, la fame, la stanchezza dei muscoli di chi ha costruito a fatica questo tempo che ora è nostro.
Noi siamo indolenziti e rallentati, non l'ascoltiamo più l'irruenza del vivere, i colpi prepotenti dei battiti che spingono per uscire dal petto.
Addormentati, ciechi e sordi.
Ma ci sono piccoli barlumi di speranza, qua e là, che a volte abbiamo il privilegio di intravvedere.
E quando si accende davanti ai tuoi occhi una scintilla, per vivere devi restare.

Sono fatta della terra delle montagne, io questo lo so, l'ho sempre saputo.
Si inerpicano dentro di me, spigolose, affilate dal vento, pure di neve e spaccate dai cambiamenti franati a ogni stagione.
So anche che sono fatta del mare, delle pinete, dei fari in mezzo alle onde, del vento e del sale che bruciano la pelle.
Sono fatta di quello stesso sole.
Ma prima, le montagne.

E in questo posto fatto di case piene di incantesimo, di strade strette e muri di pietra, dove sui sanpietrini ballano i colori più accesi e esplodono le urla piene di stanchezza felice dei balarì, un po' c'ero anche io.
Sono gli uomini che si tengono per mano per non smarrirsi nella folla, che si raccontano, muti, con scherzosa eleganza, che a volte non trattengono l'allegria incontenibile di riconoscersi sotto i costumi.

Ballano per chi li guarda e forse ballano per i loro stessi occhi che si incrociano dalle fessure delle maschere e si ricordano che ci si tiene per mano, sempre.
..Che non si balla mai da soli.
Danzano insieme.

Si fermano davanti ai portoni delle case e dedicano le loro ballate alle donne.
In testa portano i cappelli con gli ori e i gioielli della famiglia, cuciti uno per uno, incastrati nei fili rossi, ogni cappello un disegno diverso di anelli, orecchini, gemelli e catenine che seguono a tempo i salti e gli inchini.
L'appariscente bellezza dei balarì sembra oscurare le gonne che si muovono discrete attorno a loro, per i vicoli.
Ogni tanto, gli scialli e gli abiti scuri si animano a mischiarsi alle danze.

Ma per lo più le donne stanno in disparte e guardano, si lasciano corteggiare.
Eppure, m'è parso di capire, sono al centro di tutto.
C'è un'orchestra seducente di gesti, passi, movimenti e sguardi, che balla per loro.
I capi guidano, dirigono, richiamano.
Tutto attorno, i turisti affascinati, i bambini incantati e un chiacchiericcio diffuso che quasi copre la musica.

Danzano anche gli strumenti, si rincorrono i violini, le chitarre.
E poi, c'è il contrabbasso.
"Lo senti il vibro del basso?
Le donne bisogna che restino vicino ai suonatori, mentre suonano.
Per sentire il vibro del basso che parte dalla terra, e ti sale su dai piedi e dalle gambe..
Staccati dal muro, lo senti adesso il vibro che ti sale su? Lo senti?"
Il canto alto dei violini nelle orecchie e il vibro del basso nel ventre.
Nascoste sotto i volti bui, si aprono ai ballerini stanchi le porte delle cucine.
Dentro, padrone di casa in frenetica attesa che spalancano il loro abbraccio senza tempo sulle tavole imbandite e colmano di vino i bicchieri e gli animi.
Questa, forse, la bellezza più grande.

L'andirivieni fiducioso tra le pentole di rame appese ai muri, i preziosi cappelli poggiati con attenzione e i volti che spuntano dalle maschere.
Le chiacchiere sul tempo, le sedie che trovano posto e le mani che si passano i piatti veloci, esperte.
E se non ci si fa caso, se ci si ferma sulla superficie quieta del momento, sfuggono tanti piccoli particolari che brillano più degli ori danzanti sui cappelli.
..Passa quasi inosservato il rispetto infinito per quell'abbraccio di femmina antico che tiene il fuoco acceso e non fa cessare mai la vita.
La sera del lunedì arriva con l'Ariosa, la ballata finale, nella piazza illuminata.

Sono più di cento i ballerini radunati in cerchio.
In mezzo a loro i suonatori.
Stretti attorno, occhi a centinaia e l'emozione mischiata ai respiri.
Girano, passano, uno dopo l'altro, le coppie si mescolano, scambiandosi di posto in un'ordinatissima confusione di passi di danza perfettamente studiati.
I gesti sono gli stessi per tutti, eppure ogni incontro di guanti bianchi e cappelli brillanti è l'incrocio di un gioco diverso, irriverente e complice.
Si sentono le urla, le risate e le esclamazioni di gioia esplodere ovattate dietro le maschere e la musica avvicinarsi e allontanarsi, seguendo il vento.

Mi addormento nel sacco a pelo ascoltando i rumori della strada.
Arrivano canti traballanti a gola spiegata e il rimbombare irregolare degli zoccoli chiodati dei màscher.
Mi piomba addosso un sonno da bambina, leggero e denso, di stanchezza, di freddo e di troppa bellezza vista per poterla riordinare.
La pioggia di martedì interrompe le ballate nel primo pomeriggio ma lascia intatta la festa, dentro le cucine.
I suonatori sparsi giocano con gli strumenti dove capita la musica a chiamarli, e tra i tavoli e le sedie ballano i ballerini e gli altri battono le mani.

