28 Luglio 2009, 07.03
Bagolino
Record

Dedicato ad Andrea

di Ubaldo Vallini

Ci vogliono meno di sette ore per andare dal rifugio Tita Secchi al Garibaldi. L'ha dimostrato Dimo Melzani che ha dedicato la sua performance all'amico Andrea scomparso tragicamente piů di un anno fa.

Settemilaseicento metri di dislivello, fra salite e discese, “spalmati” lungo i 55 chilometri di via alta conosciuta come Sentiero numero Uno dell’Adamello.
Per andare dal Tita Secchi al Garibaldi c’è chi ci mette cinque giorni, chi sei, pernottando ai rifugi che ci stanno in mezzo: Maria e Franco, Città di Lissone, Prudenzini, Gnutti, Tonolini.
Dino Melzani, guardiano della diga al lago della Vacca per conto della Edison, lo scorso 4 luglio ha fatto tutto in sei ore, 57 minuti e 55 secondi.
Un tempone che ha demolito il precedente record fissato dal signor Tosi, che ci aveva messo un’ora in più.
 
Abbiamo incontrato l’atleta a conclusione della Blumon Marathon, gara che ha già avuto modo di vincere e che quest’anno l’ha registrato quarto all’arrivo.
Nelle gambe ancora l’allenamento per le lunghissime distanze che gli avrebbe permesso di ripartire per un altro giro: “E’ stato un bel risultato, lo devo al sostegno di tante persone” ci ha detto il piccolo/grande Dino.
Poi ha alzato gli occhi al cielo: “Ho dedicato questo mio record ad Andrea Brizzolari che è scomparso a gennaio dello scorso anno al Maniva, insieme ad altri amici, sotto quella slavina. Faceva il fabbro ed è stato il mio primo sponsor. E’ grazie a lui se ho cominciato a correre a livello nazionale. Lo zio Adriano e papà Maurizio continuano a sostenermi a tutt’oggi”.
 
Il record sull’Adamello è un risultato collettivo e l’elenco che segna il riconoscimento di Dino è lunghissimo: “Vorrei rimgraziare in modo particolare gli sponsor Valsir e B.P., la farmacia De Paoli di Villanuova che mi ha preparato una dieta accurata ed efficace; Corrado Fusi di Lodrone e Filippo della Casa di Riposo di Bagolino, i fisioterapisti che mi hanno preparato per mesi. Poi ci sono i gestori del Tita Secchi che mi hanno accolto come uno di famiglia e i tanti amici che hanno perlustrato il percorso sistemando la segnaletica o che mi hanno accompagnato a tratti offrendomi sostegno psicologico. Grazie anche alla mia famiglia e soprattutto alla mia mamma”.
 
Poi china il capo senza distogliere lo sguardo, lucido, fisso negli occhi dell’interlocutore.
E sorride timido: “Sono sicuro che Andrea, e gli amici che sono rimasti con lui nella neve veglieranno sempre su di noi, specie nei momenti più difficili”.

 



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