Sono finita a ballare perfino io, nella casa di una femmina di quelle che quando aprono il loro abbraccio ti ci vorresti nascondere tutta intera e chiederle scusa se ti hanno riempito il bicchiere di vino così tante volte che non riesci bene a ringraziarla come vorresti.
Mi sono intrufolata nella cucina di una donna giovane, di una bellezza gentile, delicata, con gli occhi piccoli e un sorriso che è pieno della femmina meravigliosa che è, che diventerà.

Dal balcone della sua casa si vedono solo le montagne e ai piedi dei monti poche case lontane, all'ombra delle nuvole.
Suo marito ha cucinato per tutti e si aggira intento a fare mille cose.
Ogni tanto si ferma e si perde con la chitarra in mano.
Gli si spalancano gli occhi, appena comincia a suonare.
Mi invita a cantare, ma non ce la faccio proprio a rompere quel tempo cadenzato che riempie l'aria.
Voglio che continui a scorrere intatto, così com'è, senza la mia intrusione.

Ogni tanto infilo la mano in tasca e mangio un confetto.
E' un regalo dei ballerini.
Ti passano davanti, lo lasciano cadere sul palmo e sussurrano soltanto "Maschio, entro l'anno".
Se i figli arrivassero davvero con i confetti dei balarì, temo che dovrei preoccuparmi di averne mangiato qualcuno di troppo..
Ma mi hanno detto che forzando un po' la tradizione, l'augurio può valere anche per i "maschi" adulti, diciamo così.
Tant'è, i confetti erano buoni. Io nel dubbio li ho mangiati tutti.
(Ora attendo il maschio entro l'anno, però.)

Dalle finestre dell'ultima cucina, si vede il buio, fuori.
D'un tratto, affacciandomi, mi accorgo che la pioggia è diventata neve.
Fiocca giù, grossa, che sembra che danzi anche lei.
Entrano i capi dei ballerini, che hanno abbandonato il comando per infilarsi la maschera.
La neve dice che è tardi, è ora di partire.
E l'ultimo canto che sento, parla proprio di lei.
Continua a rimbombarmi nella testa anche mentre cammino verso l'auto, con lo zaino che raccoglie la neve e il sacco a pelo che si inzuppa piano piano.
Nel silenzio stanco che chiude una giornata viva, mi avvolge quell'ammasso di voci grosse e vive che si mescola a dire che non importa se il cielo nevica freddo, sarà comunque felicità, finchè la mia bocca si scalderà sulla tua.

Ecco. Questo carnevale assomiglia a un bacio.
Lo vuoi sulle labbra che non resisti più senza, ma non sai cosa aspettarti.
E se non ti piacesse?Se non fosse come lo avevi immaginato?
Ma tanto non lo puoi mai davvero immaginare.
Non lo puoi proprio mai pensare fino a che non te lo trovi lì.

Colori che si intrecciano vorticosi a farti girare la testa.
Occhi che si incontrano e si riconoscono dietro le maschere.
Urla di gioia incontenibile che si strozzano in gola.
L'eleganza scherzosa dell'uomo e l'abbraccio antico della donna.
Guanti bianchi e cappelli rossi ornati di nastri e d'ori.
E alla fine, tra le labbra e gli occhi, nevica giù dal cielo una felicità bianca che bagna lo sguardo di qualcosa di nuovo.
Un bacio.

Staccati dal muro, lo senti adesso il vibro che ti sale su? Lo senti?
Il canto alto dei violini nelle orecchie e il vibro del basso nel ventre.

O stella di neve, mio pallido fiore
sei tanto lieve nel tuo candore.
Che importa se 'l fioca?
Felice sarò
se alla tua bocca la mia bocca scalderò.

.la fotografia è di Martina



Commenti:
ID64342 - 13/02/2016 13:37:25 - (rosina) - rosina

Complimenti a questa ragazza perchè ha colto l'essenza...lo stato d'animo..la passione e l'amore per questo Carnevale. Da lacrime agli occhi. Brava!!! Grazie Valentina

ID64344 - 14/02/2016 08:20:56 - (Giacomino) - Si poteva descrivere

lo spirito del carnevale meglio di così?

ID64350 - 14/02/2016 20:44:26 - (valentinacomelli) -

Grazie a voi che avete condiviso anche con me le vostre meravigliose tradizioni!Le mie sono solo parole, la passione e l'amore li avete messa voi..Valentina

ID64385 - 18/02/2016 08:52:10 - (gmelzani) -

Letto e riletto con piacere. In questi giorni ...cercavo le parole giuste per ...Bene; se ancora il popolo bagosso e il suo carnevale riescono a suscitare queste emozioni, forse non tutto e' perduto.Complimenti a Valentina, a Nerio e tutti gli altri.

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